mercoledì 25 aprile 2012

L'uomo che cercò la sua profezia dritto nel futuro e poi si smarrì

Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.
Sei stato avvertito
con una lettera non spedita.
Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.
La mia persona, assente, 
si è avviata all'uscita tra la folla.
Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.
A una è corso incontro 
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.
Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.
La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.
L'insieme restava la suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.
E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.
Fuori dalla portata
della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
della probabilità.
Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina.

Wislawa Szymborska, La stazione

martedì 17 aprile 2012

Quanta fretta ma dove corri dove vai

Esercizio:
Di seguito ci sono due coppie di frasi. Unisci in un solo periodo le due frasi di ogni coppia, sostituendo il nome ripetuto nella seconda frase con il pronome relativo appropriato.
  • Oggi sono andato a scuola col motorino
  • Ho comprato il motorino il mese scorso
Svolgimento:
Oggi sono andato a scuola col motorino perché così facevo prima

lunedì 16 aprile 2012

E se ti fermi convinto che ti si può ricordare

Se non ci fossero più Pensieri Superflui, mancherebbero a qualcuno?

E se l'amore che avevo non sa più il mio nome

Che poi, certe ossessioni, basta non reprimerle. E svaniscono da sole.

sabato 14 aprile 2012

E mangio troppa cioccolata. Forse ero te nella mia vita passata

Io nella mia vita c'ho un prima e un poi. La linea divisoria è il 18 settembre 2010. Prima vivevo in Salento, ero single e disoccupata, libera e bastarda; vivevo di notte, godevo il mare del sud fino a quando tutti gli altri, vacanzieri, bagnanti ed emigrati, non potevano più permetterselo. Indossavo una giacca color sabbia, che mi piaceva molto; mi accompagnava nelle fresche serate di una vita da ragazzina che vivevo fuori dal tempo. Mangiavo tanti gelati al cioccolato. E sovente il cioccolato mi si scioglieva addosso. Doveva essere il 16 settembre 2010, circa, che ho portato questa mia giacca color sabbia sporca di cioccolato in tintoria.
Nei quattro giorni successivi, è successo di tutto.
E' iniziato il poi. Il lavoro, le responsabilità, la coppia. Una vita matura e compiaciuta. Sono stata trascinata in questo poi in modo quasi inconsapevole, la verità. Mentre cercavo di non perdere la razionalità, preparando i bagagli per attraversare la linea divisoria e andare nel poi, mi sono ricordata della giacca in tintoria. Ci tenevo troppo, per lasciarla lì. Ma non avevo il tempo di passare a ritirarla. Mi avevano appena assunta, a 600 km di distanza, e mi aspettavano per la firma del contratto "il prima possibile". Provo a chiedere il favore ad un amico, che lavora accanto alla tintoria. Non gli sarebbe costato troppo ritirare la mia giacca; magari, partendo, sarei passata anche a salutarlo, con la scusa. Chiamo. Non risponde. 
Pace. Parto, senza la mia giacca color sabbia. L'ho considerato un segno. Forse non mi serebbe più servita: non avrei mangiato cioccolato lungo la litoranea salentina alle tre del mattino per un bel po' di tempo.
Sono ritornata in Salento dopo un anno e mezzo, difatti. E' stato un paicere totale ritrovarne gli odori, e i visi, e il cielo infinito dall'orizzonte basso e avvolgente. Il colore intatto dei tramonti. Tutto uguale. Cambiata io. Che adesso sono nel poi.
Riesco a ritirare la mia giacca. Quasi stonata mi ha aspettato, immobile fra il passato e il presente. Rivederla, indossarla di nuovo. E' stato come avere indosso un mantello magico che poteva portarmi a spasso nel tempo (lo so, Harry Potter mi sta bacando il cervello). 
Quando ho visto la macchia di cioccolata sulla manica,ho avuto la certezza di essere tronata nel prima.
Finito il romanticismo, la considerazione seguente è stata: cosa cazzo l'ho lasciato a fare qui per un anno e mezzo, se la macchia dovevo ritrovarla uguale?

Mi sono fatto una strada e ho costruito un ponte

Quando ero bambina mi affascinava la favola che l'arcobaleno fosse un ponte verso la felicità: all'estremità di quell'arco di colori, si racconta, c'è una pentola d'oro che contiene i tuoi migliori desideri. Per un periodo ho creduto alla fiaba che alla fine dell'arcobaleno, se l'avessi seguito, avrei trovato la mia anima gemella. 
Il bello delle favole è che danno leggerezza al cuore. Sai che sono solo fantasie. Ma ti piace crederci, per sollevare il pensiero dall'unidimensionalità del mondo concreto verso l'astrattezza del sogno.
Due giorni fa, guidavo verso scuola. E mi sono trovata a camminare dentro l'arcobaleno. Ho attraversato un orizzonte blu e verde e giallo. E indaco (che chi l'ha mai visto, l'indaco, oltre che nell'arcobaleno?). Era vicinissimo.
E' stato la mia strada.

C'era un coro di sirene. C'era un'idea di bastarda libertà

E' vero che l'amore aumenta dividendosi. Nel senso che più ami più sei felice, più o meno.
E' anche vero, però, che voler bene a tante persone aumenta le complessità dei rapporti. Soprattutto quando esse sono dislocate a migliaia di chilometri di distanza. E alle volte danno l'impressione di credere che a conciliare le esigenze per unire gli affetti debba essere solo tu.

Como si fuera ésta noche la ùltima vez

Silenzio. Suona Bollani.

lunedì 9 aprile 2012

L'agnello di Dio

Quanto ossessivi si riesce ad essere? 
E se la principale forma di Carità fosse il rispetto verso l'altro, così come egli è?

sabato 7 aprile 2012

Lui ti offre la sua ultima carta, Il suo ultimo prezioso tentativo di stupire

Una donna passa: tu fai appena in tempo a notare quant'è bella che già non la vedi più.
Ecco, se mi domandassero qual è il mio tipo di donna, direi che l'ho appena descritto.
Ma quello che più di tutto mi attira, quello che proprio mi devasta in una donna da aeroporto, è il pensiero che non la rivedrò mai più. 
E una donna che non rivedrai mai più è bella per forza. 
Una donna che non rivedrai mai più è tutta immaginazione. 
Una donna che non rivedrai mai più è una donna a cui prometteresti qualunque cosa pur d'impedirle di andarsene.

Diego De Silva, Sono contrario alle emozioni

mercoledì 4 aprile 2012

Fantasia fantastica avventura per viaggiare più in alto della sera

E così sto viaggiando nella saga di Herry Potter. Hermione e Ron sono miei amici, indosso un ciondolo a forma di gufo e quando a scuola c'è qualche problema mi rivolgo al nostro bravissimo vicepreside e mi viene di chiamarlo Silente. Quando mi sento poco bene ormai mangio barrette di cioccolato. L'altro giorno ho rimproverato degli alunni che raccontavano qualcosa su Hermione perchè non si azzardassero a dire come va a finire. Non credo sia normale.

Femmina se non riceve non si dà

Quello che ti dà la mente, non lo trovi in nessun luogo. Non esiste. Eppure lo cerchi. 
E' tuo, o non tuo; è adesso o mai.
Quello che ti dà la mente non se ne va neppure quando vuoi scacciarlo via.

Gli anni d'oro del grande Real

-Prof, ma si è tolta da feisbuc?
-Noooo
-E perché?
-Scriveva dei commenti così belli
-E i Pensieri Superflui?

domenica 1 aprile 2012

Non sarà il canto delle sirene che ci innamorerà

La potenza originaria e generativa del Mito. Quanta ragione aveva, il buon vecchio Jung. Ci ha generato, il Mito.
Del resto, lo dicono tutti i testi sacri delle religioni. Ok, non li conosco tutti, ma la maggior parte; o almeno, così pare. Che, insomma, la Vita ha avuto origine dalla Parola.
La parola che tutto crea è mito.
E la forza di questo mito accompagna il cammino dell'uomo: delle generazioni, nei secoli; degli individui, negli anni. Quando si è bambini, il mito affascina. Sono fiabe che resteresti ore ad ascoltare. Prova ne è l'entusiasmo che le ore di mitologia suscitano nei pischellini. E quanto mi diverto, io, a lasciarli coi libri chiusi e gli occhi spalancati, ad ascoltare quelle storie. 
Ma non lo puoi capire nella sua potenza generativa, il mito, quando sei piccolo.
Lo capirai da adulto. Forse.
Solo se avrai sollevato il coperchio dal tuo vaso di Pandora, per lasciare uscire tutti i mali; solo se non avrai avuto paura di guardarli, accendendo una luce nella caverna. Capirai il mito se le tue orecchie non saranno protette dai tappi di cera, mentre le sirene ammaliano.
Perché l'interpretazione non è cognitiva. Ma empatica. E' pancia, non testa.
Come si può altrimenti capire fino in fondo e apprezzare, ad esempio,  la bellezza di Circe? L'ammaliatrice donna, capace di svelare ad Ulisse segreti che gli salveranno la vita; colei che gli consiglia di scendere nell'Ade, per consultare l'indovino. Non aver paura, o uomo, di chiedere agli abissi. Ulisse non l'avrebbe fatto, da solo. Circe, l'ammaliatrice. 
Colei che Ulisse ha amato senza mai riuscire a possedere del tutto. 
La donna che trasforma gli uomini in porci.

Ti leggo nel pensiero

Con uno sguardo mi ha reso più bella,
e io questa bellezza l'ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.
Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d'amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un'invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell'abbraccio 
che mi crea. 
Eva dalla costola, Venere dall'onda,
MInerva dalla testa di Giove
erano più reali.
Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.


Wislawa Szymborska, Accanto a un bicchiere di vino

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