mercoledì 12 giugno 2013

Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà

Questo blog va in vacanza. A tempo indeterminato. Nel senso che per un tempo che non so determinare i pensieri superflui li terrò per me.
Al momento mi sento più attratta dal silenzio che dal suono delle mie parole. 

venerdì 7 giugno 2013

Stonata

Avercela col mondo. Dove va, la serenità?

giovedì 6 giugno 2013

Non dirle che non è così

Mi capisci meglio e prima di quanto faccia io, con me stessa.
Ma io non sono lineare. Sono complessa. Complicata. Difficile.
Questo lo capisci ma non sempre sono sicura che lo accetti.

mercoledì 5 giugno 2013

Per te che è ancora notte e già prepari il tuo caffè

Ce l'ho fatta. Sono scampata a questo anno scolastico in cui la mia sveglia ha suonato, per tutta la settimana, alle 6.00.
È finita. Ne sono uscita abbastanza provata ma non del tutto sfatta. 
Soprattutto consapevole che ormai nulla può fermarmi.

Angeli e no

È sempre appagante quando ordini da bere qualcosa di più (una dose maggiore o una birra più forte) del tuo accompagnatore, e il cameriere tornando al tavolo posa il tuo bicchiere accanto all'altro avventore. Che essendo uomo, avrà ordinato lui questo. 
Affermare: Quello è per me, è una delle tappe più significative nell'emancipazione di genere. 

E quella voglia di cambiare per poi ricominciare

Quel vecchio, consueto, femminile e cattolico senso di colpa...

domenica 2 giugno 2013

Nervi lisci di cavalli a sfaticare sere

Ho sognato di essere in Calabria. Era un'autostrada senza pedaggio e curve strette, era un campo da calcio caotico e polveroso in mezzo a un marciapiede, mi sono ritrovata attraverso squadre di uomini che non mi vedevano. E la paura di incontrarlo. Non ce l'avrei fatta a resistere.
Non sono forte abbastanza per resistere.
È la determinazione che vorrei.

venerdì 31 maggio 2013

Ma sei, sei, come la neve sei

Una come me, che aspetta con ansia e trepidazione le vacanze estive per riempire le ore di mare e libri, letti al mare, ora che la scuola finisce e fa freddo esattamente come in inverno, che cazzo farà tutto il giorno?

giovedì 30 maggio 2013

L'uomo che cammina sui pezzi di vetro

Negli ultimi giorni i pensieri superflui mi sono stati scomodi.
Hanno causato discussioni e considerazioni che probabilmente io faccio fatica a gestire ma che non sono nelle intenzioni di questo spazio. 
Che io immagino come un bicchiere di vino per accompagnare leggerezze.
Non voglio che abbia questo peso.

mercoledì 29 maggio 2013

Non ebbi dubbi mai

Poi ne parli in classe con i tuoi alunni. Non tanto per educare, quanto forse più per sentire il loro punto di vista. I loro pensieri. Le paure e le speranze. E senti che questo mondo può davvero cambiare.

lunedì 27 maggio 2013

Donna come l'acqua di mare

Donne che amano troppo.
Donne che corrono coi lupi.
Dovrebbero essere letture obbligatorie.

Femmena, tu si na mala femmena

A tutte le donne.
A tutte le donne calabresi.
Non sentitevi insultate se una donna, fosse anche una sola, denuncia di aver subito trattamenti discriminanti e in qualche modo violenti solo per il fatto di essere donna.
Oggi c'è una di noi che è stata uccisa dal ragazzo che, anche solo per un giorno, ha creduto di amare. E c'è una donna che ha lasciato la sua terra perché ha subito discriminazioni di genere. Questo non vuol dire che le vostre storie non siano bellissime e sane, se ve ne sentite escluse. Siete fortunate. Ma il problema c'è. Se anche solo due persone lo denunciano, il problema deve diventare di tutti perché lo si risolva.
Il problema della violenza sulle donne in quanto donne c'è.
C'è da secoli. Ed è penetrato negli strati più profondi del nostro essere donne. Tanto che, forse, facciamo fatica a vederlo. 
Ma, vi chiedo, fermatevi a pensare. Nel profondo. So perfettamente, non avete idea di quanto bene lo so, che toccare le ferite profonde è molto doloroso. E crea una reazione di negazione e fuga. Ma, per un momento, trattenete il respiro. E pensate.
Pensate a tutte le volte che, tornando dal lavoro, stanche come stanco è il vostro uomo al ritorno da lavoro, gli avete detto o anche solo pensato: riposa, ci penso io.
Una volta è amore, se la volta dopo lo farà lui. Altrimenti è obbedire a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Pensate a tutte le volte che leggiamo di donne uccise dai loro uomini. Se anche solo una volta abbiamo sentito una sottile e remota voce ripetere: lei chissà cosa aveva fatto. Se l'abbiamo sentita, obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Pensate a quando fate l'amore. A quante volte raggiungete l'orgasmo e con quanta facilità riuscite a chiedere al vostro partner ciò che desiderate. Se non ci riusciamo con facilità, obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Pensate a cosa avete provato nel leggere questa mia considerazione. Io, scrivendola, mi sono sentita una donna dai costumi lascivi. Se lo stesso, pur generoso e ammiccante giudizio, è venuto in mente a voi,  obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse. 
Pensate alle parole. L'uomo che corteggia più donne è un dongiovanni. La donna, se anche solo ad un certo punto decide di lasciare il proprio uomo per un altro, è una troia. O zoccola, o puttana. Numerose sfumature di una parola che non è certo lusinghiera e seducente come il corrispettivo maschile. Se non ci viene in mente nessuna parola che sia la versione maschile di troia, puttana o zoccola, obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Hanno deciso che la donna, discendente di Eva, porta con sé il peccato del mondo. Hanno deciso che all'uomo spetta la gloria, mentre alla donna il calore del focolare. Hanno deciso che il corpo della donna è funzionale alla procreazione. Questo ci portiamo dentro.
Per quanto emancipate, libere, progredite, colte e combattive possiamo essere.
Certo, ognuna a suo modo. Con la diversità delle storie di ognuna. Con la specificità geografica che, a mio parere, è anche significativa. Ma non possiamo negare di discendere da questi archetipi.
E se anche una sola di noi è vittima di un trattamento di violenza che ci ha accomunato, non dovremmo reagire con aggressività. La nostra dignità non la affermiamo demonizzando la donna che chiede aiuto perché si sente debole. Se anche lei, chiedendo aiuto, si accomuna a noi, tendiamole il nostro abbraccio. Questa volta si, materno. Perché il grembo accogliente, caldo e protettivo, noi l'abbiamo.
E allora, accogliamo, riscaldiamo e proteggiamo questa sofferenza. Delle nostre antenate. Delle nostre contemporanee. Di quella parte di noi stesse che, forse, un pochino, di questo soffre ancora. Siamo madri della bellezza dell'essere donne. Difendiamola. Insegnamola ai nostri uomini. Che ci amano.
I nostri padri, i nostri mariti, i nostri giovani fidanzati, i nostri fratelli, ci amano. Ma spesso non sanno fare altrimenti. Insegnamoglielo noi. Con dolcezza, femminilità, senza voler essere come loro. E senza sentirci accusate, infastidite, aggredite da chi dice che le donne sono sottomesse. Dobbiamo imparare nuovi ruoli, perché abbiamo la fortuna di non vivere più, noi donne calabresi, per esempio, in un posto che ci tiene chiuse in casa e zitte a impastare il pane. Però ne abbiamo di ferite da curare. Di strada da fare. Di muri da abbattere ancora. Non possiamo negarlo.
Secondo me, possiamo farlo solo se saremo donne. Profondamente. Con la delicatezza che solo noi sappiamo avere. Con la forza che solo noi possiamo generare. Secondo me possiamo farlo solo se davanti a chi denuncia un problema non ci sentiamo inquirenti, ma grembo. Accogliente. Protettivo. Forte. 
Finché una sola donna, in qualsiasi parte del mondo, sarà uccisa perché donna, il problema non è altrove. Ma mio. Tuo, forse. Nostro, magari. Mio sicuramente. 
Francesca

C'è chi parte oggi per tornare crai, chi è partito ieri per non tornare mai

http://27esimaora.corriere.it/articolo/sono-nata-nella-terra-dove-e-stata-uccisa-fabiana-io-sono-scappata-lei-non-ce-riuscita/

domenica 26 maggio 2013

Canto e discanto

Rifiutare qualsiasi tipo di comunicazione è codardia.

sabato 25 maggio 2013

Il nome mio nessun saprà

Da quando insegno, sono diventata intollerante alla presenza di bambini fuori da scuola. 
E' come portarsi il lavoro, che ne so, in pizzeria o in spiaggia. 
E' stato quindi con malcelato fastidio che, qualche giorno fa, ho accettato il tavolo propostoci dal nostro ristoratore savonese preferito, tavolo accanto al quale era seduta un'allegra famigliola così composta: uomo di colore bourdeaux, donna con i sandali, bimba maggiore femmina, bimbo minore maschio su un monopattino che vagava per la sala. Per calmare le sue intemperanze, la mamma lo chiama: Kevin, vieni a sederti e non fare baccano.
Kevin. Unito al colorito dell'uomo che era con loro, l'esoticità del nome ha destato in me la curiosità sulle origini dei nostri vicini di desco. Forse turisti del nosrd Europa, il cui capofamiglia abituato ad altre latitudini ha preso fuoco appena visto due raggi di sole?
Poi no. Erano italiani. Decisamente.
La bimbetta continuava a chiamare il fratello. Ho concluso la mia indagine conoscitiva sentenziando a Paolo:
- Anche la sorellina lo chiama Kevin.
Ora, io ho i pensieri spesso sconnessi con le parole e coi gesti. Ma non credo di essere una demente. E' solo che penso a così tante cose insieme, che quando proferisco parola può capitare che non somigli più a quello cui sto pensando; ma anche che non somigli a nulla di coerente o logico. 
Il mio uomo ride. Mi piace credere che rida con me e non di me. Tuttavia, cos'altro poteva rispondermi se non:
- Se si chiama Kevin, come vuoi che lo chiami?

Ma nelle notti di maggio non può bastare

Nessun pensiero, né superfluo né opportuno, sulle condizioni metereologiche e climatiche di questi giorni. Che abbiamo passato il pomeriggio a camminare sulla spiaggia.
Con due maglioni di lana, il giubbotto invernale, e gli scarponi invece che con il bikini, come ci saremmo aspettati; ma non vorremmo andare poi così tanto per il sottile?

Nel blu dipinto di blu

Oggi ho visto una signora, abbastanza grassa e tendenzialmente mascolina, coi capelli azzurri. Dopo poco, una ragazza vestita tutta di nero, che ce li aveva fucsia. Infine, una più giovane delle precedenti, con la chioma lunga e i il ciuffo tagliato a spazzola, viola.
Io non lo so chi ha inventato la moda dei capelli color evidenziatore, ma credo che l'effetto faccia abbastanza cagare.
Poi, per carità, opinione personale. 

Perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza

Quando inizi una convivenza, guardi con curiosità le abitudini del tuo compagno. Le piccole abitudini, gesti quotidiani che tu hai sempre compiuto secondo modi e ritmi tuoi, sui quali probabilmente non ti eri mai fermato a riflettere prima di osservarli compiuti diversamente. 
Come ad esempio lavarsi i denti.
Io, che pure ho la tendenza a fondermi il cervello con le speculazioni più diverse, non avevo mai riflettuto sulle possibili posizioni che un essere umano può adottare per lavarsi i denti. Personalmente, mi piego a novanta gradi sul lavandino: l'operazione mi costringe a spargere notevoli quantità d'acqua intorno a me, sicché per evitare che la pulizia dei denti si trasformi in una totale pulizia della persona, mi protendo in avanti. 
Paolo, invece, si lava i denti restando perfettamente perpendicolare al pavimento. 
Una delle prime mattine in cui abbiamo iniziato a svegliarci regolarmente insieme, incuriosita da questo suo modo, oltre che pacificamente ancora addormentata seppure fuori dal letto, gli ho chiesto: 
- Ma ti lavi i denti in piedi?
E lui, senza pensarci: 
- Perché, tu ti siedi?
Viviamo insieme da quasi due anni. Ma ogni volta che ci troviamo contemporaneamente in bagno al momento di lavare i denti, ripetiamo questo mantra. E ogni volta, dopo, ridiamo. 
Sono queste cose che fanno funzionare bene i rapporti. 

domenica 19 maggio 2013

La canzone mononota

Il libro sullo yoga trovato in aeroporto è noiso.
Se ho desiderio di leggere, preferisco leggere altro.
Se ho desiderio di yoga, stendo il tappetino e pratico un po' di asana.  
Un misto poco appagante. Forse in aeroporto non l'avevano dimenticato, ma magari proprio intenzionalmente abbandonato. Magari farò lo stesso.
Che poi i libri restano comunque magici.

Attenzione, nessuno si senta escluso

Frasi che ho sentito da persone intorno a me durante l'intervento di Roberto Saviano al Salone del libro:
1. Io non sono entrata nello stand Feltrinelli: c'era Saviano ed era pieno di gente
2. E' ridicolo con questa scorta
3. Falcone e Borsellino mica avevano la scorta
4. Andiamo via, che se decidono di sparargli adesso rischiamo di andarci in mezzo noi

mercoledì 15 maggio 2013

Un treno per l'America senza fermate

Io credo che i libri sono magici. Che parlino fra loro e con noi. Credo che non è il lettore a scegliere il libro ma il libro a scegliere il lettore perché ha qualcosa da dirgli proprio in quel preciso momento. E adesso ne ho le prove.
Perché mentre ero in aeroporto in attesa del cambio, con un po' di tempo vuoto davanti che passavo ad osservare visi e immaginare strade, su una sedia poco lontano da me l'ho visto. Abbandonato. Con la copertina rivolta verso il basso. Un libro.
Un libro che ho deciso dovessere essere mio prima ancora di aver visto cosa fosse. Avrei preso anche le ricette di Benedetta Parodi. Ma essendo i libri magici, mi sono avvicinata con la sacra convinzione che quel libro fosse lì solo per me.
Lo sollevo. Lo giro lentamente fra le mani. 
L'amore, il sesso e lo yoga. 
Dalle recensioni pare sia abbastanza banale; ma cosa importa. Trovare un libro che parla di yoga ha unito due delle mie più profonde passioni in un attimo solo, di pura casualità o di destino segnato. Chissa.
Inizio a leggerlo. 
Questa mattina, poi, i miei ragazzi dovevano fare il compito in classe. Tre ore di tema. A meno che non abbia altre verifiche da correggere, cosa che oggi non accadeva, porto con me un libro quando loro hanno da scrivere. Sinceramente il dubbio sull'opportunità di portare in classe un libro con la parola SESSO bella grande in copertina mi è venuto; ma poi mi son detta che, ahimé, agli alunni non è mai importato molto delle mie letture. Almeno non dei libri che ho portato loro in classe. Leggere lasciando con finta indifferenza la copertina posata sul tavolo non sarebbe stato difficile. Sicché loro scrivevano i temi e io leggevo le mie pagine. 
Quando si alza incuriosita la voce: Cosa legge, prof?
Non lo so se il mio volto immerso nelle yogiche letture li ha interessarti, o cosa. Spero vivamente nella prima ipotesi.
Un romanzo che parla di yoga, ho risposto. 
Chissà, magari il libro magico ne appassionerà almeno qualcuno alla lettura o alla pratica dell'ashtanga. Voglio sperare. L'ipotesi che siano stati incuriositi dalla loro prof che legge libri pornografici, non voglio neanche prenderla in considerazione.

Soffre un po' di tenerezza e parla con se stesso

Non opporsi al flusso della vita. Fidarsi degli eventi e delle persone che si amano. Per essere felici nell'essenza. Ma io vorrei che le cose restassero così come sono. Quindi sono felice ma non saggia. MI oppongo al cambiamento.

lunedì 13 maggio 2013

Noi cerchiamo la bellezza ovunque

Fine. ZeroZeroZero si legge col fiato corto. Ma non è un libro cattivo. Uno pensa che parlando di narcotraffico sia qualcosa che mette paura. Invece no. Scrittura sempre elegante, precisa, svelta ma non veloce, semplice ma non banale. È un libro che ti insegna il mondo. Guadagni un'altra prospettiva.
Io, per esempio, adesso so che le navi cargo che sfilano, belle e lucenti alla sera, nella baia davanti alla mia finestra, dirette al porto di Vado potrebbero essere cariche di quintali di coca. So, ancora, che delle mafie italiane è la calabrese ad avere potere maggiore nel narcotraffico. So, in fine, che i soldi ricavati dalla vendita capillare della polvere bianca, essendo soldi in contanti, perché secondo la buona tradizione della mafia italiana questi traffici si fanno esclusivamente coi contanti, quei soldi, dicevo, hanno salvato numerose banche da quando è iniziata la crisi del 2008. 
ZeroZeroZero è un libro che ti dice la bellezza del mondo perché te la svela nella sua vera essenza. Ho guardato nell'abisso e sono diventato un mostro, dice. A me ha regalato tanta bellezza. Che non è quella del Vissero felici e contenti. La bellezza delle parole che dicono la verità.

venerdì 10 maggio 2013

Vai vai vai, non fermarti mai

Sarebbe così controproducente se gli impiegati statali, invece di essere tutti concentrati nella protezione dei ministri, fossero meglio distribuiti per esempio nelle scuole? 
No, perché credo che per spingere il carrello della Finocchiaro all'Ikea due persone basterebbero, mentre in una scuola a due piani due collaboratori scolastici sono pochino. Poi succede che i ragazzini vomitano, o che ti ritrovi l'auila invasa dalle formiche, e nessuno può venire ad aiutarti. Il mio istinto sarebbe stato quello di prendere una scopa e uno straccio, ma poi ho pensato che rischiavo di creare il precedente. 
Se si sparge voce che gli insegnanti riescono anche a pulire le aule nelle 18 ore, chissà a quale gloriosa riforma dell'ordinamento scolastico potrebbero sottoporci.

giovedì 9 maggio 2013

E ogni volta è un colpo secco all'anima

Adesso che sono grande ho messo la testa a posto. E ho smesso di perdere la testa per ogni musicista che incontro. L'altro giorno, però, c'era il ricevimento genitori. Che è roba da mamme, per lo più. Sicché, se entra un papà, salta subito all'occhio. Questo arriva, e io ho subito pensato: perbacco (se non fossi stata sul posto di lavoro avrei pensato: chi minchia è questo figo?). Quando il suddetto papà si avvicina alla mia postazione di ricevimento, mi sono ringalluzzita. Tuttavia. 
Parlando del suo figliolo, il tizio mi butta lì informazioni sul cosiddetto "contesto familiare". A questo servono, i ricevimenti; indaghi sui genitori per capire meglio i figlioli. Bene, parlando del suo contesto familiare viene fuori che egli suona. Ho dovuto trattenermi dall'assumere la vecchia espressione di gatta morta per dire: ma che meraviglia, cosa suona? 

Guido piano e ho qualcosa dentro al cuore

Per l'automobilista che eccede troppo in velocità, il codice della strada prevede sanzioni fino al ritiro della patente. E siamo d'accordo. L'eccesso di velocità è un rischio.
Ma perché non pensiamo di togliere la patente anche a chi guida troppo piano? Che sono non solo un rischio, pensiamoci, ma anche una gran bella rottura di palle.

martedì 7 maggio 2013

I che stress

Fermo restando che il deodorante, se lo si vuole usare, si dovrebbe applicare solo dopo essersi accuratamente lavati, mi chiedo quale sia la costituzione chimica di un deodorante da stress. Perché, dice, il sudore da stress si combatte solo con quel deodorante lì. Come tipico esempio di stress, la pubblicità ci mostra una donna che serve in tavola (in barba a tutti gli stereotipi di questi spot con le donnine o troie o cameriere) un piatto e questo piatto prende fuoco. Chi non si è trovato vittima del famoso sudore da stress in simili circostanze?
Io lo dico, ora che si va incontro alla bella stagione. Fatevi una doccia al mattino prima di uscire. Se riuscite anche ad indossare abiti pulii, dopo, credo che il deodorante da stress non vi sarà proprio indospensabile

Bum bum batte il cuore bum bum

Io sono un'insegnante di lettere, e come tale posso anche permettermi di giocherellare un po' coi ragazzi tanto comunque loro mi rispettano. Nel senso, se mi alzo a chiedere il silenzio, loro si mettono zitti. 
Oggi, tuttavia, c'è stato un momento in cui ho dubitato di riuscire a gestire l'ordine nella mia classe. E' stato quando, per raccontare il personaggio di un libro che soffre della sindrome di Aspergen, per spiegare la difficoltà di quel personaggio a gestire le emozioni, ho avuto l'infausta idea di adoperare l'esempio di uno che è andato a vedere la partita di domenica ed è contento perché la Juve ha vinto lo scudetto. Mai addentrarsi in labirinti di cui non si conosce ogni recondito anfratto. Sono impazziti. Hanno preso a urlarsi contro, e sentivo ripetere 29, no 31, ma quale 31.  Ho dovuto minacciarli di non ricordo neppure più cosa per riuscire a calmarli. 
Ma gli italiani, si incazzano solo più per il calcio?

lunedì 6 maggio 2013

Perché perché una volta non ci porti pure me

Io di calcio non ci capisco molto. Per esempio non mi è affatto chiaro in che modo 29 e 31 possano coincidere.

lunedì 29 aprile 2013

Terra mia

I luoghi imbruttiscono le persone. 

Amo la radio perché arriva dalla gente

La casa in Calabria dove sono cresciuta è immersa nella campagna; la camera dove dormivo ha una finestra con di fronte un poggio che è proprio come uno di immagina l'ermo colle di Leopardi. Ci ho visto l'infinito anch'io, oltre. E interminati spazi e profondissima quiete. 
Adesso i miei genitori non ci vivono più. In estate, quando torniamo tutti, compresi generi e nipoti, si riaprono finestre e portoni. Ma abitualmente c'è un appartamentino, più comodo per loro. Sono nuovi spazi, per me. Odori differenti. 
Al piano di sopra di questa casina c'è lo studio di una radio locale. Sicché capita di sentirne i suoni. Essendo una radio locale non eccelle per ricercatezza musicale. Questa mattina mi sono svegliata alle note di Dammi il tuo amore non chiedermi niente dimmi che hai bisogno di me. Per un attimo ho creduto che fosse Paolo a dedicarmi una ballata mattutina. Aprire gli occhi e ritrovarmi nella stanza calabra sotto la radio, poi, mi ha tranquillizzata. 

domenica 28 aprile 2013

Di rabbia e d'amore

È una terra ferita e maledetta. Ma il suo profumo di zagare, in primavera, parla la lingua del paradiso.

L'Italia derubata e colpita al cuore

Quando si tocca il fondo si scatena la rabbia. E la disperazione. Allora indossi la giacca e la cravatta. E spari.

sabato 27 aprile 2013

Tu dormi e non pensare ai dubbi dell'amore

Ci sono momenti difficili nella vita di un lettore. Per esempio quando devi partire e hai solo poche pagine da leggere: sai che terminerai il tuo libro prima della fine della vacanza, ma devi decidere cosa vorrai leggere in anticipo, nel momento in cui prepari la valigia. 
Difficoltà che riesci a superare. Mi sono portata in Calabria il libro di Saviano. Saggio attuale e ben scritto, ho creduto che avrebbe placato i miei amletici dilemmi. 
Salvo poi trovare, nel natio borgo, una cosa che avevo a casa dei miei. Due tomi spessissimi de L'uomo senza qualità. Un super classico che non ho ancora letto, che decido  di prendere in mano. Lo sfoglio. Lo annuso. Leggo l'incipit. E adesso non so a quale dei due titoli accordare la mia preferenza. Il tempo di leggerli in contemporanea non ce l'ho. Non ho neppure le capacità razionali di decidere serenamente. E non posso optare per la soluzione del terzo che gode fra i due litiganti, perché se vado a cercare un libro nel mio paesello trovo, forse, solo le sfumature. 
Non ditemi che dovrei avere la macchinetta coi libri dentro. Non sono ancora pronta.

Vento di girandole in mezzo alle immondizie

Non è questione di luoghi, ma di spazio. 
Non dipende dai giorni, forse dal tempo.
Altrove è più facile e appare decisamente meglio. Adesso i contorni si sfocano. Ma sarà lieve, come una brezza.

Tu vo ffa' l'americano ma sei nato in Italy

Io non sopporto l'idea di vivere in un Paese dove per fare il medico precario sbattuto nei turni di notte di mezza Italia devi aver studiato l'intero scibile, mentre per essere nominato ministro della Sanità è sufficiente un diploma. E le tette.

giovedì 25 aprile 2013

La hostess indiana dice yes, si allontana

Quando viaggi in aereo, durante il volo ti dicono un sacco di cose. Quando slacciare le cinture, che dispositivi elettronici usare e quando spegnerli, se vuoi comprare qualcosa e se vuoi bere qualcosa; ti dicono anche che è vietato fumare, e assieme a questo divieto ti informano che l'aereo è dotato di dispositivi antifumo nei bagni. Io la gente che si nasconde nel cesso dell'aereoplano per fumare la trovo un po' patetica. Ma secondo me sono italiani.

O partigiano portami via

-Prof, ma la storia è sempre andata bene solo ai ricchi?!

domenica 21 aprile 2013

Perché io da quella volta non ho fatto più l'amore senza te

Un paio di giorni fa l'amichetto mio diceva che sono una dallo shopping compulsivo. Si parlava di un libro, che lui sta leggendo e che io mi sono precipitata a comprare. E allora gli ho detto che si, ai libri non so resistere. Lui però, con la finezza d'animo che lo contraddistingue, mi ha fatto notare che anche con le scarpe non sono proprio morigerata. Io allora gli ho detto che è tanto tempo che non compro un paio di scarpe. E ho dovuto riflettere per dare una scansione a questo tanto tempo. Mi sono accorta che era veramente troppo. E così ne ho preso due paia.
Degli stivali neri invernali super bellissimi, in offerta perché era rimasto solo il mio numero da cenerentola. E tanto l'inverno tornerà, prima o poi. E delle scarpine primaverili. Che magari le mezze stagioni non esistono più, ma se poi la primavera dura mica ti fai trovare sprovvista.

Che sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte

Sono stata decisamente contrariata dalle vicende politiche di questi giorni. E adesso mi sento addolorata, proprio dispiaciuta per l'esito delle presidenziali.
Quando sei su una nave che sta affondando, quando la vedi imbarcare acqua e perdere rotta, non puoi più fidarti di nessuno. Sarà l'istinto di sopravvivenza, ma devi fare qualcosa. Tu, con la forza delle tue braccia. E allora sento che in questo momento ognuno di noi deve fare qualcosa, per impedire alla nostra democrazia di affondare. 
Mossa da una prima reazione di forte rabbia, ho pensato di cercare su google come si cotruiscono le bombe con le pentole a pressione. Che noi ce l'abbiamo ma non la si usa praticamente mai.
Poi però io non sono violenta. E credo, continuo a credere che la politica sia bella. Allora sto anche meditando di andare, domani perché l'urgenza di intervenire è impellente, ad iscrivermi a un partito. O a quel che ne resta. Ma sinceramente, non saprei quale. 
In ultimo, ho elaborato l'amarezza con la razionalità, e ho capito che l'unica cosa importante da fare io la faccio già. Acculturare la gente. Bambini, e famiglie. Perché se siamo ridotti così è perché siamo diffusamente ignoranti. La nostra lingua si impoverisce sempre di più. Le librerie vendono sfumature di cazzo o libri di ricette. Saviano è primo in classifica perché fa stato. Cazzo, non puoi non comprarlo (io ovviamente spero che tutti gli acquirenti siano anche lettori, ma non ci giurerei). 
Allora, anche se è contrario alla mia etica professionale e ai miei principi politici, io adesso lo dico: a me la gente ignorante, volontariamente ignorante, mi fa paura. E pure un po' schifo.

Ed un giornale aperto sulla pagina dei film

Oggi è un giorno importante per la Storia d'Italia. Probabilmente il passaggio dalla seconda alla terza repubblica. Questa mattina ho comperato sei testate giornalistiche; non tanto per conservarne memoria, quanto piuttosto per capire, per avere una prospettiva il più ampia possibile. Ho passato tutto il pomeriggio a leggere quotidiani.
Ma io non li so leggere, i quotidiani. Proprio non so sfogliare le pagine, mi fanno male le braccia, mi gira la testa per l'impaginatura a colonne.
Io preferisco leggere libri.

domenica 14 aprile 2013

Non hai ieri non hai domani

Sto leggendo un libro che parla di storia; della storia di Francia fra il 1500 e la Rivoluzione.
Il libro si intitola Amanti e regine e, com'è facile intuire, è una lettura storica dalla prospettiva femminile; quelle donne troppo spesso dimenticate, offuscate, cancellate dalla storiografia perché subordinate alle figure maschili. Non che questo saggio ribalti il maschilismo dominante nella storia e nelle fonti storiche. Tuttavia dalle sue pagine prendono corpo e passione figure che probabilmente non avrei mai conosciuto. 
Diane de Poitiers è stata l'amante del re di Francia Enrico II. Lui aveva 17 anni, lei 36.
L'autrice del libro racconta con accattivante ricchezza di particolari le trame anche politiche di questa favorita. La quale, soprattutto se paragonata al suo giovane sovrano, risulta particolarmete attempata. "Per i criteri dell'epoca", sottolinea la scrittrice. Ma l'identificazione scatta automatica, soprattutto perché da qualche giorno sento particolarmente il tempo che passa. Diane de Poitiers era attentissima alla cura della propria persona: non lasciava passare giorno senza ricorrere a tutte le accortezze che allora si conoscevano per mantenersi il più possibile giovane. Bagni in acqua calda e poi fredda, impacchi di latte, lunghe passeggiate. E la storia d'amore con il giovincello è finita con la morte premtaura. Di lui. Neanche la giovane moglie del re, Caterina dei Medici, ha mai avuto il potere di sostituire la grazia della favorita. 
Ovviamente oggi sono andata in profumeria a comperare tutti i trattamenti di bellezza possibili. Non sono innamorata di nessun diciassettenne.
E' che i libri hanno sempre avuto un'influenza preponderante, su di me.

Ritornerò in ginocchio da te

Un vecchio sacerdote oggi, commentando in chiesa il vangelo domenicale, ha detto che Gesù li perdonava sempre i suoi discepoli; mica se le legava all'orecchio, i loro peccati.
All'orecchio?!

Voglia di stringersi e poi

Finalmente la casa inondata dal profumo del bucato steso al sole.

Passa 'o tiempo e nun te cride cchiù

Guardo con sgomento la data dell'ultimo pensiero superfluo che ho prodotto.
E' passato così tanto tempo?
Che vergogna! Sonon una donna totalmente inaffidabile. Il problema di questo periodo, però - che non mi scagione dall'inaffidabilità, ben inteso - è che ho un sonno devastante. E appena ho due minuti in cui non lavoro, non sono a yoga e non ho faccende domestiche da sbrigare, io mi addormento. Con la testa sul tavolo della cucina, tipo. Le mie giornate sono un susseguirsi veloce di attività fra una dormita e l'altra.
Aprile dolce dormire, come dice quello là.
Il divano di casa mi fa l'effetto delle sirene di Ulisse. Gli passo accanto diretta a fare qualcos'altro, lui chiama con la sua voce suadente, io mi ci poso un attimo e mi sveglio dopo un'ora. Fino a questo pomeriggio ho attribuito il fenomeno esclusivamente al mio sonno devastante. Ma oggi anche Paolo si è addormentato a piombo sul divano. Allora io credo che qualcuno gli abbia fatto un incantesimo, al nostro divano. Che ci scagiona da qualsivoglia accusa di pigrizia o indolenza.

giovedì 28 marzo 2013

I tre Re Magi sono diseprati, Gesù Bambino è diventato vecchio

[...] nel mondo postmoderno tutte le distinzioni diventano fluide, i confini si dissolvono e tutto può tranquillamente apparire esattamente uguale al suo opposto; l'ironia diventa la sensazione perpetua che le cose potrebbero essere alquanto diverse, sebbene mai fondamentalmente o radicalmente diverse.

Harvie Ferguson, in Modernità liquida

E tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d'amore

La difficoltà maggiore nella vita di coppia è appaiare i calzini scuri.

Tra sesso e castità

Dice che l'espressione usata dal cantautore ex asessore al turismo ha offeso le donne italiane.
Io ve lo dico, offesa non mi sono sentita per niente.
A parte il fatto che l'appellativo era di genere grammaticale femminile ma non riservato esclusivamente alle donne. Ma io, dicevo, non mi sono sentita offesa.
In tutta onestà, mi sono sentita rispettata.
Io il mio lavoro me lo sono guadagnato onestamente. 
E se chiamiamo col nome adatto chi invece si vende, a me sta bene.

mercoledì 27 marzo 2013

Ma è meglio poi un giorno solo da ricordare

Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la mia vita in cambio della vita.

E' così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

E' troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza, 
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L'inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso
la chiamiamo anima.
E questa è l'unica voce
che manca nell'inventario.

Wislawa Szymborska, Nulla è in regalo
 

Il meglio deve ancora venire

Mi sono operata agli occhi per questioni principalmente estetiche; e di comodità. Che gli occhiali da vista mi sono sempre stati anitpatici. E metti gli occhiali, e togli gli occhiali, e metti le lenti a contato, e togli le lenti a contatto. Insomma, mi aspettavo che la mia vita sarebbe migliorata, dopo aver corretto la miopia. Ma non tutto quello che ci ho guadagnato, mi aspettavo di ottenere.
Accadono meraviglie insperate e prima sottovalutate, quali farti la doccia e riuscire a vedere il mondo attorno a te. A cominciare dall'orologio, al mattino. Sono salva dall'atroce scoperta, uscita dalla doccia, di essere in ritardo per scuola. Perché posso controllare mentre sono sotto il getto vaporoso e calibrare la lentezza dell'abluzione.
La famosa soddisfazione di cercare gli occhiali appena sveglia e accorgerti che non ne hai bisogno, non ne parliamo.
Ma poi, sopravvivono ancora i pensieri del portatore festivo di lenti a contatto. Nel senso che io sul lavoro non le ho mai portate; quindi, i giorni della settimana, occhiali. Allora prendi le vacanze e ti si articola ancora il pensiero: ora per qualche giorno posso mettere solo le lentine. E invece. 
Ma la conquista più stupefacente è che ho iniziato a sognare con immagini nitide. Io non so cosa accade alla gente, e non mi ero resa conto neppure che accadesse a me, prima d'ora. Ma, probabilmente avendo il cervello immagazzinato immagini a tratti sfocate, quelle immagini mi riportava nei sogni. Adesso, invece, non c'è neppure un millesimo di secondo in cui vedo male. E allora eccole queste immagini belle, nitide, grandi e pulite, che compaiono anche nei sogni. 
E' come se qualcuno avesse lavato i vetri del mondo. Solo per me.  

martedì 26 marzo 2013

Arrivederci mostro

Ho la tentazione di cancellare dal feisbuc le persone che continuano a pubblicare foto di cibi e/o di se stessi mezzi nudi. Bleah.

Facciamo bene a stare insieme stasera

Si sa che nelle scuole italiane non ci sono soldi. Quindi se un povero cristo di insegnante ha bisogno di assentarsi, è estremamente difficile trovare chi lo sostituisca. Ragion per cui gli alunni vengono spediti, a piccoli gruppi, in altre classi. Il risultato per la didattica è disastroso. Perché la mattinata si risolve tutta in gruppi ruomorosi di ragazzi che vagano da una stanza all'altra portandosi dietro sedie, ed effetti personali. Qualcuno ha con sé anche dei libri, ogni tanto. Tipo coi quaderni per fare i compiti.
Oggi, all'ultima ora, mi arriva in classe una tipa che aveva con sé un libro, ma non era un libro di scuola. Erano le cinquanta sfumature di grigio.
Mi corre il dovere di puntualizzare che l'età degli alunni di scuola secondaria di primo grado va dagli 11 (undici) ai 13 (tredici) anni. Qualcuno compie i 14 i primi mesi di terza media.
Ma non è presto perché leggano un libro che parla così tanto (e male) di sesso? 
Io sarò bigotta, retrogada, e vecchia. 
E credo che fra le mani di una ragazzina di 13 anni dovrebbe esserci, che ne so, Nick Hornby, o Bianca come il latte rossa e verde; Harry Potter o Lo strano caso del cane morto ammazzato; La vita davanti a sé o Il mondo di Sofia. Roba da ragazzi.
Ma non quella roba lì.
Si, sono vecchia.

Sotto questo cielo

Ecco. Io penso che se Paolo si svegliasse nel cuore della notte per dirmi: amore, c'è un problema fra la gente, e poi uscisse per andare al lavoro, considerando che Paolo non è un medico né un impresario di pompe funebri - uniche accezioni plausibili per cui il lavoro debba portarti improvvisamente fuori di notte - ecco, io penso che poi ci sarebbe anche un problema fra di noi.

A me me piacc'o bluse

Io: -Che poi, dovete saperle le regole mica solo per il voto. Ma perché chi parla bene fa bella figura. Con la gente. Con le ragazze....
Alunno: -Prof, i presentatori in televisione dicono "a me mi".
Sottinteso: tu perché ci fracassi le palle urlando come un'isterica ogni volta che dopo aver detto "a me" ci accingiamo  a pronunciare una m?
Io lo so che la televisione fa male. Mi rema contro.

sabato 23 marzo 2013

E' domenica mattina si è svegliato già il mercato

Al centro commerciale ci si va per uscire. Poi ognuno ha un proprio punto di vista in merito.
Per me e per il mio fidanzato è un'uscita inserita in una domenica d'inverno passata in pigiama a ciondolare fra letto e divano; io indosso la prima cosa che trovo, magari se la trovo posata da qualche parte mi evito anche la fatica di guardare dentro l'armadio. Spesso, posato da qualche parte, c'è un maglione di Paolo. Ed è quello che mi metto, sui jeans, per andare al centro commerciale la domenica. Poi lì dentro incontro donne super eleganti, vestite coi tacchi, il cappotto buono, truccate, che emanano una scia di profumo inebriante. E io mi guardo, e spero di non incontrare nessuno che conosco. Ma puntualmente c'è almeno un alunno con relativa famiglia. Ma fondamentalmente non me ne frega un cazzo.

Noi due nel mondo e nell'anima

Signora con cane, vivo, avvolto attorno al collo: - che caldo che fa, qui dentro!
Ecco, io non sono animalista quindi non posso capire la passione che lega un essere umano al proprio cane e che lo porta a farsene leccare per tutta la faccia. Tuttavia credo che se hai molto caldo, come dici, la puoi mettere giù per un attimo quella povera bestia. Magari starà meglio anche lei.

Ascolta l'infinito

Io sono fortunata. Non potrei chiedere nulla di più a rendere incantevoli i miei giorni. 
Poi ci sono un paio di cose che mi riconciliano al creato in maniera totale. Lo yoga, e la birra.

Ovunque tu stia viaggiando con zingari o re

I geyser sono vulcani in miniatura, e i fiordi sono svincoli.
Che ne sapete, voi.

lunedì 18 marzo 2013

Se solo avessi potuto cambiare il mondo all'improvviso

Cari esponenti e sostenitori del Movimento 5 stelle. Complimenti. Quello che di nuovo stiamo vedendo nelle nostre Camere è merito vostro. Se non ci foste stati voi, candidati sarebbero stati i soliti Bindi, Finocchiaro, Franceschini. Invece ci si interroga, si prova a rispondere perché su quegli scranni siede gente che non sono politici, che siete voi. E questo è bello è importante. Difficile, sicuramente. Tanto che siete subito investiti dalla temepsta mediatica e dal sisma del post-voto. Io non ho competenza per parlare di politica. Sento la novità che sta arrivando, ma sento anche un'altra cosa. Che l'euforia del momento non ci dovrebbe far dimenticare. Se torniamo a votare, il risultato potrebbe non continuare ad andare verso questo cambiamento. L'italiano, quando vota, non sappiamo perché, ma vota lui.
Le elezioni in Italia le vince il Cavaliere. Questa è la verità.

Calamita e diamanti

Il senso di profondo equilibrio, assoluto dominio di sé, sereno distacco e completo benessere che emana un corpo mentre fa yoga. 
Poi ci sono io. Che di piegare mi piego, ma le posizioni di equilibrio mi viene da piangere.

Finirà questa neve, questo inverno sarà breve

No. No, non voglio parlare delle condizioni climatiche; è l'argomento più banale che si possa affrontare, pur nelle eventuali abilità stilistiche dello scrittore. 
E' un sogno che vorrei raccontare.
Stanotte ho sognato che indossavo un abitino primaverile che ho comprato e che sta lì, tutto fresco e nuovo, dentro al mio armadio. Ho sognato che lo indossavo. Non serve Freud per capire il senso di questo sogno. Poi mi sono svegliata e mi sono ricordata che c'era l'allerta meteo, e per andare al lavoro anche oggi si rischiava di restare bloccati sotto la bufera.
Ecco.

Il peso della valigia

Si teme che possa accadere anche a noi come a Cipro.
Ora, io glielo voglio dire ai politici, agli economisti, ai bancari. Se volete fare il prelievo forzoso, io sul conto c'ho proprio due lire.

domenica 17 marzo 2013

Quanti anni hai, stasera. Sai che non lo so

Leggera frivolezza. O ataviche dinamiche di vuoti da colmare. Magari tutte e due le cose insieme. Capita.

E così cammina cammina ad un certo punto giunto sei dove mi dirai era sai come fossi qui

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
in qualche porte girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso giocava con loro.

Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Wislawa Szymborska, Amore a prima vista

Tu che al primo sole svanirai

Ci penso ma senza nostalgia. L'aria fresca di questo nuovo equilibrio.

Il futuro che sarà

E' vero che al meglio ci si abitua subito; ma non del tutto. 
Ci sono ancora momenti in cui la mia mente ragiona da miope. L'altro pomeriggio stavo guidando verso scuola, riunione di dipartimento. Ero sovrappensiero, mi sono accorta di vedere bene e percepivo l'assenza degli occhiali sul mio naso; sicché mi è venuto da pensare che ero stata una scema a mettere le lenti a contatto, perché mi avrebbero dato fastidio alla riunione in cui avremmo dovuto leggere e usare il pc. 
E' stato bellissimo rendersi conto che non ho più di questi problemi.

sabato 9 marzo 2013

Voi tenete un cappotto cammello che al maxi processo eravate 'o chiù bello

Curiosa coincidenza. Convalescente per problemi di vista così come il beneamato cavaliere. 
A differenza di lui, io non dovevo presentarmi a nessun processo; tuttavia sono stata otto giorni chiusa in casa perché, quando un normale cittadino pubblico dipendente si assenta dal lavoro per malattia, il datore di lavoro manda un medico fiscale a verificare le sue condizioni. 
Mentre l'avvocato del beneamato si è appellato ad ogni diritto costituzionale leso perché la giudicessa gli ha mandato la visita fiscale. Che comunista, quella Boccassini.
Però io una cosa la voglio dire. 
Che se quello là, l'avvocato, continua a insistere su questo concetto dei diritti negati, in realtà non sta affermando che la legge proprio uguale per tutti non lo è? 
Hai problemi di vista? Ebbè, quando arriva il medico fiscale gli dici "buongiorno, non vedo un cazzo e mi hanno ricoverato". Uguale a tutti gli onesti cittadini.

martedì 5 marzo 2013

Quelli che benpensano

Sono consapevole che potrebbe essere un pregiudizio, ma quelli che sono troppo fissati con gli animali a me danno l'impressione di perdere di vista le persone.

Laudato sii

Solo una cosa voglio dire. A me tutti quei cardinali che si preparano al conclave mi fanno paura.

Piazza grande

Accendendo la televisione, a pranzo, ho sentito la voce della giornalista dichiarare che "Bersani ha infiammato la piazza". Ho avuto un attimo di speranzoso sgomento, durato il breve tempo necessario a capire che si trattava di Bersani Samuele; e la piazza era quella del concerto per Lucio Dalla.

Occhi blu che si fermano sul mondo

- Adesso sentirà uno sfrigolio, uno strano odore e nessun dolore - ha detto.
E lì ho capito che stava per bruciarmi l'occhio.
A me quello che mi ha sempre fregato è la consapevolezza. Di tutto l'intervento di chirurgia refrattiva che ho subito, convalescenza, preparazione eccetera eccetera, il momento peggiore è stato quello. Che poi lo strano odore era proprio odore di bruciato.
- Cerchi di tenere gli occhi chiusi fino a domattina - ha detto alla fine.
- E domattina? -
- Si sveglierà in un altro pianeta -
E c'ha avuto ragione. Ma proprio!

martedì 26 febbraio 2013

La mia voce quasi dentro la calligrafia

All'inizio scalcio. Mi oppongo. Protesto. 
Ma poi il silenzio giova. E la via sembra davvero quella giusta.

L'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare

Il funerale della volpe

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.
Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portarono i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
 La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraio in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.
Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:
- È morta, è morta! Facciamole il funerale.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco.
Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentiva anche in Francia.
Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.

E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

Gianni Rodari, Il Libro degli Errori, 1964

lunedì 25 febbraio 2013

Attenzione, nessuno si senta escluso.

Occhei. Sono solo proiezioni, dati estemporanei, eccetera eccetera.
Ma c'è un 30% di connazionali che in questo momento mi sento di mandare calorosamente a fare in culo.

Tra la lotta e la resa

La musica è una forza dirompente. Ma non si può usarla per fini terreni. Anche Prometeo dovette scontare la colpa di aver rubato il fuoco dal cielo.
Con la musica non è lecito corteggiare, né fare l'amore. La musica è un vincolo neutro tra l'uomo e l'immensita, un legame immateriale.
Cosa pensavi?... E' una frivolezza, quello che è accaduto.
Si è trattato di un'idea morbosa. Adesso dimenticala.
Da questo momento, comunque, tutto sarà diverso.

ndor Màrai, La sorella

mercoledì 20 febbraio 2013

Sotto casa

Arrivando a casa da scuola, oggi, lo spiazzo davanti al palazzo, dove possono arrivare a posteggiarsi fino a sei automobili, se hai fatto bene la manovra, era interamente occupato da tre sole autovetture. Di cui una era una smart. Sicche, due e mezza. Colpa del suv posteggiato in mezzo alle tre, il cui proprietario probabilmente credeva di essere alla guida della Costa Concordia e ha occupato dieci metri. Ora, Savona è una città dove uno fa prima a morire che a trovare un parcheggio. Che la bellezza di questa striscia di terra lambita dal mare e circondata dalle montagne significa, in concreto, niente suolo né per edifici né tanto meno per parcheggi. Io ho avuto la tentazione di chiamare i vigili. Secondo me era un parcheggio da multa, e lo dico priva di qualunque vaga idea sul codice della strada ma provvista di un medio senso del decoro. 
Però la vita alle volte ti fa giustizia.
E poco fa c'era un'auto di carabinieri ferma davanti al suv di Schettino. Il carabiniere stava telefonando e cammianava avanti e indietro attorno al parcheggio oltraggiosmanete sprecato. Io non lo so che è possibile che li abbia multati. Ma facciamo finta che sì. E' un'idea che mi riconcilia col mondo.

Il mio giorno migliore

Quel momento meraviglioso in cui hai finito di leggere un libro. Resti sospesa un po' nel profumo del libro terminato, ti gusti i risvolti del personaggio, esci lentamente dall'atmosfera come quando, alla fine di un film, guardi i titoli di coda e le note ti accompagnano lentamente nel mondo reale. E poi devi decidere quale nuovo libro iniziare. E non lo sai. Ma ce li hai lì, nuovi, intonsi, profumati. E li accarezzi, li guardi, ci pensi. Li apri. Li richiudi. Fino a sentire che è quello, il prossimo.

martedì 19 febbraio 2013

Certo che non ha prezzo il tempo

Tra dieci giorni non avrò più neppure gli occhiali. Ho cambiato proprio tutto della mia vita.

Ho ancora la strana voglia di sentirmi sola

Come quando si avvicina la nuova stagione. E guardi gli indumenti dentro l'armadio e nei cassetti. Però dell'anima. Poi sai che non lo vuoi, l'abitino estivo, se fuori sono due gradi. 
E ti senti una merda.

giovedì 14 febbraio 2013

Prigioniero dentro la mia mente


Dovrei dire che lo faceva perché, in effetti, per lui c'era, se non mi sembrasse una scemenza troppo grossa.
Le persone ci sono quando le puoi toccare, ci puoi litigare o fare l'amore, quando le chiami dall'altra stanza, le tradisci, le accompagni a trovare uno zio ricoverato per un attacco d'appendicite.

Marco Presta, Un calcio in bocca fa miracoli

I fuochi fatui

Mi ha appena telefonato il call center del mio operatore telefonico. A parlare un ragazzo credo arabo, comunque con l'accento evidentemente straniero. Dico arabo perché me lo sono immaginato come Aladino che mi offriva i magnifici doni della lampada. Voleva regalarmi uno smartphone, ma siccome io ho risposto superiore che c'ho l'aifon, e quello insisteva sull'eventualità di regalarlo a mia volta a un mio caro, ma io non sono stata lì a spiegargli l'improbabile situazione di mia mamma con lo smartphone, sicchè il principe Aladino mi offre un tablet. Con annesso abbonamento traffico dati che sarei stata costretta a mantenere per un minimo eccetera eccetera. Io ho detto no. Ma ancora non riesco a crederci.

Fiumi di parole

Una delle cose belle dell'aifon è che la fila alla posta, così come l'attesa dal dottore, le puoi trascorrere scrivendo.

Lasciatemi cantare con la chitarra in mano, lasciatemi cantare sono un italiano

Lo so che in classe non bisogna orientare le giovani menti verso le tue proprie idee. Però conosco anche la seduzione del potere: le giovani menti sono lì, potrebbero prendere la direzione che io scelgo di dare loro. E quando fai questo lavoro, ci pensi, che certi miti puoi demolirli. Ne hai il potere. E allora non resisto. 
Quando stimolo una discussione e li vedo riproporre passivamente i modelli televisivi, li sgrido. Uso l'esplicito paragone con la De Filippi, intimando la differenza tra una scuola, dove si impara a pensare, e lo studio televisivo di Amici.
In realtà critico ciò che ignoro, poiché io le trasmissioni della Maria non le ho mai guardate. Sicché ignoravo totalmente chi fosse Annalisa. Giovane promessa della musica, bella gnocca savonese, lanciata sulla ribalta della musica italiana esattamente dalla De Filippi. 
Lo ignoravo fino a ieri. Quando alla sera l'ho vista in tivvù a San Remo. Ma al mattino avevo scoperto che la suddetta artista è la figlia di una mia collega. 
Insomma, quello che io ignoravo magari i discenti lo conoscono. Per cui, in simile lampante caso di allievo che supera per conoscenza il maestro, mi vedo costretta a non denigrare più la trasmissione. Perché parlar male dei colleghi davanti agli alunni non è mio costume. Neppure implicitamente. Ohibò.

Volare, oh oh

Allora è così. Quando leggo Harry Potter io non riesco a fare niente altro.

martedì 5 febbraio 2013

E' troppo stupido quello che fai

Di tutte le cose che hai fatto e che farai, che ho finito e finirò per perdonare, questa banale cazzata mi ha aperto un mondo. E mi ha regalato una prospettiva nuova. Non lusinghiera.

Unforgettable

E' la seconda volta in tre giorni che parlando di Paolo mi viene da dire "mio marito". 
Sono serimente preoccupata.
Forse è arrivato il momento di prenderci una pausa di riflessione.

Il tempo non inganna

Era una settimana che non vedevo i miei alunni della classe con cui ho lavorato anche l'anno scorso. Non è una questione di prefernze, ma solo di affetto maturato nel tempo. L'ultima volta che sono andata a scuola prima di ammalarmi è stato martedì scorso; sono rientrata ieri ma non ho lezione con loro al lunedì. Arrivo in classe alla penultima ora di oggi, dopo un tempo che mi è sembrato infinito trascorso senza vederli.
Quando sono entrata, erano tutti cambiati. Cresciuti. Ma davvero, evidente nei loro volti. Mi sono emozionata.

I vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi

Io non sono una brava insegnante. Ai miei alunni di prima media non gliene faccio leggere classici. In antologia, trascritti in linguaggio pseudosemplificato, mi fanno cagare. Che uno il classico se lo deve leggere in lingua classica se non che gusto c'è. In lingua classica credo che sia troppo presto per la media dei pulzelli di 11 anni. Si, qualcuno capace di aprrezzare magari ci sarebbe, e so di essere la causa della rovina intellettuale di quel qualcuno. Nella media, mi piace leggere assieme a loro libri piacevoli, moderni, divertenti. Io non sono una brava insegnante perché vorrei che imparassero che ci si può divertire, con un libro.
Oggi abbiamo letto assieme un passo di Nick Hornby. Che nel mio immaginario da insegnante mediocre e lettirce onnivora rappresenta una scrittura moderna, divertente, veloce ma non vuota. I miei piccoli discenti, ai quali ho insegnato a controllare sempre il libro da cui i brani sono antologizzati, per prima cosa vanno al fondo del racconto proposto (credo anche per stimare quanto lunga sarà la rottura di palle, ma questa è un'altra storia) e leggono il titolo del libro. Un ragazzo, nel caso di oggi. Di Nick Hornby.
Uno dei miei, di ragazzi, senza neanche alzare la mano perché l'emozione era troppo incontenibile, prorompe in un: -ma è vecchissimo questo libro, è del 2001!
Ecco. Lì ho avuto la percezione che lo scarto generazionale che mi separa da loro è maggiore di quanto abbia creduto fin'ora.
 

Domenica ti porterò sul lago

Questa mattina si discuteva sull'opportunità di svolgere le elezioni politiche in due giorni. Si diceva che uno può rimandarlo, il fine settimana fuori porta, quando deve votare; lo troverà il tempo di andarci di domenica. Ecco, io credo che il problema non sia quando. Ma chi.
E soprattutto, perché.

Vicin'o mmare facimm' ammore

Se c'è una cosa su cui proprio non posso criticare, è il sonno. Si sa, quando non suona la sveglia io potrei restare a dormire fino al giorno successivo. Quando il mio uomo viene a dormire dopo di me, sovente si verifica che io non me ne accorga; o tutt'al più che produca suoni indistinti ai quali, nella mia mente, corrisponde un Nondirmichedevogiàalzarmitiprego.
La mattina dei giorni lavorativi, essendo io un'insegnante e a dispetto di quanto si crede essendo questo un lavoro che ti costringe a fare tante cose difficili tra cui trovarti alle 7.50 ad acculturare una platea di ragazzini ancora dormienti, la mattina dei giorni lavorativi, dicevamo, io esco di casa che lui sta ancora sognando. Questa mattina, mi avvicino per dargli il solito bacio caldo e assonnato (lui, che io sono già lavata asciugata vestita e pronta). Non reagisce.
Gliene stampo sulla guancia una serie ripetuta e schioccante. Mugugna. 
Apre gli occhi esterefatto e mi guarda con un'espressione che diceva: e tu chi sei?
Io non lo so se l'ho mai guardato così, in circostanze ribaltate.
Se l'ho fatto me ne pento perché è davvero brutto che il tuo uomo, nel tuo letto, non ti riconosca.

giovedì 31 gennaio 2013

Non lo so, non lo sai. Siamo qui o lontani?

Come sarebbe stato?

E guardo il mondo da un oblò

Quando il tuo modo di vivere è complesso, poco concreto o artistico che dir si voglia, magari hai passato la vita ad arrampicarti su un albero e poi ridiscendere dall'altro lato senza esserti mai accorto che esiste la possibilità di aggirarlo, l'albero, per andare dall'altra parte.
Più semplice, veloce, e meno faticoso.
Il tuo cuore si commuove quando qualcuno che ti ama ti prende la mano, con calore e tenerezza, e ti mostra la strada più semplice. 
Ma io voglio continuare ad avere la libertà di arrampicarmi sull'albero, e poi ridiscendere dall'altro lato. Perché mi piace graffiarmi la pelle mentre salgo, sentire il vento nei capelli, e guardare il mondo dalla cima. Prima di raggiungere la destinazione.

Con la tua solita faccia aperta ai dubbi

Io non lo so se il virus intestinale m'ha beccato perché essere in una stessa stanza con gli alunni significa esporsi al rischio di qualsivoglia contagio, oppure se è perché c'ho lo stomaco direttamente collegato coi pensieri.

domenica 27 gennaio 2013

L'avvelenata

Sentirsi dire la stessa cosa da due persone diverse, nel giro di dieci minuti. Ma non si tratta di quel genere di cose per cui uno si mette in discussione: voglio dire, se due persone mi dicono, per esempio, che sono testarda, io che sono intelligente qualche domanda me la farò. 
Non è di questo che si tratta.
Sentirsi dire da due persone diverse, nel giro di dieci minuti, che non possono parlare con me io mi girano i coglioni. Vorticosamente.

giovedì 24 gennaio 2013

Ci sono molti modi

Secondo me il marito di Francesca ha sbagliato a ucciderli, ma anche loro potevano fare le loro cose di nascosto.

Dallo svolgimento di un compito sul canto V dell'Inferno dantesco

lunedì 21 gennaio 2013

E' l'amico è qualcosa che più ce n'è e meglio è

Da oggi svolta epocale (cit.) nella scuola italiana: le iscrizioni al primo ciclo di ogni ordine scolastico avvengono online. Sul sito del MIUR.
Chiunque abbia anche solo una volta frequentato quel sito sa in concreto cosa significhi questa svolta epocale. Ore davanti a uno schermo a tentare di espletare operazioni che potrebbero essere semplici ma si rivelano cavillose e lentissime.
Quelli del Miur si giustificano adducendo a causa del malfunzionamento l'eccessivo traffico in piattaforma.
Ora, io di informatica e tecnologia capisco davvero poco. Come non mancherà di puntualizzare uno dei mie affezionati e mostruosi lettori. Tuttavia un paragone mi sovviene, e una domanda scaturisce. Se è possibile ad un sito, come feisbuc, di gestire l'accesso contemporaneo di milioni di persone da tutto il mondo, come mai il sito del MInistero della Pubblica Istruzione Italiana non riesce a gestire il numero dei bimbetti che si devono iscrivere alla prima elementare?

domenica 20 gennaio 2013

Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e non capiva

Dicono che l'amore si impara dai nostri genitori; non nel senso in cui l'ha inteso Albertini, il quale si è profuso nella massima pedagogicofilosofica secondo cui il figlio di una coppia omosessuale sarà per questo omosessuale. L'amore si impara dai nostri genitori nel senso che il primo modello di relazionalità che apprendiamo è quello degli adulti con cui cresciamo; quando siamo ancora delle piccole spugnette porose che inconsapevolmente assorbono tutto ciò che accade loro intorno. Soprattutto il modo in cui veniamo trattati.
A questi modelli comportamentali e relazionali reagiamo per analogia o contrapposizione, e questa è una scelta della persona. Tipo, se tuo padre e tua madre si baciavano molto davanti a te tu diventerai uno che va a letto con la prima donna che incontra oppure avrai probemi di eiaculazione precoce. Per esempio.
Io mi ritrovo spesso a riproporre questi modelli genitoriali. Avviene fuori dal mio controllo, ma poi me ne rendo conto. E allora cerco di modificare comportamenti che non ho approvato o che non ritengo adatti alla mia coppia. Soprattutto perché credo nella possibilità di migliorarci.
Mio padre e mia madre una scena che si ripeteva con frequenza era lei che scrollava la tovaglia con le briciole a terra nella cucina, poi spazzava, e lui che passava coi piedi sopra le briciole. Ne seguiva una volta su due il classico diverbio domestico, spesso ripetuto con le stesse battute.
Memore di questo modello formativo, cerco di prestare attenzione al momento in cui scrollo la nostra, di tovaglia. Perché da bambina mi sono smepre detta che sarebbe stato facile per la mamma prestare attenzione ai movimenti del babbo, e per il babbo aspettare che la mamma avesse finito le operazioni. Sicché cerco di averle io, codeste attenzioni. Ma forse sarà per la potenza archetipica delle figure genitoriali, a casa nostra si verifica una coincidenza perfetta tra il momento in cui le briciole toccano terra e l'apparire di Paolo copi piedi pericolosamente accanto alle briciole. Io cerco di anticipare o posticipare la scrolaltura delle nostre beneamate briciole, ma lui ha sempre qualcosa da fare attorno ad esse. Un piatto sporco da portare nel lavello, il pane da riporre, qualcosa da gettare nella pattumiera. 
Oggi ho deciso di rimandare il momento a quando lui esce fuori a fumare. Calcolando la durata della sigaretta, mi sono detta, posso effettuare l'operazione in sua totale assenza e preservarmi dal rischio della ripetizione del modello familiare. Dunque ripongo le stoviglie sporche nella lavastoviglie, frattanto che lui finisce di sparecchiare, indossa la giacca, prende le sigarette, apre il portone. Solo dopo aver sentito il portone chiudersi alle sue spalle, sollevo la tovaglia dalla tavola e lascio che le molliche cadano a terra. Tuttavia, nel preciso momento in cui le molliche arrivano a terra, Paolo mi compare davanti, imbacuccato, con il posacenere. Era pieno, e voleva svuotarlo nella pattumiera. Che si trovava sulla traiettoria precisa fra i suoi piedi e le briciole.
Per fortuna nella nostra coppia c'è intesa. Ci siamo guardati. Senza parlare. E lui se n'è tornato alla sua sigaretta. Credo di averlo impietrito con lo sguardo. E credo anche che mia madre sia stata sempre più amorevole e dolce in questa stessa situazione.

 
 

mercoledì 16 gennaio 2013

Quando ambiziosa come nessuna mi specchiavo nella luna

Io ho tanti difetti, e non sono modesta. Fra i miei difetti, una delle prime risposte che mi viene in mente alla domanda cosa cambieresti di te, è il culo.
Non ce l'ho un bel culo. Possiamo senza timore di esagerare affermare che ne sono del tutto sprovvista. Considerate queste premesse, non è difficile comprendere quanto lo spogliatoio della palestra sia stato traumatizzante, per me, all'inizio. Non è vero che sono solo i maschi a contendersi le misure. Io mi sentivo un brutto anatroccolo fra tutte ste palestrate che si denudano nello spogliatoio per mostrare le loro forme. 
Mica per farsi al doccia, io ne sono convinta. 
Durante le prime settimane di frequenza della palestra, dunque, mi cambiavo veloce come un ladro, sguardo basso e luogo appartato.
Poi, a un certo punto, ho iniziato a prendere confindenza con la situazione di ritrovarsi tante donne nude intorno. E ho alzato gli occhi.
Orbene, io farei volentieri a cambio con un altro paio di chiappe più degne di cotale appellativo rispetto alle mie, ma mi sono accorta che non è che sia poi così disperata, la mia situazione.
Sono soddisfazioni.

Ma Paolo e Francecsa quelli io me li ricordo bene

Gli ho spiegato il canto di Ulisse, agli alunni. Che mi emoziono a (illudermi di) comunicare nelle loro giovani menti la bellezza della poesia e la profondità di certi contenuti. Avevano da imparare a memoria la terzina della conoscenza. Fatti non foste a viver come bruti.
Ed è stato commovente vederli tutti concentrati e sentirli recitare le parole sulle quali ho basato la scelta della mia professione. E' stato meno commovente sentire uno di loro chiedere il permesso di essere il primo a recitare "la filastrocca". 

La gioia ca crea

Sono così appassionata dello yoga, ma così appassionata che quando l'uomo mio adorato mi ha proposto un fine settimana maremmano, con amici tosani e tagliata e crema catalana che non ce n'è eguali sulla terra, il mio primo pensiero è stato: perdo l'allenamento di yoga.

Mi viene il vomito. E' più forte di me

Io non ce la faccio proprio a sentire le cazzate che dicono i politici. Ho provato delusione, rabbia, speranza nel cambiamento, flebile ma comunque speranza, e ancora avversione, senso del ridicolo e vergogna. Adesso sono passata alla repulsione fisica. Quella che mi porta a rifiutare qualsiasi trasmissione televisiva e radiofonica che possa fare campagna elettorale, e a cambiare canale se accidentalmente qualcuno decide di intervistare questi orridi criminali che ci ripropongono le loro facce da culo da vent'anni con lo spudorato coraggio di dirci che sono il cambiamento. Mi sento come quelli che dopo aver mangiato vogliono mettersi le dita in gola. E vomitare. Tutto.

Mi fido di te, cosa sei disposto a perdere

Questa mattina un discente paraculo mi fa: -Prof, lei è la prof migliore che abbiamo. -
Avendo un superio che mi fa fare una vitaccia che diosololosa, mi sono subito detta quanto la comune vulgata fra le insegnanti va affermando, e cioè che se gli alunni ti preferiscono è perché sei troppo buona.
Gliel'ho chiesto, al paraculo.
-Cosa intendi, per migliore? La più preparata o la più buona?
Il poverino è stato visitato da tutte le 50 sfumature di rosso, e poi ha risposto che, ovviamente, entrambe le cose.
Successivamente incontro una collega, con la quale mi fermo a discutere di alcuni alunni con i cosiddetti, benedetti, e ormai famosi fra i miei pensieri superflui, Disturbi Specifici di Apprendimento. 'Sta qua ad un certo punto afferma: -Io lo dico sempre, anche se poi mi danno della fascista; bisognerebbe tornare a scuole differenziate per i ragazzi con problemi, oppure almeno a classi differenziate! -
A quel punto mi sono rivolta al superio e gli ho detto che forse sarò anche l'insegnante più buona, nella classe del paraculo; ma, insomma, considerando ciò che offre la piazza, credo che tutti i torti l'infante non ce li abbia. Suvvia.

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