lunedì 31 agosto 2009

dichiarazione d'amore

Le parole nascondono il cuore del mondo. Hanno tutta la vita, dentro.

Emozioni, colori, e fiocchi di neve, e battito d'ali di farfalla sopra il profumo di un fiore, e il caffè della mattina, e un riso di bimbo, le carezze sulla pelle, il vetro delle finestre, le note di notte e quelle stonate, le pietre, gli alberi, il biglietto di un treno, la panna sul gelato.

Sono state così dolci le tue parole. Non l'avevo mai sentito il suono muto di una promessa di felicità.

tra moglie e marito non mettere il dito

Ora io credo che se fossi una moglie non lascerei tornare mio marito a casa nel cuore della notte, che è quasi mattino, con mio padre affacciato alla finestra, grigio nella canottiera grigia, a chiedergli come mai ha fatto così tardi. E' una brutta scena, una di quelle che un marito non sa cosa rispondere. E magari poi finisce che lui pensa a un'altra, prima di addormentarsi

Generazione boomerang

Il TG2 di sti tempi è proprio meglio non guardarlo. Cioè, se vuoi sapere tutto sui cani, sulle abitudini alimentari dei gatti, o su quanto un delfino si affeziona all'uomo, va bene: guardalo pure. Ma poi ti capita che, dopo aver imparato quali animali domestici siano più incuriositi dalla tele, ti arriva allegro allegro un servizio che si intitola GENERAZIONE BOOMERANG.

Che saremmo noi.

I trentaquarantenni che "dopo aver preso il volo tornano a casa da mammà". Pronunciato proprio così, con l'accento partenopeo. Ed è in quel momento che se tu sei una che si sbatte in mille modi per trovare un lavoro ma oavunque ci sono tagli e non è un buon momento per allargare il personale, s epoi hai fatto la SSIS ma c'è la riforma Gelmini e saltano 42.000 assunzioni, e tu proprio non sai come pagartela una casa, allora ti incazzi. Ma di brutto.

Che se poi a te non te ne fregava niente neppure die cani che abbaiano davanti ai film, allora ti dici: cazzo lo guardo a fare sto TG2?

Nord e Sud

La nuova moda adesso è il razzismo. Si, certo: non si usa mica questa brutta parola arcaica da intellettuali obsoleti ostili al progresso. Ci sono altri modi per dirlo, ma cosa volete. Io ci sono affezionata alle vecchie parole. Mi riportano il profumo dei libri che leggevo da bambina.

Razzismo, dicevamo. Che chi è diverso da noi in realtà è peggio, preferibile tenerlo a distanza. Per esempio, se uno parla un dialetto che tu proprio non capisci, quello si vede subito che è un barbaro. Lo dicevano addirittura gli antichi romani! E allora io quando me ne sto sdraiata davanti al mio mare, che non è mica un mare qualunque, no, è il mar Jonio. Quando sto lì a respirare l'azzurro limpidissimo che sembra vetro sul fondale di sabbia e conchiglie, non mi piace sentire quei barbari che parlano una cantilena appiccicosa come marmellata e stanno proprio lì, all'ombrellone accanto. Che se riesco a capire cosa stanno dicendo (ma ce ne vuole, io il barbaro non lo parlo!) si lamentano di tutto ciò che non funziona bene nella nostra ionica Calabria.

E io non glielo dico direttamente, perchè preferisco non parlare con quelli troppo diversi da me. Però lo penso. Se non vi piace, tornatevene al vostro mare grigio e torbido. Dove non c'è nemmeno il cielo, coperto dallo smog e dalla nebbia e dall'umidità. Ecco.

10 domande per te

Quand'ero bambina e andavo a scuola, la maestra mi ha insegnato che le domande si facevano per vedere quanto ne sapevi tu di una cosa. E che era meglio rispodnere al maggior numero possibile di domande. Più rispondevi, più chi ti stava interrogando si assicurava che tu eri una a posto. Che avevi fatto il tuo dovere e di te ci si poteva fidare.

E se uno, per esmpio, era cattivo e ti chiedeva la capitale dell'Altonesia, che tu lo sai che l'Altonesia non esiste, allora era proprio il massimo. Tu rispondevi. Potevi dire, per esempio: "mi dispiace correggerti, volevi forse dire l'Indonesia?". E a quello lì lo smerdavi del tutto.

Ma dovevi rispondere.

Altrimenti non valeva

Aoms Oz, Una storia d'amore e di tenebra, feltrinelli

E' come avere accanto un nonno di infinita saggezza, seduti al bordo del fuoco oppure a camminare lungo sentieri di grano. Tu sei piccolo piccolo, mentre lui sa il mondo e te lo racconta. Ogni cosa ha un nome, e un colore, e un profumo. Ti racconta ciò che ha visto e anche tutte le cose che non si vedono, la fragranza del pane, il caldo del sorriso, il peso dei ricordi e la leggerezza dei sogni.

Lui è un ebreo, e non ha casa. Tu ascolti e ti senti senza radici, non c'è nessuna terra che ti appartenga. Solo la storia del viaggio. E la sofferenza: arriva improvvisa come pioggia d'estate, scavata dentro la tua anima. Diventa ferita nel cuore. Ma il ritmo è sempre fluido, ricco: un fiume che scorre, ti bagna di parole. Tantissime parole, curate levigate pesate scelte e incastonate in questa narrazione inesorabile e irresistibile. Una storia di amore e di tenebra.

Regalatevelo, se volete fermare il tempo del mondo e restare l', ad ascoltare, senza fretta....

parole parole parole

Pogrom: per estensione, azione di persecuzione contro minoranze etniche o religiose con l'appoggio più o meno manifesto dell'autorità centrale