martedì 27 aprile 2010

Distanze siderali

C'è uno spazio, fra te e le altre persone, che varia.
Con alcuni, gradisci che sia ampio e si mantenga tale; può capitare che circostanze lo dominuiscano, e ti fa anche piacere, ma poi rifai un passo indietro a recuperare quello spazio che senti giusto per te.
Con altre persone, ti preoccupi che la distanza sia piccola. Perché ti piace sentire l'odore, di quelle persone lì. Magari lo senti anche quando sei fisicamente lontano, perché è un profumo che si sente col cuore, il profumo dell'intimità. Con queste persone, se circostanze aumentano lo spazio di separazione, si cerca di ovviare a quelle circostanze.
Poi ci sono degli altri con cui vorresti uno spazio piccolo, e magari credi di averlo. Ad un tratto, però, capita qualcosa. Impercettibili coincidenze, il suono di una parola detta o il vuoto lasciato da un gesto taciuto. E improvvisamente quella persona precipita lontana da te. Si perde in distanze siderali che poi non si colmano.

C'è qualche cosa di sbagliato nell'amore

Ma perché gli uomini sentono il bisogno di giustificarsi quando sono gentili, e non chiedono scusa dopo essere stati stronzi?

lunedì 26 aprile 2010

Seduto in mezzo al traffico ho visto un angelo vero

Io non sono donna che si innamora facile. E non mi è mai, dico mai, capitato che mi piacesse uno visto che ne so per strada, in un locale, su un aereo. L'aspetto fisico essendo solo un contenitore, a me l'uomo per farmi un poco innamorare deve dire almeno una parola, fare un gesto, essere in qualche modo qualificato.
Chiaramente questo può avvenire anche nel giro di pochi minuti.
Per esempio, se stai a camminare in una profumata sera di primavera e incroci qualcuno che ti fa sobbalzare perché sta prendeno a pugni un guantone da boxe illuminato di lucine colorate e musica da giostra, il tutto è sufficiente a spiegare perchè io poi non mi innamoro facile.

Hanno ammazzato Pablo. Pablo è vivo

Pare che qualcuno abbia cercato di fare fuori il giovane, bello e abbronzato presidente degli Stati Uniti d'America. Un tizio di 23 anni, originario dell'Ohio, che ha proprio chiesto agli agenti della sicurezza di parlare col presidente. Non molto furbo.
Il problema è nato perchè questo tizio aveva un'automobile piena di armi della polizia, e non era uno della polizia.
Lo hanno arrestato. I servizi segreti americani non commentano.
Non sappiamo se adesso anche Obama fonderà il partito dell'amore che vince sull'odio. Quello che possiamo affermare con certezza è che in America si fa sempre tutto alla grande. Noi altri, ci siamo dovuti accontentare di un plastico del duomo di Milano. Loro, hanno mandato Harry Potter in persona.

domenica 25 aprile 2010

Paese che vai, usanza che trovi

Io ho questi due amici napoletani che sono molto gradevoli, di quella gradevolezza che solo i napoletani sanno avere. Gente cresciuta a mare, canzoni, pizza e babà: non c'è da stupirsi dei risultati. La vita è fatta anche di privilegi.
Proprio ieri si parlava assieme.
E mentre parlavo con loro il mio cervello, oramai pronto a scrivere a memoria la guida Micheline dell'Italia, pensava a Napoli.
A quel mare profumato di azzurro. Così luminoso da farti il solletico.
Che quanto sia importante per me il mare, non trovo parole adatte a raccontarlo.
Riflettevo sulla possibilità di cercare delle scuole, vicino a quel mare.
A questo stimolo, la mia mente ha risposto con le seguenti reazioni, nell'ordine:
Pensiero numero uno: a Napoli c'è la mafia.
Pensiero numero due: è difficile vivere in un posto che obbedisce a quelle regole.
Pensiero numero tre: vivere in Campania deve essere quasi lo stesso che vivere in Calabria. Difficile.
Pensiero numero quattro: io preferisco la mafia alla Lega.
Pensiero numero cinque: domani mi costituisco.

sabato 24 aprile 2010

Nuoce gravemente alla salute

Io i matrimoni non mi piacciono.
Non mi piace pressochhé nulla, di loro. A cominciare dalla cerimonia, per andare poi in onguno dei giorni che costituiscono "fino a che morte non ci separi". Che poi uno si incattivisce, secondo me, a trovarsi accanto una moglie in bigodini o un marito che trascina le pantofole per casa. Ma ogni essere umano ha, dal canto suo, il diritto di indossare i bigodini o trascinare le pantofole per casa. Ne deriva che il matrimonio nuoce perché ti costringe a fare in due cose che hai bisogno di fare, ma da solo.
Non so come se ne esce. So come non ci si entra. Fino ad ora ci sono riuscita senza correre mai seri rischi di ritrovarmici dentro.
Però il matrimonio mi perseguita.
Ed è un altro motivo per cui mi è diventato antipatico.
Ho fatto la testimone di nozze a 4 matrimoni. Commovente, bellissimo, importante che gli sposi mi abbiano scelta. Ma, diobuono, puoi mica non andarci a un matrimonio se sei una delle protagoniste.
Mi perseguita il matrimonio di molti uomini che fanno i carini con me. I quali ad un certo punto buttano lì una frase apparentemente innocua in cui sta dentro la parola "mia moglie".
Mi perseguita il matrimonio anche in momenti che dovrebbero essere normali, come quando vado a trovare un'amica e lei sta preparando la festa di addio al nubilato per un'altra amica che presto si sposa.
Io è per questo che non fumo. Per non sottoporre la mia salute a troppi stimoli dannosi.

I sogni son desideri

Questa notte ho fatto un sogno. Il sogno era che nel mio appartamento quella che credevo l'anta di ingresso nel terrazzino si rivelava essere una porta di accesso ad un piano superiore, dove vivevano altre due persone. Mentre io, il mio appartamento, lo pago per viverci da sola.
Il sogno mi ha insegnato che se c'è qualcosa di importante per la mia vita, io vorrei saperlo. Ecco.

mercoledì 21 aprile 2010

Lo scrutatore non votante

Mi chiedo cosa possa spingere un uomo ad acquistare una cravatta color vomito, e indossarla. Ogni giorno.

Nuovo Cinema Paradiso

C'è il tempo, attraverso. Confonde i contorni, rafforza gli odori.
Puoi andare, restare. Portare, dimenticare.
E' il bacio di uno sguardo fugace, il calore di un nome inciso nei giorni.
Stridere di scatole a chiudere quel tempo, perché non torni a fare male. A trattenere. A emozionare.
Poi un soffio di azzurro, vento di alba, rugiada trasparente. Una carezza lieve.
E si apre, la scatola.
Il tempo è tutto lì. Intatto. Come nell'attimo stupito in cui le tue labbra hanno sfiorato, nuove, le mie.


martedì 20 aprile 2010

Per due soldi un topolino mio padre comprò

Che io sia una facilmente incantabile dalle parole, è risaputo. A un uomo, per esempio, basta dire poche cose dette bene (ma molto bene) e io mi abbabbo come un'idiota. Poi lo so che mi sto abbabbando, ma il gusto delle belle parole è irresistibile. Di contro, un cattivo uso delle parole mi dà fastidio come svegliarmi di notte che ho sete e non c'è l'acqua accanto al letto. Suonano proprio male, stridono, certe espressioni.
Per esempio, io trovo stridente la formula: FIERA DEL BAMBINO.
Abbiate pazienza, questo genitivo... lo capiamo che è oggettivo. Ma vederlo stampato gigante su un cartello publicitario, Fiera del Bambino, le reazioni possibili sono due: i fanatici delle parole, come la sottoscritta, storcono il naso e prendono la Citrosodina come misura precauzionale; quelli più semplici, magari, vanno in banca a ritirare i soldi e cominciano a pensare a come lo vogliono di capelli, il bambino.

Ti regalerò una rosa

E anche la mia automobile. Che ci sono momenti, pressata nell'impossibile traffico cittadino, con gli altri che clacsonano all'impazzata, e tu che provi a rimpicciolire le dimensione dell'auto con le manovre per riuscire a sistemarla nell'unico metro e mezzo libero, e mentre lo fai, nonostante il servosterzo, sudi, perché non si capisce ancora com'è il tempo e non indovini mai come vestirti. Poi ci sarà da cercare la cassetta per il biglietto del parcheggio, e certamente non avrai le monete sufficienti. E suderai ancora, mentre un vigile vampiro si sarà appostato accanto alla tua auto per cronometrare quanto termpo ti ci vuole a farti cambiare una banconota in tintinnanti monetine.
In questi momenti di inferno quotidiano, a me viene la voglia di fermare il primo passante e porgergli le chiavi. Dicendo: tieni, è un regalo.

I desideri non invecchiano quasi mai con l'età

Ed è uno dei miracoli della vita. Pensare che ci innamoreremo sempre, che le emozioni sono libere dai confini dello spazio e del tempo. Incrociare uno sguardo che ti dà i brividi rende più vivi, e sapere che lo sentirai sempre, quel brivido, io sono contenta.
Però.
Hai settant'anni. Non mi puoi guardare in quella maniera solo perché ho messo una gonna. E' per la tua salute, che lo dico. I desideri non invecchiano, ma la resistenza fisica si.

lunedì 19 aprile 2010

Se qualcosa può andare storto, lo farà

E' l'assioma fondamentale della Legge di Murphy.
Infatti succede, solo per fare un esempio esplicativo, che magari il portone del tuo palazzo sta sempre aperto. Rientri di notte, e lo trovi aperto. E non è bello, perché la porta si dovrebbe chiudere. Che può entrare chiunque, e io non sono una donnina paurosa però preferirei sapere che dormo col portone del palazzo chiuso, ecco. Lo dici pure all'amministratore di condominio. Ma l'inquilino lasciatore di portoni aperti rimane anonimo e persevera costante.
Poi, succede anche che torni a casa con le buste della spesa. E per essere proprio scientifici, nella Legge, sono tante buste della spesa. Piove. Cosa odiosissima, il venti aprile. Che siccome è il venti aprile tu non hai l'ombrello. E, temeraria, hai anche le scarpe senza calze.
In tutto ciò, per la prima volta, arrivi davanti al portone e lo trovi chiuso.
Ora io non lo so chi è Murphy, ma se lo scopro... gli spacco il c**o!

E come tutte le più belle cose durasti solo un giorno, come le rose

Questa mattina stavo in auto con la radio accesa. Mi piace indovinare da poche note se una canzone mi può piacere, che di musica io sono anche curiosa. Mi arrivano le prime note di un pezzo fresco, ben ritmato e complesisvamente gradevole. Resto sintonizzata. Mi evocava l'estate, e in una mattina così antipaticamente grigia è stata una piacevole sensazione. C'erano chitarre, nella mia auto.
Poi, però, questa canzone ha iniziato a ripete sempre identiche le solite battute, che sono belle solo se le ascolti un numero limitato di volte. Ma il pezzo di cui vi sto parlando dura 4 minuti e 45 secondi. Che per una canzone, se non ha delle cose inaspettate, sono un'eternità.
Allora ho pensato che c'ha ragione, il Faber. I piaceri si gustano veramente solo se sono leggeri e un po' fugaci. O magari non è così. Ma io se penso a dover tenermi una rosa, per quanto bella e profumata, per tutta la vita... è come ascoltare una stessa chitarra per cinque minuti. Mi manca l'aria.

giovedì 15 aprile 2010

Leggere attentamente le avvertenze

Mi chiedo spesso se esiste un albo per la professione di scrittore delle istruzioni d’uso per gli oggetti. Oppure se i Modi d’uso li fanno col copia incolla da un modello fornito di default dalle multinazionali. Perché devono essere dei tipi quantomeno bizzarri, coloro che scrivono le istruzioni d’uso. Soprattutto sui prodotti per l’igiene.

Tanto per cominciare, uno che ritiene opportuno scrivere come si usano shampoo e bagnoschiuma a me fa venire le turbe. Cioè, questo tizio… come si lava? Perché sente il bisogno di dire a me che devo versare una quantità di prodotto nella vasca da bagno o direttamente sul corpo, e poi risciacquare? Se penso che possa esistere gente incapace di lavarsi, le mie categorie mentali si scuotono assai.

Altro tizio da conoscere deve essere quello che scrive sulle strisce depilatorie: non ingerire. Se qualcuno lo conosce, può dirgli che le metafore “avere peli sullo stomaco” e “non avere peli sulla lingua” sono appunto metafore, e che nessuno ha mai creduto di doversi mangiare la ceretta per pulire lingua e stomaco?

Ma il capolavoro letterario sono le istruzioni del tampax. Una mistura perfetta fra stile e contenuto, uso sapiente della punteggiatura e ottima padronanza dell’argomento. A cominciare dalle illustrazioni. Che non lo puoi mai capire le azioni esatte da svolgere, guardando quelle figure lì. Poi, l’incipit. Chi scrive sa quanto sia importante. La frase di apertura di un testo scritto merita la stessa attenzione usata per tutto il resto del componimento. Le istruzioni del tampax si aprono con un’esortazione ricca di pathos: rilassatevi. Che una poi si aspetta di leggere, dentro la confezione: posso avere il tuo numero di telefono? Capiamoci, signor tampax: il nostro è solo un rapporto di lavoro, limitato a questi giorni di necessità; dopodiché, passeranno ventotto giorni almeno in cui non ti penserò per niente.

Se esiste un albo per la professione di scrittore di istruzioni, io creerei un’apposita equipe di specialisti da affiancare a quei soggetti. Aiutateli, ne hanno bisogno.

mercoledì 14 aprile 2010

Perché sei un essere speciale

I bambini sono una cosa meravigliosa. Sono divertenti. Hanno una fantasia capace di salvare il mondo: osservare un bimbo mentre gioca, ascoltare quello che dice, lasciarsi raccontare il suo mondo, ti porta in uno spazio incantato pieno di colori.
I bambini non hanno strutture, e puoi parlare il loro linguaggio solo se ti spogli anche tu di ruoli e pregiudizi e pensieri cattivi. Che se ci sono pensieri pesanti, nel tuo cuore, i bambini li sentono. Sono piccoli, ma sono fatti tutti di amore. Ed è per questo che diventano grandi.
Quando un bambino ti appartiene, quando lo guardi giocare e riconosci il colore dei tuoi capelli, quando lo stringi e senti che c'è il tuo stesso sangue nelle sue vene, quando lo culli e lui si addormenta fiducioso perché sa che se è fra le tue braccia nulla di brutto può accadergli... quando tutto questo c'è, tu sei in paradiso.

Tanto gentile e tanto onesta pare

Io ci sono dei momenti in cui dico le parolacce. Quando sono arrabbiata, le dico. In genere le dico fra me e me, oppure con persone con cui ho estrema confidenza. C'è pur sempre quel minimo di reputazione residua da difendere. Se c'è un momento in cui dico tante parolacce, è quando guido. Non so perchè, forse il camionista nascosto in me trova sfogo nella situazione a lui più congeniale della guida. Poi, appena scendo dalla macchina, proprio i primi momenti dopo il parcheggio, il camionista nascosto in me ha bisogno di un poco di tempo per ricomporsi. Ed è in quei momenti che mi capitano a volte situazioni sgradevoli, tipo oggi. Che non trovavo parcheggio perché c'era un odioso motorino sghembo e l'avevo quasi buttato a terra, dopodicchè ho sporcato la sciarpa bianca strisciandola al mio portabagagli - come sempre sporco che sembra un fuoristrada di quelli che fanno i safari. Persa in questo momento di forte insofferenza, le mie leggiadre labbra hanno pronunciato una frase che fa più o meno così: ma po... c**o in c**o.
Lo so, è mostruosa. Ma tant'è, l'ho detto. E l'ho detto esattamente nell'attimo in cui dall'automobile parcheggiata accanto alla mia scendeva un tipo moro, dal buon profumo di pulito, con una camicia bianca e gli occhi belli. Credo mi abbia guardata. Non lo so per certo perchè ho infilato la testa nel portabagli e ci sono rimasta a lungo.

La verità ti fa male, lo so

C'è questo sindaco di Firenze che piace parecchio. Possiede una serie di requisiti che, secondo il mio parere da faziosa intellettuale di sinistra, sono importanti. E' giovane, punto primo. Lo vogliamo capire, si o no, che a trent'anni l'essere umano è produttivo, ha idee innovative ed energie sufficienti a realizzarle, mentre a settanta poi non c'è viagra che tenga? Eppure l'Italia è un Paese di vecchi. Ma comuqnue questo Renzi qua è giovane.
E' laureato. Altro fatto che dovrebbe essere ovvio ma, nel magico mondo della politica, ovvio non è. Lo vogliamo capire, si o no, che l'Italia produce miliardi di laureati l'anno e i posti di lavoro li detengono ancora personaggi senza corona d'alloro?
Il giovane e laureato sindaco di Firenze viene da una lista civica. E nella generale crisi di credibilità della politica, rappresentare in maniera pura e coerente gli interessi della gente è una bella garanzia.
Ma - e c'è sempre un ma - Matteo Renzi, definito l'Obama bianco, il Vendola del nord, alla domanda: è lei il leader che può dare la vittoria al Centro Sinistra nel 2013?... Questo giovane e lauretao sindaco ha così risposto: io faccio il sindaco, e questo è per me il più bel mestiere del mondo; non voglio cambiarlo.
Poi dice che uno perde la fiducia nella politica. Non ti crede nessuno, caro Renzi. E si vede che hai già imparato a dire cose che non pensi per fare bella figura. Sei un buon politico. Ecco.

sabato 10 aprile 2010

La soluzione viene da lontano

Dalla Francia. Mi è stato consigliato un esorcismo.

Non svegliatemi

Era certamente un sogno. Ma a me andava benissimo così. Non volevo più essere svegliato. Desideravo solo che quel sogno potesse durare per il resto della mia vita. Mi ero messo a scrivere per ritardare il sopraggiungere del mattino, per trattenere un po' la notte, dare a me stesso l'opportunità di un altro po' di sonno prima dell'istante del risveglio in cui tutto sarebbe finito.
Si ritiene che un romanziere racconti ciò che gli è capitato, mentre è vero il contrario; se racconta, è solo perchè gli capiti nuovamente qualcosa. Si aspira a fare un libro del proprio passato, e invece si traccia un segno nel vuoto ed è all'avvenire che lo si rivolge. Se avevo scritto, non era stato per dire addio al vecchio amore. Perché avrei dovuto?
Se avevo scritto, era stato perché tornasse verso di me l'amore sempre nuovo cui sin dall'inizio avevo legato la mia vita - anche se non sapevo più quale volto, familiare o sconosciuto, avrebbe avuto.

Philippe Forest, L'amore nuovo

Sono disposta a tutto pur di ridere

Ne ho già fatto la mia massima di vita. L'obiettivo più alto della mia esistenza, credo. Che il mondo quaggiù è fin troppo serio, e cercarne il lato buffo è l'unico modo di attraversarlo più o meno facilmente. Le parole, poi, si sa quanto io le ami.
La cosa che prediligo è ridere per un uso acuto e strambo delle parole.
Alle volte mi vengono in mente degli stravolgimenti di realtà, di quelli che chi non li capisce definisce humor inglese (perchè poi), che io anche senza proferirli all'esterno, rido da sola.
Si lo so, sono matta.
La cosa che non mi piace, però, è quando io una battuta del genere la faccio a voce alta, e l'uditorio resta basito. Avete presente quando scende quel velo di imbarazzo che non si sa cosa rispondere?
Brutto.
Giusto ieri sera si è verificata una situazione simile. Si era parlato di poesia, una cosa letteraria che ha avuto dei momenti di forte intensità alternati, come naturale, a folate di egocentrismo saccente, condite con la giusta dose di orgoglio provinciale. Si è parlato di poesia che svela stati d'animo, e di poesia che non è poesia perchè non arriva al cuore.
Dopodicchè, come sempre accade, si è finiti a tarallucci e vino. Si beveva, e a me è balenato per la mente un brindisi idiota di quelli fatti con la rima più sciocca e banale. E mi è sembrato divertente, dopo i discorsi che si erano fatti.
Ora, malauguratamente, questo brindisi sciocco e rimato, è venuto alle orecchie di un pubblico più vasto di quello al quale era rivolto. Questi qua hanno sentito le parole che, ribadisco, per me erano una battuta, e hanno detto: BRAVA.
Capite?
La mortificazione è massima. Tipo che tu vorresti trasformarti nella prima cosa che hai davanti, le gambe del tavolo o il bicchiere di camparigin. Ma non puoi, trasformarti. E devi pure trovare una faccia adatta con cui rispondere. Ho optato per assumere una faccia da matta. E poi ho ordinato un altro camparigin.

Controvento

Qualunque sia il tuo nome, ovunque porti la tua voce, tutto il profumo di sorrisi nuovi, c'è sempre lo stesso muro a infrangere le onde. Ma il mare vuole scorrere azzurro. E non conosce confini.

giovedì 8 aprile 2010

Ma il cielo è sempre più blu

Qua in Calabria. Più blu che altrove. L’ha scritto anche il cantautore calabro dagli eccentrici vestiti e i testi difficili. Ma se la sono presa, questa bella terra dove le montagne azzurre si sollevano trasparenti dal mare bianco e gonfio. Ci sono i fiori. E si sono presi tutto. Stare qui è come guardare la storia passare restando affacciati alla finestra di quel blu. Non si muove, la mia terra. C’è una mano che la stringe, la immobilizza. La uccide.

Questione di priorità

Negli ultimi giorni mi è capitato di avere, a breve distanza di tempo, alcune richieste sui Pensieri Superflui. La cosa mi ha riempito di orgoglio, soddisfazione e commozione. Che oramai ai pensieri superflui ci sono affezionata proprio. Questo momento particolare della mia vita, però, è stressato da un impegno, intenso e organizzato male, che mi toglie tempo e mi assorbe quasi tutte le energie. Occasioni in cui scrivere, poche. Ma a me scrivere è poi la cosa che piace di più. E allora io mi rivedo la scala di priorità, e dico: no, non mi avrete. Io corro più veloce.

Dolcemente complicate

Ho un amico, il quale ha un fratello che sta per diventare papà. Fino a ieri, questo neo papà e la futura mamma, con rispettive famiglie allegate, aspettavano un maschietto. Cioè, il medico aveva detto loro: è un maschio.

Ieri la futura mamma in questione si reca dal suddetto medico per l’ecografia di rito, e si scopre che il suo bimbo in realtà è una bambina.

Ora i problemi sono due: che fine faranno tutti gli oggetti e le tutine e i giochini azzurri dei quali il futuro erede era già stato provvisto. Ma soprattutto, perché un ginecologo scambia una donna per un uomo? Questo non è un discorso femminista, giuro. Che potrei partire con astratte filosofie sulla misura del cervello, ad esempio. Piccolo, uomo. Poi cresce con le settimane di gestazione, dunque donna. Ma no, non dirò questo. Il pensiero è più semplice: per dire che un bambino è maschio, generalmente ci si basa sulla presenza di un elemento caratterizzante e distintivo. Come fa poi quel bambino a ritrovarsi femmina? Voglio dire….il ginecologo, che cosa avrà scambiato per elemento distintivo? Se io fossi quella futura mamma, forse cambierei medico.

sabato 3 aprile 2010

Caro amico ti scrivo

Caro signor Feisbuc, tu che sei più invasivo di un intervento chirurgico, che crei più dipendenze di quanto faccia una droga, hai rivoluzionato le nostre vite. Come accade per ogni rivoluzione, anche tu hai generato cambiamenti positivi ed effetti nefasti.
E' positivo, ad esempio, che ritrovi persone delle quali non avevi più notizia.
Io ritengo positvo anche il ritmo di relazioni che crei.
E' positivo scambiarsi canzoni e barzellette, articoli di giornale o altre diavolerie, perché ti aiuta a conoscerti, a condividere.
Tuttavia, caro signor Feisbuc, io non ritengo positivo che la tua presenza sostituisca l'interazione vera. E che poi la gente pensi che feisbuccare sia uguale a vedersi di persona o sentirsi al telefono. Questa no, a me non sembra una bella cosa.
Perché, caro signor Feisbuc, tu sempre un robot resti. E non hai il profumo dei sorrisi. Non averne a male, ma io preferisco quelli.

Bocca di rosa

Il più antico mestiere del mondo, sappiamo tutti qual'è. Prova del fatto che le donne sono scaltre e gli uomini istintuali, per dirla con un eufemismo.
Il più antico mestiere del mondo non va mai in crisi, neppure quando c'è la crisi.
Capita poi che le strade circostanti la mia casa di campagna calabrisella siano un luogo in cui il più antico mestiere del mondo conosce un particolare rigoglio.
A parte l'aspetto diciamo lavorativo, la mia casa calabrisella in primavera è una specie di paradiso, immersa nel verde, avvolta dal profumo dei fiori e dal cielo esageratamente azzurro, abbracciata dai monti nitidi e dal volo delle farfalle che risplendono al sole. Una cosa che poi tu ringrazi Dio, non puoi farne a meno.
Oggi sono andata a correre, per prendere nei polmoni allargati tutto il profumo di questa meraviglia.
Ad un certo punto mi fermo all'ombra di un albero, per fare qualche flessione. Mentre mi stiravo le gambe, sento il motore di una macchina che rallenta e mi si ferma accanto. Io mi rialzo. Dentro la macchina c'era un uomo, con lo sguardo ingrifato, il quale abbassa il vetro del finestrino e mi chiede: - Quanto? -
Nei decimi di secondi seguiti a quella domanda, davanti alla mia mente sono passate rapide le graduatorie esaurite, i PON per cui non hai abbastanza punteggio, tutti i le faremo sapere e non possiamo assumere personale, ho pensato anche alla quantità di alberi tagliati per ricavare la carta sulla quale ho stampato tutti i curriculum che ho inviato.
Ho detto all'uomo ingrifato: - Prego? -
A quel punto quello deve aver capito l'equivoco in cui era incorso. E replica timidamente: - Ma tu stai facendo una passeggiata?-
Io stavo ancora pensando a tutti quelli che non vogliono pagarti per fare quello che hai imparato a fare, e a chi invece i soldi li guadagna facendo qualcosa che beh, insomma, una la sa fare di suo senza troppi sforzi. Ho risposto: - Di certo non sto lavorando -
- Ma non fai questo lavoro? - insiste quell'imbecille dentro la macchina.
Io sono stata cordiale, e ho ribadito che no, non faccio questo lavoro. Non ancora, almeno.
Poi quello se n'è andato. Io ho ripreso a correre.
Che quando corro riesco a non pensare, volo lontano da tutto quanto mi appesantisce. Ma un pensiero non mi ha abbandonata, correva più veloce di me: davvero un uomo non sa capire che una con tuta e scarpe da ginnastica non è una prostituta?

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