venerdì 31 maggio 2013

Ma sei, sei, come la neve sei

Una come me, che aspetta con ansia e trepidazione le vacanze estive per riempire le ore di mare e libri, letti al mare, ora che la scuola finisce e fa freddo esattamente come in inverno, che cazzo farà tutto il giorno?

giovedì 30 maggio 2013

L'uomo che cammina sui pezzi di vetro

Negli ultimi giorni i pensieri superflui mi sono stati scomodi.
Hanno causato discussioni e considerazioni che probabilmente io faccio fatica a gestire ma che non sono nelle intenzioni di questo spazio. 
Che io immagino come un bicchiere di vino per accompagnare leggerezze.
Non voglio che abbia questo peso.

mercoledì 29 maggio 2013

Non ebbi dubbi mai

Poi ne parli in classe con i tuoi alunni. Non tanto per educare, quanto forse più per sentire il loro punto di vista. I loro pensieri. Le paure e le speranze. E senti che questo mondo può davvero cambiare.

lunedì 27 maggio 2013

Donna come l'acqua di mare

Donne che amano troppo.
Donne che corrono coi lupi.
Dovrebbero essere letture obbligatorie.

Femmena, tu si na mala femmena

A tutte le donne.
A tutte le donne calabresi.
Non sentitevi insultate se una donna, fosse anche una sola, denuncia di aver subito trattamenti discriminanti e in qualche modo violenti solo per il fatto di essere donna.
Oggi c'è una di noi che è stata uccisa dal ragazzo che, anche solo per un giorno, ha creduto di amare. E c'è una donna che ha lasciato la sua terra perché ha subito discriminazioni di genere. Questo non vuol dire che le vostre storie non siano bellissime e sane, se ve ne sentite escluse. Siete fortunate. Ma il problema c'è. Se anche solo due persone lo denunciano, il problema deve diventare di tutti perché lo si risolva.
Il problema della violenza sulle donne in quanto donne c'è.
C'è da secoli. Ed è penetrato negli strati più profondi del nostro essere donne. Tanto che, forse, facciamo fatica a vederlo. 
Ma, vi chiedo, fermatevi a pensare. Nel profondo. So perfettamente, non avete idea di quanto bene lo so, che toccare le ferite profonde è molto doloroso. E crea una reazione di negazione e fuga. Ma, per un momento, trattenete il respiro. E pensate.
Pensate a tutte le volte che, tornando dal lavoro, stanche come stanco è il vostro uomo al ritorno da lavoro, gli avete detto o anche solo pensato: riposa, ci penso io.
Una volta è amore, se la volta dopo lo farà lui. Altrimenti è obbedire a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Pensate a tutte le volte che leggiamo di donne uccise dai loro uomini. Se anche solo una volta abbiamo sentito una sottile e remota voce ripetere: lei chissà cosa aveva fatto. Se l'abbiamo sentita, obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Pensate a quando fate l'amore. A quante volte raggiungete l'orgasmo e con quanta facilità riuscite a chiedere al vostro partner ciò che desiderate. Se non ci riusciamo con facilità, obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Pensate a cosa avete provato nel leggere questa mia considerazione. Io, scrivendola, mi sono sentita una donna dai costumi lascivi. Se lo stesso, pur generoso e ammiccante giudizio, è venuto in mente a voi,  obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse. 
Pensate alle parole. L'uomo che corteggia più donne è un dongiovanni. La donna, se anche solo ad un certo punto decide di lasciare il proprio uomo per un altro, è una troia. O zoccola, o puttana. Numerose sfumature di una parola che non è certo lusinghiera e seducente come il corrispettivo maschile. Se non ci viene in mente nessuna parola che sia la versione maschile di troia, puttana o zoccola, obbediamo a un archetipo che ci vuole sottomesse.
Hanno deciso che la donna, discendente di Eva, porta con sé il peccato del mondo. Hanno deciso che all'uomo spetta la gloria, mentre alla donna il calore del focolare. Hanno deciso che il corpo della donna è funzionale alla procreazione. Questo ci portiamo dentro.
Per quanto emancipate, libere, progredite, colte e combattive possiamo essere.
Certo, ognuna a suo modo. Con la diversità delle storie di ognuna. Con la specificità geografica che, a mio parere, è anche significativa. Ma non possiamo negare di discendere da questi archetipi.
E se anche una sola di noi è vittima di un trattamento di violenza che ci ha accomunato, non dovremmo reagire con aggressività. La nostra dignità non la affermiamo demonizzando la donna che chiede aiuto perché si sente debole. Se anche lei, chiedendo aiuto, si accomuna a noi, tendiamole il nostro abbraccio. Questa volta si, materno. Perché il grembo accogliente, caldo e protettivo, noi l'abbiamo.
E allora, accogliamo, riscaldiamo e proteggiamo questa sofferenza. Delle nostre antenate. Delle nostre contemporanee. Di quella parte di noi stesse che, forse, un pochino, di questo soffre ancora. Siamo madri della bellezza dell'essere donne. Difendiamola. Insegnamola ai nostri uomini. Che ci amano.
I nostri padri, i nostri mariti, i nostri giovani fidanzati, i nostri fratelli, ci amano. Ma spesso non sanno fare altrimenti. Insegnamoglielo noi. Con dolcezza, femminilità, senza voler essere come loro. E senza sentirci accusate, infastidite, aggredite da chi dice che le donne sono sottomesse. Dobbiamo imparare nuovi ruoli, perché abbiamo la fortuna di non vivere più, noi donne calabresi, per esempio, in un posto che ci tiene chiuse in casa e zitte a impastare il pane. Però ne abbiamo di ferite da curare. Di strada da fare. Di muri da abbattere ancora. Non possiamo negarlo.
Secondo me, possiamo farlo solo se saremo donne. Profondamente. Con la delicatezza che solo noi sappiamo avere. Con la forza che solo noi possiamo generare. Secondo me possiamo farlo solo se davanti a chi denuncia un problema non ci sentiamo inquirenti, ma grembo. Accogliente. Protettivo. Forte. 
Finché una sola donna, in qualsiasi parte del mondo, sarà uccisa perché donna, il problema non è altrove. Ma mio. Tuo, forse. Nostro, magari. Mio sicuramente. 
Francesca

C'è chi parte oggi per tornare crai, chi è partito ieri per non tornare mai

http://27esimaora.corriere.it/articolo/sono-nata-nella-terra-dove-e-stata-uccisa-fabiana-io-sono-scappata-lei-non-ce-riuscita/

domenica 26 maggio 2013

Canto e discanto

Rifiutare qualsiasi tipo di comunicazione è codardia.

sabato 25 maggio 2013

Il nome mio nessun saprà

Da quando insegno, sono diventata intollerante alla presenza di bambini fuori da scuola. 
E' come portarsi il lavoro, che ne so, in pizzeria o in spiaggia. 
E' stato quindi con malcelato fastidio che, qualche giorno fa, ho accettato il tavolo propostoci dal nostro ristoratore savonese preferito, tavolo accanto al quale era seduta un'allegra famigliola così composta: uomo di colore bourdeaux, donna con i sandali, bimba maggiore femmina, bimbo minore maschio su un monopattino che vagava per la sala. Per calmare le sue intemperanze, la mamma lo chiama: Kevin, vieni a sederti e non fare baccano.
Kevin. Unito al colorito dell'uomo che era con loro, l'esoticità del nome ha destato in me la curiosità sulle origini dei nostri vicini di desco. Forse turisti del nosrd Europa, il cui capofamiglia abituato ad altre latitudini ha preso fuoco appena visto due raggi di sole?
Poi no. Erano italiani. Decisamente.
La bimbetta continuava a chiamare il fratello. Ho concluso la mia indagine conoscitiva sentenziando a Paolo:
- Anche la sorellina lo chiama Kevin.
Ora, io ho i pensieri spesso sconnessi con le parole e coi gesti. Ma non credo di essere una demente. E' solo che penso a così tante cose insieme, che quando proferisco parola può capitare che non somigli più a quello cui sto pensando; ma anche che non somigli a nulla di coerente o logico. 
Il mio uomo ride. Mi piace credere che rida con me e non di me. Tuttavia, cos'altro poteva rispondermi se non:
- Se si chiama Kevin, come vuoi che lo chiami?

Ma nelle notti di maggio non può bastare

Nessun pensiero, né superfluo né opportuno, sulle condizioni metereologiche e climatiche di questi giorni. Che abbiamo passato il pomeriggio a camminare sulla spiaggia.
Con due maglioni di lana, il giubbotto invernale, e gli scarponi invece che con il bikini, come ci saremmo aspettati; ma non vorremmo andare poi così tanto per il sottile?

Nel blu dipinto di blu

Oggi ho visto una signora, abbastanza grassa e tendenzialmente mascolina, coi capelli azzurri. Dopo poco, una ragazza vestita tutta di nero, che ce li aveva fucsia. Infine, una più giovane delle precedenti, con la chioma lunga e i il ciuffo tagliato a spazzola, viola.
Io non lo so chi ha inventato la moda dei capelli color evidenziatore, ma credo che l'effetto faccia abbastanza cagare.
Poi, per carità, opinione personale. 

Perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza

Quando inizi una convivenza, guardi con curiosità le abitudini del tuo compagno. Le piccole abitudini, gesti quotidiani che tu hai sempre compiuto secondo modi e ritmi tuoi, sui quali probabilmente non ti eri mai fermato a riflettere prima di osservarli compiuti diversamente. 
Come ad esempio lavarsi i denti.
Io, che pure ho la tendenza a fondermi il cervello con le speculazioni più diverse, non avevo mai riflettuto sulle possibili posizioni che un essere umano può adottare per lavarsi i denti. Personalmente, mi piego a novanta gradi sul lavandino: l'operazione mi costringe a spargere notevoli quantità d'acqua intorno a me, sicché per evitare che la pulizia dei denti si trasformi in una totale pulizia della persona, mi protendo in avanti. 
Paolo, invece, si lava i denti restando perfettamente perpendicolare al pavimento. 
Una delle prime mattine in cui abbiamo iniziato a svegliarci regolarmente insieme, incuriosita da questo suo modo, oltre che pacificamente ancora addormentata seppure fuori dal letto, gli ho chiesto: 
- Ma ti lavi i denti in piedi?
E lui, senza pensarci: 
- Perché, tu ti siedi?
Viviamo insieme da quasi due anni. Ma ogni volta che ci troviamo contemporaneamente in bagno al momento di lavare i denti, ripetiamo questo mantra. E ogni volta, dopo, ridiamo. 
Sono queste cose che fanno funzionare bene i rapporti. 

domenica 19 maggio 2013

La canzone mononota

Il libro sullo yoga trovato in aeroporto è noiso.
Se ho desiderio di leggere, preferisco leggere altro.
Se ho desiderio di yoga, stendo il tappetino e pratico un po' di asana.  
Un misto poco appagante. Forse in aeroporto non l'avevano dimenticato, ma magari proprio intenzionalmente abbandonato. Magari farò lo stesso.
Che poi i libri restano comunque magici.

Attenzione, nessuno si senta escluso

Frasi che ho sentito da persone intorno a me durante l'intervento di Roberto Saviano al Salone del libro:
1. Io non sono entrata nello stand Feltrinelli: c'era Saviano ed era pieno di gente
2. E' ridicolo con questa scorta
3. Falcone e Borsellino mica avevano la scorta
4. Andiamo via, che se decidono di sparargli adesso rischiamo di andarci in mezzo noi

mercoledì 15 maggio 2013

Un treno per l'America senza fermate

Io credo che i libri sono magici. Che parlino fra loro e con noi. Credo che non è il lettore a scegliere il libro ma il libro a scegliere il lettore perché ha qualcosa da dirgli proprio in quel preciso momento. E adesso ne ho le prove.
Perché mentre ero in aeroporto in attesa del cambio, con un po' di tempo vuoto davanti che passavo ad osservare visi e immaginare strade, su una sedia poco lontano da me l'ho visto. Abbandonato. Con la copertina rivolta verso il basso. Un libro.
Un libro che ho deciso dovessere essere mio prima ancora di aver visto cosa fosse. Avrei preso anche le ricette di Benedetta Parodi. Ma essendo i libri magici, mi sono avvicinata con la sacra convinzione che quel libro fosse lì solo per me.
Lo sollevo. Lo giro lentamente fra le mani. 
L'amore, il sesso e lo yoga. 
Dalle recensioni pare sia abbastanza banale; ma cosa importa. Trovare un libro che parla di yoga ha unito due delle mie più profonde passioni in un attimo solo, di pura casualità o di destino segnato. Chissa.
Inizio a leggerlo. 
Questa mattina, poi, i miei ragazzi dovevano fare il compito in classe. Tre ore di tema. A meno che non abbia altre verifiche da correggere, cosa che oggi non accadeva, porto con me un libro quando loro hanno da scrivere. Sinceramente il dubbio sull'opportunità di portare in classe un libro con la parola SESSO bella grande in copertina mi è venuto; ma poi mi son detta che, ahimé, agli alunni non è mai importato molto delle mie letture. Almeno non dei libri che ho portato loro in classe. Leggere lasciando con finta indifferenza la copertina posata sul tavolo non sarebbe stato difficile. Sicché loro scrivevano i temi e io leggevo le mie pagine. 
Quando si alza incuriosita la voce: Cosa legge, prof?
Non lo so se il mio volto immerso nelle yogiche letture li ha interessarti, o cosa. Spero vivamente nella prima ipotesi.
Un romanzo che parla di yoga, ho risposto. 
Chissà, magari il libro magico ne appassionerà almeno qualcuno alla lettura o alla pratica dell'ashtanga. Voglio sperare. L'ipotesi che siano stati incuriositi dalla loro prof che legge libri pornografici, non voglio neanche prenderla in considerazione.

Soffre un po' di tenerezza e parla con se stesso

Non opporsi al flusso della vita. Fidarsi degli eventi e delle persone che si amano. Per essere felici nell'essenza. Ma io vorrei che le cose restassero così come sono. Quindi sono felice ma non saggia. MI oppongo al cambiamento.

lunedì 13 maggio 2013

Noi cerchiamo la bellezza ovunque

Fine. ZeroZeroZero si legge col fiato corto. Ma non è un libro cattivo. Uno pensa che parlando di narcotraffico sia qualcosa che mette paura. Invece no. Scrittura sempre elegante, precisa, svelta ma non veloce, semplice ma non banale. È un libro che ti insegna il mondo. Guadagni un'altra prospettiva.
Io, per esempio, adesso so che le navi cargo che sfilano, belle e lucenti alla sera, nella baia davanti alla mia finestra, dirette al porto di Vado potrebbero essere cariche di quintali di coca. So, ancora, che delle mafie italiane è la calabrese ad avere potere maggiore nel narcotraffico. So, in fine, che i soldi ricavati dalla vendita capillare della polvere bianca, essendo soldi in contanti, perché secondo la buona tradizione della mafia italiana questi traffici si fanno esclusivamente coi contanti, quei soldi, dicevo, hanno salvato numerose banche da quando è iniziata la crisi del 2008. 
ZeroZeroZero è un libro che ti dice la bellezza del mondo perché te la svela nella sua vera essenza. Ho guardato nell'abisso e sono diventato un mostro, dice. A me ha regalato tanta bellezza. Che non è quella del Vissero felici e contenti. La bellezza delle parole che dicono la verità.

venerdì 10 maggio 2013

Vai vai vai, non fermarti mai

Sarebbe così controproducente se gli impiegati statali, invece di essere tutti concentrati nella protezione dei ministri, fossero meglio distribuiti per esempio nelle scuole? 
No, perché credo che per spingere il carrello della Finocchiaro all'Ikea due persone basterebbero, mentre in una scuola a due piani due collaboratori scolastici sono pochino. Poi succede che i ragazzini vomitano, o che ti ritrovi l'auila invasa dalle formiche, e nessuno può venire ad aiutarti. Il mio istinto sarebbe stato quello di prendere una scopa e uno straccio, ma poi ho pensato che rischiavo di creare il precedente. 
Se si sparge voce che gli insegnanti riescono anche a pulire le aule nelle 18 ore, chissà a quale gloriosa riforma dell'ordinamento scolastico potrebbero sottoporci.

giovedì 9 maggio 2013

E ogni volta è un colpo secco all'anima

Adesso che sono grande ho messo la testa a posto. E ho smesso di perdere la testa per ogni musicista che incontro. L'altro giorno, però, c'era il ricevimento genitori. Che è roba da mamme, per lo più. Sicché, se entra un papà, salta subito all'occhio. Questo arriva, e io ho subito pensato: perbacco (se non fossi stata sul posto di lavoro avrei pensato: chi minchia è questo figo?). Quando il suddetto papà si avvicina alla mia postazione di ricevimento, mi sono ringalluzzita. Tuttavia. 
Parlando del suo figliolo, il tizio mi butta lì informazioni sul cosiddetto "contesto familiare". A questo servono, i ricevimenti; indaghi sui genitori per capire meglio i figlioli. Bene, parlando del suo contesto familiare viene fuori che egli suona. Ho dovuto trattenermi dall'assumere la vecchia espressione di gatta morta per dire: ma che meraviglia, cosa suona? 

Guido piano e ho qualcosa dentro al cuore

Per l'automobilista che eccede troppo in velocità, il codice della strada prevede sanzioni fino al ritiro della patente. E siamo d'accordo. L'eccesso di velocità è un rischio.
Ma perché non pensiamo di togliere la patente anche a chi guida troppo piano? Che sono non solo un rischio, pensiamoci, ma anche una gran bella rottura di palle.

martedì 7 maggio 2013

I che stress

Fermo restando che il deodorante, se lo si vuole usare, si dovrebbe applicare solo dopo essersi accuratamente lavati, mi chiedo quale sia la costituzione chimica di un deodorante da stress. Perché, dice, il sudore da stress si combatte solo con quel deodorante lì. Come tipico esempio di stress, la pubblicità ci mostra una donna che serve in tavola (in barba a tutti gli stereotipi di questi spot con le donnine o troie o cameriere) un piatto e questo piatto prende fuoco. Chi non si è trovato vittima del famoso sudore da stress in simili circostanze?
Io lo dico, ora che si va incontro alla bella stagione. Fatevi una doccia al mattino prima di uscire. Se riuscite anche ad indossare abiti pulii, dopo, credo che il deodorante da stress non vi sarà proprio indospensabile

Bum bum batte il cuore bum bum

Io sono un'insegnante di lettere, e come tale posso anche permettermi di giocherellare un po' coi ragazzi tanto comunque loro mi rispettano. Nel senso, se mi alzo a chiedere il silenzio, loro si mettono zitti. 
Oggi, tuttavia, c'è stato un momento in cui ho dubitato di riuscire a gestire l'ordine nella mia classe. E' stato quando, per raccontare il personaggio di un libro che soffre della sindrome di Aspergen, per spiegare la difficoltà di quel personaggio a gestire le emozioni, ho avuto l'infausta idea di adoperare l'esempio di uno che è andato a vedere la partita di domenica ed è contento perché la Juve ha vinto lo scudetto. Mai addentrarsi in labirinti di cui non si conosce ogni recondito anfratto. Sono impazziti. Hanno preso a urlarsi contro, e sentivo ripetere 29, no 31, ma quale 31.  Ho dovuto minacciarli di non ricordo neppure più cosa per riuscire a calmarli. 
Ma gli italiani, si incazzano solo più per il calcio?

lunedì 6 maggio 2013

Perché perché una volta non ci porti pure me

Io di calcio non ci capisco molto. Per esempio non mi è affatto chiaro in che modo 29 e 31 possano coincidere.

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