domenica 31 ottobre 2010

Almeno tu nell'universo

- E' veramente gentile, e premuroso -
- Che meraviglia -
- Eh già, quasi non sembra vero... -
- Ecco, è questo il guaio! Che in giro ci sono talmente tanti stronzi, e tu finisci col ritenere incredibili piccoli gesti e gentilezze che dovrebbero invece essere naturali -
- E' vero -
- Gli uomini galanti sono diventati introvabili, come le pecore nere -
- Diciamo come pecore bianche, va' -
- Diciamolo pure! -
- E non dovrebbe essere così -
- No che non dovrebbe. Ma... sai che ti dico? -
- ... -
- L'importante è che le troviamo noi, le pecore bianche! -

Perché essere felici per una vita intera sarebbe quasi insopportabile

La felicità non ha bisogno di parole.E non si esterna in grandi gesti. E' semplice e naturale, come un corso d'acqua che scivola verso il mare, un fiore che sboccia a primavera, una foglia trasportata dal vento. La felicità è piccola come il caffé in una tazzina, e forte come la pietra delle montagne.

Giulia si sposa, ma che sorpresa, si farà le foto in chiesa

I matrimoni, si sa che mi annoiano. Anche quando l'affetto che mi lega agli sposi novelli è forte più del tempo - che ai matrimoni degli altri, del resto, non ci penso minimamente ad andare. Mi annoia restare seduta per ore a mangiare, impacchettata in abiti semitrasparenti che al secondo antipasto inizi già a fuoriuscire da ogni lato. E non ci provare ad alzarti per fare due passi, che con quei tacchi dove vuoi andare.
Io però adesso ve lo dico. Gli abiti da sposa a me mi fanno venire in mente il carnevale. Personalmente, li trovo ridicoli. Ok, l'ho detto.

Stai preparandoti un caffé con gli occhi chiusi

Per me l'inverno inizia col cambio dell'ora. Quando alle quattro si sono già spenti i raggi del sole, e ti sorseggi il tuo thé fumante. Per me l'inverno inizia quando sai che la prossima sveglia che suonerà, ti alzerai dal letto col buio. Per me l'inverno è iniziato oggi.

sabato 30 ottobre 2010

Scivola e vai via

Nella vita ti può capitare di scivolare sulla buccia di banana. Anche quando non c'è.

venerdì 29 ottobre 2010

Sapore di sale

"Un vigile si assenta dal lavoro per malattia e va a fare il bagnino, ma mette le foto su facebook e viene scoperto".
Cioé, non è che uno poi ci si deve inventare le barzellette.

Su questa poltroncina a forma di fiore

Io sono una professoressa che non sono una professoressa. Nel senso che faccio serie difficoltà a entrare in questo ruolo. Per esempio, non mi siedo mai alla cattedra. Sopra, semmai. Mi piace osservare tutti i visetti delle bestiole che ho davanti, ma soprattutto è l'idea di ergermi a maestro che mi mette in difficoltà. L'altro giorno porto un gruppo di discenti nella stanzetta del sostegno, per un recupero di non so cosa. Quelli, che sono furbi, si saranno detti che se io mi siedo poco nell'aula, figuriamoci nella stanzetta. E allora una delle pulzelle punta diritta l'unica poltrona presente nella stanza. Che le altre sedie erano tutte sedioline piccole da banchetto di scuola.
Ora però, io sono una professoressa che non sono una professoressa ma solo se e quando lo decido io. Come il mago, per intenderci.
Ecco perché questa presa di potere da parte della fanciullina mi è garbata poco. E le ho detto di lasciarmi la poltrona. Alle repliche insistite di lei - e dai professorè, le 'n se siede mai - l'ho guardata con occhi di lince, e ho proferito la seguente domanda: ma tu lo sai quanti anni ho studiato io per sedermi su quella sedia?
In verità non lo sapevo neanche io. Mentre lei si guardava intorno smarrita, io mi sono fatta due conti. A partire dalle elementari, compresa la specializzazione.
Venti. Le ho detto, senza aspettare la sua risposta.
Lei mi ha guardata in silenzio, e si è alzata. Non ci giurerei, ma mi è sembrato avesse un'espressione schifata. O di commiserazione. Ma forse entrambe le cose.

giovedì 28 ottobre 2010

La linea sottile fra baciare e mangiare

Io sono d'accordo con chi sostiene l'esistenza di un legame fra il modo in cui la gente mangia e quello che ha di fare l'amore. Pensateci.
Gli schizzinosi a tavola sono quelli - beati loro - che stanno più avanti nel processo di sublimazione degli istinti, diciamo così. Siete mai stati a letto con qualcuno che è un piacere veder mangiare? Quelli che sorridono mentre viene servito un piatto, che iniziano ad assaporare già i profumi, che sono curiosi di assaggiare sapori nuovi e non ti diranno mai, in linea generica e preventiva: io non mangio questo, o quello, o peggio né questo né quello. Se siete stati a letto con una di queste persone, sapete cosa intendo.
Saper godere del mondo fuori. Credo che i buongustai e gli amatori siano accomunati dallo stesso atteggiamento di passione verso le cose.
Ora vado a mangiare i ravioli di carciofi ai quattro formaggi, che viene un profumo.....

mercoledì 27 ottobre 2010

Mentre dormi

Io se c'è una cosa che mi annienta, togliendomi entusiasmo e forza per tutto il giorno, è quando mi devo alzare presto al mattino e - per qualche ragione che ignoro ma che suppongo legata allo stress - mi sveglio prima del suono esecrando dell'aggeggio infernale. Che poi, quando quella maledetta inizia a suonare, il cervello è già attivo da un pezzo. Ma gli occhi non c'è verso che si aprano. Sono cose brutte.

Sarà che un giorno si presenta l'inverno e ti piega i ginocchi

Il sole mette di buon umore. Anche se fa tre gradi. Meglio tre gradi col sole, che quindici sotto la pioggia.

martedì 26 ottobre 2010

Credo che ci voglia un Dio e anche un bar

Quando ero bambina e andavo al catechismo per la prima comunione, un prete tanto bravo disse qualcosa che ricordo ancora con tenerezza e totale condivisione. Sulla preghiera, sull'importanza della preghiera, paragonò Dio alla nostra mamma. Pregare è come rivolgersi a lei.
- Voi cosa dite alla vostra mamma? Le poesie che imparate a scuola? Non vi rivolgete piuttosto a lei con parole semplici, spontanee, anche col silenzio in alcuni momenti? -
A me il paragone è rimasto nel cuore. La bellezza della spontaneità. Sarà forse per questo che venire a conoscenza dell'esistenza di un simile oggetto mi ha disturbato non poco.
Come registrare un messaggio in segreteria. Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.
E alla sera, invece di telefonarle, spedire questo nastro registrato.
Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.
Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.
Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.

Se il cielo è vuoto o il cielo è pieno, lui dice che ci guarderà da solo

Ero seduta in treno, abbastanza concentrata sul mio libro, quando arriva questa vecchina bassa, con i capelli corti bianchissimi, un ciondolo d'oro con l'immagine della Madonna incisa, che spiccava sulla maglia di lana rasa nera. Trascinava una piccola valigia con le rotelline, anch'essa nera. E aveva le mani occupate da una busta di plastica bianca, più un'altra borsa, sicché i suoi movimenti ne risultavano impacciati. Si siede nella poltrona di fronte alla mia, spingendo violentemente il trolley che viene ad incastrarsi fra la mia poltrona e le mie gambe.
- No, scusi signorina. Non voglio disturbarla -
Che è come esordire una telefonata alle otto del mattino con: stavi dormendo?
Mi hai colpito gli stinchi con la tua valigia, che se davvero non volevi disturbare la lasciavi verso il corridoio, o la sollevavi nella cappelliera, o te la mettevi contro le tue di gambe. Ma hai scelto di schiantarla contro di me, e mi riesce difficile credere che proprio non volevi distrubarmi. Ad aggravare la sensazione di fastidio, c'è che mi hai interrotto la lettura.
- Si figuri, signora - dico, che gli anziani vanno rispettati. Ma fondamentalmente avrei voluto rispondere: adesso cerca di stare zitta e ferma, e vedi di limitare il disturbo che - se proprio lo vuoi sapere - già mi hai dato.
Continuo a tenere gli occhi bassi sulle pagine, per scongiurare ulteriori tentativi di conversazione da treno. E dalle righe del romanzo, lo sguardo mi cade sulla valigia nera contundente, che stava proprio lì, attaccata alle mie ginocchia. Faceva bella mostra di sé un adesivo, con su scritto: UNITALSI, Presidenza Nazionale.
Va detto che il treno sul quale avveniva tutta questa scena era diretto a Roma Termini. E a Roma ci sono gli incontri nazionali di qualsiasi associazione esista sulla terra, dagli Amici della mosca ballerina fino all'Associazione contro l'estinzione del politico onesto, dalle Sorelle Umili di Santa Ippazia da Montevergine alla Confraternita delle Monache che cantano nei cori gospel con Whoopi Goldberg. Praticamente tutti si recano, almeno una volta all'anno, a fare un'assemblea nazionale a Roma.
La signora sul mio treno, evidentemente, viaggiava per questo scopo. E si dichiarava, con l'ostentazione che solo alcuni cattolici sanno avere, membro di un'associazione di volontariato che fa assistenza ai malati. Che è una realtà bellissima, con la quale ho avuto anche dei contatti diretti. Gente che dedica tempo, cuore ed energia ai malati. Persone che godono di tutta la mia ammirazione. Sebbene, si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco. E laddove ci sono dieci uomini di buona volontà, ce ne saranno almeno due che la volontà ce l'hanno un poco meno virtuosa. Diciamo.
A me questi personaggi che partono per compiere grandi gesta e poi sul treno non sanno essere gentili, tanto per fare un esempio, mi richiamano alla mente la parabola del Buon Samaritano. Dove si racconta di quel tizio che gli capita una sciagura per strada, e tutti i religiosi che andavano alle funzioni sacre passano accanto allo sventurato e non se lo filano di striscio, perché hanno premura di adempiere all'obbligo del loro culto. Ma io sono una che giudica, Dio mi perdoni.
Siccome ero in vena di parabole, e il treno diretto a Roma Termini fa anche fermata a Roma San Pietro, ecco che sale una suora. Tanto carina, la verità. Doveva essere tipo indiana dalle fattezze, indossava un abito interamente bianco, una di quelle religiose la cui presenza infonde serenità. La suorina tutta carina chiede alla volontaria degli ammalati se la poltrona accanto alla sua fosse libera.
- Ma io non la posso spostare la valigia - risponde stizzita l'anziana donna di carità. E che ci sarà dentro, il Papa? - No, perché poi come faccio a tirarla giù quando devo scendere? -
- Ma posso aiutarla io - suggerisce con disponibilità la suora.
- Ma guardi che nel treno ci sono un sacco di altri posti vuoti - sentenzia la nonna, mentre tutti ci interrogavamo sulle sue doti di chiaroveggenza.
- Vengo da un altro vagone - insiste la religiosa - ed era tutto occupato. Testimonianza diretta contro supposizione.
- Ma lei è giovane, può stare anche in piedi - è stata l'ultima sentenza della proprietaria del trolley più prezioso nella storia del volontariato mondiale. La quale si è poi chiusa in un immobilismo da statua greca, imperterrita, con le mani abbarbicate alla valigia. Per scoraggiare chiunque avesse voluto sollevargliela sulla cappelliera e fare accomodare la piccola suora.
Naturalmente dai sedili accanto ai nostri, una signora si è alzata e ha ceduto il posto alla suora. Il movimento è stato accompagnato da considerazioni sui biglietti pagati che non comprendono il posto per i bagagli, sulla disfunzione delle ferrovie dello stato, sul governo - questa non l'ho sentita direttamente, ma ci sarà stato qualcuno che avrà detto qualcosa sul governo -
Io, che sono sempre quella che giudica, mi sono interrogata sull'identità della terza signora che ha proseguito il viaggio in piedi per fare sedere la suora. La vecchina era certamente una volontaria che fa assistenza ai malati, della quale è verisimile affermare che si stesse dirigendo ad un'assemblea con tutti gli altri volontari, e magari sarebbero stati ricevuti dal Santo Padre. La tizia che ha viaggiato in piedi non ha affermato nulla di sé, non si è resa visibile né riconoscibile; semplicemente, con dignità, ha compiuto un atto di giustizia.
Ho chiuso il mio libro, non avevo più voglia di continuare la lettura.
Anche perché la vecchina ha iniziato a chiedermi quante fermate mancassero alla sua. Indovinate dove doveva scendere?

Ai banchi del mercato donne, pezzi di stoffa svelta e colorata

Il fatto è che io appartengo a una generazione di uomini patologicamente scettici rispetto alla possibilità che una gran figa li corteggi. Sono un uomo-outlet.
E gli outlet, in quanto rientrano nel campionario della stagione passata, vivono male il rapporto con l'attualità. Si sentono scaduti, scelti per ripiego. Se qualcuno ci vuole, è perché siamo in saldo. Per cui è ovvio che non ci permettiamo neanche di pensare che a una donna come Alessandra Persano, che è una donna-Prada, possa mai venire in mente di venire a spendere qua.

Diego De Silva, Non avevo capito niente

Alzati, Giuseppe!

Ci si abitua a tutto nella vita. Se riesci a uscire dal letto alle 6.30 del lunedì mattina, e ti viene pure da sorridere. Allora puoi abituarti a tutto.

O giorni o mesi che andate sempre via

L'ufficio rimane aperto ogni pomeriggio, tranne il mercoledì mattina.
E va bene che io sono intelligente, e lo capisco cosa vuoi dire. Ma tu devi essere parecchio idiota per dare informazioni professionali in codesto modo. Ohibò.

Qui nel reparto intoccabili

Prof: - Dovete studiare, non per avere dei buoni voti ma per il vostro futuro -
Alunni: - ... -
Prof: - Dovete studiare per crearvi un vostro posto nel mondo -
Studentessa: - Prof, ma com'è che al figlio de' Bossi gl'hanno dato un lavoro che guadagna tutti quei soldi? e lui mica c'annava bene a scola -
Si accettano suggerimenti su qualcosa di educativo da risponedere in simili frangenti.

mercoledì 20 ottobre 2010

Poi firmi con la tua penna d'oro

Il buon vecchio copia/incolla è una pratica ancora diffusa e sempre molto cara, fra gli insegnanti. Solo, mi chiedo: non siamo un tantino incoerenti quando proibiamo ai nostri pischelli di copiare dai libri? Davvero mi sfugge perché noi si e loro no.Tuttal'più che noi dovremmo saperlo fare. Scrivere senza copiare, dico.

Ogni volta quando

E' vero che mi annoio. Mi stanco. E ho bisogno di nuovi stimoli. Può essere vero che dopo tre anni vivere in uno stesso luogo inizi a starmi stretto. Sono fatta così.
Ma non sono così in tutte le situazioni della mia vita.
E ci sono luoghi e momenti in cui mi piace, fermarmi.

Ti vesti svogliatamente non metti mai niente che possa attirare attenzione

Da qualche parte avevo letto che traslocare genera uno stress molto alto, assimilato ad eventi sconvolgenti come il parto o una vedovanza. Mi aveva colpito questo paragone da psicologia spicciola, perché di traslochi ne ho fatti molti. E certo, non è facile. Ma non credo che se mi morisse il marito mi sentirei come quando cambio casa. Però, è un cambiamento forte. Non solo fuori. Perché, per esempio, non puoi mai portare con te tutto quello che avevi nella abitazione precedente; e allora devi scegliere. Ora, si sa, gli oggetti hanno un valore affettivo e simbolico. Quello che l'anno prima era per me indispensabile, a guardarlo davanti a scatoloni da riempire diventa così naturalmente superfluo, che vedi la tua vita cambiare, mentre avvolgi di carta da imballaggio quanto invece decidi di portare con te. Perché di alcuni altri oggetti non puoi proprio fare a meno. Non ancora.
Io in ogni trasloco lascio indietro delle scarpe. Soprattutto perché adoro comperarle, e quale scusa migliore del: non ne ho? (sottinteso qui con me, ma non sottilizziamo).
Le scarpe che lascio indietro sono sempre scarpe col tacco alto. Che mi piacciono, si. E ci sono momenti in cui ho voglia di salire su dei fascinosi trampoli. Ma quando c'è da scegliere, da cambiare, da partire, io indosso sempre scarpe basse. E non è che non mi piaccia essere notata.Che ho comperato anche stivali rossi, nella mia vita.
Il punto è che la strada va percorsa tutta, senza esitazioni. Con i piedi ben saldati sulla terra.

Ho un lavoro qui vicino

Io credo fortemente che essere mancini non sia condizione per cui gli alunni debbano essere rimproverati.
E credo altrettanto fortemente che I promessi sposi siano un'enorme rottura di balle.
Ma siccome sto dall'altra parte della cattedra, non posso tacere di aver visto cose che voi umani non potete immaginare. Tipo ragazzini belli e intelligenti trasformarsi in belve feroci e incontrollabili. Ma col pelo e la coda, eh. Senza sconti.

Il settimo dice non ammazzare se del Cielo vuoi essere degno

Premesso che trovo decisamente di cattivo gusto lo sperpero televisivo che l'Italia fa delle tragedie. Aggiunto il senso di rispetto che viene a mancare per la dignità umana che andrebbe conservata anche nel dolore. Detto che io, se a me capitasse che per esempio mia figlia scompare e poi ritrovano il cadavere e mio cognato dice di averla uccisa e violentata - dopo averla uccisa - io, in tal caso, non permetterei a nessun giornalista di avvicinarmi. Che l'ultima cosa della quale avrei voglia sarebbe raccontare a Bruno Vespa il modo in cui la mia vita è stata rovinata. Evinto che sono notevolmente infastidita per tutto quanto si continua a dire sulla piccola bionda vittima salentina.
Segue che vedere una specie di Crepet sul digitale, il quale analizza i moventi inconsci dei distrubi che possono aver causato il delitto, mi fa venir voglia di cambiare canale. Mentre cerco il telecomando, però, il suddetto Freud all'amatriciana profersice la seguente sentenza: è un atto di pietà nei confronti della famiglia in genere e di quanto accade nelle famiglie meridionali in particolare non approfondire ulteriormente quello che è successo in questa famiglia.
Sussulto. Inorridisco. Mi incazzo.
Senti, Gustav Jung, io credo che l'unico atto di pietà va compiuto verso quella meravigliosa ragazzina, che state uccidendo e dissacrando ogni giorno, ripetutamente. Secondo, io sono meridionale. Di conseguenza, anche la mia famiglia lo è. Ma non mi è mai successo che uno zio mi violentasse o pensasse di uccidermi, né che una cugina volesse farmi scomparire per rivalità amorose, o che una zia nascondesse trame da Shining ordite alle mie spalle.
Sono stata fortunata, lo so.
Ma se tu, illustre Rogers della tivvì, ti esprimi come hai fatto, lasci intendere che la famiglia meridionale è un vaso di Pandora traboccante di tragedie inespresse dal quale è meglio non sollevare il coperchio. E quindi sei pure razzista. Che non meno odiosi si sono resi Erica e Omar, o Anna Maria Franzoni. Allora sappi, caro Maslow, che possiamo pure discutere sulle dinamiche recondite che ledono la struttura familiare sfuggendo al controllo razionale e sfociando nell'abnorme tragedia. Ma non dobbiamo - ripeto, non dobbiamo - farlo in televisione, a ogni ora del giorno e della notte, mentre qualcuno muore.
Siamo seri, per una volta. Facciamo silenzio davanti a cose che il silenzio lo impongono. Punto.

mercoledì 13 ottobre 2010

Invisibile traccia

Il dosso artificiale serve a limitare la velocità dei veicoli lungo una strada che necessita automobili lente. Magari è una strada a intenso passaggio pedonale. In tal caso, il dosso artificiale può anche essere adoperato come passaggio pedonale, tipo che sopra al dosso ci disegni le strisce e la gente ci attraversa sopra.
Ma perché tutto questo avvenga, il dosso deve essere segnalato. Deve essere di un altro colore, per intenderci. Se è di catrame, dello stesso identico colore della strada, serve solo a sfasciarti la macchina.
Non che tu abbia bisogno dei dossi, per sfasciare la tua macchina. Mi ha fatto notare un mio affezionato lettore. Vabbè.

martedì 12 ottobre 2010

Come una musica, come domenica

Uno dei miei desideri più delicati, come dire...un sogno nel cassetto, è avere un uomo che prepara un delizioso ed elegante pranzo, mentre io scrivo.

Stringeva al petto una bambola, il regalo più ambito

Si chiede tanto, a quei ragazzetti seduti lì davanti. Che restino zitti, che siano attenti, che sappiano usare la logica e la memoria. Che capiscano le tue spiegazioni e siano capaci di argomentare le loro risposte.
Ma quei ragazzetti seduti lì davanti sono gli stessi che vengono a chiederti se le palline di lana che il maglione ha lasciato sulla camicia vanno via. Sono bambini. Ma piccoli, eh.

Amico fragile

Professoressa: - Ma voi lo sapete, si o no, che anche il numero delle assenze influisce sul profitto? -
Un sottofondo di disapprovazione segue alle sue parole.
Alunno: - Chè, fa media? -
Prof: - Fa che bisogna venire a scuola, e assentarsi solo quando necessario -
Altro alunno: - Ma se ci ammaliamo, professorè!? -
Prof: - Dovete fare attenzione anche alla vostra salute. Pensate a noi: io quante assenze faccio durante l'anno? -
In tutta risposta, un boato di rivolta e ribellione.
Alunni, sovrapponendosi: - Professorè, lei 'nnè mancata mai -
Prof, orgogliosa: - Ecco, come faccio io dovreste fare anche voi -
Alunna: - Professorè, ma lei 'nncellà mai la febbre? -
Movimenti e fruscio di dubbio, tutti gli occhi rivolti verso la salute di ferro della prof, come il faro sul protagonista, a teatro.
Alunno dal fondo: - Eppure anche i professori sono esseri umani -

lunedì 11 ottobre 2010

Da che punto guardi il mondo tutto dipende

Possono susseguirsi eventi, in poco meno di un mese, per cui Tornare diventa voce del verbo Andare in una casa che non conoscevi ma dove senti che non ti manca niente.

E' per te un sabato nel centro, le otto di mattina

Ieri era una data particolare, di quelle che si ripetono ogni cento anni e - forse proprio per questo - portano fortuna. Ieri era il dieci ottobre duemiladieci, ossia il 10/10/10.
Dell'ulteriore coincidenza numerica me ne sono accorta solo alla sera, ma ieri mattina, poiché era domenica, me ne sono restata nel letto a rotolarmi fra le lenzuola fino alle dieci. Più precisamente, alle dieci e dieci. Nel senso che quando ho preso il cellulare per guardare se il sonno domenicale fosse stato sufficiente, l'orario indicato era esattamente quel ripetersi ritmico del dieci.
Sembra che tutta questa cabala debba portarmi veramente fortuna. Tant'è che ho pure messo il piede dentro a una cacca di cane, il dieci dieci duemiladieci.

E' una semplice canzone

Mi commuovono le canzoni che quando le ascolti non riesci a dire niente, e senti tutto il cielo dentro agli occhi. Sono canzoni semplici, tenere come una carezza e pulite come un sogno. Sono canzoni così.

domenica 10 ottobre 2010

Un treno per dove esisti tu

Nei treni una cosa che non mi piace è il vicino che parla al cellulare. A voce alta. Se poi parlando a voce alta, mentre io vorrei godermi in silenzio il mondo che scorre dietro il vetro, questo vicino importuno dice pure scemenze, io mi altero.
Come questo ragazzone bruno, grassottello, che parla un po' arabo e un po' italiano con una tipa e le spiega una vantaggiosa e imperdibile promozione ferroviaria. Uno sconto se viaggia la coppia: si paga un solo biglietto.
- ... -
- Si si. Se viaggiano donna e maschio -
Ora, caro arabo che urli al telefono, mi inchino all'abilità con cui usi la mia lingua. Io non ci so parlare così velocemente e correttamente in un altro idioma. Però DONNA e MASCHIO non si dice. Si dice maschio e femmina.Oppure uomo e donna.
No, tanto per aiutarti nelle sfumature.
Anche se, a pensarci bene, in italiano forse si potrebbe anche dire così. Che di donne ce ne sono, ma di uomini... Suona male perché siamo abituati a dirlo in un altro modo. Però, donna e maschio sono i componenti della maggior parte delle coppie che si vedono in giro. Laddove lui si limita a svolgere le proprie funzioni biologiche di maschio.
Allora facciamo così, signor Trenitalia. Che l'avrà sentita anche lei la storia, tanto urlava l'arabo coniatore di nuovi binomi linguistici.
Facciamo che donna e maschio pagano un solo biglietto. Ma se salgono due che possono dimostrare di essere uomo e donna, allora li si fa viaggiare gratis. Io direi.

La maggiornaza sta

Perché si crede che la pecora nera sia un individuo al margine che disturba l'ordine costituito?
Ce n'è mica una sola, di pecora nera, in un gregge. Le avete mai viste, le pecore? Beh, le pecore nere sono una minoranza ma basterebbero a creare una rivoluzione.

Ci sono topi tutto in giro, topi tutto intorno

Poi c'è qualcuno che si sente in dovere di esprimere il proprio parere e sentenzia: ma buttiamogliela una bomba atomica in Oriente. Per limitare - fermando tutto una volta per sempre- le violenze e le morti in Afghanistan, Iran, Israele. Insomma. Ammazzarne uno per educarne cento.
Capite bene che se l'emissario di tanta sentenza è un ragazzello di terza media, io due parole ce le spenderei. Sacrificando pure la lezione.
O no?

Perché ditemi chi non si è mai innamorato di quella del primo banco

A scuola, si sa, si impara l'amore. E tu puoi provarle tutte le strade per interessarli, stimolarli, acculturarli i tuoi alunni; loro una cosa sola avranno in mente più di tutte le altre. L'amore.
Quello totale e totalizzante dei banchi di scuola. Quello che ti devi per forza innamorare di lei: la vedi ogni mattina, per mezza giornata, tutto l'anno, per più anni; o ti innamori, o lo sai che noia!
Ma ci si innamora proprio sul serio, a scuola. Tanto che io gliele vorrei insegnare un paio di cosette su questo indefinibile amor ch'a nullo amato amar perdona. Il bel ragazzino dagli occhi verdi, per esempio. Che si mormora abbia una cotta per lei, lunghi capelli neri e aria esuberante. L'ho letto scritto col pennarello sotto a un banco, come se non bastasse. E li osservo meravigliata, ancora desiderosa di sapere i palpiti del cuore. Lei deve essere attratta da qualcuno di esterno alla classe, perché rivolge troppo spesso gli occhi luminosi fuori dalla finestra, tanto che la si deve anche rimproverare. Lui, invece, mette in campo tutte le armi che un maschietto sa utilizzare. Quando a lei tocca leggere a voce alta, gli ormoni in festa di lui si spargono impazziti per tutto il suo corpo, e lo costringono a muoversi. Muoversi rumorosamente.
Si piega verso la zaino, prende le caramelle, le scarta, se ne infila una in bocca. Cosa proibitissima durante la lezione. Allora la prof interrompe la lettura a voce alta dell'amata Giulietta per ordinare all'incauto corteggiatore di buttar via la caramella. E lui si alza, padrone del mondo se gli occhi di lei si posano sui suoi movimenti veloci. Gli piace essere al centro della scena, un adolescente rossore gli colora il viso. E io sorrido intenerita dal modo buffo in cui il maschio della razza umana attua il suo corteggiamento durante l'età degli amori.
Ma lei guarderà ancora fuori dalla finestra, mio piccolo Romeo. Se la prof può darti un consiglio, non devi metterti tu al centro della scena, se vuoi conquistarla. Devi fare in modo che si senta lei la principessa di questa fiaba. Non sono necessarie grandi cose, né ora né dopo. E' importante solo che che tu riesca a pensare a lei più di quanto pensi a te stesso. Ricordatelo. Le ragazze non cercano un giullare, ma un cavaliere. Mi prese per costui piacer sì forte che come vedi ancor non m'abbandona.

mercoledì 6 ottobre 2010

Con la testa fracassata, col naso insanguinato

Adesso mandano l'esercito a Reggio Calabria. Perché si minacciano attentati ai giudici.
Questa è la mia bella terra maledetta. Da qui si può solo partire.

lunedì 4 ottobre 2010

Acqua e sale mi fai bere

Se uno dei miei studentelli, interrogato su una definizione, mi risponde ripetendo in qualche modo la definizione stessa, io gli do un'insufficienza. Cercando di fargli capire che, appunto, se ti sto chiedendo di cosa si tratta, tu devi dirmelo con parole diverse da quelle che ho usato io per chiedertelo.
Poi, sui loro libri, si legge la seguente definizione: Federalismo, corrente di pensiero che mira alla costituzione di un'assemblea di stati federali.
Posso io essere credibile quando gli dico che per spiegare qualcosa devono essere chiari e usare parole diverse dalla definizione stessa? E se mi remate contro, cari signori scrittori dei libri di testo, ditelo. Che io mi organizzo.

Basta un poco di zucchero e la pillola va giù

E' risaputo che la teoria senza la pratica a poco vale. Non c'erano dubbi sul fatto che tutte le specializzazioni all'insegnamento sarebbero state assolutamente inutili, una volta sulla cattedra. Ma quello che mi preoccupa maggiormente, a me, è l'aspetto burocratico. Diritti, doveri, relazioni, programmazioni, tutto quanto bisogna fare fuori dalla classe. Che dentro, bene o male, il mio lavoro lo so fare. Ma tutto il resto mi inibisce.
Chiedi quello che non sai, è una buona regola di vita.
E io oggi sono andata in segreteria a chiedere se, quanto, e come posso assentarmi. Successivamente mi sono chiesta perché ho avuto la necessità di fare questa domanda dopo sole 3 settimane di lavoro.
Se si ammala, c'è la visita fiscale. Mi hanno risposto.

A te che sei, semplicemente sei

Sono un'amazzone, io. Donna scarmigliata che lotta con la pelle al vento. Ho sempre fatto tutto da sola, fiera e gelosa della mia capacità di farlo. Ho preferito sbagliare, pur di essere autonoma. Sono andata prontamente dove alcuni uomini non hanno neppure osato.
E sapevo che quando saresti arrivato, semplicemente e dolcemente ti avrei lasciato fare. Decidere, anche. Perché se lo fai tu, è come se l'avessi fatto io. Anzi, meglio.

venerdì 1 ottobre 2010

Cerco un centro di gravità permanente

Il presidente Berlusconi ha dichiarato: Bocchino non attrae più.
In un modo o in un altro, quest'uomo finisce col dire sempre cose sconce.

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