martedì 26 ottobre 2010

Se il cielo è vuoto o il cielo è pieno, lui dice che ci guarderà da solo

Ero seduta in treno, abbastanza concentrata sul mio libro, quando arriva questa vecchina bassa, con i capelli corti bianchissimi, un ciondolo d'oro con l'immagine della Madonna incisa, che spiccava sulla maglia di lana rasa nera. Trascinava una piccola valigia con le rotelline, anch'essa nera. E aveva le mani occupate da una busta di plastica bianca, più un'altra borsa, sicché i suoi movimenti ne risultavano impacciati. Si siede nella poltrona di fronte alla mia, spingendo violentemente il trolley che viene ad incastrarsi fra la mia poltrona e le mie gambe.
- No, scusi signorina. Non voglio disturbarla -
Che è come esordire una telefonata alle otto del mattino con: stavi dormendo?
Mi hai colpito gli stinchi con la tua valigia, che se davvero non volevi disturbare la lasciavi verso il corridoio, o la sollevavi nella cappelliera, o te la mettevi contro le tue di gambe. Ma hai scelto di schiantarla contro di me, e mi riesce difficile credere che proprio non volevi distrubarmi. Ad aggravare la sensazione di fastidio, c'è che mi hai interrotto la lettura.
- Si figuri, signora - dico, che gli anziani vanno rispettati. Ma fondamentalmente avrei voluto rispondere: adesso cerca di stare zitta e ferma, e vedi di limitare il disturbo che - se proprio lo vuoi sapere - già mi hai dato.
Continuo a tenere gli occhi bassi sulle pagine, per scongiurare ulteriori tentativi di conversazione da treno. E dalle righe del romanzo, lo sguardo mi cade sulla valigia nera contundente, che stava proprio lì, attaccata alle mie ginocchia. Faceva bella mostra di sé un adesivo, con su scritto: UNITALSI, Presidenza Nazionale.
Va detto che il treno sul quale avveniva tutta questa scena era diretto a Roma Termini. E a Roma ci sono gli incontri nazionali di qualsiasi associazione esista sulla terra, dagli Amici della mosca ballerina fino all'Associazione contro l'estinzione del politico onesto, dalle Sorelle Umili di Santa Ippazia da Montevergine alla Confraternita delle Monache che cantano nei cori gospel con Whoopi Goldberg. Praticamente tutti si recano, almeno una volta all'anno, a fare un'assemblea nazionale a Roma.
La signora sul mio treno, evidentemente, viaggiava per questo scopo. E si dichiarava, con l'ostentazione che solo alcuni cattolici sanno avere, membro di un'associazione di volontariato che fa assistenza ai malati. Che è una realtà bellissima, con la quale ho avuto anche dei contatti diretti. Gente che dedica tempo, cuore ed energia ai malati. Persone che godono di tutta la mia ammirazione. Sebbene, si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco. E laddove ci sono dieci uomini di buona volontà, ce ne saranno almeno due che la volontà ce l'hanno un poco meno virtuosa. Diciamo.
A me questi personaggi che partono per compiere grandi gesta e poi sul treno non sanno essere gentili, tanto per fare un esempio, mi richiamano alla mente la parabola del Buon Samaritano. Dove si racconta di quel tizio che gli capita una sciagura per strada, e tutti i religiosi che andavano alle funzioni sacre passano accanto allo sventurato e non se lo filano di striscio, perché hanno premura di adempiere all'obbligo del loro culto. Ma io sono una che giudica, Dio mi perdoni.
Siccome ero in vena di parabole, e il treno diretto a Roma Termini fa anche fermata a Roma San Pietro, ecco che sale una suora. Tanto carina, la verità. Doveva essere tipo indiana dalle fattezze, indossava un abito interamente bianco, una di quelle religiose la cui presenza infonde serenità. La suorina tutta carina chiede alla volontaria degli ammalati se la poltrona accanto alla sua fosse libera.
- Ma io non la posso spostare la valigia - risponde stizzita l'anziana donna di carità. E che ci sarà dentro, il Papa? - No, perché poi come faccio a tirarla giù quando devo scendere? -
- Ma posso aiutarla io - suggerisce con disponibilità la suora.
- Ma guardi che nel treno ci sono un sacco di altri posti vuoti - sentenzia la nonna, mentre tutti ci interrogavamo sulle sue doti di chiaroveggenza.
- Vengo da un altro vagone - insiste la religiosa - ed era tutto occupato. Testimonianza diretta contro supposizione.
- Ma lei è giovane, può stare anche in piedi - è stata l'ultima sentenza della proprietaria del trolley più prezioso nella storia del volontariato mondiale. La quale si è poi chiusa in un immobilismo da statua greca, imperterrita, con le mani abbarbicate alla valigia. Per scoraggiare chiunque avesse voluto sollevargliela sulla cappelliera e fare accomodare la piccola suora.
Naturalmente dai sedili accanto ai nostri, una signora si è alzata e ha ceduto il posto alla suora. Il movimento è stato accompagnato da considerazioni sui biglietti pagati che non comprendono il posto per i bagagli, sulla disfunzione delle ferrovie dello stato, sul governo - questa non l'ho sentita direttamente, ma ci sarà stato qualcuno che avrà detto qualcosa sul governo -
Io, che sono sempre quella che giudica, mi sono interrogata sull'identità della terza signora che ha proseguito il viaggio in piedi per fare sedere la suora. La vecchina era certamente una volontaria che fa assistenza ai malati, della quale è verisimile affermare che si stesse dirigendo ad un'assemblea con tutti gli altri volontari, e magari sarebbero stati ricevuti dal Santo Padre. La tizia che ha viaggiato in piedi non ha affermato nulla di sé, non si è resa visibile né riconoscibile; semplicemente, con dignità, ha compiuto un atto di giustizia.
Ho chiuso il mio libro, non avevo più voglia di continuare la lettura.
Anche perché la vecchina ha iniziato a chiedermi quante fermate mancassero alla sua. Indovinate dove doveva scendere?

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