martedì 29 giugno 2010

Lascia che sia

Io non ce la posso fare.

Princesa

Io l'altra notte ho sognato Nicki. Che gli chiedevo: ma sei proprio sicuro che non ti piacciono le donne?
Perché a me lui mi piace assai. E non sono mica sicura che continuerò a pensare ai maschi, eh.

lunedì 28 giugno 2010

E correndo m'incontrò lungo le scale

I pensieri superflui non sono un diario, contrariamente a quanto forse si pensa. Le storie che ci finiscono dentro, non sono proprio vere. L'amichetta mia, ospite dell'appartamentino leccese nonché fan del bloguccio, rientrando a casa l'altra sera mi ha chiesto notizie del bellomo che incontro alle volte giù in atrio. E io le raccontavo proprio questo, che no, quello che scrivo sul blog non è esattamente un diario. Però, il tipo bellino esiste davvero. Le dicevo.
Senonché nell'ingresso del palazzo, mentre noi si saliva le scale che io abito al primo piano, si apre la porta dell'ascensore. Ne sbuca fuori un tizio, alto e bruno ma...proprio no, non era bellino.
Ci guardiamo complici, l'amichetta e io.
E senza aspettare la sua domanda, le ho risposto secca: - no, non è lui! -


Ti sembra niente il mare

Salento. Mare verde mare. L'acqua riflessa sul fondale trasparente diventa strisce d'arcobaleno.
E silenzio. E sale sulla pelle.
L'amicizia, quella vera.
Se questo non è il paradiso....

Seconda stella a destra

Peter Pan: Non è bello, Wendy...è magnifico! Sali sulla schiena del vento e poi via, verso la stella più lontana. Laggiù nell'Isola che non c'è tutto è meraviglioso.
Wendy: Peter...ma tu sei sicuro che ci sia?
Peter Pan: Ma certo, è proprio questo il bello! Tutti sono convinti che siccome è l'isola che non c'è, allora non c'è. Invece c'è.
Wendy: Uh.... l'Isola c'è
[...]
Peter Pan: Adesso ci credi, Wendy?
Wendy: Si, adesso ci credo.

Seduta a terra, in prima fila dal backstage delle prove, con le gambe incrociate sotto la lunga gonna a fiori colorati, la sua macchina fotografica appesa al collo, l'amichetta mia gocciadimare si volta e mi sussurra: Ma è possibile che le donne credono a tutte le minchiate che dicono gli uomini?

sabato 26 giugno 2010

Che tu sia per me il coltello

In un gruppo di persone, un uomo vede una donna sconosciuta che con un gesto quasi impercettibile sembra volersi isolare dagli altri. Commosso, Yair le scrive, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un'implorazione, e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro, ognuno dei due offre all'altro ciò che mai avrebbe osato dare ad alcuno, e in questo processo di svelamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole.
Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, gli chiedono con imperiosa delicatezza una svolta nella sua vita interiore. Il risultato è un romanzo avvolgente e impudico che ci mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima e il corpo di un altro essere umano.

Quarta di copertina a David Grossman, Che tu sia per me il coltello

La guerra di Piero

Si aveva un'amica, qualche tempo fa, che dimenticava regolarmente dove parcheggiava la sua macchina. E quando si usciva con lei era diventato un classico che poi tutti giravamo in cerca di quell'automobilina azzurra. Si rideva parecchio di questo, eh.
Ma la vita, come il vento, cambia direzione.
E adesso io vivo in una strada dove non ci sono alberi. Cioé ci sono, ma ancora piccini piccini e ombra non ne fanno. Allora adesso che è arrivata l'estate quando entro nella mia auto parcheggiata al sole, mi sento più o meno come le ebree dentro ai forni. Sicché ieri sera mi è venuta questa geniale idea di lasciare la macchinetta sulla strada perpendicolare, che è un bel viale alberato. C'è da dire che ieri sera era parecchio tardi, quando ho partorito questa geniale idea; ero uscita a bere qualcosina, quindi ho messo in atto il piano ombrifero che stavo in quel piacevole stato di riconciliazione col mondo che ti conferisce la notte profumata e la bevanda alcolica. Naturalmente questa mattina quando sono uscita di casa per andare a fare la spesa la mia macchina non c'era.
Cioé, non era nel posto dove l'ho parcheggiata per un anno. E io mica me lo sono ricordata dove l'avevo messa. Sono cose brutte.

venerdì 25 giugno 2010

I vecchi sulle panchine dei giardini

Io mi impressiono davanti al dolore fisico degli altri. Inizia a girarmi la testa, mi sento mancare la terra sotto i piedi. Oggi ho visto un piccolo bambino cadere mentre correva, ha sbattuto la testa sul gradino della basilica e ha iniziato a scorrergli sangue sulla fronte. La mamma piangeva spaventata, urlava più del piccino. La gente attorno ha fatto crocicchio. Vicino a me c'era una coppia di anziani che parlavano con accento spiccatamente nordico. Mi sono rivolta a loro, cercando quella solidarietà che ti lega a chi hai vicino in momenti poco belli.
- Povero bambino - ho detto piano all'omone alto che aveva una pancia prominente e una macchina fotografica appesa al collo e sospesa sul ventre.
- E' fortunato se non gli viene una commozione cerebrale - ha detto questo. E poi si è allontanato. Seguito dalla sua attempata signora, con capello corto e guida della città in mano.
Io sarò cattiva, ma gli ho augurato un infarto di coppia a quei due lì. Così l'altro non soffre rimanendo vedovo.

Anche i ricchi piangono

I soldi ce li puoi anche avere in quantità notevole, e puoi di conseguenza comperarti abbigliamenti costosi. Ma se non c'hai gusto, a poco ti serve. Cara la signora che poco fa te ne andavi leggiadra per le strade di L. con indosso un abito Burberry. Perché se tu sopra quell'abitino, per riparati dal venticello fresco, ci metti un cardigan di filo verde, e poiché il quadrettato dell'abito ha delle linee rosse decidi di completare l'opera con delle scarpe rosse, tu ci puoi avere pure tanti soldi, signora bella, ma complessivamente non ti si può guardare, eh.

giovedì 24 giugno 2010

All'una e trentacinque circa

Tuttosommato a me piacciono le cose semplici. Mi basta poco per innamorarmi. Per esempio, il modo in cui un uomo lava i piatti. Loro restano così composti e impeccabili mentre passano pentole e bicchieri sotto al rubinetto. Io mi bagno anche i capelli, invece.

Baciami ancora

Una dottoressa che lavora con le donne vittime di stupro in Sudafrica, dove pare venga violentata una donna ogni 24 secondi - chi le conterà, poi? vabbé... - ha inventato un preservativo antistupro. Signore e signori. Questo aggeggio infernale si applica come un tampone, aderisce alle pareti della vagina e durante il rapporto sessuale funziona più o meno come una trappola per topi.
Zac.
Provoca dolori atroci, impedisce di urinare e, poiché solo un medico può estrarlo, permette di identificare il violentatore.
Parliamone.
La geniale dottoressa sostiene che non dà alcun fastidio alla donna - certo, avere una trappola per topi infilata nelle parti intime deve essere estremamente comodo. La donna, inoltre, quando si sente in pericolo o crede di essere a rischio, applica questa trappola per topi all'interno di se stessa, e la può tenere 24 ore.
La meraviglia finale dell'invenzione è che essa si ispira, per dichiarazione della stessa dottoressa, alla paura freudiana che hanno gli uomini delle vagine dentate.
Insisto, parliamone.
Tanto per cominciare, come faccio a sapere di essere in pericolo? E se per caso io penso di essere in pericolo e invece durante quelle 24 ore voglio avere un rapporto dolce e tenero...che faccio? Gli dico - scusa caro vado in bagno a togliermi la trappola per topi?
Oppure...se l'aggeggio è davvero così comodo e io malauguratamente mi dimentico di avercerlo adosso? Panico. Vi immaginate?
Mi si potrebbe ribattere: parli facile tu, che non vivi in un posto dove ogni 24 secondi potresti subire una violenza. E questo è vero, riconosco di essere capitata in una parte del mondo dove si godono alcuni privilegi gratuiti. Tuttavia, scusate, mi state dicendo che la trappola per topi funziona durante il rapporto. E beh? La metà della violenza l'ho già subita, per arrivare al punto in cui il provvido profilattico mi salverà.
E poi, in ultimo, mi oppongo perché gli uomini, checché se ne dica, già si spaventano di noi così come siamo. Ci manca solo che inizino ad avere il sospetto che dentro le donne ci siano le trappole per topi. E la razza umana si estinguerà, io credo.

mercoledì 23 giugno 2010

Tieni il tempo

Ora in Salento sono lenti. Che lo dice pure il nome della regione, se proprio vogliamo fare i giochini di parole. Sono lenti. Calmi, beatamente pacifici. Per loro è mattina fino all'una, decidono come impiegare il pomeriggio alle sei e mezza. E tu ti rilassi, a fare tutto con comodo.
I primi tempi io avevo la frenesia incorporata nell'orologio biologico, e si vedeva da come correvo trafelata in auto, o dal fatto che andassi a fare la spesa a mezzogiorno, che non ero salentina.
Poi, il luogo in cui vivi ti assorbe.
E adesso io ceno alle dieci. Regolarmente. Tanto che l'ultima volta che sono stata a casa dei miei, non mi sono seduta a tavola con loro. Alle otto. Impensabile per me oramai, cenare di pomeriggio.

Temporale

E' che quando un sorriso diventa un'abitudine, poi se si interrompe ti manca.

martedì 22 giugno 2010

I gendarmi son bruschi nei modi se da questi episodi non han da guadagnar

A furia di sentire un concetto insistito, una parola ripetuta a ritmo martellante, uno poi finisce per farla propria quell'idea. Tipo la storia del complotto.
Che tutti ci spiano e c'è qualcuno che trama per farci del male.
Io mi sono convinta di essere la vittima di un'ordita trama spionistica che coinvolge la polizia stradale, i carabinieri e la guardia di finanza.
Perché se così non fosse, non potrei spiegarmi come mai ultimamente mi fermano sempre. Ma ogni due giorni, eh. Tanto che oramai il libretto di circolazione lo lascio sul sedile.
Ho così tanto l'aspetto da criminale, suvvia?

Lei per scherzo giò la sua gonna e si mise a danzar

Ora io sono frequentemnete vittima del colpo di fulmine da vetrina. Che passo da un negozio e dentro c'è un capo che mi chiama l'occhio, non sempre qualcosa che mi serve. Anzi, a voler essere oneste, proprio mai qualcosa che mi serve. Ma è una tonalità, una balza particolare o una scollatura di cui no, proprio non si può fare a meno. E allora io, donna passionale, non so resistere agli amori. Ed entro. E se sono fortunata - di prezzo e taglie - compro.
L'amore di oggi è stato un vestitino svolazzante, con la scollatura rotonda, a fantasia di piccoli fiori, elasticizzato nel corpino con gonna corta a sbalzi. Che a indossarlo davanti allo specchio del camerino il primo pensiero che m'è venuto è stato: mi fa sembrare una ragazzina.
Quando la coscienza ha elaborato il significato esatto di questo pensiero, però, ho visto dallo specchio che la mia faccia aveva assunto un'espressione alquanto contrariata. Disillusa, direi. Ed è stata la prima volta che prima di comperare qualcosa non mi sono preoccupata del prezzo né della taglia, ma dell'opportunità di indossare quel genere di abito.
Poi l'ho comperato, eh. E non vedo l'ora di inaugurarlo, tutto sommato.

L'uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso

Gli uomini credono di vivere dentro ad una corteccia antica di forza, e pensano che è necessario alla loro virilità rinchiudersi ad intervalli regolari dentro quella corteccia.
Le donne si dividono in due categorie. Quelle che non capiscono, o fanno finta di non capire; quelle che provano ad essere compensive.
Gli uomini dicono di amare e apprezzare chi sa comprenderli.
Ma a conti fatti scelgono le donne che invece non capiscono, o fanno finta di non capire. Io sono abbastanza intelligente da capire, e non sufficientemente scaltra da far finta di non aver capito. Cosicché finisce che a godere del trattamento migliore non sono io, generalmente. Però vorrebbero le donne come me, gli uomini. Si che le vorrebbero.

lunedì 21 giugno 2010

E il cuore di simboli pieno

Alle volte cerchi un segno. Qualcosa di piccolo che aiuti il tuo cuore a capire che direzione prendere. E magari non trovi quello che cercavi. Ma altri simboli, e nuovi viaggi.

sabato 19 giugno 2010

Non starò più a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo

Le donne amorevoli e pazienti esistono solo nelle favole. O al massimo dentro i matrimoni. Io non sto nelle prime per circostanze, non sto nei secondi per scelta. La mia musica è stonata. E rabbiosa. Non sono più disposta a indossare abiti che mi stanno stretti.

venerdì 18 giugno 2010

Diz tu por mim, silencio

Oggi non era un giorno di parole
con mire di poesie o di discorsi
né c'era strada che fosse la nostra.
A definirci bastava solo un atto
e visto che a parole non mi salvo
parla per me, silenzio, ch'io non posso


José Saramago



Come il veleno che stilla dal tuo seno

E se ci fosse un'altra?

mercoledì 16 giugno 2010

Gli eroi son tutti giovani e belli

Da oggi infrango le regole. Più di quanto non abbia fatto finora. E non mi preoccupa più il non essere accettata da chi solo nelle regole vive. Chi mi ama mi segua, nel vento.

martedì 15 giugno 2010

Non ci siamo già visti da qualche parte?

Tempo fa scrissi di un ragazzo tanto bellino incontrato davanti al portone di casa proprio nel momento esatto in cui mi esibivo in un dettagliato turpiloquio da bettola. Bene, oggi l'ho rivisto il tipo. Ed è proprio bellino, eh! Solo che ci siamo incontrati mentre io tornavo dalla spiaggia, col sale addosso, i capelli senza forma precisa e vestita come una zingara da semaforo con bambino in braccio. Vacci a non credere, al destino

I come Incazzati

Che geniale, Minzolini. Oggi il Tg1 è stato proprio una perla di tecniche di comunicazione. Metà dei servizi, ovviamente, dedicati alla partita di calcio di ieri. E che vogliamo farci, agli Italiani questo interessa. Bravo direttore. Si è superato accostando l'euforia calcisitica dei tifosi nelle piazze a quella dei soldati nelle missioni. E allora questi due servizi, uno di seguito all'altro. Che sappiamo bene tutti come funzionano certe logiche di comunicazione.
Se io dico: tutte le donne tradiscono i mariti; e poi dico: ieri ho visto tua moglie. L'ascoltatore deduce che: ieri tua moglie ti ha tradito con me. Più o meno è questa la logica. Il passaggio taciuto viene lasciato alla ricostruzione dell'ascoltatore, dandogli indizi suffcienti a portarlo dove vogliamo.
Orbene, i due servizi del Tg1 nell'ordine sono stati i seguenti: gente che esalta l'Italia, sui gradini dello stadio sudafricano, con la faccia dipinta di biancorossoeverde. Bambini che baciano la maglia azzurra, vecchie con lo sguardo rivolto al cielo che dicono io amo l'Italia.
Servizio successivo. I soldati in missione di pace. Alcuni guardno la partita, e si prendono disperati la testa fra le mani al primo goal del Paraguy, per poi esultare in abbracci euforici al pareggio. Intervista: ce la faremo, vinceremo. Senza specificare troppo i soggetti della proposizione. Dopodicché, il servizio sui soldati si chiude con un'immagine di un gruppo di uomini in divisa, di cui si vede solo l'ombra stagliata nel buio di una notte stellata. E questi soldati qua che si allontanano coraggiosi verso un imprecisto orizzonte.
Bravo, direttore Minzolini.
Che la conclusione cui il telespettatore più o meno inconsapevolmente giunge è: tutti questi uomini con coraggio e passione lottano per difendere i colori dell'Italia.
Peccato che fare una guerra non sia esattamente la stessa cosa che andare a giocare una partita di pallone.

Di' le generalità, dacci la tonalità

Il quindici giugno duemiladieci si aprono i termini per l'aggiornamento delle graduatorie del sostegno. I docenti interessati non dovranno produrre alcuna documentazione cartacea, bensì effettuare le operazioni online sul portale del Ministero.
Il Ministero è quello di Maria Stella. Il portale, per chi non ci ha mai avuto contatti, è una specie di bingo che serve sì a facilitare le operazioni, ma che per la maggior parte del tempo è momentaneamente fuori servizio. E allora a me la burocrazia italiana mi imbarazza, quella digitale poi mi terrorizza.
Sicché questa mattina accedo alla mia piattaforma del Miur.
E non trovo niente. Cioé, nessun link per aggiornare la mia posizione in graduatoria.
La parte razionale di me si ripete con la lentezza di un mantra "non l'hanno ancora inviato".
L'altra parte di me ha rischiato la morte per iperventilazione e arresto cardiaco. Scorrevano davanti alla mia mente immagini di file interminabili dai sindacalisti, di soldi da pagare per i ricorsi, di chiusura dei termini senza aver aggiornato la graduatoria, di anni di SSIS gettati al macero.
Poi arriva il link.
Ma io sono ancora paonazza in viso, e ho le gambe che mi tremano.
Quando la fiducia nelle istituzioni diviene certezza di vita.

E' un'emozione nella gola

Poi un giorno ti accorgi che ci pensi spesso. E che quando ci pensi, ti si stampa sulla faccia un sorriso da imbecille. Ed è bello vedere che certe emozioni tornano sempre intatte.

Fra due minuti è quasi giorno è quasi casa. E' quasi amore

Io non lo so più dove è casa. Mi sento un po' straniera in ogni città. Appartengo agli alberi, al mare, alla linea rossa dell'orizzonte dove il sole tramonta. Posso andare ovunque. Non mi spaventa più la distanza fra gli abbracci.
La persona che amo di più al mondo in questo momento dorme a 2000 km da me.
Ci sono molte probabilità che mi vada meglio di così!

lunedì 14 giugno 2010

I come Italiani incorruttibili

Ecco. Dovremmo ricordarci un po' più spesso di essere italiani. E difendere la nostra bandiera con più indignazione non ci farebbe male. Goal!

Io non perdono e tocco

Non ditemi quali sono le cose giuste da fare. Perché io non le farò. Lui conosce i tempi e gli spazi. E ci incontreremo. Pelle contro pelle. Non importa se poi i nostri passi si allontaneranno. Il cuore non tradisce mai.

domenica 13 giugno 2010

Extraterrestre portami via

Il Salento, amena regione della Puglia, oltre ad essere meta di numerosi turisti si segnala per la produzione dell'olio e del vino. Sicché camminando per le profumate campagne salentine, il tuo occhio si perde tra filari di viti e alberi argentati dal tronco nodoso. Poi ogni tanto ti può capitare di imbatterti in cartelli pubblicitari che sponsorizzano i più tipici prodotti dell'agricoltura. Come quello che ho visto oggi. Recitava: OLIO ESTRA VERGINE D'OLIVA.
Sono cose brutte.

A forza di essere vento

E' iniziato quel periodo dell'anno in cui c'è l'aria condizionata. Dentro ai negozi, nei treni, nelle sale da pranzo dei locali. E a te ti fa piacere l'aria condizionata, senza la quale gronderesti di sudore come una fontana e inizieresti a puzzare quanto un cane morto nel giro di quindici minuti. Immagina tanti cani morti che puzzano tutti insieme in uno spazio chiuso. Insomma, l'aria condizionata è necessaria. Un poco fastidiosa, è vero. Che ti secca la gola e stringe un po' alla testa. Se indossi le lenti a contatto, poi, gli occhi si seccano. Inconvenienti. Inconvenienti preferibili comunque alla puzza di cane morto.
Quando c'è laria condizionata, però, accade sempre, e sottolineo sempre, che ad un certo punto si spenga. E' come se i vestiti si appiccicassero addosso, e l'aria diventasse pesante. All'improvviso. A questo punto c'è qualcuno che chiede a qualcun altro: - ma avete spento l'aria condizionata? -
La risposta è: - si, l'hanno chiesto -
Ecco, ora io mi rivolgo a te. A te che chiedi sempre, e sottolineo sempre, di spegnere l'aria condizionata. Perché tu sei mostruosamente egoista. Sappi, caro il mio spegnitore di arie condizionate, che quei lievi fastidi che senti, li proviamo tutti. Sappi che tutti preferiamo una naturale brezza primaverile all'effetto del climatizzatore. Ma se fuori ci sono quaranta gradi, e qua dentro siamo cento persone, non è possibile avere la naturale brezza primaverile. Si muore di caldo senza l'aria condizionata! Qual'è il tuo problema?
Hai freddo? Copriti. Ti viene mal di testa o ti pizzica la gola? Esci un po' all'aria naturale, vedrai che passa. Ti si seccano le lenti a contatto? Bagnati gli occhi con le lacrime artificiali. Perdi la voce? Usa le pasticche per la gola. Oppure, vai in un posto meno caldo. Perché sulla faccia di questa terra non ci sei solo tu, ma centinaia di altre persone che la gradiscono, l'aria condizionata. Pertanto, o ti levi dalle balle o impari a confrontare le tue esigenze con quelle degli altri.
Che non è facile stare con la gente, bisogna impegnarsi un poco. Solo il vento può soffiare dove vuole. Come fa la naturale brezza primaverile, appunto.

venerdì 11 giugno 2010

Sarà un amore diverso grande come l'universo

Oggi l'Islanda, Paese governato dall'unico esponente politico apertamente gay, approva una legge che equipara il matrimonio omosessuale a quello fra coppie eterosessuali. Ovviamente, poiché la civiltà è direttamente proprozionale alla latitudine, tutto questo è avvenuto con zero voti contrari e senza nessun particolare scalpore. Cioè, agli islandesi tutti ghiacciati è sembrata la cosa più normale, viste le esigenze rinnovate della società, dichiarare legalmente uguali i matrimoni fra "uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini".
Ora io penso che in Italia una cosa del genere non succederà mai. Perché qui da noi, proprio nelle stesse ore, si sta approvando una legge per cui certe determinate notizie - magari apprese con intercettazioni, quindi non proprio in modo ovvio - debbono tacersi. Tutto questo sta avvenendo, qui in Italia, con estremo scalpore. Siamo dei caciaroni, si sa. Blateriamo su tutto, spesso addirittura ci limitiamo solo a far chiacchiere. Da noi, per esempio, gli omosessuali c'è qualcuno che li prende a botte. Perché il modo in cui la gente fa l'amore, qui in Italia, è una questione di estrema importanza. Ne dipende il benessere del Paese, la morale, l'economia, forse anche l'ecosotenibilità del pianeta. E allora mentre alcuni progrediscono con sobria dignità, noi scalpitiamo con regredita ignoranza. No, inammissibile. Due donne che si amano, onta e vergogna, danno e pericolo. Picchiamole, che è meglio.

Il cuore non è a due piazze ma è una piazza

C'è solo un tabù che devo infrangere, nella mia vita scombinata da giocatrice d'azzardo. Quello di mettermi al volante della mia macchinetta, e partire. Senza preavviso e senza meta. Avere solo la strada davanti, la musica come compagna e il cielo per mappa. Magari fermarmi dopo cento chilometri, non è la distanza che conta. Ma il gesto. E lo farò. Altroché se lo farò!

Il silenzio degli innocenti

Che volavano degli insetti davanti agli occhiali a infrarossi dell'agente Starling. Quando lei entra nella casa dell'assassino. Erano i bachi che poi sarebbero diventati farfalle. Non mi ricordo perché Buffalo Bill tenesse tutte quelle farfalle dentro casa; la spiegazione dovrebbe avere a che fare con il fatto che a lui piaceva scuoiare le vittime, forse per coprirsi con la pelle delle fanciulle. Mi ricordo però vivamente di questi insetti. Alla luce degli occhiali con cui la Starling doveva muoverso nel buio assassino, quegli insetti erano verdi fluorescenti. Ecco, con l'unica differenza del colore, casa mia oggi sembra la stanza del silenzio degli innocenti. Con tutti sti esseri immondi che si muovono ad ampi giri e traiettorie oblique. Sono delle formiche volanti, o forse delle zanzare tigre, o magari delle mosche nane. E girano per la stanza. Io sto provando in tutti i modi a convincerle che c'è tutto un mondo da scoprire, là fuori. Spero solo non mi si trasformino in farfalle durante la notte. Altrimenti, il prossimo delitto irrisolto di cui parlerà Bruno Vespa....saprete di chi è la colpa.

Un mattone vuole esser casa

La vita cambia in fretta. Alle volte cambia in meglio. Altre non so.

mercoledì 9 giugno 2010

Il profumo della vita

Forse si. E' meglio che sicuramente no.

Volare oh oh

Dice il famoso proverbio: prima il dovere e poi il piacere.
Sicché io, che sono una donna timorata di Dio, ogni mattina leggo prima i vari siti delle scuole, poi mi faccio un giro interlocutorio sui portali dei voli low cost. Che non si sa mai, trovi l'offerta. E riesci a farti un viaggio liberatorio pur senza lavoro e senza soldi.
Il problema è che questi siti low cost continuano imperterriti e odiosissimi a propormi voli per "luna di miele".
Perché mi devono prendere per culo anche gli aerei?

martedì 8 giugno 2010

Non è la gelosia

E' proprio voglia di strappare gli occhi dalle orbite, a quelle che fanno le gatte morte con l'uomo che mi piace. Tipo che io marcherei il territorio come i cani. Oppure invierei la testa di cavallo mozzata al recapito della gentile fanciulla.
Ragion per cui la capisco pure la gelosia delle altre donne.
Quello che però io non farò mai è chiedere l'amicizia su facebook a una donna della quale sono gelosa. Questione di stile.

Il lavoro nobilita l'uomo

Proposte. Idee. Possibilità. Attesa. E nel frattempo, la vita. Che non sempre puoi vivere perché non hai soldi a sufficienza o perché, semplicemente, non ci sei in un quel posto quando dovresti esserci.
Non posso più pagare una casa mia se non lavoro.
Questo è.
Traslocando.

L'odore del sesso

Io sono una che i libri li annusa. Mi piace sentirne l'odore, intatto quando scarti il ilbro per la prima volta, misto agli odori della tua vita quando poi lo porti con te. Perché io, il mio libro, lo porto sempre con me. Anche quando so che non avrò tempo per leggerlo, lo metto in borsa. E scelgo le mie borse in base alle tasche da libro che posseggono. Allora le pagine dei mie libri poi profumano di dolci e caffè caldo, in inverno, di sabbia e salsedine in estate, di aereo a volte.
E a me piace sempre annusarli. Che poi l'odore buono della carta mista alla vita resta. Di modo che quando riprendo in mano un libro dopo tempo, annusandolo posso anche ricordarmi in quale momento l'ho letto.
Ammetto che tutto ciò ha poco a che vedere con la cultura in senso stretto.
Sono piccole manie. Quegli istinti compulsivi che pure ti carattertizzano. Aprire un libro, ovunque lo trovo, e annusarlo.
Ora voi capite bene che nel paesello mio che sta sulla collina io poi vado in crisi d'astinenza, considerando che i libri li trovi solo nel supermercato. E puzzano un po' di detersivo.
Però c'è un sexy shop. Grande. Ha due ingressi. Insomma, ha l'aria di un'attività che rende bene.
Ma sono io ad essere attratta da odori insani. Perdonate le mie voglie maldestre e siate clementi con queste lamentele da parassita della società.

lunedì 7 giugno 2010

Aria

Ho visto nuvole e attraversato tempeste.
Ho conosciuto deserti e spine mi hanno graffiato la pelle.
Un'ombra sul cuscino, profumo nei capelli e salite di sassi da percorrere a piedi nudi.
Ferro stridente di spade ha tagliato le parole.
Fatica, e mani deboli a trattenere il cuore perso nelle onde gonfie di solitudini.
Voglio la pace di bianche lenzuola stese al sole, adesso.
Voglio che brillino sorrisi. Brezza di mare fra le dita.
E la dolcezza di un pomeriggio senza attese.

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Ci sono i contesti. C'è lo sfondo. Oppure il sottofondo. Chiamalo come vuoi, ma è fondamentale inserire un oggetto, un particolare o una persona nel giusto contesto. Altrimenti si fa la fine del pesce che fuori dall'acqua non riesce proprio a respirare. Ecco.

giovedì 3 giugno 2010

Fratelli d'Italia

Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana. Dovrebbe essere la nostra festa nazionale più importante, anniversario del referendum con cui si proclamò lo stato democratico dopo la fine della seconda guerra mondiale. C'era stato il fascismo, ci si era sparati contro per anni. C'era stata la monarchia. E il 2 giugno 1946 gli italiani vanno a votare e dicono: noi vogliamo la Repubblica.
E' festa in tutte le ambasciate italiane del mondo. In cielo volano gli aerei col fumo tricolore. Bianco, rosso e verde, come la nostra bandiera.
Il 2 giugno 2010 alcuni ministri del Parlamento italiano non presenziano alla festa per la Repubblica. Quei ministri stavano ad una festa dove invece di suonare l'inno di Mameli un'orchestrina eseguiva La Gatta di Gino Paoli. L'opinione pubblica si indigna. Il mondo politico, come sempre, si divide sull'argomento. Il Presidente Napolitano dichiara di voler "chiudere gli occhi".
Il 2 giugno è la festa delle repubblica Italiana. L'Italia - recita l'articolo primo di quella Costituzione che siamo andati a festeggiare - è una repubblica fondata sul lavoro.
Chi lavora, oggi?
Quanti, sul lavoro, muoiono?
E poi, Repubblica. Quanto c'è di democratico in un Paese in cui così forte è la mafia? Un paese dove uno scrittore che racconta di cosche è costretto a vivere come un ladro, mentre i ladri stanno seduti su più preziosi scranni? Quanta libertà repubblicana abbiamo, noi che abbiamo visto saltare in aria due giudici e non sappiamo ancora perché?
Italiana. Repubblica Italiana. Ci scandalizziamo delle parole pronunciate su inno e tricolore da alcuni ministri, ma noialtri vediamo la bandiera solo ogni quattro anni, e in fondo crediamo che l'inno di Mameli sia un fatto prevalentemente calcistico.
Non sarebbe stato meglio aver ascoltato tutti La Gatta di Gino Paoli? Nella serena certezza di vivere in una Repubblica Democratica fondata sul lavoro?

L'ombelico del mondo

Eppure io credevo che talune fragilità sentimentali fossero prerogativa femminile. Immaginavo, fino a ieri, che i signori uomini avessero un modo migliore di proteggersi. Che fossero meno fragili e più razionali di noi. Invece, scopro, non essere così. Ascoltare le confidenze di un amico è vedere come il mare delle emozioni trascina vele e cuori, sassi e storie, coralli e schiuma. Senza chiedere permesso, a nessuno.

mercoledì 2 giugno 2010

Amore di plastica

Quando io ero ragazzina, si teneva il diario segreto. Te lo regalavano le zie ai compleanni, aveva la copertina di una specie di velluto che d'estate non te lo potevi leggere altrimenti sudavi, e aveva il lucchetto. Con la chiave. Che la dovevi nascondere in un luogo segretissimo.
Io lo scrivevo, il diario segreto. E lì dentro raccontavi se eri innamorata, e di chi.
Ma il bello di quel diario era la chiave.
Adesso c'è facebook. E il fatto che tu sia innamorata adesso si chiama "situazione sentimentale".
Come uccidere un'emozione con le parole.
La situazione sentimentale sembra il gruppo sanguigno. Insomma, io ci tengo al modo in cui si dicono le cose. E anche le opzioni ristrette con cui tu devi esprimere la tua situazione sentimentale sono alquanto mortificanti.
Single. Sposta. Sono stati, non situazioni sentimentali. Io posso essere single e innamorata, posso essere sposata e alla ricerca di nuovi amori.
Ancora: fidanzata ufficialmente. Che al giorno d'oggi forse nessuno si fidanza più ufficialmente. Perché mai uno si deve definire così?
Ma la cosa più triste, a parere mio, è la dicitura Impegnata.
Situazione sentimentale: impegnata. Sembra una condanna. O una multa da pagare. Non so...
Io non voglio definirmi in nessuno di questi modi. Voglio scegliere le parole con cui dire quello che provo, voglio l'intera pagina bianca del diario. E non preferisco che la mia vita privata sia affare pubblico. Non credo sia importante per il popolo di facebook sapere se e di chi io sono innamorata. Chi deve saperlo, lo sa. Chi vuole saperlo, me lo chiede.
Io conservo ancora le chiavi, dei miei diari segreti.
E' più prezioso un sentimento custodito. Non siamo costretti a rendere pubblico e banale ogni nostro sussulto.

E io pago

Io sono ricca dentro. Ma fuori no. E allora una in questi casi è costretta a cercare tutte le offerte per risparmiare. Che poi chissà perché queste offerte ti fregano sempre. Insomma, non è poi vero che risparmi. Come è successo a me quando una simpatica promoter di una compagnia telefonica bianca e rossa mi ha regalato una scheda (non accettare mai caramelle dagli sconosciuti) con dentro una promozione (ma che bocca grande che hai) per collegarti a internet senza limiti (per mangiarti meglio, bambina mia!). Cosicché io, rossa come cappuccetto e come la mia nuova scheda internet bianca e rossa, me ne torno a casa all'apparenza tutta felice e contenta. E inizio a navigare con tutta questa felciità promessami dalla promoter.
Dopo qualche giorno, però, mi accorgo che la magnifica offerta e tutta la felicità promessami erano solo miraggi. Perché gira gira tu quel costo giornaliero di connessione lo devi pagare. Ed è vero si che puoi avere connessione illimitata e decidere, per risparmiare, di non connetterti ogni giorno. Ma un mese ha comunque 30 giorni. Se pure non sono 30, saranno non meno di 20. E pure io che non sono brava in matematica comprendo quanto questo, alla fine del mese, costi.
Ragion per cui decido di cercare una soluzione alternativa più consona al mio esiguo bilancio.
Messo da parte questo problema, vado a pranzo da alcuni amici. Era domenica e in televisione correvano le macchine della formula uno. Si mangiava, si chiacchierava, si dava un'occhiata alla tele.
- Che spreco, però, questa formula uno - esordisce la dolce padrona di casa.
- Già. Quanto può costare una macchina di F1? -
- Cifre che noi non sappiamo neppure scrivere! -
- Quanti stipendi si potrebbero pagare, invece? -
- Ma dove li prendono tutti sti soldi? -
- Eh, dagli sponsor - spiega il marito con gli occhi verdi, gustando una buonissima pasta col pesce fresco.
A quel punto, la telecamera inquadra queste macchinine milionarie che sfrecciano lungo una strada costeggiata da cartelloni pubblicitari. Gli sponsor.
E il cartello pubblicitario più ricorrente indovinate un po', era quello bianco e rosso della mia scheda internet senza limiti.
Ora io non mi sento nelle condizioni di pagare anche per fare correre le macchinine milionarie della formula uno, abbiate pazienza.

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