Io mi impressiono davanti al dolore fisico degli altri. Inizia a girarmi la testa, mi sento mancare la terra sotto i piedi. Oggi ho visto un piccolo bambino cadere mentre correva, ha sbattuto la testa sul gradino della basilica e ha iniziato a scorrergli sangue sulla fronte. La mamma piangeva spaventata, urlava più del piccino. La gente attorno ha fatto crocicchio. Vicino a me c'era una coppia di anziani che parlavano con accento spiccatamente nordico. Mi sono rivolta a loro, cercando quella solidarietà che ti lega a chi hai vicino in momenti poco belli.
- Povero bambino - ho detto piano all'omone alto che aveva una pancia prominente e una macchina fotografica appesa al collo e sospesa sul ventre.
- E' fortunato se non gli viene una commozione cerebrale - ha detto questo. E poi si è allontanato. Seguito dalla sua attempata signora, con capello corto e guida della città in mano.
Io sarò cattiva, ma gli ho augurato un infarto di coppia a quei due lì. Così l'altro non soffre rimanendo vedovo.
venerdì 25 giugno 2010
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