martedì 31 maggio 2011

Una su un milione

Lui è la mia casa, citazione da un'amica che lei lo sa.

E un figlio ama sempre un padre ma lo fa mentre lo giudica e quasi mai perdona

Se non rimani orfano troppo presto, se sei invece strettamente legato ai genitori per tredici, quattordici o quindici anni, ti si sviluppa il cazzo, perdi la verginità, cerchi la tua indipendenza e, se quella dove vivi non è una famiglia disastrata, al momento giusto i tuoi ti lasciano andare, perché sei pronto a cominciare a essere un uomo, pronto, cioè, a scegliere nuove fedeltà e nuove affiliazioni, pronto a scegliere i genitori della tua maggiore età, i genitori scelti che, poiché non ti si chiede di colmarli del tuo amore, amerai o non amerai, come ti aggrada.
Come si scelgono, questi genitori? Per una serie di casi fortuiti e con grande forza di volontà. Come arrivano a conoscerti? E tu, come arrivi a incontrare loro? Chi sono? Com'è, questa genealogia non genetica? Nel mio caso erano uomini dai quali avevo deciso di imparare il mestiere [...]
Per me erano tutti, a modo loro, figure straordinarie, personaggi con i quali misurarsi, mentori che incarnavano o abbracciavano idee valide e che m'insegnarono per primi a orientarmi nel mondo e nelle sue pretese, i genitori adottivi che, ciascuno al suo momento, dovevano poi essere scartati insieme alla loro eredità, dovevano sparire, cedendo il passo  a quella condizione  di orfano totale che è l'età virile. Quando sei dentro a questa storia tutto solo.
Philip Roth, Ho sposato un comunista

lunedì 30 maggio 2011

Canzone delle domande consuete

Il modello che gli insegnanti italiani precari devono compilare per non essere inghiottiti per sempre dall'oblio della disoccupazione, è una cosa difficile da affrontare. A parte il carico d'ansia che genera, esso modello è scritto male. Astratto, confuso, privo di informazioni necessarie che trovi solo su note di rimando in allegati secondari. Insomma.
Per fortuna ci sono tutti i siti accessori che ti spiegano come affrontarla, la compilazione. E come tutti i siti del genere, raccolgono le domande più ricorrenti e ti danno la risposta. Io però faccio fatica ad accettare che fra le domande ricorrenti le insegnanti precarie italiane chiedano: chi è sposata, nei dati angrafici, quale cognome deve indicare?

Voi preti che vendete a tutti un'altra vita

Ne ho viste di cose strane, nel paesello in cui ho vissuto quest'anno. Ma la più strana di tutte, giuro, è stata la processione sulla Tuscolana (strada di scorrimento che congiunge direttamente il paesello con la Capitale) alle due di notte. 
Al bordo della strada si vedevano luci lampeggiare. Io guidavo. Ho rallentato, e pensato: cazzo, un incidente. 
Invece no. Era questa processione. Avevano uno stendardo, dei megafoni, e recitavano delle preghiere. Alle due di notte.

Quanto piccolo è il suo cuore e grande la montagna, quanto taglia il suo dolore più di un coltello

Io non amo particolarmente leggere le recensioni dei libri. Credo che la lettura, come ogni forma di fruizione dell'arte, sia un'esperienza estremamente soggettiva: se serve a suscitare emozioni, le emozioni di un altro possono essere un pregiudizio. Però leggo con carnale passione, e una mia amichetta cara mi ha chiesto di dedicare qualche Pensiero Superfluo ai libri che leggo. Mi è sembrata una buona idea. Non saranno recensioni, solo quello che potrei dire di un libro davanti ad un bicchiere di vino.
Balzac e la piccola sarta cinese è un libro che ci hanno fatto pure il film, perché Dai Sijie, il tizio che l'ha scritto, è anche regista. Questo libro qua è il primo della letteratura cinese che mi sia veramente piaciuto. Non che abbia letto molto, di nipponico. Cinesi, Giapponesi, pregiudizialmente li evito. Perché mi sembrano troppo asettici, di scarse emozioni. Invece la piccola sarta cinese è un personaggio che, in punta di piedi, con leggerezza e soavità da fiore di ciliegio, ha squarciato la mia fantasia letteraria. Credo che la ricorderò sempre.
Una ragazzina di cui non sappiamo il nome. La sua prima comparsa la fa per le sue scarpe: portava un paio di scarpe color rosa pallido, di una tela robusta e morbida a un tempo, attraverso la quale si potevano seguire i movimenti delle dita dei piedi ogni volta che premeva il pedale della macchina per cucire. Delicatezza e forte sensualità, questo piedino.
La Piccola Sarta è il sogno proibito di due ragazzini cinesi, figli di medici intellettuali, cui il regime comunista degli anni Settanta ha imposto la rieducazione. Non andavano bene, al nuovo spirito comunista, i borghesi intellettuali. I contadini, andavano bene. Con la loro silenziosa operosità e robusta obbedienza. E allora i ragazzini che stavano nelle scuole, o che erano figli di personaggi contrari al regime, venivano sottratti alle loro famiglie, case, abitudini, e costretti a vivere nei villaggi sperduti delle montagne assieme ai contadini. Per imparare da loro il nuovo spirito cinese.
I due protagonisti della storia incontrano la Piccola Sarta nel villaggio della loro Rieducazione, e naturalmente se ne innamorano entrambi. Amicizia, amore, rivalità, onestà, ci sono tutti gli ingredienti del romanzo di formazione. Ma su tutto dominano i libri. Oggetti proibitissimi dal regime. Che però i due ragazzi riescono a rubare dalla valigia di un loro collega di rieducazione. Perché non possono vivere, senza. Stregati dalle pagine dei romanzieri francesi, è alla Piccola Sarta che dedicano tutti i racconti, e le emozioni, e le vendette, e gli amori che trovano in quelle pagine.
La ragazzina sembra solo un'affascinante proiezione delle loro fantasie. Vive poco, di vita propria. Se ne parla solo e sempre dal punto di vista degli innamorati pischellini rieducati. E questi due, un po' per fare colpo su di lei, ma anche per dare un senso alto alla loro permanenza nel villaggio, maturano l'amizioso progetto di fare della Piccola Sarta una donna colta e raffinata, attraverso le letture. Ma lei resta sempre il termine passivo di desideri, pensieri, discorsi, letture degli uomini.
Fino a quando, un giorno, la Piccola Sarta Cinese scompare. Nessuno la trova più. Il padre infuriato va a cercarla nella capanna dei suoi due amici. Ma quei due non lo sanno, dov'è. Partono in una folle corsa all'inseguimento della loro amata. La raggiungono. Le parlano. Non leggiamo le battute che si scambiano. Solo, nell'ultima scena, vediamo le sue magre spalle che si voltano per proseguire la strada. Ed è sempre con le parole dei maschi che il romanzo si chiude: Mi ha detto che Balzac le ha fatto capire una cosa: che la bellezza di una donna è un tesoro inestimabile.
Così la Piccola Sarta Cinese, con le sue scarpine rosa, si ribella. Se ne va. E' la sola che ha veramente sentito quello che c'era scritto nei libri. Potere che nessun regime può arginare.

All'alba vincerò

Davanti ai problemi tecnici che riguardano ambiti dei quali ignoro totalmente le dinamiche, io ho una prima reazione totalmente illogica: aspetto. Aspetto che magari il problema, come per magia, si risolva da solo.
Sono consapevole che tale miracolosa soluzione ha una probabilità su diecimila di verificarsi. Però io sono scaramantica, e aspetto.
Ora i Pensieri Superflui da più di dieci giorni non funzionavano. Bloccati. La pagina non si apriva. 
Ma prima di disperare e aprire un blog altrove, io ho aspettato. 
Fino a che, senza preavviso né altro segno di cambiamento dello stato di blocco, eccola qui, la pagina. 
Voi non ditelo ai miei alunni ai quali sto spiegando illuminsimo, metodo sperimentale, e manate varie, ma io ci credo, nella magia.

domenica 8 maggio 2011

Non puoi tornare indietro più, nemmeno lo vorresti

Tanti auguri, mamma. Qui dove vivo adesso, il bucato non ha più il tuo profumo di sole. E mi manca fare colazione chiacchierando con te. 
Sono lontano dalla mia mamma, la donna che mi ha partorito, e dall'altra madre, la terra dove sono le mie radici. Anche a lei, oggi, auguri. Che non ci siano più mani avide a strappare i suoi fiori di zagara.
Alle mie due madri auguro tutto il bene. E' solo grazie a loro che sono la donna che sono. Poi, un giorno, sono andata via. E ho trovato la felicità.

Mi fa sentire addosso il tuo profumo

Amare è guardare dall'oblò della lavatrice il tuo bucato nel cestello che gira assieme al suo, e pensare che poi avranno lo stesso odore.

E per quelli che l'ebbero odiato nel Getzemani pianse l'addio

La domenica che precede la Pasqua si chiama Domenica delle Palme. I cristiani ricordano come la folla sia brava a voltare la faccia, quindi l'insegnamento è che non bisogna mai fidarsi della maggioranza. Questi qua, quando Gesù Cristo è arrivato a Gerusalemme, l'hanno osannato come re: drappi, urla, applausi, rami di palme agitati al vento. Gli stessi, dopo manco una settimana, lì a gridare che bisognava ucciderlo; non solo, metterlo in croce. Insomma, le abitudini non sono molto cambiate da allora. 
Ora la Domenica delle Palme si va in chiesa a sventolare i ramoscelli benedetti. Il fedele può portarselo da casa, un rametto, oppure riceverlo all'ingresso della celebrazione. In questo secondo caso è probabile che i devoti addetti alla distribuzione del necessario fogliame chiedano anche un'offerta. Così, per la vigna del Signore.
Anche se tu sei uno di quelli che ci pensa due volte prima di lasciare i soldi per le elemosine, sicuramente non puoi rifiutarti in un contesto simile. E allora prima di ricevere il ramoscello con cui andrai a simboleggiare la folla voltagabbana, apri il tuo portafogli. Ti può accadere un incidente diplomatico del tipo che ti ritrovi solo una moneta da due euro; oltre a banconote. A meno che la tua voglia di carità non sia spavalda, cinque euro per due foglioline di ulivo ti sembreranno indiscutibili, ma anche due, in fondo. Se prendi un rametto piccolo, cinquanta  centesimi sembrerebbe il prezzo onesto; tant'è che potresti anche lasciare una moneta al parcheggiatore al  quale prima avevi solo sorriso. Che due euro sono cinque mila lire del vecchio conio: io da ragazzina ci mangiavo la pizza margherita in pizzeria, con la coca cola. E se anche tu sei uno di quelli che conferisce tale valore alla cinque euro, la Domenica delle Palme ti può quindi capitare di trovarti in un simile frangente.
Senza dare troppo nell'occhio, allora, potresti pensare di lasciare cadere la moneta da due euro nel cestino delle offerte e poi, mentre la pia donna ti consegna il tuo ramoscello, tu, sempre senza dare nell'occhio, potrai provare a prenderti il resto. Se hai pensato di fare questo, ti posso garantire che la tua attenzione nel prenderti il denaro che ti spetta sarà distolta dalla sottile ma pervasiva sensazione che tutti ti stiano guardando. Quindi, per disbrigare l'operazione finanziaria nel minor tempo possibile, afferrerai una moneta di due colori e la più grande moneta gialla senza perdere troppo tempo a rovistare nel cestello. Poi, augurando la buona pasqua ai distributori di palme, ti allontanerai. Con un certo senso di scampato pericolo e di giustizia. Che due euro, per due foglie di ulivo, a te sembrano davvero troppe. Una pizza margherita mangiata in pizzeria; magari senza coca cola, ma vuoi mettere?
Orbene, se hai mai pensato di trovarti in una circostanza simile, sappi che potresti poi scoprire di avere nel portamonete non un euro e cinquanta, come preventivato, ma ben due euro e cinquanta: che nella rapidità con cui hai cercato di espletare l'operazione potresti aver confuso la moneta da un euro con quella da due. 
Se dovesse capitarti una cosa simile, in pratica avrai rubato in chiesa la Domenica delle Palme. E ti sentirai incredibilmente simile a quell'Iscariota lì dei trenta denari sonananti. Per lenire il senso di colpa potresti lasciare tutto l'infame guadagno al parcheggiatore. Oppure andare ad impiccarti a un albero. Jesus Christ, Super Star.

domenica 1 maggio 2011

Alla compagna di viaggio, i suoi occhi il più bel paesaggio

Oggi è una bella domenica di sole. Profumo di fiori, il verde intenso dei viali alberati. Ho visto una vecchina che passeggiava: indossava un paio di occhiali da sole, aveva i capelli bianchissimi e il viso solcato da rughe profonde; avanzava con passo lento e incerto, sostenedosi ad un bastone. Aveva un giacchina viola e una borsa dello stesso colore. E interrompeva i suoi antichi passi per sollevare il viso ai raggi tiepidi di un'altra primavera, che non deve smettere mai di stupirci.
Guardando lei, oggi, ho capito quello che voglio fare da grande.

Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri

"...si è potuto pervenire al rintraccio del cellulare della vittima".
Olè.