mercoledì 30 marzo 2011

C'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione

Ma Generazione Italia, il libro scritto da Bocchino, è un'opera porno?

Sciolgo le trecce ai cavalli, corrono

La spensierata concretezza dei maschi!
- Sto pensando di tagliarmi i capelli... Che ne dici?-
Donna: - No! Ma sei matta? Sono così belli. Col tuo colore, poi. Beh, certo: è una fatica curarli quando sono lunghi. Ma... come li taglieresti? Corti modello maschile, o caschetto? Che poi, a pensarci bene, il caschetto riccio è tanto carino. Ma pensaci bene. In fondo ora che viene l'estate li asciughi molto più facilmente, senza phon. Si, d'accordo: il sole li sciupa. Però lunghi si modellano meglio, secondo me. Corti rischi che ti restano crespi. Non lo so, alla fine sei tu che devi decidere-
Uomo: - E tagliali. Tanto poi ricrescono-

I piedi chiedono dove, ma via

Ora c'è il problema di Lampedusa. Che tutti i profughi dai paesi africani in rivolta vengono a sbarcare sulla nostra isoletta, grande quanto un centro commerciale di Roma. Naturale che non si sappia dove metterli. Tanto che qualcuno ha parlato di un doppio fronte di guerra che coinvolge al momento l'Italia: la Libia e Lampedusa.
E allora i politici si impegnano. A risolvere la questione. Nella maniera un po' sensazionalistica, che a noialtri italiani piace tanto. Magicabula. Due navi sono pronte a partire e porteranno via da Lampedusa centinaia di persone (a me torna in mente il paragone con i topi, scusate se pecco di originalità). Una di queste navi, pare, salperà alla volta di Taranto perché poi i profughi siano accolti a Manduria. L'altra potrebbe restare al largo delle acque di Lampedusa in attesa che altre destinazioni siano pronte a ricevere i passeggeri. Cioè, praticamente, li lasciamo in mezzo al mare?
Se spazzi via la polvere dal pavimento e la nascondi sotto al tappeto, non è che hai pulito casa. 

Si! Stupendo! Mi viene il vomito

Secondo me i critici letterari non sempre leggono i libri che recensiscono. Si, è vero: i gusti sono soggettivi. Ma diciamocelo chiaramente: ci hanno imposto come grandi capolavori dei libri che, tutto sommato, fanno anche un po' cagare. E il bello è quando poi ti capita sott'occhio una dichiarazione dello stesso autore di quel libro che ti hanno spacciato come grande capolavoro imprescindibile per tutta la letteratura del Novecento. E in quella dichiarazione l'autore diceva che lui l'opera tutta intera non l'ha mai riletta, perché dopo averla scritta si è pentito e dice di quel libro: lo trovo noioso e piatto da far venire la nausea.
Ma i gusti sono soggettivi. Ed è proprio questo il bello dell'arte.
 

Arriverà

Le smart. Le vedi solo se ti camminano davanti. Perché sono talmente corte che non le vedi nello specchietto laterale e nemmeno in quello retrovisore. Puoi intuirle, perché un bagliore di carrozzeria riesci a scorgerlo, che incombe attrono al tuo incedere. Ma le vedi con chiarezza solo quando ti sbucano davanti per rubarti il parcheggio, o ti tagliano la strada per cambiare corsia di marcia. Le smart.

lunedì 28 marzo 2011

Giusta adesso è giusta, schiumosa e viene giù

Ognuno ha i suoi gusti. Tipo a me piace fare la doccia con l'acqua molto calda. Che poi, quando chiudo il rubinetto, lo specchio è tutto appannato, le piastrelle umidicce e una nube di vapore profumato avvolge tutto. Una sauna, in pratica.

Che sarà che sarà?

Insomma. I terremoti oramai si susseguono quasi regolarmente, con effetti secondari disastrosi. La gente muore schiacciata come topi, senza che si possa neppure conoscere il nome di tutti quelli che sono morti. Poi ci sono le radiazioni. Le centrali nucleari che esplodono. Aria, acqua e chissà cos'altro contaminati. Poi ci sono le guerre. Le ribellioni ai dittatori, e tutti che si schierano. E bombardano, sparano, distruggono. E anche nel Nordafrica, come in Asia, la gente muore senza che si possa neppure conoscerne il nome, come topi. Qualche disperato si mette su un canottino e si abbandona al mare nero, che è sempre meglio di quello che vede a casa sua. Ma quando arrivano, se arrivano, non trovano nulla. Nessuno li vuole o può accogliere. Come se fossero topi. Anche loro.
Io non voglio esprimere pareri su questo. Troppo facile essere buonisti e orribilmente banali, su questi argomenti.
Io vorrei solo fare una domanda. Al Capo, lassù.
Che cosa sta succedendo?

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri

Ragazzini che all'uscita di scuola camminano in mezzo alla strada con le cuffie nelle orecchie, e non sentiranno mai la tua innocente automobile; l'unico modo che hai per non ucciderli, è fermarti. Ma un bel giorno io potrei decidere che non mi voglio fermare più.

giovedì 24 marzo 2011

Sono solo canzonette

- Professoressa, la possiamo chiamare Patty?-
- Assolutamente no! -
- ... -
- E perché poi dovreste chiamarmi così? -
- Perché assomiglia a Patty del mondo di Patty! -
Fino a che non ho chiesto a google chi era sta tipa, sono stata mica tranquilla, io.

Napule è na carta sporca e niscuno se ne importa

C'è in giro una certa quantità di capi d'abbigliamento di colore nero e di stoffa lucida. La gente li indossa con disinvoltura, così, la mattina per andare al lavoro.
Ora i gusti sono soggettivi, e nessuno può imporre i propri. Ma la somiglianza fra un pantalone nero lucido e un sacco per la raccolta dell'immondizia è oggettiva.

mercoledì 23 marzo 2011

Sono colpevole d'aver nutrito l'amore e altre deviazioni

Quando uno scrittore bravo riesce a scrivere un libro importante, tutti quelli dopo secondo me li scrive per fare pubblicità al libro importante. Che io, quando sento che è uscito l'ultimo libro di qualcuno che devo ancora leggere per l'opera per cui è più famoso, poi vado in libreria e quello compro. Mica il nuovo. 
Che volete farci, leggo in maniera compulsiva e irrazionale. Lo so.

Le tasche piene di sassi

- Professoressa, ma siamo in guerra o no?-

Ho due minuti, ancora due minuti ma non li sprecherei

Mi sfugge il motivo per cui la scadenza di alcuni prodotti è comprensiva di orario.
Devo mangiare lo yogurt entro il 25 marzo, h 15.35. Che succederà se lo mangio alle 15.50?

martedì 22 marzo 2011

Radici

Io di alberi ci capisco poco. Mi piace guardarli, toccare le foglie, annusare la corteccia, guardare il cielo tra le fronde. Ma non ho la minima idea di che differenza ci sia fra un castagno e un acero. Il che impoverisce notevolmente il mio vocablario: io, infatti, dico sempre e solo "albero".
Lo stesso avviene con i pesci, gli uccelli e i fiori. So che il branzino è un pesce e il tiglio un albero, questo si. Ma poi, dopo aver ricondotto gli esemplari alle categorie generali di "albero" e "pesce", appunto, non so altro.
Ragion per cui non conosco il nome degli alberi che ricoprono le colline su cui sorge ameno il paesello dove abito. Però sono belli. Con i colori dell'autunno i rami di questi alberi si tingevano d'oro. Il freddo dell'inverno, poi, ne ha fatto mani protese al cielo a riempirsi di pioggia e fremere di vento. Al tramonto, poi. Il cielo avvolto dal rosso chiaro del crepuscolo, e loro erano lì, nere ombre curve che si distinguevano nitide, con i contorni decisi. 
Adesso è primavera. E questi misteriosi alberi sono ancora secchi come erano in autunno e come sono stati in inverno. Spogli. Privi di foglie e di qualsivoglia colore diverso dal marrone.
Io va bene che non lo so che specie di alberi sono. Ma credo che dovrebbero cambiare almeno un poco, con il passare dei mesi.

domenica 20 marzo 2011

Chi si offende tradisce il patto con l'inutile omertà

Qualche anno fa, a qualcuno è venuta l'idea di spruzzare della polvere di cacao nel cappuccino. Come se il cappuccino così com'era non bastasse più. L'idea si è diffusa rapidamente. Dopo poco tempo, quando abbiamo ordinato un cappuccino, il barista ha cominciato a chiederci: un po' di cacao?, con una specie di saliera obesa in mano, già in posizione, e bastava un cenno di assenso per vedere ruotare l'angolazione di pochissimo e una spruzzata di cacao sarebbe piovuta sulla schiuma del nostro cappuccino.
Io ho sempre risposto: no, grazie.  Mi piaceva il cappuccino così com'era (mi bastava, appunto). Ma è evidente che siamo stati in pochi a dire no, visto che questa storia della spruzzata di cacao è dilagata come un'epidemia veritginosa. A tal punto che è diventata un automatismo. Se vai in un bar e chiedi il cappuccino, te lo fanno e ti spruzzano il cacao dentro. Senza più chiedertelo. Sei tu che devi dire che lo vuoi senza cacao.
In poco tempo, l'evoluzione della polvere di cacao nel cappuccino è stata la seguente: prima lo mettevano; poi hanno cominciato a chiederti se potevano metterla; adesso devi essere tu a dire che non la vuoi. Sei costretto a stare in allerta fin dal primo momento, a non parlare più con nessuno fino a quando il cappuccino non sia stato servito senza cacao, come richiesto - altrimenti vale la legge del silenzio-assenso. Non puoi più fare colazione un po' assonnato, perché ti ritrovi la polvere di cacao nel cappuccino.
Quando accade, me lo faccio sostituire; ma non basta. Mi innervosisco, la giornata parte male; mi viene una tensione muscolare dovuta al sopruso che fatico a sciogliere nelle ore successive. Chiedo con aria truce se per caso avevo chiesto il cacao, perché non mi sembrava di averlo chiesto.
E vorrei dire: siete andati troppo in fretta, non tenete conto di chi fa qualche resistenza. Non tenete conto di me. 


Francesco Piccolo, La separazione del maschio.

giovedì 10 marzo 2011

Un periodo pieno di sorprese

Io è tanto che non riesco a scrivere. La mia mano è ferma.
Ma a sentire che oggi è stato presentato il libro del Papa, il quale libro si intitola Gesù di Nazaret ed è detto "rivolto agli esegeti", io devo scrivere. Perché un'immagine si affaccia prepotente agli occhi della mia fantasia, e devo tradurla in parole.
Mattone.

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