martedì 22 marzo 2011

Radici

Io di alberi ci capisco poco. Mi piace guardarli, toccare le foglie, annusare la corteccia, guardare il cielo tra le fronde. Ma non ho la minima idea di che differenza ci sia fra un castagno e un acero. Il che impoverisce notevolmente il mio vocablario: io, infatti, dico sempre e solo "albero".
Lo stesso avviene con i pesci, gli uccelli e i fiori. So che il branzino è un pesce e il tiglio un albero, questo si. Ma poi, dopo aver ricondotto gli esemplari alle categorie generali di "albero" e "pesce", appunto, non so altro.
Ragion per cui non conosco il nome degli alberi che ricoprono le colline su cui sorge ameno il paesello dove abito. Però sono belli. Con i colori dell'autunno i rami di questi alberi si tingevano d'oro. Il freddo dell'inverno, poi, ne ha fatto mani protese al cielo a riempirsi di pioggia e fremere di vento. Al tramonto, poi. Il cielo avvolto dal rosso chiaro del crepuscolo, e loro erano lì, nere ombre curve che si distinguevano nitide, con i contorni decisi. 
Adesso è primavera. E questi misteriosi alberi sono ancora secchi come erano in autunno e come sono stati in inverno. Spogli. Privi di foglie e di qualsivoglia colore diverso dal marrone.
Io va bene che non lo so che specie di alberi sono. Ma credo che dovrebbero cambiare almeno un poco, con il passare dei mesi.

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