giovedì 30 settembre 2010

Casa tua mi piace sa di calda pace

- Ti piace la tua nuova casa? -
- No -
- ... -
- Non la sento mia -
- Forse è ancora presto -
- ... -
- Non conoscere gli spazi, dover cercare l'interruttore della luce. Ci vuole tempo -
- E' che il tempo di abituarsi veramente, e bisogna andar via -
Dialogo fra precari.

E poi

Ringraziate le esperienze negative. Perché vi insgeneranno a gustare la bellezza e a riconoscere subito quello che veramente volete.

Chiedimi il cambio solo se bevi, sei brava a guidare

Le donne di motori non ci capiscono molto. Credo che abbiamo il cervello proprio impostato senza questa funzione; non siamo capaci di vedere le cose più ovvie, né i collegamenti più logici. Di quella logica che in altri contesti sappiamo usare bene. Ma con i motori, no.
O almeno per me vale questa regola. Nell'archivio del mio cervello, alla lettera M ci troverete mare, musica, mamma. Tantre altre cose, magari. Ma non ci troverete MOTORE.
Che proprio stamattina ho investito un coccio di legno tagliato e incautamente lasciato fra l'erba. Ci sono salita sopra, l'impatto ha prodotto un rumore notevole. Dopo circa tre minuti, ha iniziato a suonarmi la spia dell'acqua. Voglio dire, è logica mettere in collegamento le due cose.
Bene. Quando mi hanno chiesto se avessi urtato contro qualcosa, la mia prima risposta è stata no. Poi ci ho pensato, e me ne sono ricordata. E quando ho capito che a causa corrisponde conseguenza, mi sono arresa.

mercoledì 29 settembre 2010

Senti freddo anche tu

Sicché ho cambiato coordinate geografiche, e ora mi trovo abbastanza più in alto del livello del mare. Essendo io totalmente impreparata a questo innalzamento di livello e repentino abbassamento di temperature, praticamente ho sempre freddo. Da quando mi alzo dal letto fino a che non mi ci rituffo dentro (scusate la metafora marina; devo ancora elaborare).
Ieri ho avuto un'idea. Vado a comperarmi una stufa, mi sono detta. La bellezza dell'acquisto imminente mi ha così eccitata che quasi quasi mi sentivo meno diafana, come se il sangue congelato avesse ripreso a circolare, lentamente.
Arrivo nel supermercato, uno di quelli della grande distribuzione. Faccio un giro alla ricerca dell'agognato calorifero acquisto, e non lo trovo. Allora cerco una commessa, che me lo prenda lei l'arnese.
Questa gentile signorina, nel sentire la mia richiesta, scuote le spalle e replica quasi indignata:
- No, signora! Non ci sono ancora, le stufe -
Gli avverbi, nella lingua italiana, sono portatori di un signifcato aggiunto che può offrirti chiavi interpretative fondamentali.
Ancora.
Ho pensato con terrore a quanto freddo si aspettano che faccia, qui. Gente con la pelle spessa, la gente di montagna. E un malinconico pensiero mi è andato ai bikini, che non ho fatto in tempo a lavare perché li avevo usati fino al giorno prima di partire.
La renna al polo nord scampanellando va. Buon Natale.

Ricorda tu sei quello che non sa quando è il mio compleanno

Buon compleanno, presidente.
Volevo solo ricordarle che...si ecco, insomma: sono tanti. Sono tanti per fare certe cose. Si riguardi. Abbia cura di lei, e se le riesce, abbia anche un po' cura di noi.

Ricordati di me

La vita è divertente perché uno si affanna per cercare, costruire, pianificare, mentre invece le cose che poi ti capitano sono le più impensate. Che a volerci scrivere la trama di un romanzo, non bisogna aggiungere niente d'altro.
C'era una volta questa terra che ho amato tanto. E che ho dovuto lasciare. Sapevo che l'avrei fatto, ma non conoscevo il momento. Il bello dell'improvvisazione. Due giorni prima che la lasciassi - quando io ignoravo che sarei rimasta lì soltanto altri due giorni, mentre lei evidentemente lo sapeva bene cher era arrivato il momento dei saluti - questa terra meravigliosa mi fa un regalo. Una specie di souvenir. E mi dice: ecco, prendi; tu mi hai amato, e io voglio ricambiare dandoti questa cosa preziosa da portare con te, lì dove vai. Così non ti dimenticherai di me, se anche ci fosse qualche dubbio che tu possa dimenticarmi.
La generosità delle passioni.

Sjor capitano, mi stia a sentire

Questa mattina spiegavo alla mia alunna le principali forme di governo che possono reggere uno Stato. Monarchia, dittatura, repubblica. La regina d'inghilterra, Fidel Castro.
Parlando dell'Italia, lei ma ha detto che comanda Berlusconi. Etica professionale ha voluto che rispondessi di no, che c'è il parlamento, la democrazia. Eccetera.
Ma la rivoluzionaria che c'è dentro di me ha avuto un sussulto. Non posso certo mettere un brutto voto alla mia alunna perché, dopotutto, ha risposto bene.

Pavimento liquido

Quando hai scelto di voler vivere vicino al mare, perché vicino al mare sei nato e lontano dall'azzurro non sai esistere; quando ti capita che stai al mare a fine settembre, a nuotare nella brezza rigenerante della stagione che cambia, e ti capita, il giorno dopo, di ricevere una telefonata importante per cui ti ritrovi a vivere a quasi mille metri di altezza, tutto intorno a te cambia. Cambia perché il cielo sopra di te è più vicino, non c'è l'acqua ma verdi pendii a circondarti. Ed è come se ti mancasse il pavimento sotto i piedi. Quel pavimento liquido sul quale scivoli in profondità per riconoscere i tuoi orizzonti. Quando non ce l'hai più, hai bisogno di qualcosa di fermo e resistente. Come solo l'acqua può essere.
E' in momenti come questo che senti quanto il flusso ti faccia scorrere verso la tua dimensione, quasi senza che tu te ne renda conto. E ti ritrovi a svegliarti in un letto che non conoscevi, ma che senti tuo. Come il mare. Solido.

lunedì 27 settembre 2010

Le mie parole sono sassi

Darsi la zappa sui piedi. E' un'espressione che rende l'idea di questo attrezzo duro e tagliente che ti arriva sui piedi, e fa male. Ci sono persone che lo fanno, prendersi a zappate sui piedi. Quando questi soggetti appartengopno ad una categoria, per esempio, è come se l'agricolo arnese arrivasse a tranciare gli arti di tutti gli altri appartenenti alla categoria. Prendete quelli che lavorano coi libri, o che i libri semplicemente li amano. Vedere su internet annunci come: romanzi gratis online, o tipo: pubblica gratis il tuo libro, è una zappa sui piedi. Perché leggere un romanzo è un gesto che ha in sé anche del sacro, non lo si può profanare gettandolo nel calderone indistinto di quanto è pubblicato in rete. E se l'annunciatore è un'esca, lo scrittore che ci va,a publbicare gratis il suo romanzo online, è un pesce che abbocca all'amo. Si dà la zappa sui piedi. E fa male pure a tutti gli editori, ai librai, a quanti mettono da parte dei risparmi per comperare un libro. E pure a me, fa male.
Non gettiamo le parole al vento.

giovedì 23 settembre 2010

Sotto le stelle del Messico a traballar

Siamo arrivati al punto in cui io sono felice e devo ritenermi privilegiata perché ho avuto un contratto di lavoro fino a giugno in un posto che dista da casa mia più di 500 km.
Io sono felice. Ma credo anche che qualche conto non torna in tutto questo.

Che ricorda il colore di certe lenzuola di certi hotel

Mi sta capitando di dover dormire fuori, in queste notti. In alberghi, b&b, stanze a noleggio insomma. Letti su cui la gente si ama, o trascorre notti di pensieri, o insonnie di attese, o il beato sonno di chi sta in vacanza. Lenzuola che profumano di vite sconosciute.
Quando devi cercare qualche riferimento in un posto che non concosci, il primo cui ti rivolgi è internet. Sappiate però che sarà il depositario delle maggiori fregature. Che a me mi ha spedita in un postaccio dove per dormire in un letto buio damascato di blu e giallo, con prima colazione mediocre fatta di cornetto freddo e duro e cappuccino anonimo, mi hanno fatto pagare 80€. In lettere: ottanta.
Io avevo proprio bisogno di dormire in questo posto, e poiché l'internet non suggeriva altro - o magari lo suggeriva pure ma poi al numero di telefono indicato non ci stava nessuno a rispondere - ho dovuto accettare il servizio da ottanta euro. In cifre, 80.
Successivamente è iniziato il buon vecchio passaparola. Nel posto in cui sto è circolata voce che io cerco alloggio, la gente di qui è proverbialmente accogliente, io sarò anche solare, insomma, mi mandano a dormire in un altro posto. Cinaquanta euro, stavolta. Ma a confronto col primo, niente a che vedere. Questo qua era un posto bellissimo, con vista sui Castelli Romani, e stanza luminosa con balconcino, e colazione ricca di colori e sapori dolci e salati.
Poi il passaparola continua. I criteri di selzione si affinano, e vengo mandata in un nuovo alloggio. Trentacinque euro. In cifre, 35. E mi ritrovo in una villa, con un giardìno incantevole, un arredamento delizioso, un letto comodissimo con 4 (quattro) cuscini, curato fin nei minimi dettagli. Che quasi quasi, se penso alla signora delle ottamta euro, a me mi viene voglia di dire a queste proprietarie qua che pago di più di quanto mi hanno chiesto.
Ora da questa esperienza ho imparato due cose.
La prima: internet dice anche tante fregnate.
La seconda: nella mia vita, le cose migliori arrivano dopo.

mercoledì 22 settembre 2010

La vita non li spezza

Poi ci sono dei momenti in cui devi fermarti e ringraziare. E c'è un tramonto che toglie il fiato.

martedì 21 settembre 2010

Sogna ragazzo, sogna

Ora lo so che non sto scrivendo pensieri. E non è che non ne stia avendo, eh.
Anzi. Me ne stanno passando per la testa e la vita talmente tanti che non ho il tempo di capire. Dove sono, o cosa provo. Un mio maestro di scrittura mi ha detto che chi racconta non può "vomitare" addosso agli altri i propri stati d'animo, belli o brutti che siano. Mi ha detto che nei momenti più intensi della vita, un vero scrittore non dovrebbe scrivere.
A me piace definirmi scrittrice - umile non sono mai stata. E sicuramente la mia vita sta cambiando. Totalmente. In poche ore.
Tornerò a scrivere, e nuovo colore avrà l'inchiostro delle mie parole.

martedì 14 settembre 2010

Ballando sul mondo

Solo quando fai quello che ti piace ti senti veramente, assolutamente, completamente vivo.

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri

Oggi per molti è stato il primo giorno di scuola. Entro la settimana, ricomincia per tutti l'anno scolastico della sedicente "riforma epocale". Sedicente, perché se lo dice solo colei che l'ha firmata, sta riforma. I giornali dicono all'incirca queste cose.
Ok, sono giornali faziosi. Di partito. Politicizzati. Comunisti.
Ma vorrei sottolinerae frasi del tipo:
saranno aperte finestre per assunzioni riservate alle "eccellenze": gli studenti migliori che si laureeranno e abiliteranno con i nuovi percorsi nei prossimi anni.
Questo può voler dire, sempre ammesso che delle tante cose annunciate qualcuna se ne compia, che ci sarà un nuovo canale di reclutamento, e che i nuovi professori avranno una corsia preferenziale per l'immissione nelle graduatorie.
Non dite che non vi avevo avvisato.

lunedì 13 settembre 2010

Il silenzio degli innocenti

Avere dei marmocchietti sotto la propria responsabilità comporta anche che tu faccia attenzione a chi li molli, quando vanno via. Sarà vero che appena le lancette segnano la fatidica ora di fine lezione li scaraventeresti giù dalla finestra, in santa pace dei passanti di sotto; ma non puoi. E' necessario aspettare che qualcuno venga a prenderli. Per chi - come la sottoscritta - non ha goduto della consuetudine di educare in precedenza i marmocchietti, gli adulti che si presentano a ritirare i pargoli potrebbero essere indistintamente lo zio buono che li porta al parco, o il maniaco pedofilo che te li farà recapitare sgozzati e seviziati sotto il portone di casa. Insomma, io ci sto attenta. Anche a costo di fare delle brutte figure, tipo agente segreto, quando pronuncio meraviglie del galateo tipo: si identifichi. Ma tanto - mi dico per ammortizzare l'imbarazzo del trovarmi nel ruolo inquisitorio - ai genitori farà piacere vedere che io glieli proteggo, i pargoli adorati.
Orbene, oggi suona il citofono.
- Chi è? - dico, con il tono più professionale di cui sono capace.
- Filippo. Buonasera - Naturalemente io non immagino neppure lontanamente chi sia, Filippo.
- Desidera? -
- Può far scendere P.? -
- Mi scusi, sa... credo di non conoscerla, e non posso lasciar andare i ragazzi se non sono certa della persona che viene a prenderli. Lei è...? - Ben detto, agente Starling.
- Certo, ci mancherebbe. Anzi fa bene: coi tempi che corrono... - Dicono che i maniaci cercano l'empatica assoluzione dalle loro vittime: cerco di non farmi abbindolare. - Ma ci conosceremo - cos'è, signor Filippo, una minaccia? - Sono... sono il papà di P. -
Ora a me quell'esitazione fra la copula e il predicato nominale mi ha messo un po' in sospetto; sicché appoggio il citofono e mi rivolgo a P.: - C'è tuo padre. -
Il pargolo richiesto mi sgrana davanti due occhi che manco gli avessi detto guarda tua mamma si è trasformata in Monica Bellucci. Adorato bimbetto, cos'ho detto di sbagliato? Per restituirlo alla consapevolezza, aggiungo: - Filippo. - Ma il nome cade nel vuoto dell'apatia di P.
Inizio a preoccuparmi. - Filippo non è tuo padre? - chiedo, ormai immaginando la presenza di un maniaco pluriomicida dall'altro capo del citofono, pregustando scene da RIS di Parma, bambini nascosti dentro gli armadietti e sirene spiegate di polizia e ambulanze mentre una voce amica, amplificata dai megafoni, urla stridente: arrenditi, sei circondato.
- No - risponde P.
Panico. Adesso sono i miei occhi ad essere sgranati, manco mi fossi trasfromata io in Monica Bellucci. Tra qualche secondo svengo.
- No? -. chiedo tremante. Quando finalmente, quel tesoro di purezza si degna di spiegare: - Filippo è il fidanzato di mia mamma. -
P. c'è mancato poco che lo mandassi giù per le scale a calci nel suo adorato sederino. Ma, soprattutto, io me la prendo con Filippo.
Signor Filippo, sa io sono la prof. Se mi permette le spiego una cosa: padre, nella lingua italiana, è colui dal cui spermatozoo ha avuto origine il gamete che si è poi trasformato nel bambino che porta, non a caso, lo stesso cognome del padre. Giustappunto. Lei, caro Filippo, non metto in dubbio che voglia anche più bene a P. di quanto non possa magari volergliene il padre vero. Fatti vostri. Ma, abbia pazienza, non è PADRE la parola giusta a designare il suo stato. La lingua italiana le offre una vasta gamma di possibilità. A sua discolpa posso solo immaginare che la mia richiesta di identificarsi l'abbia imbarazzato per qualche secondo. Ma, ecco, usiamole bene, le parole. Altrimenti la prossima volta P. se ne resta fuori a giocare a pallone, e a fare ripetizioni sale su lei.

domenica 12 settembre 2010

Contessa miseria

Guardare come una donna, seduta al tavolo di un locale, finga di essere ubriaca per incoraggiare l'uomo seduto di fronte a lei a prendere uno straccio di iniziativa, è desolante.

Disperati intellettuali ubriaconi

Se ne stettero nella pace di quel mondo silenzioso, godendosi l'estate e conversando dei problemi del vivere umano mentre osservavano la natura. Ogni tanto prendevano un goccio di vino, sedevano sul pontile e fissavano il lago. Il colonnello Kemppainen si stupì della maniera singolare che aveva Rellonen di sprecare gli alcolici: appena la bottiglia era vuota per due terzi, vi rimetteva il tappo e, se il vento tirava dalla riva, la lanciava nel lago. La bottiglia prendeva il largo beccheggiando, per raggiungere prima o poi la riva opposta. La traversata era di qualche chilometro, e il mittente di quel mesaggio alcolico non poteva sapere dove sarebbe approdato.
- Quasi tutti i proprietari di case qui fanno la stessa cosa. E' prassi lasciare un terzo in fondo alla bottiglia prima di rimetterla in circolo - spiegò Rellonen.
Il colonnello non si capacitava ancora di quello spreco. L'alcol in Finlandia è caro: come si poteva gettarlo in acqua?
Rellonen spiegò che si trattava di un metodo ben sperimentato di mantenere buoni rapporti coi vicini. Qualcuno l'aveva iniziata un po' per caso già da qualche tempo [...] Di tanto in tanto, e sempre più di frequente negli ultimi anni, sulla riva erano comparse altre bottiglie. L'abitudine poco alla volta si era propagata su tutte le sponde del lago.
- L'estate scorsa ho ricevuto tre bottiglie di sherry e, poco prima che il lago ghiacciasse, una bottiglia di vodka e una di acquavite. Erano così piene che galleggiavano a stento. Cose così ti scaldano il cuore. i fanno credere che dall'altra parte del lago viva un'anima gemella, un generoso amante del buon cognac, o anche un accanito bevitore di vodka, che abbia avuto un pensiero per un amico sconosciuto sull'altra riva.

Arto Paasilinna, Piccoli suicidi tra amici, Iperborea

domenica 5 settembre 2010

In questa assurda differenza fra puttane e spose

Puttana: organismo femminile che te la dà dopo cinque minuti. Se la cerchi dopo un anno, ti sorride come la prima volta.
Donna: organismo femminile che non te la dà, o che te la dà dopo un mese nel quale le hai fatto 3 regali da 200 euro. Se la cerchi dopo una settimana, pianta casino perché l'hai abbandonata e ti urla contro che lei non è mica una puttana. Preferisco nettamente le prime.
[...] Le prostitute sono buone. Leali. Generose. Non per quello che danno, ma per quello che prendono.

Carlo D'amicis, La battuta perfetta.

Ecco. Io sto imparando a non aspettarmi niente dagli uomini. Non escludo un passaggio alla prima delle due categorie sopradefinite. Ma non sarebbe un problema, poiché non mi identifico in nessuna categoria. Non ne varrebbe comunque la pena, col vantaggio di riuscire a prendere con "naturalezza" tutto quanto la vita ci offre?
E per favore, se volete davvero rispettare la natura femminile, limitate l'uso della parola puttana. Che è un giudizio solo maschile dato a noi quando - a conti fatti - ci comportiamo come loro.
Prostituta, è una professione. Adesso si dice anche escort, ma io prediligo l'italiano.
Amante si può usare in tutti gli altri casi.

sabato 4 settembre 2010

Ma che bontà, ma che bontà, ma che cos'è questa robina qua

La cucina è una forma d'arte. E' creatività.
E come ogni espressione artistica, ha bisgono di ispirazione.
Ne è prova la regolarità matematica con cui i miei piatti preparati per ospiti e inviti, o per me medesima quando mi sento affamata e in vena di sperimentare nuovi sapori, risultano deliziosi. Quando invece sono distratta, o con poca fame, non riesco a far bene neppure le patate bollite.
Così è, sono un'artista.

Per sentire quella fiducia totale che nessuno mi ha dato

Caro Papa,
hai detto che il lavoro fisso non è tutto per i giovani; hai detto che la certezza del futuro lavorativo non potrà mai soddisfare il nostro animo perché siamo alla ricerca di una dimensione più profonda.
E hai ragione.
Rispondiamo alla società postmoderna modificando i nostri parametri antropologici, e allora - è vero - fermi in un unico posto di lavoro non ci sapremmo stare. Così come non sappiamo stare fermi dentro a un unico rapporto di coppia, ad esempio. O come non ci piace vivere sempre nella stessa città. Io però una cosa vorrei specificarla. Non so, magari ero io poco attenta e tu, Papa, lo hai detto. Ma dopotutto questo blog è mio e posso dire ciò che mi piace. No?
Ecco, il cambiamento è bello quando sei tu che lo cerchi. Si cerca qualcosa d'altro rispetto al lavoro, ma quando uno ce l'ha un lavoro. E' bello trasferirsi in un'altra città quando questa ti offre prospettive migliori. Facciamo un esempio. Una docente di lettere, precaria. Ad oggi, sabato 4 settembre, non sa ancora se e dove avrà una cattedra.
Questo significa, tanto per cominciare, che non sa con che soldi si comprerà il pane. Ti ricordi, caro Papa, che nella preghiera insegnataci da Gesù in persona chiediamo che ci venga dato il pane quotidiano? Eh, appunto.
Poi, se l'insegnate di lettere precaria sarà fortunata, avrà invece un posto di lavoro. E ci sono il 50% di possibilità - ad essere ottimisti - che esso sia in un posto diverso da quello in cui vive.
Quindi, si trasferirà.
Dovrà trasferirsi nel giro di 48 ore, più o meno. Dovrà cercare casa. Dovrà avere dei soldi da parte, perché chi affitta le case chiede il pagamento anticipato di una serie di mensilità. Non lo sapevi, caro Papa? ma davvero?
Ad oggi, sabato 4 settembre, è altamente probabile che l'insegnate di lettere precaria quei soldi per prendersi una casa non ce li abbia. E allora che fa, in attesa dell'eventuale chiamata dalle scuole? Risparmia. Tipo che quando il detersivo per la lavatrice finisce, se lo fa prestare dalla vicina; sai, magari si trasferisce la prossima settimana, e che fa, mette in valigia il falcone di detersivo? Tipo che compra una pesca, un uovo, pane niente perché altrimenti diventa duro e va buttato. E se ci sono ancora le sagre estive, ci va, la sera. Per mangiare gratis, o quasi.
Caro Papa,
io non credo che la mia aspirazione di vita si esaurisca nel lavoro. Ho altre priorità, ho altri sogni. Voglio anch'io fare qualcosa che renda il mondo migliore. Anche a me piace aiutare gli altri, seminare speranza, costruire pace. Ma, comprendi bene, che il lavoro è per meuna necessità.
Cercate Dio, ci dici?
Io ci credo, in Dio. Ma ad oggi, sabato 4 settembre, l'unico pensiero che posso rivolgergli è il seguente: Signore, aiutami tu.
Amen.

Impressioni di Settembre

Si è travestito da Dicembre.

venerdì 3 settembre 2010

Gelato al cioccolato dolce un po' salato

Ogni volta che mangio un gelato al cioccolato, io mi verso il cioccolato addosso. Se questo avviene mentre sto in piedi, di solito il danno è limitato. Se la macchia si produce mentre sono seduta, invece, mi ritroverò una decisa linea marrone lungo parte dei vestiti che indossavo. Ovviamente bene in vista, il tragitto che il cioccolato ha fatto precipitandosi dal cono.
Allora vado su internet, e gli chiedo come smacchiare il cioccolato.
Lui, internet, mi rimanda pronto ed efficace ad un sito che si chiama Professione Casalinga.
Sono i momenti in cui capisci di aver fatto delle scelte sbagliate.

C'era la luna, c'erano le stelle

Ma voi lo sapete che ci hanno sempre preso per culo? Le favole, intendo. Per colpa di chi lo scoprirò, ci hanno tramandato versioni rivedute e corrette delle favole originali.
Che se ti leggi i testi dei fratelli Grimm o di Andersen scopri cose per cui rabbrividire.
Tipo che il ranocchio magicamente trasfromato in principe, lei non se lo voleva mica baciare.
Ecco, non era una principessa stupida che pur di
dare un bacio era disposta a baciare un rospo. No, affatto. Lei si è
rifiutata a lungo. E' stato lui, il ranocchio, a convincerla con la sua
perseveranza.
Oppure, quella simpatica di Ariel, la Sirenetta che il signor Walt
Disney fa sposare col meraviglioso uomo per cui lei ha rinunciato a
vivere nel fondo del mare. Bene, nella versione originale quel cinico
che fa? Si sposa con una sconsociuta misteriosamente scesa da una nave. E
la Sirenetta muore. Cioé, si trasforma in bianca spuma. Ma tant'è. Lei
rinuncia a tutto per sedurre il suo innamorato, e lui molto
semplicemente non se la fila di striscio.
Ora, parliamone.
Che a ben pensarci è la versione originale delle favole la più vicina
alla realtà. Fondamentalmente, il principe azzurro non esiste. Non esiste nella
realtà, e tutte lo sappiamo. Il bello è che non esiste neanche nelle
favole, se le raccontiamo nella versione corretta. Allora perché hanno
scelto di illuderci? Chi ha organizzato questa truffa epocale, cambiando
il testo e creando un mito? Non è meglio impararlo subito, fin da
bambini, che certe cose non esistono?
Quante seccature ci saremmo risparmiati.

giovedì 2 settembre 2010

A noi ci piace assai la televisione proprio l'oggetto – dico – esposto in salone

Vabbé, la televisione si sa, alle volte annoia. Annoia nei momenti migliori del suo "palinsesto", quindi nei mesi di vacanza l'impegno profuso dai produttori si azzera. E ti rifilano per tutto il tempo repliche.
Repliche di fiction, di concerti, di film d'autore.
Mentre scrivo, siamo nella fascia oraria che segue l'informazione serale, fascia oraria che i migliori palinsesti riempiono di imbecilli che aprono pacchi - a prova dell'alto livello socioculturale del prodotto televisivo. Siccome stare lì ad aprire pacchi deve essere molto faticoso, quei tizi adesso sono in vacanza. Eppure è due settembre. Vacanze lunghe.
Possiamo osservare, in questa fine estate, repliche di varietà televisivi. Periodo storico: anni Sessanta/Ottanta. La cosa strana è che quei programmini lì erano divertenti. Interessanti. Ironici. E io le guardo queste repliche, perché mi piace vederci dentro le canzoni. Ti capita di trovarci De Gregori, Battisti, Mina; insomma, cantautori e interpreti che non la conoscevano, Maria De Filippi, ma pur senza esserle amici - o non sarà forse proprio per questo? - sono bravi. Ti capita di vederci dentro Gino Bramieri, o Renzo Arbore; Massimo Troisi, Alberto Sordi. Sandra Mondaini e Raimonod Vianello. Ridi, perché sono bravi. E intelligenti. Un uomorismo che ti arricchisce, e un uso opportuno della lingua italiana.
Mentre mi gusto questi esempi di televisione, mi chiedo:
1) Perché le repliche di trasmissioni belle si fermano agli anni Ottanta?
2) Ma gli scenografi, dov'erano? No, era proprio necessario fare stare la gente dentro un cubo bianco e vuoto?

mercoledì 1 settembre 2010

Ape regina

Accarezzami musica
scorri su me come acqua d'argilla,
scorri sulla mia bianca pietà:
io sono innamorata di un aedo,
sono innamorata del cosmo tutto,
sono piena d'amore
sono l'ape regina
col ventre gonfio dei due golfi perfetti,
dolcissimo chiaro preludio
a una polluzione d'amore.
L'uomo scorre sulle mie bianche viscere
non s'innamora mai
perchè sono accademia di poesia.

Alda Merini, Ape regina

Tintarella color latte

Ora non è per parlare dei fatti miei, ma io è da giugno che vado al mare. Ogni giorno. Nessuno escluso. Per un mese, soggiornando in un'amena casetta estiva, sono andata al mare due volte al giorno. Allora, però, succede che io non mi abbronzo.
Per una serie di motivi. Le mie fattezze poco mediterranee e tanto slave; l'essere io non incline a stendermi al sole come una lucertola tutta oleata di prodotti abbronzati, ma piuttosto una di quelle che legge sulla riva, spalmata di protezione altissima, in orari consigliati all'esposizione solare. I gusti, che io prefrisco la pelle chiara. Insomma, chi mi vede - ma proprio chiunque mi vede - mi chiede come prima cosa: ma non ci vai al mare?
Poste le suddette premesse, di grazia ditemi: di che colore deve diventare uno perché gli si riconoscano le vacanze?

Archivio blog