Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana. Dovrebbe essere la nostra festa nazionale più importante, anniversario del referendum con cui si proclamò lo stato democratico dopo la fine della seconda guerra mondiale. C'era stato il fascismo, ci si era sparati contro per anni. C'era stata la monarchia. E il 2 giugno 1946 gli italiani vanno a votare e dicono: noi vogliamo la Repubblica.
E' festa in tutte le ambasciate italiane del mondo. In cielo volano gli aerei col fumo tricolore. Bianco, rosso e verde, come la nostra bandiera.
Il 2 giugno 2010 alcuni ministri del Parlamento italiano non presenziano alla festa per la Repubblica. Quei ministri stavano ad una festa dove invece di suonare l'inno di Mameli un'orchestrina eseguiva La Gatta di Gino Paoli. L'opinione pubblica si indigna. Il mondo politico, come sempre, si divide sull'argomento. Il Presidente Napolitano dichiara di voler "chiudere gli occhi".
Il 2 giugno è la festa delle repubblica Italiana. L'Italia - recita l'articolo primo di quella Costituzione che siamo andati a festeggiare - è una repubblica fondata sul lavoro.
Chi lavora, oggi?
Quanti, sul lavoro, muoiono?
E poi, Repubblica. Quanto c'è di democratico in un Paese in cui così forte è la mafia? Un paese dove uno scrittore che racconta di cosche è costretto a vivere come un ladro, mentre i ladri stanno seduti su più preziosi scranni? Quanta libertà repubblicana abbiamo, noi che abbiamo visto saltare in aria due giudici e non sappiamo ancora perché?
Italiana. Repubblica Italiana. Ci scandalizziamo delle parole pronunciate su inno e tricolore da alcuni ministri, ma noialtri vediamo la bandiera solo ogni quattro anni, e in fondo crediamo che l'inno di Mameli sia un fatto prevalentemente calcistico.
Non sarebbe stato meglio aver ascoltato tutti La Gatta di Gino Paoli? Nella serena certezza di vivere in una Repubblica Democratica fondata sul lavoro?
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