Che geniale, Minzolini. Oggi il Tg1 è stato proprio una perla di tecniche di comunicazione. Metà dei servizi, ovviamente, dedicati alla partita di calcio di ieri. E che vogliamo farci, agli Italiani questo interessa. Bravo direttore. Si è superato accostando l'euforia calcisitica dei tifosi nelle piazze a quella dei soldati nelle missioni. E allora questi due servizi, uno di seguito all'altro. Che sappiamo bene tutti come funzionano certe logiche di comunicazione.
Se io dico: tutte le donne tradiscono i mariti; e poi dico: ieri ho visto tua moglie. L'ascoltatore deduce che: ieri tua moglie ti ha tradito con me. Più o meno è questa la logica. Il passaggio taciuto viene lasciato alla ricostruzione dell'ascoltatore, dandogli indizi suffcienti a portarlo dove vogliamo.
Orbene, i due servizi del Tg1 nell'ordine sono stati i seguenti: gente che esalta l'Italia, sui gradini dello stadio sudafricano, con la faccia dipinta di biancorossoeverde. Bambini che baciano la maglia azzurra, vecchie con lo sguardo rivolto al cielo che dicono io amo l'Italia.
Servizio successivo. I soldati in missione di pace. Alcuni guardno la partita, e si prendono disperati la testa fra le mani al primo goal del Paraguy, per poi esultare in abbracci euforici al pareggio. Intervista: ce la faremo, vinceremo. Senza specificare troppo i soggetti della proposizione. Dopodicché, il servizio sui soldati si chiude con un'immagine di un gruppo di uomini in divisa, di cui si vede solo l'ombra stagliata nel buio di una notte stellata. E questi soldati qua che si allontanano coraggiosi verso un imprecisto orizzonte.
Bravo, direttore Minzolini.
Che la conclusione cui il telespettatore più o meno inconsapevolmente giunge è: tutti questi uomini con coraggio e passione lottano per difendere i colori dell'Italia.
Peccato che fare una guerra non sia esattamente la stessa cosa che andare a giocare una partita di pallone.
martedì 15 giugno 2010
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