Io sono una professoressa che non sono una professoressa. Nel senso che faccio serie difficoltà a entrare in questo ruolo. Per esempio, non mi siedo mai alla cattedra. Sopra, semmai. Mi piace osservare tutti i visetti delle bestiole che ho davanti, ma soprattutto è l'idea di ergermi a maestro che mi mette in difficoltà. L'altro giorno porto un gruppo di discenti nella stanzetta del sostegno, per un recupero di non so cosa. Quelli, che sono furbi, si saranno detti che se io mi siedo poco nell'aula, figuriamoci nella stanzetta. E allora una delle pulzelle punta diritta l'unica poltrona presente nella stanza. Che le altre sedie erano tutte sedioline piccole da banchetto di scuola.
Ora però, io sono una professoressa che non sono una professoressa ma solo se e quando lo decido io. Come il mago, per intenderci.
Ecco perché questa presa di potere da parte della fanciullina mi è garbata poco. E le ho detto di lasciarmi la poltrona. Alle repliche insistite di lei - e dai professorè, le 'n se siede mai - l'ho guardata con occhi di lince, e ho proferito la seguente domanda: ma tu lo sai quanti anni ho studiato io per sedermi su quella sedia?
In verità non lo sapevo neanche io. Mentre lei si guardava intorno smarrita, io mi sono fatta due conti. A partire dalle elementari, compresa la specializzazione.
Venti. Le ho detto, senza aspettare la sua risposta.
Lei mi ha guardata in silenzio, e si è alzata. Non ci giurerei, ma mi è sembrato avesse un'espressione schifata. O di commiserazione. Ma forse entrambe le cose.
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Noooooooooooooooooooooooo ti prego!!! Faceva così un'insegnante che odiavo!! Trova un modo differente, la prossima volta, ti prego!!!
RispondiEliminaLa Regina di Ghiaccio