lunedì 19 aprile 2010

E come tutte le più belle cose durasti solo un giorno, come le rose

Questa mattina stavo in auto con la radio accesa. Mi piace indovinare da poche note se una canzone mi può piacere, che di musica io sono anche curiosa. Mi arrivano le prime note di un pezzo fresco, ben ritmato e complesisvamente gradevole. Resto sintonizzata. Mi evocava l'estate, e in una mattina così antipaticamente grigia è stata una piacevole sensazione. C'erano chitarre, nella mia auto.
Poi, però, questa canzone ha iniziato a ripete sempre identiche le solite battute, che sono belle solo se le ascolti un numero limitato di volte. Ma il pezzo di cui vi sto parlando dura 4 minuti e 45 secondi. Che per una canzone, se non ha delle cose inaspettate, sono un'eternità.
Allora ho pensato che c'ha ragione, il Faber. I piaceri si gustano veramente solo se sono leggeri e un po' fugaci. O magari non è così. Ma io se penso a dover tenermi una rosa, per quanto bella e profumata, per tutta la vita... è come ascoltare una stessa chitarra per cinque minuti. Mi manca l'aria.

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