Che io sia una facilmente incantabile dalle parole, è risaputo. A un uomo, per esempio, basta dire poche cose dette bene (ma molto bene) e io mi abbabbo come un'idiota. Poi lo so che mi sto abbabbando, ma il gusto delle belle parole è irresistibile. Di contro, un cattivo uso delle parole mi dà fastidio come svegliarmi di notte che ho sete e non c'è l'acqua accanto al letto. Suonano proprio male, stridono, certe espressioni.
Per esempio, io trovo stridente la formula: FIERA DEL BAMBINO.
Abbiate pazienza, questo genitivo... lo capiamo che è oggettivo. Ma vederlo stampato gigante su un cartello publicitario, Fiera del Bambino, le reazioni possibili sono due: i fanatici delle parole, come la sottoscritta, storcono il naso e prendono la Citrosodina come misura precauzionale; quelli più semplici, magari, vanno in banca a ritirare i soldi e cominciano a pensare a come lo vogliono di capelli, il bambino.
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