martedì 5 febbraio 2013

I vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi

Io non sono una brava insegnante. Ai miei alunni di prima media non gliene faccio leggere classici. In antologia, trascritti in linguaggio pseudosemplificato, mi fanno cagare. Che uno il classico se lo deve leggere in lingua classica se non che gusto c'è. In lingua classica credo che sia troppo presto per la media dei pulzelli di 11 anni. Si, qualcuno capace di aprrezzare magari ci sarebbe, e so di essere la causa della rovina intellettuale di quel qualcuno. Nella media, mi piace leggere assieme a loro libri piacevoli, moderni, divertenti. Io non sono una brava insegnante perché vorrei che imparassero che ci si può divertire, con un libro.
Oggi abbiamo letto assieme un passo di Nick Hornby. Che nel mio immaginario da insegnante mediocre e lettirce onnivora rappresenta una scrittura moderna, divertente, veloce ma non vuota. I miei piccoli discenti, ai quali ho insegnato a controllare sempre il libro da cui i brani sono antologizzati, per prima cosa vanno al fondo del racconto proposto (credo anche per stimare quanto lunga sarà la rottura di palle, ma questa è un'altra storia) e leggono il titolo del libro. Un ragazzo, nel caso di oggi. Di Nick Hornby.
Uno dei miei, di ragazzi, senza neanche alzare la mano perché l'emozione era troppo incontenibile, prorompe in un: -ma è vecchissimo questo libro, è del 2001!
Ecco. Lì ho avuto la percezione che lo scarto generazionale che mi separa da loro è maggiore di quanto abbia creduto fin'ora.
 

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