Sono diaciannove giorni che non scrivo. E' tantissimo tempo. Un tempo in cui qualcosa mi è cresciuto dentro. Non so dire se un vuoto o uno spazio nero che ha assorbito tutto il resto. Ma è stato brutto. Triste e difficile perché mi è sembrato di aver perso il profumo di ogni cosa. Poi stamattina mi sono alzata dal letto e ho deciso che basta così. Perché non deve esistere niente e nessuno che possa avere su di me un tale potere. Ho impiegato la maggior parte della vita vissuta fin'ora a conquistare i colori delle cose. Non li perderò.
sabato 20 ottobre 2012
martedì 2 ottobre 2012
Se c'è qualcosa da imparare ancora, ce lo dirà
Ieri è stata una giornata di quelle premestruali in cui ti prenderesti a morsi da sola, aggravata dal suo essere lunedì e dall'aver esordito con una pioggia verso la quale eravamo ancora del tutto impreparati. Oggi per fortuna c'era un profumato sole autunnale, e per recuperare buonumore me ne sono uscita nìbel bella a camminare in centro. Volevo comprarmi un libro, così tanto per riconciliarmi col mondo.
Entro nella bella libreria del centro.
Incontro una collega. Una semplice conoscente, ma essenedoci incontrate per lo più alle convocazioni, che sono momenti di degrado umano e umiliazione totale, quando ti rivedi ti senti accomunata dall'intensità che deriva dall'aver condiviso esperienze significative. Lei mi rivolgeva il profilo, parlava con la libraia. Discretamente, mi avvicino. Non volevo interromperla, visto che per me il consulto col libraio ha una valenza sacra e mi disturba non poco essere disturbata o anche solo avvicinata.
Mantenendo la distanza imposta dal pudore, arrivo però nel raggio uditivo della conoscente collega lettrice. La quale stava cercando dei libri per preparasi al concorso. Superato il primo attimo di smarrimento, la sento spiegare che no, non esitono dei testi specifici ma possono andar bene intanto manuali di allenamento ai test di cultura generale.
Io ho girato le spalle e sono uscita. Questa volta con minore discrezione, anzi a passi indignati. Ho perso la voglia di comprare libri. Che può testimoniare lo stato di alterazione emotiva in cui quella scoperta mi ha gettato.
Poi non chiedetevi perché gli operai salgono sui tetti per difendere i loro contratti. Mentre noi insegnanti ce la lasciamo mettere nel culo. Con la rincorsa.
Tempo. Comunque vadano le cose lui passa e se ne frega se qualcuno è in ritardo
Si può sapere perché i pensionati intasano i supermercati alle 12.45 di un normale giorno lavorativo?
Dei centimetri di libri sotto i piedi per tirare la maniglia della porta e andare fuori
Mi piace credere che da insegnanate di lettere posso comunicare ai ragazzini l'amore per i libri. Illusa da questa chimerica ambizione, mi emoziono spesso mentre in classe si legge, si scrive o si parla di letteratura. Coi ragazzini di prima capita di leggere il Decalogo di Daniel Pennac; ironico e acuto elenco dei diritti inalienabili di un lettore, fra cui emerge quello di non leggere. Perché, da che mondo è mondo, ciò che è imposto non piace mai mentre irresistibilmente ci attira la trasgressione.
Allora, i bimbetti possono immaginarsi un loro decalogo per destrutturare, se vogliono, tutta l'idea che gli hanno inculcato dei libri da leggere per forza.
Uno dei nuovi è diventato il mio idolo per aver prodotto la seguente affermazione: io aggiungo il diritto numero 11 che è quello di bere mentre si legge.
Io non so che tipo di bevanda avesse in mente il tondo e paffuto allievo, ma secondo me diventerà un lettore di quelli che possono cambiare il mondo.
Aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso
A noi donne ci raccontano un sacco di balle, da bambine. Sicché poi diventiamo donne adulte che credono a un sacco di balle. Tipo il principe azzurro, così per dirne una. Poi ci dicono che se da ragazze abbiamo i brufoli e da più adulte avremo le rughe, resta inteso comunque che ci sarà un'età di mezzo in cui la pelle del nostro viso sarà morbida come la seta, splendente come la luna, profumata come un giardino di rose.
Balle.
I brufoli si formano ancora quando iniziano a comparire le rughe.
Sono cose brutte.
martedì 25 settembre 2012
E', l'amico è
- Ciao francesca e tanto che non ci sentiamo.
E continueremo a non sentirci, ho l'impressione
Stringimi forte che nessuna notte è infinita
Travolta dallo scandalo, la signora Renata Polverini si è dimessa. Ha detto che il consiglio regionale del Lazio era indegno, quindi lei, da eroina dura e pura, non avrebbe permesso a quel consiglio corrotto di continuare a esistere. Dal canto suo, il signor Franco Fiorito sostiene che lui di rubare non ha mai rubato. A fare due conti veloci, tutti ammettono che ci sono ladri ma nessuno sa chi siano. Una tendenza abbastanza diffusa, ormai, fra i nostri governanti. Berlusca che prontamente interviene a demonizzare le mele marce del suo paniere. Quindi tutti innocenti tranne qualcuno, che nella maggior parte dei casi è un perfetto e fino a ieri sfigato sconosciuto, che sarà radiato da tutta la politica della storia. E pace. Si ricomincia. A metterci nel culo le loro belle facce pulite e profumate.
Mi viene in mente un paragone.
Con la scuola. Che volete farci, questo è l'ambiente umano che osservo con più attenzione e sul quale spero di poter intervenire. In classe, dicevo, capitano spesso situazioni affini. Succede un pasticcio, si fa troppo rumore, si litiga, sparisce qualcosa; e tutti i pargoli si professano innocenti. Tutti ammettono che ci sia un problema ma nessuno sa chi ne sia il responsabile. In simili frangenti, però, un adulto per loro responsabile difficilmente direbbe: è colpa di Pierino; no, non quello delle barzellette. Il cugino del terzo banco, l'alunnetto che fino ad oggi non c'eravamo quasi accorti della sua presenza. E' colpa sua, quindi diamogli una nota, anzi una sospensione, anzi bocciamolo così la classe resta pulita e profumata. Ecco, nessuno farebbe così. Anche a un'insegnante senza esperienza come me viene in mente di dire: siete un gruppo, e se c'è un problema siete tutti responsabili, fosse anche solo per non averlo impedito.
No, era solo per fare un paragone.
Resta la musica
C'è questa pubblicità, alla tivvù, che si vede uno che suona il piano. Sottofondo di assolo, ovviamente. Che una come me interrompe bruscamente qualunque attività per vedere che succede. Insomma. Lui suona, col capello lungo e disordinato che segue la melodia creata dalle sue mani; un po' artefatto, la verità. Ma ad effetto. Nello spot, poi, si vede un bimbetto che non ho capito esattamente se trattarsi del suddetto piansita da piccolo o di un altro, ma insomma c'è sta creatura che sogna di essere un piansita e deve fare gli esercizi per imparare. Tipo quella roba delle scale con la pallina sotto le mani. Ma lui, il pargolo, ha un'espressione tenace di chi è pronto ad affrontare qualsiasi sacrificio pur di essere in un teatro col suo pianoforte.
Poi, a un certo punto senza apparente logica, si vede una macchina. Una bmw. E la voce che dice: il prezzo dell'unicità è cambiato.
Io magari mi sbaglio, ma mi sembra di aver capito che invece di studiare la musica tu ti compri la macchina e sei unico. Io glielo voglio dire al signor bmw: a parte che c'ho il fidanzato che lavora alla concorrenza quindi la macchina tua non me la compro, ma poi dopo questa pubblicità che ti sei inventato per me puoi anche darti fuoco.
E con le stesse scarpe camminare per una diverse strade
Se c'è una cosa che fa proprio figo, quando sei ministro, è dire che vuoi migliorare la scuola italiana. Tutti a loro modo ci hanno provato.
Questo di adesso - senza voler spendere parole sulla sua più celebre opera di rimodernizzazione del sistema - ha detto che si attiverà per rendere l'insegnamento della geografia adatto alle società di una scuola multiculturale. Farà in modo, l'eroe dei nuovi mondi, che gli insegnanti affrontino il programma non più alla vecchia maniera ma, quando hanno in classe alunni stranieri, coinvolgendoli, chiedendo loro di parlare direttamente dei loro paesi d'origine.
No, dico, caro ministro: secondo te non ci sarebbe venuto in mente senza ricevere i tuoi lumi?
sabato 22 settembre 2012
Si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità
Pensiamoci. L'Italia è un paese in cui un consigliere regionale, che già di per sè guadagna cifre indecenti, coi soldi dei finanziamenti pubblici - pagati da noi - si compra di tutto e fa dei festini con gente travestita, da maiale. Roba che non sai se incazzarti di più per i soldi rubati o indignarti per la trivialità dei gesti. E la gente che fa? Apparentemente si scandalizza, ne parla chiunque, ma poi accetta che niente cambi; e quella, la Polverini, non solo non si dimette ma verrà rieletta. Sentiammè.
Poi l'Italia è un paese in cui un altro presidente regionale, omosessuale dichiarato, dice di voler avere un figlio e vuole promuovere una legge che lo permetta. E la gente che fa? Ne parla poco, che non si sa che posizione prendere; meglio non fare scandali. E quello, Vendola, è sicuro che non lo elegge nessuno.
Pensiamoci.
Il tuo bambino se ci credi nascerà
Razionalmente, io sono contraria alla violenza ed alla vendetta.
D'istinto, però, a sentire che a 23 anni, alla vigilia del parto, il padre del bambino se la squaglia e lei gli lancia addosso dell'acido muriatico, ecco, d'istinto mi viene da dire che ha fatto bene.
Donne, se fate un figlio sappiate che sarete voi a doverlo crescere. Pressocché da sole.
Benvenuti a Babilonia
Sì sì, questa nuova macchinetta della Mercedes mi garba non poco. Mi piace l'aspetto. Che sarà tecnicamente poco significativo ma vuoi mettere? Mi piace guidarla. Va che è uno spettacolo. E poi, mi piace perché mi somiglia. In quanto è contraddittoria, cambia idea ogni due minuti. Se il display ti suggerisce di salire di marcia, infatti, prende subito velocità; e immediatamente la voce della signorina ti intima di osservare i limiti. Perché è intelligente, vede i limiti sulla strada che stai percorrendo. Ed è lunatica, appunto. Non si decide. Cosa faccio, metto la sesta marcia o rispetto i limiti? Solo chi non ha le risposte agli amletici dubbi può guidarla.
E chi dice che Masaniello poi nero non sia più bello
Non mi stupisce che in un supermercato qualcuno tenti di usare una porta di servizio per uscire. Certo, non si apre col sensore, roba che ormai ovunque ti si spalancano le porte davanti al solo passaggio, soprattutto le porte dei negozi. Certo, ci sono esposte le bici in offerta davanti. Ma uno può essere distratto e non mi stupisce che tenti di uscire dalla porta di servizio. Abbastanza normale anche che, se la distrazione si ripete, qualcuno metta un avviso sulla porta. Se la città comprende una popolazione multietnica, l'avviso in caratteri arabi lo trovo un gesto di integrazione. Ma il cartello in napoletano, accanto a quello in arabo, per dire che no, quella non è la porta, o è una presa per culo o è razzismo. A meno che non si possano esibire le prove scientifiche che ad usare in modo scorretto quella porta siano e saranno esclusivamente partenopei e magrebini.
Al primo autogrill c'è chi festeggerà
La tua vita vale più di un sms. Non distrarti alla guida.
Il tizio che lavora per la società autostrade della Liguria deve essere un poeta. Peccato solo che vederti lampeggiare sulla testa un verso di simile altezza artistica porta quasi inevitabilmente a distrarti.
Ripeterei tutto quello ch'è passato
Io non lo so come si sceglie la data per sposarsi; può essere, magari, che i due innamorati abbiano un giorno per loro significativo e dicono: questo sarà il giorno del nostro matrimonio. Così poi, nel tempo, quello stesso giorno sarà il loro anniversario. Ogni anno lì, a ricordarti come hai scelto di vivere in due.
Tuttavia - ma si tratta solo di un'ipotesi - potrebbe succedere che quel giorno per te significativo non sia possibile celebrare l'unione, che magari la chiesa è occupata. O la sala per il ricevimento. In tal caso, suppongo, il gentile ristoratore o il solerte parroco propongono alla coppia una soluzione alternativa. Tipo se il due settembre non è possibile potreste fare il ventiquattro. Si va bene, vada per il ventiquattro. I due promessi, allora, si uniscono in matrimonio il ventiquattro settembre, e ogni anno, fino a che divorzio non li separi o tradimento non glielo faccia dimenticare, festeggeranno un anniversario scelto dal gentile ristoratore o dal solerte parroco.
Ecco. Io festeggio l'anniversario il giorno che per la prima volta ci siamo amati. Il giorno in cui l'amore ha deciso di unire le nostre vite. Così, col passare del tempo, ogni volta che torna quel giorno saremo felici perché abbiamo scelto di proseguire insieme.
giovedì 20 settembre 2012
Non c'è più rispetto
Dopo la pubblicazione, sui giornali, delle foto ritraenti le feste organizzate da Fiorito, Berlusconi convoca d'urgenza tutti i membri dei consigli regionali Pdl. Per intimare che non si verifichi più.
Che non si verifichi più un festino con donne travestite cui lui non sia invitato. Ecco.
domenica 9 settembre 2012
Blu come i tuoi occhi a cui raramente sfuggirò
La scuso di comparire nell'idea che ho di lei.
Quello non è il mio amore, è soltanto la sua vita.
Io la amo come amo il tramonto o il chiardiluna, desiderando che quel momento si fermi, anche se di quel momento posseggo appena la sensazione di possederlo.
F. Pessoa, Il libro dell'inquietudine
martedì 4 settembre 2012
Strano il mio destino
Nei miti antichi si parla di sacerdotesse, profetesse, sibille che emanano oracoli mescolando a casaccio le parole. L'essenza del mistero ispirato consiste, secondo quel genere di miti, nella combinazione della parole; che era poi anche la paraculata dell'oracolo stesso, perché se poi non si avverava potevi giustificarti che l'avevi interpretato male. Il più noto esempio di oracolo combinatorio è la risposta della Sibilla all'eroe che le chiede se vincerà la guerra. La dea risponde con le seguenti parole: battaglia, vivo, dalla, tornerai, temi, non. Che, ognuno lo capisce, può significare le due cose a seconda all'ordine che si sceglie di dare alle parole.
Perché mettere le parole nel giusto ordine è importante. E la licenza poetica di articolare frasi sconnesse non è concessa se non sei, appunto, una sacerdotessa, profetessa o sibilla del mito. La venditrice ambulante che aveva il suo banchetto sul lungomare di Santa Maria di Leuca quest'estate, forse ci si sentiva un po' profetessa. Perché a publicizzare la sua attività campeggiava un cartello giallo con la seguente frase scritta a caratteri cubitali neri: si eseguono braccialetti col nome al momento.
Nel senso che se poi tu un momento dopo cambi nome, puoi fare un altro braccialetto.
Allegro ma non troppo
Stamattina in radio publicizzavano un concorso per un posto come clarinettista nell'orchestra della Rai. Ho deciso che parteciperò. No, non so suonare il clarinetto. Non so suonare nessun altro strumento. A dire il vero non sono neppure in grado di leggere uno spartito, ma posso impegnarmi, studiare, imparare. Ed evitare così l'umiliazione di continuare a fare concorsi ed essere esaminata su qualcosa che credo di saper fare da tempo.
lunedì 3 settembre 2012
Se avessi soldi ti porterei ogni giorno al mare, se avessi tempo ti porterei ogni giorno a far l'amore
Invece sono solo un banale cacasotto tutto fumo e niente arrosto. Quindi, cara, l'unica cosa che posso dare sono un po' di belle parole. Con adeguata parsimonia, comunque.
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