martedì 2 ottobre 2012

Se c'è qualcosa da imparare ancora, ce lo dirà

Ieri è stata una giornata di quelle premestruali in cui ti prenderesti a morsi da sola, aggravata dal suo essere lunedì e dall'aver esordito con una pioggia verso la quale eravamo ancora del tutto impreparati. Oggi per fortuna c'era un profumato sole autunnale, e per recuperare buonumore me ne sono uscita nìbel bella a camminare in centro. Volevo comprarmi un libro, così tanto per riconciliarmi col mondo.
Entro nella bella libreria del centro.
Incontro una collega. Una semplice conoscente, ma essenedoci incontrate per lo più alle convocazioni, che sono momenti di degrado umano e umiliazione totale, quando ti rivedi ti senti accomunata dall'intensità che deriva dall'aver condiviso esperienze significative. Lei mi rivolgeva il profilo, parlava con la libraia. Discretamente, mi avvicino. Non volevo interromperla, visto che per me il consulto col libraio ha una valenza sacra e mi disturba non poco essere disturbata o anche solo avvicinata.
Mantenendo la distanza imposta dal pudore, arrivo però nel raggio uditivo della conoscente collega lettrice. La quale stava cercando dei libri per preparasi al concorso. Superato il primo attimo di smarrimento, la sento spiegare che no, non esitono dei testi specifici ma possono andar bene intanto manuali di allenamento ai test di cultura generale.
Io ho girato le spalle e sono uscita. Questa volta con minore discrezione, anzi a passi indignati. Ho perso la voglia di comprare libri. Che può testimoniare lo stato di alterazione emotiva in cui quella scoperta mi ha gettato.
Poi non chiedetevi perché gli operai salgono sui tetti per difendere i loro contratti. Mentre noi insegnanti ce la lasciamo mettere nel culo. Con la rincorsa.

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