sabato 20 ottobre 2012

Tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore

Nell'epoca del consumismo siamo schiavi della pubblicità. Brevi e geniali spot che hanno il compito, arduo ma essenziale, di creare nei consumatori nuovi bisogni verso oggetti assolutamente inutili, che solo l'azienda produttrice di quei beni può soddisfare. Essere utente della pubblicità vuol dire credere necessario qualcosa di totalmente inutile e ritenere che la propria felicità dipenda dal possesso di quel bene.
Per riuscire in questo scopo, ovviamente, non basta sponsiarizzare un paio di scrape, esempio, e annunciare che senza non vivi. Qualsiasi donna, pur davanti all'oggetto dei suoi più appassionati desideri, non perde il controllo a tal punto. No. La pubblicità ha un linguaggio sottile, totale, fatto di colori, musiche, situazioni rappresentate e messaggi che creano nell'utente identificazione e nel contempo desiderio. Secondo me chi crea gli spot è un genio. Perché per la maggior parte questi spot riescono.
Personalemnte riconosco la mia debolezza al consumismo ma so di non esserne dipendente. A prova di questa affermata libertà intellettuale cito gli spot della prima colazione. Io sono una sacerdotessa della prima colazione. Se ho ospiti a casa, penso prima di tutto a cosa offrire loro al mattino. Ho imparato a preprare torte, per questo. Se non ho pronta una dolce e abbondante colazione per il giorno dopo, non riesco a dormire tranquilla. Eppure. Resisto alla moda degli spot i quali concordano nell'affermare l'importanza di fare colazione insieme alle perone che ami. Sui biscotti che consumo, c'è scritto: Dèdicati a chi ti è vicino, fai della prima colazione un'occasione di incontro. 
Bene. Io non cedo a questa lusinga. Conservo ancora la lucidità necessaria a capire che se porto il caffè e i biscotti a letto al mio uomo, perché faccia colazione con me, alle sei di mattina, lui mi lascia. Non credete a tutto quello cui vuol farvi credere la pubblicità.

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