lunedì 27 agosto 2012

Maturità t'avessi preso prima

C'hanno fatto un film. Che un gruppo di quarantenni veniva convocato dal liceo frequentato perché bisognava rifare gli esami di maturità. Era una commedia ispirata ad uno dei più ricorrenti incubi da ansia, ossia dover superare nuovamente un ostacolo già oltrepassato.
Ma, come diceva quello là, non c'è nessuna espressione artistica che non trovi, prima o poi, attuazione nella realtà. Sicché ti svegli una mattina -anzi, personalmente mi è successo una sera prima di andare a dormire, ancor più affine agli incubi da commedia all'italiana - e l'illustre signor ministro ti comunica che devi rifare un esame già fatto.
E si, perché non l'ho sentito dire in maniera abbastanza chiara. Tutti i mila docenti cui sarà rivolto il concorso a cattedra, lo stesso esame l'hanno già fatto. Oddio, se proprio vogliamo essere pignoli, noi della SSIS ne abbiamo fatto molteplici. Nello specifico: un esame di ammissione, articolato in 3 prove; una serie di esami in singole discipline lungo 3 anni di studio; un esame finale per conseguire l'abilitazione. Siamo risultati idonei a tutti questi esami. Però, si, ecco, la cattedra promessa non c'era più. Pazienza, aspettate. Ok, aspettiamo. Nel frattempo uno magari ha anche lavorato, quindi rispetto al precedente livello di preparazione - già più volte ritenuto idoneo, ripeto - ha in più anche l'esperienza in classe. 
E invece scatta la commedia all'italiana. Dobbiamo fare un altro concorso. 
C'aveva ragione quello là, la vita reale supera sempre i peggiori incubi.

giovedì 9 agosto 2012

Che ha a che fare coi giganti e coi santi in processione

Faccio i conti con la realtà della mia terra. Terra in cui fare qualunque cosa è difficile il doppio. C'è sempre una mano che ti frena, un ostacolo che ti rallenta, un imprevisto da gestire. Per ataviche ragioni sepolte nelle pieghe della storia. Che ti portano, poi, a perdere il gusto e la voglia. Quando devi sprecare troppe energie per muovere un passo, continuerai comunque a camminare; coraggioso, orgoglioso, innamorato della tua terra. Ma le energie che ti sono servite per camminare ti toglieranno la voglia e la forza di danzare.

martedì 7 agosto 2012

Onda su onda

Parlano di ondate di caldo. Quest'anno per le ondate di caldo al sud hanno scelto nomi mitologici. Ma ora che sono qui a prendermelo tutto, questo bel caldo epico, secondo me ondate proprio non ce ne sono. Nel senso che secondo me è sempre caldo uguale. Senza tregua. Ma parecchio, caldo.

domenica 5 agosto 2012

E' giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male

Non sono classista con le letture. Una persona che legge richiama sempre la mia attenzione, mi rapisce. Sono incuriosita da un libro letto, di qualunque tipologia e genere esso sia; è sempre un viaggio della fantasia, un'elevazione della mente. Che poi, in tutta onestà, una donna sdraiata in spiaggia che legge Coelho è probabilmente più affascinante e vicina alla normalità di un'altra che legge Dostoevskij. Insomma, per dire che si legga quel che si vuole, purché si legga.
Tuttavia l'altro giorno nella mia spiaggetta calabra avevo come vicini dei tizi che non hanno dato buona testimonianza alle letture disimpegnate. E' accaduto che ci fossero un'allegra famigliola, perfettamente composta da padre in acqua con due discendenti, e madre in spiaggia sdraiata a leggere. Che a guardarlo così, era un quadretto proprio ideale. La madre, ogni tanto alzava lo sguardo dalle pagine del libro dal quale sembrava molto appassionata, e controllava che ai suoi pargoli non succedesse nulla. Ad un certo punto la sento esclamare: -Attenti, che ci sono i cavalloni!
Ora, non so se tale ardita metafora sia comprensibile in tutta la lingua italiana; ma per una madre calabrese i cavalloni sono le onde alte. Il mio primo istanto è stato alzare gli occhi dal libro che anch'io stavo leggendo - Dostoevskij, per carità!- e controllare se il mare si fosse gonfiato improvvisamente senza che io me ne fossi accorta. E in realtà no. C'era solo un rifrangersi dell'acqua sulla battigia, a stento si formava la spuma bianca. La mia sensibilità linguistica è stata lievemente infastidita da questa iperbole. 
Dopodicchè la signora si rimette a leggere. A me capita che quando vedo qualcuno leggere devo rispondere all'istinto compulsivo di guardare il titolo del libro. Ecco, questa signora qua aveva un volume della collana Harmony. 
Che io non disprezzo, per carità. Però non ho potuto non constatare che insomma, di cavalloni non se ne vedevano davvero. Quando i bambini arrivano dalla madre, e avevano finito di fare il bagno, la figlietta femmina urla: - mamma, sono arrivata fino alla bolla! -
- Brava amore - risponde la genitrice.
Era la boa.

Ma Venere riappare sempre fresca dalla schiuma

Così passano i giorni nella mia terra madre. A dominare è un unico fattore: il caldo. Ne fa così tanto, che l'unica azione che riesco a compiere con entusiasmo è andare sotto la doccia.

mercoledì 25 luglio 2012

Vissi d'arte, vissi d'amore

Quando dormo molti sogni esco per strada con gli occhi aperti, ancora con la traccia e la certezza dei sogni. E mi meraviglio del mio automatismo del quale gli altri non si rendono conto. Perché passo per la vita di ogni giorno senza lasciare la mano della nutrice astrale, e i miei passi per strada sono concordi e consoni a oscuri disegni dell'immaginazione di dormire. E per la strada cammino sicuro; non vacillo, rispondo bene; esisto.
Ma quando c'è un intervallo e non devo vigilare il corso della mia marcia, per evitare i veicoli o non disturbare i pedoni, quando non devo parlare a qualcuno  né entrare in un portone vicino, mi abbandono di nuovo alle acque del sogn come una barca di carta piegata agli angoli; e di nuovo ritorno all'illusione languida che mi aveva cullato la coscienza vaga del mattino che nasceva fra il cigolio dei barrocci carichi di legumi.
Ed è allora, nel mezzo alla vita, che esistono grandi schermi per il sogno. Scendo una strada irreale della Baixa e la realtà delle vite che non esistono mi avvolge teneramente la fronte come un panno bianco di reminiscenze false. Navigo nel disconoscimento di me stesso. Dove non sono mai stato, là ho sempre vinto. Ed è una brezza nuova questa sonnolenza con la quale posso camminare, piegato in avanti nella marcia sull'impossibile.
Ognuno ha il suo alcool. Io ho alcool abbastanza nell'esistere. Ubriaco di sentirmi, mi aggiro e cammino con siucrezza. Se è l'ora, rientro in ufficio come qualsiasi altro impiegato. Se non è l'ora d'ufficio, vado al fiume a guardare il fiume, come una persona qualsiasi. Sono uguale. 
E al riparo di questo fatto, cielo mio, mi faccio costellazione di nacosto e ho il mio infinito. 


Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine

martedì 24 luglio 2012

Meravigliosa creatura

E vabbè, al mare a mettersi seminude sono le donne. Quindi trovi una eterogenea vastità di tette al vento. Che per gli uomini può essere anche divertente, io credo. Oggi, però, c'era uno. Un bel ragazzo, alto, bruno, ben fatto. Arriva in spiaggia abbastanza tardi, con l'aspetto di quello che ha appena finito di far qualcosa ed è sceso a nuotare. Aveva un paio di pantaloni lunghi, infatti. Una borsa a tracolla color corda. Ne estrae un costume. Si slaccia i pantaloni, e se li abbassa. Insieme ad essi, tira via anche le mutande. Così da rimanere, questo bel ragazzo alto moro ben  fatto, completamente nudo. Poi si è messo il costume, si. Ma intanto io ho pensato che a questo mondo c'è giustizia.

Arrivederci mostro

Qualcuno mi spiega perché, quando cerco parcheggio e trovo una macchina che si accinge a liberarne uno, si tratta sempre di una mamma con bambino, che quindi ha sì aperto lo sportello, ma prima di partire deve sciogliere il bambino dal passeggino, convincerlo a sedersi in macchina, allacciare le cinture di sicurezza al bambino, richiudere il passeggino, riuscire a infilarlo nel portabagagli, e se tutto questo avviene senza intoppi, finalmente liberare il parcheggio?

A volte sei una spiaggia libera, a volte un rischio da evitare

Dovrebbero fare tipo una legge che vieti alla gente di urlare in spiaggia. E passi i bambini, che pure sono parecchio fastidiosi ma quelli urlano ovunque, e poi si manifestano subito nella loro ontologia di mostri urlatori; sicché tu, arrivando in spiaggia, puoi scegliere un posto lontano dalle soavi creature. C'è da dire che i bambini hanno degli orari, per andare in spiaggia, che coincidono poco con i miei. I bambini, in conclusione, sono gli esseri meno pericolosi, in spiaggia.
Gli adulti no. Per loro ci vorrebbe una legge: si prega di moderare il tono di voce, abbassare il volume delle suonerie ai propri cellulari, non rompere le balle con discorsi riguardanti la politica, l'economia, la cirsi, lo spread (che tanto non lo sai cos'è, inutile che ne parli in spiaggia). 
La galleria umana di gente che avrei volentieri annegato nell'acqua ha toccato oggi il suo culmine con due signore, di età avanzata, pelle abbronzata e perciò ancor più grinzosa, di quelle che si mettono a mollo nell'acqua con i cappelli. Parlavano, parlavano, parlavano. A rendere ancor più grave il reato da loro commesso - sempre che ci fosse la legge - c'era l'orario. Erano le 19.30; quando il sole inizia a calare e amplifica i colori, quando il blu è perfetto, lo specchio dell'acqua quasi incontaminato, la gente che inizia ad andar via e le ombre che si intravedono a contrasto con la spuma, sulla battigia. E' un momento in cui puoi confonderti con il mare. Ma queste due baldracche parlavano, e urlavano. La loro conversazione è arrivata a cotali vette di acume: sostenevano che i tedeschi non possono far pagare a noi il loro debito (?!) anche perché mangiano tantissimo; una c'era stata, in Germania, e noi altri non possiamo capire quanto mangiano.
Ecco, se serve io scrivo una lettera alla Merkel: la fa lei questa legge, signora Angela? Visto che le dano parecchio retta ultimamente.

lunedì 16 luglio 2012

sabato 14 luglio 2012

Acqua nell'acqua

Io non so nuotare. E non so nemmeno ballare. Nel senso che non conosco la tecnica per praticare nessuno stile notatorio, né tantomeno so muovere i piedi in modo che il mio movimento somigli anche lontanamente a un passo di danza. Però mi piace, muovermi seguendo l'onda blu e il ritmo della musica. E non mi piace pensare, quando il mio copro è abbandonato all'acqua e alla musica. Sono due momenti per me sacri. E' come pregare. Rinunciare ad avere il controllo razionale di te e affidarti a qualcosa che ti porta, ti trascina, ti solleva, ti fa battere i piedi a terra e muovere braccia e gambe contro le onde. E allora credo che dover pensare ad una tecnica, per nuotare e danzare, mi rovinerebbe il piacere puro e totale di abbandonarmi alla musica e all'acqua.

Schiuma di cavalloni pazzi che si inseguono nel mare

A me non piace il calcio, neppure guardarlo per televisione, quindi è evidente che non potrò mai capire il divertimento che hanno provato quattro ragazzi - anche carini, di quell'età indefinita fra i 18 e i 25 quando i maschi credono di essere irresistibili amatori ma sono ancora indefinibili idioti - sulla spiaggia, con il mare gonfio, a lanciare calci ad un pallone per farlo allontanare sulla cresta dell'onda e aspettare che l'onda stessa glielo riportasse.

Fammi andar via

Questa notte ho fatto un sogno. Di quelli talmente veri che sono accompaganti dalle sensazioni fisiche. Ho sognato che facevo qualcosa, qualcosa sulla quale sto riflettendo abbstanza in questi giorni. E, dopo averla fatta, mi guardavo allo specchio e il mio volto iniziava ad invecchiare, velocemente; si ricopriva di rughe, profonde, numerose, diramate. Ho visto il mio volto da vecchia.
Ora se diventare vecchia vuol dire - come credo - acquistare saggezza, è evidente che devo fare quello che ho sognato.

mercoledì 11 luglio 2012

Vorrei incontrarti fra cent'anni

Quello vince di nuovo. E non dite che non vi avevo avvisato.

lunedì 9 luglio 2012

Nothing else matters

Puoi impegnarti in tutto, ma c'è solo una cosa che fa funzionare la coppia. Il sesso.

sabato 7 luglio 2012

Vivevo come la luna tra fasi alterne e calanti ed esplosioni crescenti

Tanto, faccio tutto da sola. Il bello e cattivo tempo del mio cielo. In fondo, dipende solo da me. Ed è naturale.

C'era una volta in America

Ma le ragazzine che ostentano diversi modelli di questo bikini con la bandiera statunitense, lo sanno di portare indosso il simbolo delle guerre neocoloniali, della globalizzazione che uniforma culture e sitili di vita, del capitalismo sfrenato e impositivo, dell'imperialismo finanziario, della pena di morte, o no?

venerdì 6 luglio 2012

A forza di essere vento

Una parola. Una pagina. Un profumo.
La sensazione dolce del sole sulla pelle.
Essere acqua nei pensieri.
E camminare. Sentirti libera di andare.
Capace di creare spazi comuni che scaldano il cuore.
Una parola. Un'altra pagina. Un altro profumo.
Casa. 
La mia mente si posa. Si placa. Riposa.
Gode, la mia mente, della quiete sicura che dà il cuore.
Ma poi, sente il bisogno di andare. 
Di ritrovare fremiti di pelle sconosciuta.
Andare. Tornare. 
Restare. Cambiare. 
Quando sei vento, la tua strada sono le onde.
La tua casa le nuvole.
L'unica forma che puoi mantenere è la forma dell'acqua.

giovedì 5 luglio 2012

Navigando il mare, navigando il cielo, navigando il cuore

Una delle cose belle dell'estate è il profumo di mare che ti resta sulla pelle. Mi piace vedere le persone, alla sera, fresche di doccia, coi vestiti scollati e colorati, che però il blu marino gli resta ancora addosso. Adoro essere io, una di quelle persone. Mi piace restare in spiaggia fino a bermi il tramonto, poi tornare a casa, lavarmi via il sale ma non il profumo. Gustare quella sensazione di appagamento e appartenenza alle acque, che fa estate e lava via i pensieri.
Oggi, il pomeriggio si era aperto con le nuvole in cielo. Sembrava grigio, si mostrava fresco. Allora, per una serie di motivi, ho pensato che sarei uscita in centro a camminare; sicché mi sono messa sotto la doccia nel primo pomeriggio. Mi lavo, mi profumo; esco dal bagno tutta bella soddisfatta, e c'era il sole. Ma un sole che le nuvole di poco prima sembravano un miraggio. Che potevo fare, io? Mi sono vista costretta a scendere in spiaggia
Così adesso sono salita da spiaggia e ho tutto il mare addosso. Non sarò fresca di doccia, non metto vestiti scollati e profumati, perché resto in costume. Ma sono felice lo stesso.

Chiudimi a chiave quando mi hai dentro

Conosco delle coppie che sostengono di non litigare mai. Secondo me, mentono.