venerdì 30 luglio 2010

50mila lacrime non basteranno perché musica triste sei tu dentro di me

L. ha cinque anni e un paio di grandi, meravigliosi occhi azzurri.
E. ne ha due, è ancora timida con i bambini maschi.
Si incontrano al mare ogni mattina. Ed è la cosa più bella, per la piccola E., l'appuntamento con L.
Se capita che si vedono per strada, o al parco giochi, si corrono incontro con le guance arrossate e il fiato corto. L. porta da casa dei giochi per E. e vuole insegnarle a nuotare. Lei ha portato giù la sua palla, una mattina, e lo ha fatto solo per L.
Certe emozioni non hanno età, sono messe dentro al nostro cuore dal primo respiro.
Oggi L. se ne stava tutto raggomitolato sotto l'ombra, con le ginocchia al petto e la testa bassa, a muovere i sassolini sotto di lui. E. lo guardava col faccino triste, e silenziosamente è andata a sederglisi accanto. Con la palla colorata, che a lui piace.
L. si è allontanato di qualche centimetro dai riccioli biondi di E. dicendo: - Voglio stare solo -
Certe dinamiche non hanno età, sono messe dentro al nostro cuore fin dal primo respiro. Nessuno ce le insegna, non derivano da esperienze né da condizioni di vita. Fano parte di noi, come il colore dei capelli.
E. si è allontanata col faccino deluso. Ha giocato con altri amici, ma continuava a guardare di sottocchi L., che ha voluto anche fare il bagno da solo.
Poi, mentre la mamma raccoglieva le sue cose per andar via, lui si è avvicinato a E.
Le ha puntato contro quegli irresistibili occhi azzurri e ha detto: -E, ci vediamo al mare questo pomeriggio -
Non era una domanda, la sua. Una richiesta, forse triste. Ma intensa. Oggi pomeriggio non vorrò più stare da solo, vorrò giocare con te.
E. ha allungato la sua morbida manina verso le dita di L. e ha detto: -Si -
Certe dinamiche e certe emozioni non hanno età. Fanno parte di noi, sottili come la nostra pelle.
E se è vero che le donne più anziane trasmettono la saggezza degli istinti alle donne più giovani, con le gambe accarezzate dall'acqua del mare, racconto ad E. del grande inganno. L'uomo che ti allontana per stare da solo non va inseguito. Perché fuggirà sempre, lontano da te.
C'è il parco giochi, questo pomeriggio. Andiamo lì, ci divertiremo tanto.

giovedì 29 luglio 2010

E innanzi al mare ad ansimare sto

Il gabbiano vola da solo. E' libero, bianco e leggero. Al tramonto, sfiora le onde gonfie di rosso, mentre la risacca scandisce il suo incedere altero ed elegante.
Il gabbiano solleva con sé i tuoi pensieri, battono con le sue ali i tuoi sogni. Ti innalzi sospinto dal coraggio del suo volo di mare.
Accanto a lui volava un secondo gabbiano. Più prudente. Passava sulla riva, virava per abbassarsi verso il bagansciuga. Poi riprendeva quota. Quasi indeciso se planare leggero come il suo compagno, o restare più vicino alla terra ferma per riposare le piume salate.
Si sono allontanati verso l'orizzonte sfumato.
Poi un punto lontano ha ripreso a muoversi verso la mia direzione. Alto, sicuro. Dominava lo sguardo, il suo batter d'ali. Era il gabbiano che volava più alto. Continuava il suo viaggio. L'altro non c'era più.
Come i gabbiani i nostri cuori. Quando si innalzano verso la meta, la più importante, lo fanno da soli. Non c'è altro modo.

Il postino suona sempre due volte

Il fatto che nella mia casella privata di posta elettronica arrivino mail in cui sono dettagliatamente illustrati gli effetti portentosi del viagra, mi inquieta non poco.

Canto e discanto

Io ci sono dei momenti della vita che mi preoccupo.
Perché mi sembra tutto fermo. Non ho neppure voglia di parlare.
E non so come uscirne.

Io, lui e la cana femmina

Io non amo particolarmente gli animali. Li rispetto, però non è che mi piace quando mi slinguacciano, o averli dentro al letto, o ritrovarmi dappertutto i peli di deliziose bestioline.
Preferisco mantenere una debita distanza.
Ragion per cui quando arriva sulla spiaggia un cagnone grande quanto un cavallo, dal pelo riccio e bianco, che ansima e lo senti ansimare da lontano, io mi irrigidisco un poco. Mi danno fastidio anche gli esseri umani troppo vicini, nel mare, sia chiaro.
La differenza è che gli esseri umani non distribuiscono i loro escrementi lungo la linea del bagnasciuga. In un modo talmente accurato che le folate di brezza mattutina ti arrivano tutte miste di puzzo di merda di cane.
E l'abbronzatissima padrona, dopo aver ripulito la spiaggia dalla cacca del suo cane, si preoccupava di quando il sole sarebbe stato troppo caldo, e lei (la cana femmina) avrebbe avuto bisogno di fare il bagno.
-Ma devo aspettare che vadano via le persone - ha detto. Ecco, se era un messaggio subliminale, ha avuto effetto immediato. Che io ho raccolto le mie cose e sono andata via prontamente.

mercoledì 28 luglio 2010

La leva calcistica del '68

I maschi, si sa, pensano principalmente ad una cosa. E contrariamente a quanto immaginiamo noi povere donzelle, quella cosa è il calcio.
[Chi ha fatto sesso mentre in tv c'era una partita di pallone, scagli la prima pietra]
La passione dei maschi per il calcio inizia prestissimo.
Francesco e Domenico sono due ragazzetti che a occhio e croce hanno otto anni. Io li vedo giocare a pallone sotto casa mia. Li vedo giocare sempre al pallone. Trattenuti a stento solo nelle ore in cui d'estate pare sia obbligatorio riposare, e c'è tanto di regolamento condominiale che proibisce urla e schiamazzi durante certe ore.
Per tutto il resto del giorno, della sera e del principio della notte, Francesco e Domenico giocano a pallone. Secondo me si divertono molto. Beati loro.
Ma la vita, si sa, riserva delle sorprese non sempre gradite. Ieri sera a casa di Francesco è arrivata una cuginetta. Rebecca. Con annessi genitori invitati a cena dai genitori di Francesco. E dalla loro terrazza c'erano voci allegre, tintinnare di bicchieri, luci profumate di candele.
Dal viale esterno, proprio sotto il balcone di Francesco, alla solita ora arriva puntuale Domenico con il prezioso pallone sotto al braccio. Francesco non c'è. Domenico lo chiama.
No, non è che lo citofona. Loro si chiamano così, a voce da una terrazza all'altra.
Francesco mestamente risponde che non può scendere a giocare. Perché c'é Rebecca, dice.
Domenico se ne rammarica, ma non volendo rinunciare alla sua partita corre a cercare altri bambini. E li trova nel giro di dieci minuti. Con la cattiveria totale che solo i bambini possono avere, Domenico e questi nuovi assi del calcio vengono a fare la partita sotto il balcone di Francesco. Eppure di spazio ce n'è, in questo quartiere residenziale eh.
Ma Domenico, sempre urlando, comunica al suo amico che loro stanno a giocare lì sotto e che non appena Francesco può scendere, lo aspettano.
La serata passa con quegli scalmanati che urlano e tirano calci e ci fanno pure la telecronaca, alla partita. Una delle due squadre era il Paraguay. Francesco è restato per tutto il tempo incollato alla ringhiera della sua terrazza, con la testa reclinata e i piedini penzolanti.
E tutte le volte che il gioco si fermava per recuperare la palla, Domenico che chiedeva: - Scendi, Francè? -
E Francesco ripeteva la solita frase, della quale non ha saputo variare neanche mai il tono: - C'è Rebecca -
Ecco, non chiediamoci poi perché gli uomini non le amano, le donne.

Giro giro tondo quant'è bello il mondo

Ora io non è che voglio fare la Montessori de noantri. E' facile fare psicopedagogia da spiaggia; altro dicscorso è crescere un figlio. Lo so bene.
Ma senza saperne molto io, di bambini, immagino che se tu hai quattro anni circa e ti stai divertendo da matto sulle giostre, ma la tua mamma dice che è ora di andare via; e se tu, com'è naturale alla tua età, non hai nessuna voglia di andare via; e se la tua mamma per convincerti ad andare via estrae dalla sua borsa il cellulare e fa finta di telefonare ai carabinieri; ecco, io immagino che in casi come questi poi uno diventa grande e succedono le stragi in famiglia.

E se si usciva avevi sempre su qualcosa un po' scollata

Signori, non smettete di invitare a cena le vostre donne. Che a noi fa tanto piacere....

martedì 27 luglio 2010

E adesso la pubblicità

Scandire le nostre vacanze, le serate o le ore in spiaggia, con il nome del locale in cui siamo stati significa etichettarsi come la carne in scatola. Secondo me. Che se te la compri di un'altra marca vali meno.

Se una mattina io mi accorgessi che ci stiamo sopportando

Capita. Non è improvviso, ma improvvisamente te ne accorgi. Che non ci puoi più stare dentro certi binari.
Il tuo lavoro, il tuo matrimonio, la città in cui vivi.
Credo che capiti a tutti.
La differenza sta fra quanti ci restano lo stesso, a soffocare dentro. E chi invece si alza per cambiare.

lunedì 26 luglio 2010

Ti brucerai perché ti tiene su soltanto un filo

Se non ci sono gesti concreti, meglio non dare troppo peso alle parole.

L'avvelenata

Io odio il fumo delle sigarette. E se sto a godermi la brezza marina non sopporto che tu ti metta a fumare in direzione del vento, sporcandomi l'aria di cui mi sto riempendo i polmoni.
Io non sopporto che tu dica di aver fatto qualcosa che invece non hai fatto. Qualunque sia il motivo per cui lo fai, io la chiamo bugia. E non sopporto le bugie.
Io detesto quell'incontrollato bisogno di controllare la vita degli altri.
Io non posso vivere vicino a chi vuole dirmi come fare le cose, a cominciare dalle più piccole. Se suona il cellulare e io non mi alzo per rispondere, tu non devi permetterti di prendere il cellulare e portarmelo. Perché se lo fai io vicino a te non posso vivere.
Io non considero comunicazione una comunicazione che si riduce a dire quello che di sbagliato è stato fatto.
Io mi incazzo come un treno in corsa per tutta la passione che ho dovuto soffocare, perché era troppo rumorosa, troppo rischiosa, troppo difficile da gestire.
A piedi nudi, coi capelli sciolti, e il passo ancora incerto, mi allontano a riprendere la mia pelle.

Per segnare le ore lente e gli anni veloci

Io sono una donna forse romantica e sicuramente complicata. A me i temporali d'estate mi piacciono. Mi piacciono i cambiamenti, il cielo solo azzurro e caldo diventa monotono.
Invece il profumo del mare che si gonfia di grigio, e le nuvole cariche di vento riflesse sulle onde, sono come una sorpresa. E chi si sorprende assaggia un gusto nuovo dei giorni.
Ieri c'è stato un temporale estivo. A metà mattina i colori della spiaggia sono cambiati del tutto. I riflessi dorati sull'acqua sono diventati scaglie di blu intenso. Poi la pioggia. Profumata.
La maggior parte della gente di qui ieri non è andata al mare. Perché pioveva.
Io che invece stavo in spiaggia molto presto, ho fatto una splendida nuotata. Che non l'avrei mai detto di ritrovarmi dopo dieci minuti in un mare in tempesta.
E allora ho pensato, mentre le gocce mi bagnavano i capelli, che le occasioni nella vita le afferri solo per pochi attimi.

Avrai due lacrime più dolci da seccare

Quelli che di piscologia se ne intendono, dicono che il comportamento di un adulto con un bambino tende a ripetere i modelli osservati e vissuti durante la propria infanzia. Io non lo so se questo è vero, ma vedo la maggior parte degli adulti rapportarsi ai bimbi come se fossero delle bestioline da addomesticare.
Secondo me dovrebbe essere il contrario. Dovremmo essere noi, che di vita sulla pelle ne abbiamo vista scorrere parecchia e forse quella pelle l'abbiamo un poco indurita, noi dovremmo essere a imparare da loro. Dalla loro spontaneità, fantasia, creatività.
L'adulto dovrebbe dirti dove è il pericolo, ed essere silenziosamente e fedelmente lì pronto a difenderti dal periclo che tu sei ancora troppo fiducioso per vedere. Ma non possiamo essere noi a dirvi cosa fare o come farlo.
Può la bottiglia dire al mare come gonfiare le onde?
Può una girandola dire alle nuvole che cosa è il vento?

Se uno ha imparato a contare soltanto fino a sette vuol mica dire che l'otto non possa esserci

Ci sono persone che non sanno usare l'espressione "non lo so". Oppure "forse". O anche "devo chiedere". Sono le persone per cui la vita si risolve in ciò che vedono. E preferiscono non essere scomodati da quanto non conoscono. Restano comodamente seduti nelle loro certezze.
Ma la parte più bella della vita potrebbe essere quella ancora da vedere.

sabato 24 luglio 2010

Ma com'è bella la vita stasera

La storia è questa. Siamo in piena estate, e sui lungomari di sera c'è pochissima gente.
Il turismo non gira.
Ma la gente che ci vive qui, vnei posti di mare, che fa di sera? Dove sono le persone che di giorno vanno ancora a lavorare? Che fanno, di sera?
No... è che quando esci poi devi comperare almeno una birra. E mica te lo puoi permettere ogni sera.
Questa era la classe media.

venerdì 23 luglio 2010

Nel paese della persuasione

Due grandi amici osservano i rispettivi peni con un sofisticato microscopio.
- E questo me lo chiami un allungamento? - dice uno.
- Jim, io ho guadagnato 5 centimetri - dice l'altro. - Forse dovresti provare il mio sistema -
- Che sistema è il tuo, Kevin? - dice l'altro.
- Il mio sistema è: mi appendo un mattone al pene e sto in piedi per ore sul ciglio del Gran Canyon - dice Kevin.
- D'accordo Kevin - dice Jim. - Sei il mio più caro amico dai tempi dell'asilo. Farò un tentativo -
Poi vediamo Jim in piedi sul ciglio del Gran Canyon, con il mattone appeso al pene, mentre Kevin si avvicina in punta di piedi alla macchina di Jim, e una voce fuori campo dice:
Pontiac Sophisto: così sofisticata che saresti perfino capace di convincere il tuo migliore amico ad appendersi un mattone al pene!
Mentre Jim è distratto dal dolore del mattone appeso al pene, Kevin sgomma via con la Sophisto. Jim si gira di scatto a guardare, il pene gli si strappa e precipita nel Gran Canyon. Jim sorride sardonico, rendendosi conto dello scherzo di Kevin ma anche del suo buon gusto in fatto di automobili, poi scende nel Gran Canyon a recuperare il suo pene e, si spera, riattaccarselo.

George Saunders, Nel paese della persuasione, Minimum Fax

Le parole che non ti ho detto

Vieni via con me.

Seduto con le mani in mano

La prossima volta che mi trovo seduta dove c'è un uomo che chiede alla sua donna di alzarsi per prendere da bere, io mi alzo e vado via senza neppure salutare.

E il mio nome era Bufalo Bill

Funziona così.
La magistratura indaga, la polizia arresta gente di mafia.
Fra questi c'è almeno un politico, o un diretto congiunto del politico. Magari più di uno.
Il politico in questione coi congiunti in galera, per qualche giorno scompare. Per una serie di fortuite coincidenze, si trova sempre fuori. In lavoro, dice. O per vacanza. Ma si trova sicuramente in un posto dal quale non può rilasciare dichiarazioni. Dopo qualche giorno si manifesta, e dice: sono sereno; ho fiducia nella giustizia; c'è un complotto contro di me volto a colpire la mia famiglia.
Oramai è un copione che si ripete, e sembra che non ci si debba neppure più meravigliare, indignare. O pensare che il politico parent dei mafiosi dovrebbe dimettersi. E perché mai.
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