venerdì 23 luglio 2010

E il mio nome era Bufalo Bill

Funziona così.
La magistratura indaga, la polizia arresta gente di mafia.
Fra questi c'è almeno un politico, o un diretto congiunto del politico. Magari più di uno.
Il politico in questione coi congiunti in galera, per qualche giorno scompare. Per una serie di fortuite coincidenze, si trova sempre fuori. In lavoro, dice. O per vacanza. Ma si trova sicuramente in un posto dal quale non può rilasciare dichiarazioni. Dopo qualche giorno si manifesta, e dice: sono sereno; ho fiducia nella giustizia; c'è un complotto contro di me volto a colpire la mia famiglia.
Oramai è un copione che si ripete, e sembra che non ci si debba neppure più meravigliare, indignare. O pensare che il politico parent dei mafiosi dovrebbe dimettersi. E perché mai.
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