mercoledì 28 luglio 2010

La leva calcistica del '68

I maschi, si sa, pensano principalmente ad una cosa. E contrariamente a quanto immaginiamo noi povere donzelle, quella cosa è il calcio.
[Chi ha fatto sesso mentre in tv c'era una partita di pallone, scagli la prima pietra]
La passione dei maschi per il calcio inizia prestissimo.
Francesco e Domenico sono due ragazzetti che a occhio e croce hanno otto anni. Io li vedo giocare a pallone sotto casa mia. Li vedo giocare sempre al pallone. Trattenuti a stento solo nelle ore in cui d'estate pare sia obbligatorio riposare, e c'è tanto di regolamento condominiale che proibisce urla e schiamazzi durante certe ore.
Per tutto il resto del giorno, della sera e del principio della notte, Francesco e Domenico giocano a pallone. Secondo me si divertono molto. Beati loro.
Ma la vita, si sa, riserva delle sorprese non sempre gradite. Ieri sera a casa di Francesco è arrivata una cuginetta. Rebecca. Con annessi genitori invitati a cena dai genitori di Francesco. E dalla loro terrazza c'erano voci allegre, tintinnare di bicchieri, luci profumate di candele.
Dal viale esterno, proprio sotto il balcone di Francesco, alla solita ora arriva puntuale Domenico con il prezioso pallone sotto al braccio. Francesco non c'è. Domenico lo chiama.
No, non è che lo citofona. Loro si chiamano così, a voce da una terrazza all'altra.
Francesco mestamente risponde che non può scendere a giocare. Perché c'é Rebecca, dice.
Domenico se ne rammarica, ma non volendo rinunciare alla sua partita corre a cercare altri bambini. E li trova nel giro di dieci minuti. Con la cattiveria totale che solo i bambini possono avere, Domenico e questi nuovi assi del calcio vengono a fare la partita sotto il balcone di Francesco. Eppure di spazio ce n'è, in questo quartiere residenziale eh.
Ma Domenico, sempre urlando, comunica al suo amico che loro stanno a giocare lì sotto e che non appena Francesco può scendere, lo aspettano.
La serata passa con quegli scalmanati che urlano e tirano calci e ci fanno pure la telecronaca, alla partita. Una delle due squadre era il Paraguay. Francesco è restato per tutto il tempo incollato alla ringhiera della sua terrazza, con la testa reclinata e i piedini penzolanti.
E tutte le volte che il gioco si fermava per recuperare la palla, Domenico che chiedeva: - Scendi, Francè? -
E Francesco ripeteva la solita frase, della quale non ha saputo variare neanche mai il tono: - C'è Rebecca -
Ecco, non chiediamoci poi perché gli uomini non le amano, le donne.

2 commenti:

  1. allora, maestrina... a 8 anni gli ormoni sono ancora nascosti... passerà qualche tempo, prima che francesco e domenico siano rovinati.

    Dimenticheranno l'unica cosa bella della vita, quando questo accadrà... la spensieratezza di correre tutta l'estate dietro a un pallone... tutta un'estate che si aspetta per tutta una stagione di scuola, e che finirà sempre troppo presto.
    Arriveranno donne e serate alcoliche e tristi lavori e maledette insulse storie d'"amore". Permettimi di vorgolettarlo..

    Perchè io mi ci tufferei ad occhi chiusi, nelle mie partite di calcio sotto casa, a scavalcare trepidanti cancelli, a fare le collette per il supersantos o magari il mitico tango, a tirare per ore -da solo- calci al pallone contro una grande parete bianca e sporca di pallonate, a chiamare casa per casa tutti gli amici, ad aspettare che ci fossimo tutti, magari con mister campanella a prendersi il gelato a fine partita, con gli spiccioletti messi da parte nel funghetto trasparente sulla mensola... piuttosto che andare a presso a donnette che ne sanno assai, di cos'è l'amore..
    e non provare a contraddirmi, o tiro fuori lo squalo tigre. che l'amore è una cosa sacra e tutti ne fano un bel parlare. ma son finiti i tempi per cui ci si sapeva credere, nell'amore. siamo una massa informe di egoisti, in cui l'amore è uno dei tanti giochini come il nintendo e la play e lo shopping ai saldi... meglio na sana sudata d'altri tempi, come ieri sera, abbracciando amici e amiche, sporchi scemi e felici!

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  2. :)
    Sto dalla parte dei maschi, stavolta. E credo dalla tua stessa parte, Bescià

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