giovedì 20 gennaio 2011

Guardo una foto di mia madre

A me piacciono gli sfondi. Nei quadri, nelle foto. Gli sfondi dei paesaggi, o semplicemente ciò che c'è dietro. Io sono quella che nelle foto cerca di individuare chi è entrato nello scatto e non ci doveva essere, perché mi piace. 
E' la parte naturale fermata inconsapevolmente mentre tutto il resto era in posa. 
Mi piacciono i quadri di Caravaggio perché mancano di sfondo, e il sole nero che illumina i suoi dipinti ha creato tutto il mistero da cui è avvolto.
Mi piacciono i romanzi di Isabel Allende, che sono tutta una galleria di personaggi di sfondo.
E credo che osservare solo il primo piano equivalga a non guardare affatto.
La stessa regola si può applicare, secondo me, alle inquadrature delle interviste televisive. In particolare, a quelle interviste che non sono accidentali - tipo la giornalista che ti ferma per strada. Se vieni intervistato perché la giornalista ti ha fermato per strada, lo sfondo sarà al massimo divertente. Ci troverai quegli idioti che si piazzano di fronte la telecamera per dire ciao mamma. Ma se l'intervista è concordata, decisa, scelta. Allora lo sfondo assume lo stesso valore che ha in un quadro di Caravaggio. A mio parere.
Prendiamo un editoriale. Un giornalista si fa inquadrare per esprimere un suo punto di vista. O un videomessaggio. Oggi così di moda. Un leader politico si fa inquadrare per dire qualcosa. Quanti studi interpretativi sono stati fatti sui videomessaggi di Bin Laden? Sullo sfondo c'è una tenda verde, una tenda nera, un tavolo, una dispensa. Significa questo, o quello, o quell'altro ancora. Lo sfondo è importante.
E allora, giornalisti o politici lo sfondo delle loro interviste se lo sceglieranno con cura. Prendiamo il premier, che lui di comunicazione e significati subliminali delle immagini è un maestro. Nelle interviste che rilascia lo vediamo elegante, in abito impeccabile, seduto alla scrivania con dietro un drappo di tenda bianca. Perfetto. Rassicurante. Il bianco è la purezza, la tranquillità. Oppure lo vediamo in tenuta casual - polo e jeans - con uno sfondo di giardino. Il verde è come il bianco. Rassicurante. Ecologico. Familiare. Gli sfondi delle interviste del premier sono ammirevoli.
Ma lui, si sa, c'ha un sacco di gente che lo aiuta in queste operazioni di marketing. Che non tutti se li possono permettere. Gli altri politici fanno più o meno da sé. E scelgono di parlare davanti ad una libreria. Che i libri fanno cultura. Credibilità. Precisione.
Orbene. 
Chi di voi possiede una libreria, e la usa, sa che nemmeno la persona più ordinata ha tutti i libri perfettamente allineati, in ordine decrescente di altezza e divisi per sfumature di colore. Tutti i libri perfettamente rilegati, non una pagina spiegazzata, né una costa lievemente obliqua, si incontrano solo nelle librerie dell'Ikea. Che sono finte.
Una libreria vera ha libri messi in orizzontale, affiancati secondo un ordine mentale del proprietario, che quindi non potrà mai essere anche estetico. Ma pure ammesso che tu abbia una enciclopedia, o una collana di tutti volumi con uguale copertina. Non ti capita neppure un libro appoggiato davanti alla collana? Un libro che hai consultato e non riposto perché magari ti serve ancora. O qualche volume che devi restituire a chi te l'ha prestato, e lo lasci lì in vista per ricordartene. O tutti quei libri che devi ancora leggere, e che hanno normalmente uno spazio diverso da quello dei libri invece già letti e conservati.
Insomma. Se lo sfondo è importante, e lo sfondo è una libreria, secondo me non può essere una libreria finta Ikea. 
Adesso io non aggiungo altro. Ma, se vi ho convinto con il mio ragionamento, vi chiedo di farci caso agli sfondi che contornano la bella faccia di qualche giornalista mentre ci rende edotti. O di qualche politico, mentre ci rende poveri. Ma io sono di parte, e lo ammetto.

2 commenti:

  1. La libreria fa molto ambiente familiare, ma anche professionale. Come se le persone intervistate si portassero a casa il loro lavoro. Poi qualche trucchetto tipo parlare senza muoversi troppo sulla sedia e mani ben visibili (per dare l'idea di una persona tranquilla e che non ha nulla da nascondere) e la comunicazione efficace è servita. Tralasciavo il dettaglio di conoscere le domande e preparare le risposte, ovviamente:-)La cosa che mi sorprende è che in qualche stacco compare spesso una foto della famiglia casualmente a favore di telecamera...

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