Ci sono alcuni libri che ti incantano. Ma non nel senso di "ti meravigliano", "sono incantevoli". No, proprio nel senso che ti fanno un incantesimo.
La loro forza è tale e tanta che il lettore perde il controllo su se stesso, davanti a tali libri. Giuro: io riconosco di non essere attendibile sull'argomento perché chi mi conosce bene potrebbe a ragione obiettare e dire che su di me ogni libro esercita una specie di incantesimo. Ed è vero. Ma ci sono alcuni libri che di più.
Come questo, che io stavo nel supermercato a scegliere un vino da portare a cena da alcuni amici; momento molto carnale, per intenderci. E luogo che non prediligo per l'acquisto di oggetti che non siano, appunto, cibi, bevande, detersivi e saponi di vario genere. Ma questo libro qui ha fatto l'incantesimo. Passavo, con la mente sedotta da ciò che stavo per mangiare e attratta dall'immaginare il gusto del rosso bicchiere con cui l'avremmo accompagnato. E lui era lì. Sullo scaffale. Mi ha praticamente chiamata.
Come prova del carattere soprannaturale di codesto acquisto, due aneddoti.
Prova numero uno: la persona che mi accompagnava si ricorda, proprio davanti a quello scaffale, di aver dimenticatoin macchina il portafogli con tutte le carte. Pago io, dico. Ma no figurati, replica. Scendo al parcheggio, faccio in un momento; tanto tu non ti annoi di certo qui. Ecco, io avrei anche potuto resistere al richiamo delle sirene se non fossi stata un Ulisse abbandonato al vortice voluttuoso del profumo di carta e colla e parole. La persona che era con me ha fatto sicuramente presto a risalire col denaro, ma a quel punto io avevo già ceduto alla tentazione.
Da allora trascuro qualsiasi attività, comprese le funzioni biologiche, per leggere quel libro. Che ovviamente ho aperto già prima della cena alla quale eravamo diretti.
Prova numero due: il libro parla di un luogo. Un posto geografico reale, sebbene descritto con ritmi e immagini che potrebbero essere di qualunque altro luogo. Ma quel luogo determinato c'è. Addirittura nel titolo. Ora, l'acquisto è avvenuto sabato sera. Mercoledì mattina, al lavoro, toccava interrogare in geografia. Io, che sono quella troppo buona, inizio le interrogazioni con il caro vecchio argomento a piacere. Allora, la discente tutta felice sceglie proprio esattamente quel luogo del mio libro magico.
Prova numero tre: a chi ha avuto la bontà di leggere queste righe, se volesse avanzare obiezioni di raziocinio basate sulle coincidenze, sul calcolo delle probabilità e altri alambicchi matematici, io dico che il titolo di questo libro magico non ve lo dico. Perché sono sicura che lo indovinate. Se non l'avete già indovinato da come l'ho descritto, vi suggerisco solo che ha vinto il premio nobel. Ora sta a voi lasciarvi incantare dall'incantesimo incantatore.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Archivio blog
-
▼
2011
(220)
-
▼
febbraio
(18)
- Come del resto alla fine di un viaggio c'è sempre ...
- Che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco
- L'Italia metà giardino e metà galera
- Acqua azzurra acqua chiara
- La matematica non sarà mai il mio mestiere
- L'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare
- Ho sognato una strada
- Se telefonando
- Rossetto e cioccolato
- Battiti di ali di farfalla
- Non hai scudi di parole
- Fra tovaglie di pizzo capelli sempre spettinati
- È una notte in Italia che vedi questo darsi da fare
- Segnu te riconoscimentu
- Atto di fede
- Signore mio, dacci un santo o un artista
- Cantare a memoria
- Una giornata senza pretese
-
▼
febbraio
(18)
Nessun commento:
Posta un commento