martedì 26 febbraio 2013

La mia voce quasi dentro la calligrafia

All'inizio scalcio. Mi oppongo. Protesto. 
Ma poi il silenzio giova. E la via sembra davvero quella giusta.

L'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare

Il funerale della volpe

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.
Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portarono i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
 La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraio in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.
Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:
- È morta, è morta! Facciamole il funerale.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco.
Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentiva anche in Francia.
Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.

E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

Gianni Rodari, Il Libro degli Errori, 1964

lunedì 25 febbraio 2013

Attenzione, nessuno si senta escluso.

Occhei. Sono solo proiezioni, dati estemporanei, eccetera eccetera.
Ma c'è un 30% di connazionali che in questo momento mi sento di mandare calorosamente a fare in culo.

Tra la lotta e la resa

La musica è una forza dirompente. Ma non si può usarla per fini terreni. Anche Prometeo dovette scontare la colpa di aver rubato il fuoco dal cielo.
Con la musica non è lecito corteggiare, né fare l'amore. La musica è un vincolo neutro tra l'uomo e l'immensita, un legame immateriale.
Cosa pensavi?... E' una frivolezza, quello che è accaduto.
Si è trattato di un'idea morbosa. Adesso dimenticala.
Da questo momento, comunque, tutto sarà diverso.

ndor Màrai, La sorella

mercoledì 20 febbraio 2013

Sotto casa

Arrivando a casa da scuola, oggi, lo spiazzo davanti al palazzo, dove possono arrivare a posteggiarsi fino a sei automobili, se hai fatto bene la manovra, era interamente occupato da tre sole autovetture. Di cui una era una smart. Sicche, due e mezza. Colpa del suv posteggiato in mezzo alle tre, il cui proprietario probabilmente credeva di essere alla guida della Costa Concordia e ha occupato dieci metri. Ora, Savona è una città dove uno fa prima a morire che a trovare un parcheggio. Che la bellezza di questa striscia di terra lambita dal mare e circondata dalle montagne significa, in concreto, niente suolo né per edifici né tanto meno per parcheggi. Io ho avuto la tentazione di chiamare i vigili. Secondo me era un parcheggio da multa, e lo dico priva di qualunque vaga idea sul codice della strada ma provvista di un medio senso del decoro. 
Però la vita alle volte ti fa giustizia.
E poco fa c'era un'auto di carabinieri ferma davanti al suv di Schettino. Il carabiniere stava telefonando e cammianava avanti e indietro attorno al parcheggio oltraggiosmanete sprecato. Io non lo so che è possibile che li abbia multati. Ma facciamo finta che sì. E' un'idea che mi riconcilia col mondo.

Il mio giorno migliore

Quel momento meraviglioso in cui hai finito di leggere un libro. Resti sospesa un po' nel profumo del libro terminato, ti gusti i risvolti del personaggio, esci lentamente dall'atmosfera come quando, alla fine di un film, guardi i titoli di coda e le note ti accompagnano lentamente nel mondo reale. E poi devi decidere quale nuovo libro iniziare. E non lo sai. Ma ce li hai lì, nuovi, intonsi, profumati. E li accarezzi, li guardi, ci pensi. Li apri. Li richiudi. Fino a sentire che è quello, il prossimo.

martedì 19 febbraio 2013

Certo che non ha prezzo il tempo

Tra dieci giorni non avrò più neppure gli occhiali. Ho cambiato proprio tutto della mia vita.

Ho ancora la strana voglia di sentirmi sola

Come quando si avvicina la nuova stagione. E guardi gli indumenti dentro l'armadio e nei cassetti. Però dell'anima. Poi sai che non lo vuoi, l'abitino estivo, se fuori sono due gradi. 
E ti senti una merda.

giovedì 14 febbraio 2013

Prigioniero dentro la mia mente


Dovrei dire che lo faceva perché, in effetti, per lui c'era, se non mi sembrasse una scemenza troppo grossa.
Le persone ci sono quando le puoi toccare, ci puoi litigare o fare l'amore, quando le chiami dall'altra stanza, le tradisci, le accompagni a trovare uno zio ricoverato per un attacco d'appendicite.

Marco Presta, Un calcio in bocca fa miracoli

I fuochi fatui

Mi ha appena telefonato il call center del mio operatore telefonico. A parlare un ragazzo credo arabo, comunque con l'accento evidentemente straniero. Dico arabo perché me lo sono immaginato come Aladino che mi offriva i magnifici doni della lampada. Voleva regalarmi uno smartphone, ma siccome io ho risposto superiore che c'ho l'aifon, e quello insisteva sull'eventualità di regalarlo a mia volta a un mio caro, ma io non sono stata lì a spiegargli l'improbabile situazione di mia mamma con lo smartphone, sicchè il principe Aladino mi offre un tablet. Con annesso abbonamento traffico dati che sarei stata costretta a mantenere per un minimo eccetera eccetera. Io ho detto no. Ma ancora non riesco a crederci.

Fiumi di parole

Una delle cose belle dell'aifon è che la fila alla posta, così come l'attesa dal dottore, le puoi trascorrere scrivendo.

Lasciatemi cantare con la chitarra in mano, lasciatemi cantare sono un italiano

Lo so che in classe non bisogna orientare le giovani menti verso le tue proprie idee. Però conosco anche la seduzione del potere: le giovani menti sono lì, potrebbero prendere la direzione che io scelgo di dare loro. E quando fai questo lavoro, ci pensi, che certi miti puoi demolirli. Ne hai il potere. E allora non resisto. 
Quando stimolo una discussione e li vedo riproporre passivamente i modelli televisivi, li sgrido. Uso l'esplicito paragone con la De Filippi, intimando la differenza tra una scuola, dove si impara a pensare, e lo studio televisivo di Amici.
In realtà critico ciò che ignoro, poiché io le trasmissioni della Maria non le ho mai guardate. Sicché ignoravo totalmente chi fosse Annalisa. Giovane promessa della musica, bella gnocca savonese, lanciata sulla ribalta della musica italiana esattamente dalla De Filippi. 
Lo ignoravo fino a ieri. Quando alla sera l'ho vista in tivvù a San Remo. Ma al mattino avevo scoperto che la suddetta artista è la figlia di una mia collega. 
Insomma, quello che io ignoravo magari i discenti lo conoscono. Per cui, in simile lampante caso di allievo che supera per conoscenza il maestro, mi vedo costretta a non denigrare più la trasmissione. Perché parlar male dei colleghi davanti agli alunni non è mio costume. Neppure implicitamente. Ohibò.

Volare, oh oh

Allora è così. Quando leggo Harry Potter io non riesco a fare niente altro.

martedì 5 febbraio 2013

E' troppo stupido quello che fai

Di tutte le cose che hai fatto e che farai, che ho finito e finirò per perdonare, questa banale cazzata mi ha aperto un mondo. E mi ha regalato una prospettiva nuova. Non lusinghiera.

Unforgettable

E' la seconda volta in tre giorni che parlando di Paolo mi viene da dire "mio marito". 
Sono serimente preoccupata.
Forse è arrivato il momento di prenderci una pausa di riflessione.

Il tempo non inganna

Era una settimana che non vedevo i miei alunni della classe con cui ho lavorato anche l'anno scorso. Non è una questione di prefernze, ma solo di affetto maturato nel tempo. L'ultima volta che sono andata a scuola prima di ammalarmi è stato martedì scorso; sono rientrata ieri ma non ho lezione con loro al lunedì. Arrivo in classe alla penultima ora di oggi, dopo un tempo che mi è sembrato infinito trascorso senza vederli.
Quando sono entrata, erano tutti cambiati. Cresciuti. Ma davvero, evidente nei loro volti. Mi sono emozionata.

I vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi

Io non sono una brava insegnante. Ai miei alunni di prima media non gliene faccio leggere classici. In antologia, trascritti in linguaggio pseudosemplificato, mi fanno cagare. Che uno il classico se lo deve leggere in lingua classica se non che gusto c'è. In lingua classica credo che sia troppo presto per la media dei pulzelli di 11 anni. Si, qualcuno capace di aprrezzare magari ci sarebbe, e so di essere la causa della rovina intellettuale di quel qualcuno. Nella media, mi piace leggere assieme a loro libri piacevoli, moderni, divertenti. Io non sono una brava insegnante perché vorrei che imparassero che ci si può divertire, con un libro.
Oggi abbiamo letto assieme un passo di Nick Hornby. Che nel mio immaginario da insegnante mediocre e lettirce onnivora rappresenta una scrittura moderna, divertente, veloce ma non vuota. I miei piccoli discenti, ai quali ho insegnato a controllare sempre il libro da cui i brani sono antologizzati, per prima cosa vanno al fondo del racconto proposto (credo anche per stimare quanto lunga sarà la rottura di palle, ma questa è un'altra storia) e leggono il titolo del libro. Un ragazzo, nel caso di oggi. Di Nick Hornby.
Uno dei miei, di ragazzi, senza neanche alzare la mano perché l'emozione era troppo incontenibile, prorompe in un: -ma è vecchissimo questo libro, è del 2001!
Ecco. Lì ho avuto la percezione che lo scarto generazionale che mi separa da loro è maggiore di quanto abbia creduto fin'ora.
 

Domenica ti porterò sul lago

Questa mattina si discuteva sull'opportunità di svolgere le elezioni politiche in due giorni. Si diceva che uno può rimandarlo, il fine settimana fuori porta, quando deve votare; lo troverà il tempo di andarci di domenica. Ecco, io credo che il problema non sia quando. Ma chi.
E soprattutto, perché.

Vicin'o mmare facimm' ammore

Se c'è una cosa su cui proprio non posso criticare, è il sonno. Si sa, quando non suona la sveglia io potrei restare a dormire fino al giorno successivo. Quando il mio uomo viene a dormire dopo di me, sovente si verifica che io non me ne accorga; o tutt'al più che produca suoni indistinti ai quali, nella mia mente, corrisponde un Nondirmichedevogiàalzarmitiprego.
La mattina dei giorni lavorativi, essendo io un'insegnante e a dispetto di quanto si crede essendo questo un lavoro che ti costringe a fare tante cose difficili tra cui trovarti alle 7.50 ad acculturare una platea di ragazzini ancora dormienti, la mattina dei giorni lavorativi, dicevamo, io esco di casa che lui sta ancora sognando. Questa mattina, mi avvicino per dargli il solito bacio caldo e assonnato (lui, che io sono già lavata asciugata vestita e pronta). Non reagisce.
Gliene stampo sulla guancia una serie ripetuta e schioccante. Mugugna. 
Apre gli occhi esterefatto e mi guarda con un'espressione che diceva: e tu chi sei?
Io non lo so se l'ho mai guardato così, in circostanze ribaltate.
Se l'ho fatto me ne pento perché è davvero brutto che il tuo uomo, nel tuo letto, non ti riconosca.

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