martedì 31 agosto 2010

Meraviglioso

E' il Salento. Una terra che mi ha preso l'anima, possedendomi il corpo.
Sarà il morso della tarantola, saranno i tramonti infiniti in un cielo rotondo, o i tronchi profumati degli olivi. Saranno le curve eleganti del barocco, o il mare. Limpido, perfetto, verde e incontaminato.
Adesso sono pronta ad andare.
Non so quando, non so come. Ma so che me ne andrò.
Però c'è un pezzetto del mio cuore che ha oramai la forma di questo tacco d'Italia, testardo e roccioso. Verde e musicale.
Il Salento mi ha dato molto. Mi ha dato cose che mi hanno resa una donna nuova.
Mi ha dato l'amore più grande che ho avuto fin'ora. Mi ha insegnato che da sola so essere felice, e so vivere. Mi ha dato la quotidianità di una casa soltanto mia. Mi ha dato delle qualifiche importanti, necessarie, con cui definirmi nella società. E pagarmi il pane. Mi ha dato il coraggio di sedermi davanti ad un foglio bianco e iniziare a scrivere. Senza aver paura delle mie parole.
Il Salento mi ha dato amici importanti, con i quali spero di trascorrere altro tempo. E che comunque non dimenticherò mai.
E' una terra incantata. Balli, balli, a piedi nudi, coi capelli sciolti, fino a perdere il fiato al ritmo dei tamburi. Balli, per liberarti dal morso di quel piccolo ragno. Ma è solo musica che ti scorre nelle vene, come il rosso vino di qui. Balli e sai che non guarirai, da questo male meraviglioso.

Il ballo di Simone

Ho sempre invidiato la naturalezza con cui i signori uomini accostano la loro automobile nella piazzola, escono dall'abitacolo, tirano giù la cerniera dei loro pantaloni, estraggono il membro virile. E pisciano.
Senza preoccuparsi nemmeno di assumere una posizione obliqua, tanto per essere minimamente celati durante l'espletamento della funzione.

lunedì 30 agosto 2010

Brava brava sono tanto brava

Collega della professoressa Buonanotte Immacolata, iscritta negli elenchi del CSA di Bologna, compare la professoressa Buongiorno Carmela. Mi chiedo quanta credibilità può dare la scuola italiana, considerando sì tanti fattori che la compongono.

sabato 28 agosto 2010

Ancora, ancora, ancora. Perché io da quella sera non ho fatto più l'amore senza te

Ci sono cose che io non farei mai. Tipo un ricevimento di nozze con centinaia di persone sedute a tavola a mangiare. Ognuno ha i suoi gusti, per carità. Non dico che è brutto farlo. Dico che io non lo farò mai.
Se per caso - improbabile e remoto caso - dovessi innamorarmi tanto da accettare una proposta di matrimonio, io mi sposo sul mare. Con dolci e vino. In piedi, a piedi nudi magari.
Alla gente però, si sa, i ricevimenti di nozze piacciono. Piacciono tanto che questa ragazza qua, dopo aver divorziato, ha conosciuto un altro uomo e si sono innamorati. E hanno fatto un secondo ricevimento di nozze. Che per lui era il primo, non l'aveva mai fatto. Si poteva mica privarlo del giorno più bello nella vita.
Poi, per cause e vicende sulle quali non esprimo pareri, il primo matrimonio viene annullato. Quindi i due suddetti coniugi sono liberi di sposarsi in Chiesa. Volendo.
Loro vogliono.
E poi, che fai? Ti sposi in Chiesa e non fai il ricevimento? Impensabile.
Sicché, nuovo giro nuova corsa.
Insomma, a fare un po' di conti questa ragazza qua ha fatto tre - e sottolineo tre - ricevimenti di nozze. Con decine di persone sedute a tavola a mangiare. E abito, scarpe, parrucchiere e tutto il resto.
L'abbondanza è come la carestia.

venerdì 27 agosto 2010

Viva la pa-pa-pappa

La gente è bizzarra davvero. Che se tu ti chiami Buonanotte Immacolata, ti devi tenere il nome che hai e pazienza. Ma se tu sul feisbuc ti vuoi scegliere uno pseudonimo, e ti vai a scegliere: Pomodorina Pomì, da donna ti trasformi in barzelletta. Ma di quelle barzellette che chi le ascolta non sa quando iniziare a ridere. Imbarazzante.

Fino a che morte non ci separi

Corollario. Certa gente fa veramente in fretta a consolarsi. Si accende una sigaretta con la cicca dell'altra non ancora spenta.

Pochi preamboli quando mi chiese: “vorresti sposarmi?”

Non è per aderire a schemi preconcetti, ma ogni cosa ha un suo contesto appropriato. Tipo che se tu vai alla messa di Natale col bikini e gli occhiali da sole, sei fuori luogo. Certo, la tua libertà di essere umano si misura dalla capacità che hai di superare gli schemi; ma è la tua intelligenza che si misura dalla scelta dei momenti in cui è meglio attenersi, a quanto il contesto richiede.
Per esempio, dalla parrucchiera. Che c'è proprio il sintagma linguistico: chiacchiere da parrucchiera. Di basso spessore, insomma. Roba come: hai sentito che Tizia ha divorziato, che abito indosserai al matrimonio di Caia, la nuova pettinatura di Vattelapesca la invecchia di almeno dieci anni. Questo è il genere di notizie che apprendi nei saloni di bellezza. E va bene così. Personalmente non aprirei una discussione sulla condizione dei precari, mentre mi taglio i capelli.
La signora alta e robusta che è entrata ieri dalla mia parrucchiera, invece, non la pensava allo stesso modo. Questa tizia erano tipo quindici anni che non vedeva la capellaia.
- Ma quanto tempo, come stai? -
- Guarda chi si vede! Non ti avevo riconosciuta... -
- Eh lo so. Sono stati anni difficili - è stata la prima spia del genere di interazione che questa voleva stabilire.
- Mi dispiace. Ho saputo di tuo marito -
- Non me ne parlare - sussurra, con l'espressione disperata di chi ha dovuto affronatre il dolore più grande del mondo e adesso si aspetta che ogni essere umano sulla faccia della terra sia dispiaciuto per lei. - Avere un malato terminale in casa per due anni, ti segna -
Oddio buono, ho pensato io. Che stavo lì per ravvivarmi i ricci e allontanare i pensieri, possibilmente.
- Mi dispiace - continuava a ripetere la dolce capellaia. Che, povera donna, poco altro poteva dire con la testa di un'altra signora fra le mani, il rumore del phon che la costringeva a urlare, e cinque altre persone che assistevano alla rappresentazione teatrale della tragedia in la minore della signora alta e robusta.
- E i tuoi figli? - chiede la parrucchiera, col tono speranzoso di chi cerca di usicre dall'impasse. - Susanna canta ancora? Ricordo che era molto brava... -
- Noooo. Ha dovuto smettere. Sai, da quando è morto il padre... ci siamo dovuti dare tutti da fare -
Eccerto.
- Era molto brava - replica l'altra, con gli occhi sgranati di chi non sa proprio come salvare la situazione. - E Luca? -
- Luca è in vacanza a Shalmesh - [Sharm El Sheikh, ndr]
- Ma che bello! - è il tono rinvigorito della parruchhiera, che conferisce un colpo di spazzola più deciso alla signora la cui testa stava sotto le sue mani.
- Si, ma abbiamo preso uno spavento - Ovvio, che una così sta in vacanza in Egitto, il che significa tanto per cominciare che ha i soldi per poterci andare e non dovrebbe lamentarsi troppo; ma una così no, non sa proprio godersela la vita. Sentiamo quale sciagura è accaduta a suo figlio in Egitto. - Stava nuotando con la fidanzata - pure!!! - è gli si è spezzata una costola. -
(Secondo me "nuotando" è stata la versione data alla mamma super ansiosa; che le costole non si spezzano nuotando. Ma magari facendo chissà quali erotiche acrobazie, mo ve lo dico! Povero cuore, com'è sfortunato).
- L'hanno dovuto operare d'urgenza. Non sai che spavento. -
- Mi dispiace - torna a ripetere rassegnata la parruchiera. E tutte eravamo dispiaciute per lei, nel salone. Che una conversazione così nessuno avrebbe voluto sostenerla, al suo posto.
- Che io non mi posso neppure spaventare. Perché sono diabetica. -
- Ma c'era qualcuno con te? Tua figlia... o eri sola quando è successo l'incidente? -
- No, no. Non ero sola. Ho un fidanzato -
E porca miseria, ma allora lo vedi che sei proprio una piattola? Di cosa ti lamenti? Brutta e depressa come sei, pure un fidanzato! Suvvia, la vita è stata più cattiva con altri che con te, mi permetterei di dire.
- Ah mi fa molto piacere! -
- Beh si... non potevo restare sola (ci mancherebbe! sempre sciagure in agguato). Certo, mi sono anche innamorata -
Oh, una parola di letizia sulle sue funeree labbra.
- Queste sono cose belle... e lui abita nella tua stessa città? - la parrucchiera cercava di riportare la conversazione sul gossip; adatto al contesto, appunto.
- Si. Fa il camposantaro -
Ecco. In quel momento tutto è stato chiaro. Chi si assomiglia si piglia.

mercoledì 25 agosto 2010

Chiamami con un altro nome

Succede che c'è questo sito malefico del Ministero di Maria Stella, all'interno del quale stanno interminabili e fittissimi elenchi di poveri cristi che attendono di essere convocati per una cattedra.
E da quelle convocazioni dipende l'intera vita di costoro per il prossimo anno. Tanto che oggi mi chiedevo per quale motivo, per esempio, il telegiornale invece di raccontarci della gentile vecchietta inglese che butta il gatto nel cassonetto - gesto recriminabile, per amor di Dio - ma dico, invece di parlare di animali potrebbe dire qualcosa su questi milioni di persone appese al filo. Vite invisibili. Generazioni negate. Tutti sti nomi da fantasmi che ci danno, ma poi nessuno ci caga.
Però mi sono detta che non parlano, di noi, proprio perché abbiamo nomi e facce da fantasmi. E disturbiamo. Perché il micio nell'immondizia apre un dibattito di dieci minuti sull'amore per gli animali. Ma il precariato, la scuola in sfacelo, un'intera generzione che non pianifica più, tutto questo disturba. Non è argomento liquidabile in dieci minuti.
E allora tu, povero precario classe Settanta - e giù di lì - sei solo. Solo con le migliaia di altri nomi che scorri nelle graduatorie. Che non ti ci senti nemmeno solidale, con quegli altri poveri cristi. Loro tolgono il pane a te. Quei nomi prima del tuo sono un anno senza stipendio, o cento chilometri di distanza della scuola da casa tua, o cento euro in più di affitto da pagare. Sono nomi ai quali fai molta attenzione. Cercando di scorgere indizi su qello che sarà il tuo destino.
Poi, scorrendo le liste, ti fermi e sorridi. A volte. Quando incontri gente come la professoressa Buonanotte Immacolata.
Che io me lo sono chiesto, se sia sorella di Buonanotte Fiorellino.

martedì 24 agosto 2010

Perché la verità tu non l'hai detta mai

Mi chiedo spesso a cosa si contrapponga l'aloe vera. Si, insomma: esiste anche un'aloe falsa?

domenica 22 agosto 2010

Giorni infiniti

Sto leggendo un libro ed è proprio il genere di libro che preferisco, per l'estate. Corposo, la carta stampata col sole [c'è scritto così, non so esattamente che significhi però mi dà l'idea di una cosa ecologica e mi piace], ben scritto e scorrevole. Non disturba. Non ti fa scatenare riflessioni sulla vita, non ti apre interrogativi. Fa il buon libro da spiaggia. Che te lo leggi coi capelli bagnati, e poi resterà profumato di sale. Me l'ha consigliato un libraio bravissimo, sebbene [onta e vergogna] io l'abbia poi comperato nel supermercato. Che dove vado al mare, si sa: librerie non ce ne stanno.
Insomma, ha anche il valore aggiunto dell'oggetto conquistato dopo una difficile ricerca.
Il libro racconta di due, Emma e Dexter, che si conoscono all'università; quando la loro vita è piena di promesse e di voglia di cambiare il mondo. Diventano amici, diventano amanti, litigano, si perdono di vista. La storia procede di anno in anno. C'è una data importante, il 15 luglio, e ogni capitolo racconta cosa fanno i due eroi in quel giorno lì. Simpatica anche questa trovata narrativa.
Insomma, il nucleo narrativo è che si amano ma non se lo dicono. Si allontanano perché non reggono l'eccessiva intimità, per poi avvicinarsi perché non riescono a star lontani.
E in questa storia qua, dell'altalena, io mi ci sono rivista. Ah, per inciso lei è una maestra che vuole fare la scrittrice, e poi ci riesce. Sai mai.
Quando mancano meno di cento pagine alla fine, succede che lui capisce di amarla. E piomba nel suo appartamento - autoinvitandosi - per dirle che la ama. Dopo aver avuto centinaia di donne, un matrimonio e una figlia. Lei risponde che ha un uomo, che si vede con uno, e che questo uno le piace molto. Lui, Dexter, ovviamente si mostra geloso e infastidito.
- Perché non me l'hai detto - chiede.
Punto critico.
Se io fossi stata l'editor di David Nicholls gli avrei sbattuto le bozze in faccia urlando di rifare tutto il finale. Perché non si può vivere dieci anni senza capire di essere innamorati. Non si può dare per scontata la presenza di qualcuno nella nostra vita. E nessuna donna dovrebbe essere così stupida e folle da fare quello che fa Emma. La quale telefona al suo nuovo uomo, disdice l'appuntamento del 15 luglio. Per poi scoprire, un anno dopo, che si è messa con Dexter. Lo stesso Dexter che non aveva mai capito, prima di riotrovarsi la vita sgretolata in mano, che il sentimento da lui provato era amore.
Non so che cosa accadrà nelle ultime pagine.
Ma so quello che non doveva accadere nelle precedenti. L'amore, quando c'è, va vissuto. Altrimenti non è amore. Ma è forse solo un alibi, dietro cui nascondere la nostra solitudine.
Non si può lasciare il cuore imbrigliato dentro un sentimento simile. E quando lui verrà - perché verrà - non sarà più il giusto tempo. E allora c'è solo una cosa da fare. Sorridere, voltarsi, e andare via.
Signor Nicholls, il suo romanzo è molto interessante; lei scrive in maniera accattivante e scorrevole. Ci è piaciuta la scansione del tempo, e il modo in cui fa evolvere i personaggi. Ma, la prego, da pag. 367 in poi, di rivedere il finale. Non va bene così. Non va affatto bene.

Ma che musica maestro

Io sono innamorata di Stefano Bollani. E basta.

venerdì 20 agosto 2010

Seconda stella a destra questo è il cammino

Ieri sera c'era questa bella ragazza. Vestita così. Aveva anche un fiore nei capelli.
Sono i particolari che fanno la differenza.

Sulla topolino amaranto dai siediti accanto

Ci sono luoghi particolarmente romantici. Suggestivi. Sono i luoghi in cui c'è così tanta bellezza da avvolgerti, così tanta bellezza che quasi non ti bastano i polmoni che hai per respirarla tutta. E ti verrebbe voglia di allargare le braccia per confonderti con ciò che vedi.
Certo, in questi giorni qua di ferragosto c'è un po' troppa gente in giro, e nei posti meravigliosi devi fare file chilometriche anche per bere un bicchiere d'acqua. Non è l'ideale. Per esempio, c'è un ristorante elegante di luce soffusa, appena all'ingresso di un centro storico da fiaba che si affaccia su un mare argentato dalla luna e increspato dalla brezza. Che tu anche se devi fare un poco di fila, pazienza. Ci vai lo stesso. E mentre aspetti, gli occhi cadono su una tenera coppietta. I due si parlano vicini vicini. Lei indossa un abitino leggero sui colori del rosso, e la brezza della sera le muove la gonna. Allora lui se la stringe ancor più vicina, forse per sentire il profumo della sua pelle assieme all'odore della bellezza marina che li circonda.
Guardandoli, non lo nego, mi è passata sulle labbra una punta di invidia. Che deve essere proprio il massimo stare in un posto simile con l'uomo che ami. Ecco.
Poi si sa com'è, quando fai le file. Ti trovi vicino, non è che lo fai apposta ma finisce che lo senti, quello che si dice la gente. E quei due teneri piccioncini tutti abbracciati stavano parlando delle mattonelle del bagno. Che lei illustrava in dettaglio come sono quelle che le piacciono. E siccome la bellezza chiama bellezza, la signora con la gonna al vento forniva due possibilità di scelta per il suo cesso ideale. A mosaico, e non so cos'altro.
Signore e signori, se il pensiero più bello che vi viene in mente è come arredare il vostro gabinetto, lo posso pure capire. Sarà il vostro nido d'amore, un sogno che si avvera. E magari associate la bellezza del mare alla bellezza della vostra casa. Ognuno ha i suoi sogni. Non voglio dire. Però a me quella brezza di invidia che ho avuto, poi mi è passata. E mi è aumentata la fame.

giovedì 19 agosto 2010

The dark side of the moon

Essere single è: non avere orari; girare per casa scalzi in mutande; poter restare un'intera giornata a letto a leggere senza parlare con nessuno; decidere cosa fare solo un momento prima di farlo; la tranquillità che il rotolo di cartaigienica non sarà mai finito, a meno che non sia stata tu stessa a finirlo; dormire rotolando fra le lenzuola senza il rischio di ricevere pugni in pancia; fare colazione con tutto il caffé che c'è nella moka senza doverlo dividere; scegliere il film da guardare senza litigare.
Essere single è anche: non vedere nessun altro che gira per casa in mutande; trascorrere un'intera giornata a letto a leggere, e basta; l'angoscia che se ti finisce il rotolo di cartaigienica e non te ne sei accorta, nessuno può aiutarti; fra le lenzuola ci puoi rotolare solo quando dormi; non troverai mai la caffettiera pronta, a colazione;
la sera ti devi segliere un film, se non esci.

martedì 17 agosto 2010

Safari

Maledetti soldi. Stramaledetti!

lunedì 16 agosto 2010

La costruzione di un amore

Vorrei essere un letto dell'Ikea. O anche un armadio. Che lo smonti in trenta minuti, diventa piccolo piccolo e puoi trasportarlo ovunque senza grossi traumi. Le viti ce ne sono sempre di più, in caso di smarrimento.

domenica 15 agosto 2010

A-a-bbronzatissima sotto i raggi del sole

Il giorno di ferragosto è vacanza obbligatoria. Sono davvero poche quelle categorie di persone costrette a lavorare, in questa vacanzifera ricorrenza che vede orde sudate di persone invadere ogni luogo più e meno ameno. Che è ferragosto, e bisogna fare qualcosa da qualche parte.
Fra le categorie di persone che lavorano, o che sarebbe auspicabile lavorassero, io annovererei con decisione i raccoglitori di immondizia. Perché se il 15 di agosto, mentre tutto il resto del mondo fa festa perché costretto, e fa festa mangiando, e tu raccoglitore di immondizia fai vacanza pure tu e non raccogli l'immondizia, noi altri qua si può morire asfissiati. Sono cose brutte.

Chiudo gli occhi e penso a te

Va bene che sono socievole, però riemergere da un riposino rubato a stento ad un caldo torrido e trovare in casa il bambino dei vicini che mi guarda e dice: ti sei svegliata?, non è stata la cosa più bella che poteva capitarmi.

sabato 14 agosto 2010

Che l'oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all'infinito

Liberarsi dai fantasmi del passato è l'unico modo per continuare il viaggio gustando il presente. Ed è un debito di riconoscenza verso amori che ci hanno dato felicità e non meritano di essere trasformati in pesanti e soffocanti catene.

venerdì 13 agosto 2010

Io un giorno crescerò

Arriva sempre il momento in cui ti chiedi Cosa farò da grande. Può durare più o meno a lungo, a seconda di quanta parte di Peter Pan c'è dentro ognuno.
Che cosa il mondo si aspetta da me.
E cammini alla ricerca di questa risposta.
Poi attraversi la fase del Come posso rendere il mondo migliore. Perché spinti dal fuoco della ricerca, si trova sempre qualcosa nel mondo che non va come vorremmo. Siamo eroi in esilio, Don Chjotte sul suo cavallo. E dobbiamo trovare i nostri mulini a vento da buttare giù.
Sanco ce lo ripeteva, che quelli erano solo mulini. Ma era proprio necessario sbatterci la testa per arrivare al Quello che posso cambiare nel mondo è me stesso.
Una goccia nel mare, ma è la tua goccia, il tuo contributo. La tessera che solo tu puoi inserire nel puzzle della vita.
Fino a che una mattina ti svegli, e ti trovi "grande". E comprendi che la cosa più importante da fare è amare ciò che fai. Svegliarsi col sorriso, camminare a piedi scalzi all'alba, lasciarsi spettinare dal vento. Prediligere la foglia, la nuvola, la strada, il gelato, il profumo del pane fresco.
Giocare coi bambini e ascoltare la saggezza dei vecchi. Essere braccia di madre che cullano e spalle di padre che proteggono. Non aspettare un momento futuro, domani. Ma realizzarla tutta, adesso, la tua vita. Che non sempre è come l'avresti voluta; e allora la lotta dell'eroe è cercare il bello, tutto il profumo che c'è in questo momento. Lì dove sei. E dove nessun altro può essere.