Io c'ho uno spirito combattivo contro le ingiustizie, in ogni momento della giornata. Che è un bel faticare, considerando come va il mondo al giorno d'oggi. Fatto sta, quando vedo cose ingiuste mi incazzo prepotentemente.
Una cosa ingiusta sono le persone nei negozi che, essendo clienti, si credono in potere di decidere la sorte dei commessi. Come se i commessi fossero schiavi. Invece sono persone che stanno facenno il loro lavoro, mentre tu sei a zonzo a spender quattrini, sicchè io credo che i commessi bisogna rispettarli.
Ciò detto, oggi mi si presenta questa scena: cassa del supermercato, davanti a me padre grosso e figlia-bambina tipo: grassoccia pure lei, viso tondo, capelli lunghi, dieci anni circa. Noi si aveva entrambi una cassa d'acqua minerale. Io tutta mingherlina, e questi di dimensioni visibilmente maggiori. Ma poiché la gente - a cominciare da me, non mi esimo - si lamenta per ciò che non dovrebbe, il signore protesta con la cassiera, che perché non aprite le casse dall'altra parte, più vicino al reparto dell'acqua. La cassiera smarrita non aveva una risposta palusibile. Cercava di essere comunque gentile. Avrà pensato, spero: se non si lamenta sta povera crista qua dietro, tu la puoi pure trascianare qualche metro in più l'acqua. La bambina grassoccia dieci anni circa, interviene, con l'espressione odiosa delle bambine di dieci anni quando sono antipatiche: è vero, le dovete aprire più in là le casse.
Segue silenzio. Orgoglioso, del padre. Smarrito, della cassiera. Inorridito, di me medesima.
La bimba incalza: perchè il cliente ha sempre ragione.
Ecco dove ci hanno portato le leggi del mercato. Cara bimba, avrei voluto dirle, tanto per cominciare il cliente vero e proprio non sei tu, ma il tuo imponente padre; a seguire, la signora - per la mia teoria di cui sopra - sta facendo il suo lavoro e come tale va rispettata. Per concluedere, adorabile bambina, lei potrebbe essere tua madre. E almeno questo, in un mondo che conserva qualche spiraglio di giustizia, si dovrebbe rispettare.
Invece.
giovedì 4 marzo 2010
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