lunedì 27 maggio 2013

C'è chi parte oggi per tornare crai, chi è partito ieri per non tornare mai

http://27esimaora.corriere.it/articolo/sono-nata-nella-terra-dove-e-stata-uccisa-fabiana-io-sono-scappata-lei-non-ce-riuscita/

3 commenti:

  1. Cara Francesca, in Calabria le donne non stanno zitte, e non vanno via. Alla Calabria devi delle scuse, immediate

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    1. Io chiedo scusa a chiunque si sia sentito offeso dalle parole da me rioportate. Non era tuttavia mia intenzione offendere.
      Credo che se anche una sola persona denuncia un problema, per risolverlo dobbiamo sentirlo nostro.
      Mi sembra chiaro che l'autrice della lettera abbia parlato a nome suo personale. Ma non possiamo negare che ha denunciato un problema esistente. Se superassimo il muro del Come ti permetti di generalizzare noi non siamo così, forse potremmo scoprire la forza dell'unione che è, io lo credo fortemente, la base del cambiamento.
      Se poi siamo proprio contenti di ciò che abbiamo e non vogliamo cambiare, allora si. Chiedo scusa per il disturbo.
      Francesca Granata

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  2. Capita a volte che, mentre ti ritrovi a fare i conti con i problemi di un’intera società, mentre analizzi fenomeni e ambiguità, mentre cerchi soluzioni e proposte. Capita, a volte, di trovarsi di fronte, nel 2013, a dichiarazioni agghiaccianti.
    Apro il giornale oggi e leggo con sconcerto alcune dichiarazioni di una signora, Francesca Chaouqui [Direttore delle relazioni esterne multinazionale Ernst & Young Italia, n.d.e.] la quale, prendendo spunto dalla tristissima vicenda della ragazzina uccisa a Corigliano dal fidanzato, si rivolge a tutti i lettori scrivendo: “… sono scappata dalla Calabria. Dalle nostre parti si fa voto per avere un figlio maschio, se nasci donna disattendi le speranze di chi dovrebbe amarti. In Calabria le donne si sentono intimare il silenzio, devono stare zitte. Lì si cresce vedendo padri e nonni dare schiaffi alle proprie compagne, e si vedono quest’ultime subirle passivamente perché ‘i panni sporchi si lavano in famiglia’. In Calabria le donne che restano sono poche, noi altre andiamo via per diventare qualcuno e per essere libere, cosa che in Calabria non potremmo mai fare!”.
    Dopo questa atroce lettura, mi fermo e penso: “In Calabria succede questo? Ma dove? Ed io dove sono nata e cresciuta per 27 anni?”.

    Allora ragiono, placo la mia collera e decido di rispondere.

    Cara Francesca, tralasciando il fatto che tu ti sia sentita in diritto di parlare di un popolo e di una Regione in maniera offensiva e fuorviante, tralasciando che ti sei permessa di definire tutte (o quasi) le donne Calabresi come delle povere vittime silenziose e compiacenti del predominio maschile e tralasciando anche il fatto che hai raccontato un mondo completamente irreale (forse descrivendo una tua situazione personale o quella di qualche tuo conoscente!), vorrei farti riflettere sulla gravità delle tue affermazioni.
    Tu hai descritto i calabresi come un popolo di violenti prevaricatori maschili, culturalmente e socialmente arretrati, dediti alla violenza. Hai descritto la Calabria come una terra dalla quale fuggire per potersi salvare ed hai descritto come conniventi a questo modo di vivere coloro che, invece, in questa terra decidono di restare!
    Ora la mia domanda è: ti senti fiera di ciò che hai detto? In base a quali studi sociologici ti sei permessa il lusso di denigrare ed offendere i calabresi? Su quali basi hai affermato, con fierezza e sicurezza matematica, che gli abitanti della Calabria sono QUASI TUTTI COSÌ?

    Cara Francesca, benvenuta nel mondo reale.
    Il calabrese non ammazza, non picchia le donne, non butta giù dalla rupe le figlie femmine… Il calabrese non va in giro con la clava e non rinchiude la moglie nella cantina.
    La Calabria è una regione problematica, così come la Sicilia, la Campania, il Lazio ed il Veneto. In Calabria esistono famiglie normali, con problemi normali… Fenomeni come quello che ha coinvolto la famiglia della povera Fabiana sono, ahimè, nazionali (come sapresti bene se, di questo fenomeno di fossi informata!). L’assassino di donne lo puoi trovare a Bolzano così come puoi trovarlo a Palermo.
    Hai descritto la Calabria come la terra dei mostri, dell’arretratezza e della violenza. El’hai fatto in base a nulla.
    Diffamando un’intera regione cosa hai cercato di fare? Non hai analizzato il fenomeno del femminicidio, non hai parlato delle eventuali problematiche familiari (personali) dell’assassino… non hai fatto nulla! Hai solo perso spunto da un fatto terribile di cronaca nera per insultare ed inveire gratuitamente contro un popolo.

    Ed allora, cara Francesca, da donna calabrese, in piena autonomia delle mie facoltà mentali (che ho potuto, liberamente, sviluppare anche restando qui), mi ritengo moralmente OFFESA ed INSULTATA dalle tue parole, offese che hanno coinvolto non solo me ma tutti i calabresi che, a differenza di ciò che pensi tu, non sono tutti assassini violenti e maschilisti.
    Attendo quindi una tua risposta di scuse, possibilmente con la stessa celerità con la quale ti sei arrogata il diritto di insultare la mia Regione.



    di Anna Rita Leonardi, 27/05/2013 13:40

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