lunedì 19 marzo 2012

E tu che con gli occhi di un altro colore mi dici le stesse parole d'amore

Da quando si è messo in circolazione il Simposio di Platone, quindi da un bel po' di secoli, va avanti la storia dell'Amore come ricongiungimento delle parti per formare l'intero. Le due metà della stessa mela, nella più comune volgarizzazione della filosofia greca. 
Ma i filosofi, si sa, sono una cosa. La vita quella vera, un'altra.
E allora ti trovi a cercare chi ti completa. Ma devi saper distinguere fra chi completa le parti di te mancanti, e quel completamento che è invece amplificazione di aspetti del tuo essere. 
In realtà, la completezza vera è fatta dal bianco e nero, dalla luce e dal buio. Quando nella coppia si uniscono elementi che diversamente resterebbero monchi. E' in questi casi che l'altro ti porta a essere ciò che prima non eri. 
Ma non è niente facile. Dover fare i conti con elementi che fino a ieri non possedevi e che, in virtù di quell'Amore di Platone, ti ritrovi talmente inseriti in te da non poterli più scindere dal te stesso che eri. E il contrasto stride. Altro che petali di fiori e note di violino.

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