mercoledì 12 dicembre 2012

Lo scrutatore non votante

A tutto ci si abitua nella vita. I miglioramenti, in qualsiasi forma, ti abitui facile. Ma anche difficoltà che ti sarebbero sembrate insormontabili, riesci a trovare il modo di affrontarle e farci l'abitudine. Tipo la sveglia che dal lunedì al venerdì suona implacabile alle 6. 
Certo, io sono agevolata dall'alba sul mare che posso godere ogni mattina, dal lunedì al venerdì. Agevola il buonumore, sicuramente. Sicché ho creato il mio rituale di gesti mattutini e non mi sento più come se dovessi andare a combattere la campagna di Russia. Uno di questi riti propiziatori è la tv accesa sulla rassegna stampa. Di un canale che ritengo piuttosto serio, in modo da riuscire ad avere un minimo di informazione, con l'aiuto della radfio in macchina, poi. 
Questa mattina in tv c'era Mario Monti. Ho appreso, mentre la moca gorgogliava calda e il soile dormiva ancora, che il cavaliere e il professore hanno avuto una sorta di lite a distanza. Sinceramente, a prescindere dalle opinioni politiche, i due signori si portano dietro una platealità a volte volgare il primo e un decoro spesso sussiegoso il secondo. Sentire il professore che, col suo tono monocorde di chi parla dentro il collo di una bottiglia, si difendeva dalle eccentriche cazzate del Berlsuca mi ha fatto quasi tenerezza.
Il cavaliere ha detto che lo spread non esiste.
Quel povero cristo del professore, che ha lavorato un anno intero nel nome di questa onnipresente entità, si è risentito. E ha detto: mi auguro che non si trattino gli italiani come se fossero più sprovveduti di quanto siano.
Ora io è evidente che, nonostante i riti, l'abitudine e l'alba, la mattina alle sei sono piuttosto rincoglionita. E allora forse non ho sentito bene. Ma questa frase qua, onore all'impeccabile uso dei congiuntivi, significa che noi siamo sprovveduti. Forse secondo il cavaliere più che per il professore. Ma l'assenza di quel "non" pesa. Non poco.
   

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