lunedì 9 novembre 2009

Quanti anni hai stasera

Non so voi, ma nel mio calabro paese la gente nutre un bisogno quasi maniacale di sapere i fatti tuoi. Quindi, chi ti incontra non sfugge alla preziosa opportunità di attingere direttamente alla fonte, e ti chiede. Ma qualunque cosa, ti chiede. Senza esclusione di colpi.
Sicché questa sera ero in giro con la mamma, si doveva comperare una moka; dunque ci siamo recate dal caffettieraio, che se ne stava tutto lieto nel suo meraviglioso negozio con la moglie. In questo negozio del mio paese, la gente ci va principalmente per fare le liste di nozze. Con me l'hanno ormai capito che non ne fanno, liste di nozze - ma l'hanno capito solo dopo avermelo chiesto per quindici anni, che ogni coltello o bicchiere che dovevo comperare mi svegliavo la notte prima al suono delle loro voci che domandavano, assetate di sangue "vi dovete sposare?" -
Ora le domande sono altre. Le quali, tuttavia, denotano scarsa percezione del tempo da parte del suddetto caffettieraio e della sua leggiadra signora. Perché, se per quindici anni hai creduto che mi dovessi sposare, o supponevi mi sposassi a tre anni, oppure adesso tanto pulzella non sono più. Osservazione che è mancata, ai caffettierai. Dopo che la mamma e io abbiamo scelto sta moka, infatti, mentre il marito faceva scontrini e pacchi, la moglie ha assunto questa serafica espressione da donna che sta per domandare, si è riempita i polmoni di fiato, e ha proferito la seguente richiesta: - devi andare all'università? -
A quel punto io sono stata felice. La signora mi aveva appena tolto dieci anni; anche qualcosa in più, a voler essere matematici. Ed è stata forse la prima volta che sono stata lieta di rispondere agli interrogatori delle dame inquirenti nel paesello mio che sta sulla collina.
Successivamente, cioè dopo aver acquistato la moka dell'eterna giovinezza, bisognava rinnovare la tessera ACI (femmina che guida, sono io!) e il rinnovo si fa presso l'autoscuola dove ho preso la patente. Quando ci andavo, quindi, avevo più o meno l'età che mi aveva attribuito la caffettieraia, che sono circa dieci anni meno di adesso - qualcosa in più di dieci anni, sempre a voler essere matematici.
La scuola guida, com'è naturale, brulicava di giovani automobilisti che stavano lì per patentarsi, tutti freschi freschi. Io però mi sentivo ganza, pensando che cavolo, non li dimostro mica tutti sti anni più di voi, 'a pischellini! Stavo lì ad attendere pazientemente il mio turno, trastullandomi sulla vanagloria dell'eterna gioventù, quando si avvicina il tizio che mi ha dato la patente. Viene verso di me con enfasi, richiamando l'attenzione di tutti.
- Ma sei proprio tu! Sono molto felice di vederti! Beh, ne è passato di tempo da quando hai preso la patente...quanto, dieci anni? -
Addio sogni di gloria. Quando sono uscita mi sono specchiata nella vetrina col timore di ritrovarmi tutti i capelli bianchi, improvvisamente. Che passa in fretta il tempo.

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