martedì 10 novembre 2009

Sulla strada a camminare

Se c'è una cosa che mi piace proprio, sono le persone di cultura medio bassa quando si accostano, con timore reverenziale e ardimentoso coraggio, alla lingua italiana. Loro lo sanno di non sapere tutto - a differenza di molti saccenti di cultura medio alta, che la lingua italiana la ignorano comunque, però non lo sanno. O fanno finta, di non saperlo. O lo sanno, e non gliene importa nulla.
Le persone che invece non hanno studiato le usano con rispetto, le parole; ed è una cosa meravigliosa. Dovremmo averlo tutti, sto rispetto. Oltre al rispetto, alle volte hanno pure abbastanza coraggio da ardire la scalata verso la vetta del linguaggio forbito. In questo caso si aprono orizzonti infiniti di divertimento.
Che stamattina camminavo a piedi lungo una strada di una cittadina di montagna; dunque una strada irta, che piega a gomito. Una di quelle strade che in Salento non esistono, per intenderci. Su questa strada si era rotto un tombino, e camminando mi sono imbattuta in un gruppo di operai addetti, i quali armeggiavano con pale, secchi, calce. Ho cercato di mantenermi il più possibile stretta al bordo, posando i piedi sui tratti meno fangosi; ero tutta concentrata in questa operazione di scansamento acque fognarie, quando uno dei suddetti operai ha ritenuto opportuno avvisarmi che il resto della strada era interdetto al passaggio anche pedonale. Lo ha fatto rivolgendomi questa domanda: "dovete trapassare"?
Devo aver assunto un'espressione quantomeno sgometa, perché l'operaio premuroso ha subito aggiunto: "no perché la strada sopra è interrotta".
Certo: passare + sopra = trapassare.
Io dovevo fermarmi prima, per mia fortuna. Tutti prima o poi dobbiamo trapassare, ma non era mia intenziona farlo proprio stamattina, il trapasso.


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