sabato 17 dicembre 2011

Caro amico ti scrivo

Primo, non sentirti in colpa. D'accordo, hai perso le staffe e l'hai mandata a fare in culo. Non c'è da meravigliarsi, hai reagito da essere umano. Anzi, vuoi che te lo dica? Era ora. Perché se una colpa hai avuto, negli ultimi tempi soprattutto, è stata quella di prestarti a questa specie di stand by amoroso in cui lei, da brava impunita, si è riservata il diritto di recesso unilaterale in qualsiasi momento. Vuoi che in un patto così leonino non ti girassero i coglioni, prima o poi? Meno male che hai ancora qualche riguardo di dignità.
Secondo, ma l'hai sentito come ti trattava? [...] ma chi crede di essere per parlarti con quel sussiego? Fanculo, hai fatto benissimo.
Terzo, il fatto che ti abbia attaccato il telefono in faccia dimostra, al netto della cafonata, che non sapeva cosa dire. Perché è chiaro che se uno ha degli argomenti non scappa dalla discussione: discute. Troppo comodo pensare di cavarsela riattaccando. Troppo, troppo comodo.
Quarto (e veniamo al punto che più ti angoscia): okay, è finita, e allora? L'irreparabile può dare un gran sollievo, se lo guardi da un'altra prospettiva. Soffrirari per un po', ti farai il tuo annetto lordo di commiserazione e piagnistei, e quando avrai finito di lamentarti farai pace con te stesso e ricomincerai a vivere. Non sto dicendo che è semplice. Ma non si tratta di sposatre una montagna. Alessandra non è indispensabile. Non hai bisogno di lei. Ecco, ripeti il nome: Alessandra, Persiano. Ripetilo. Ripetilo fino a farlo diventare la sigla di una donna come qualsiasi altra. Lo senti, che è già meno drammatico?
Quinto (e qui facciamo un passo indietro, anzi, sotto): liberati dalla tua miserabile pauretta della solitudine. Smettila di accanirti nei rapporti guasti. Smet-ti-la. Stai benissimo anche senza una donna accanto, okay?
Eh, dico. Okay.
Bah.

Diego De Silva, Mia suocera beve

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