giovedì 15 dicembre 2011

Chi si offende tradisce il patto con l'inutile omertà

A quanto pare viviamo in un paese in cui la gente prende una pistola e spara a qualcuno solo perché ha il colore della pelle diverso. Scuro, magari. Così fai prima a identificarlo nella folla e il tuo bersaglio è meglio definito.
Indignazione, rabbia, solidarietà alle vittime. Si sta facendo a gara per esprimere questi bei sentimenti, la verità. 
La questione però resta. E' successo. E forse non è neppure così inspiegabile, se consideriamo che siamo lo stesso paese in cui una ragazzina di sedici anni trova più opportuno dire di essere stata violentata dagli zingari che non ammettere di avere avuto il suo primo rapporto sessuale. Che a sedici anni non è neppure così prematuro. 
Cioè, per essere più chiara. Le nostre famiglie, quelle belle e pulite che vanno in chiesa e pagano le tasse, educano le loro figlie in questo modo. Amare un uomo è il problema. Mentire, accusare lo straniero, dirsi vittima di una cosa brutta quanto uno stupro, no. E' accettabile.
Ecco, io non credo che i neofascisti dei miei stivali abbiano tutte le colpe. E' la società dei finti valori che produce mostri. 
Personalmente, di tutte le nefandezze accadute in questi giorni, la cosa che mi offende di più è quella ragazzina lì. Dio, mi si è macchiato il jeans, come lo dico a mamma. 
Mamme, se avete educato le vostre figlie così, rendendole schiave dell'apparenza, del perbenismo di facciata, tanto da non saperlo distinguere dalla cattiveria pura né dalle vere tragedie della vita, non andate alla fiaccolata di solidarietà a favore dei senegalesi. Fatevi piuttosto delle domande.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog