Dice il famoso proverbio: prima il dovere e poi il piacere.
Sicché io, che sono una donna timorata di Dio, ogni mattina leggo prima i vari siti delle scuole, poi mi faccio un giro interlocutorio sui portali dei voli low cost. Che non si sa mai, trovi l'offerta. E riesci a farti un viaggio liberatorio pur senza lavoro e senza soldi.
Il problema è che questi siti low cost continuano imperterriti e odiosissimi a propormi voli per "luna di miele".
Perché mi devono prendere per culo anche gli aerei?
mercoledì 9 giugno 2010
martedì 8 giugno 2010
Non è la gelosia
E' proprio voglia di strappare gli occhi dalle orbite, a quelle che fanno le gatte morte con l'uomo che mi piace. Tipo che io marcherei il territorio come i cani. Oppure invierei la testa di cavallo mozzata al recapito della gentile fanciulla.
Ragion per cui la capisco pure la gelosia delle altre donne.
Quello che però io non farò mai è chiedere l'amicizia su facebook a una donna della quale sono gelosa. Questione di stile.
Ragion per cui la capisco pure la gelosia delle altre donne.
Quello che però io non farò mai è chiedere l'amicizia su facebook a una donna della quale sono gelosa. Questione di stile.
Il lavoro nobilita l'uomo
Proposte. Idee. Possibilità. Attesa. E nel frattempo, la vita. Che non sempre puoi vivere perché non hai soldi a sufficienza o perché, semplicemente, non ci sei in un quel posto quando dovresti esserci.
Non posso più pagare una casa mia se non lavoro.
Questo è.
Traslocando.
Non posso più pagare una casa mia se non lavoro.
Questo è.
Traslocando.
L'odore del sesso
Io sono una che i libri li annusa. Mi piace sentirne l'odore, intatto quando scarti il ilbro per la prima volta, misto agli odori della tua vita quando poi lo porti con te. Perché io, il mio libro, lo porto sempre con me. Anche quando so che non avrò tempo per leggerlo, lo metto in borsa. E scelgo le mie borse in base alle tasche da libro che posseggono. Allora le pagine dei mie libri poi profumano di dolci e caffè caldo, in inverno, di sabbia e salsedine in estate, di aereo a volte.
E a me piace sempre annusarli. Che poi l'odore buono della carta mista alla vita resta. Di modo che quando riprendo in mano un libro dopo tempo, annusandolo posso anche ricordarmi in quale momento l'ho letto.
Ammetto che tutto ciò ha poco a che vedere con la cultura in senso stretto.
Sono piccole manie. Quegli istinti compulsivi che pure ti carattertizzano. Aprire un libro, ovunque lo trovo, e annusarlo.
Ora voi capite bene che nel paesello mio che sta sulla collina io poi vado in crisi d'astinenza, considerando che i libri li trovi solo nel supermercato. E puzzano un po' di detersivo.
Però c'è un sexy shop. Grande. Ha due ingressi. Insomma, ha l'aria di un'attività che rende bene.
Ma sono io ad essere attratta da odori insani. Perdonate le mie voglie maldestre e siate clementi con queste lamentele da parassita della società.
E a me piace sempre annusarli. Che poi l'odore buono della carta mista alla vita resta. Di modo che quando riprendo in mano un libro dopo tempo, annusandolo posso anche ricordarmi in quale momento l'ho letto.
Ammetto che tutto ciò ha poco a che vedere con la cultura in senso stretto.
Sono piccole manie. Quegli istinti compulsivi che pure ti carattertizzano. Aprire un libro, ovunque lo trovo, e annusarlo.
Ora voi capite bene che nel paesello mio che sta sulla collina io poi vado in crisi d'astinenza, considerando che i libri li trovi solo nel supermercato. E puzzano un po' di detersivo.
Però c'è un sexy shop. Grande. Ha due ingressi. Insomma, ha l'aria di un'attività che rende bene.
Ma sono io ad essere attratta da odori insani. Perdonate le mie voglie maldestre e siate clementi con queste lamentele da parassita della società.
lunedì 7 giugno 2010
Aria
Ho visto nuvole e attraversato tempeste.
Ho conosciuto deserti e spine mi hanno graffiato la pelle.
Un'ombra sul cuscino, profumo nei capelli e salite di sassi da percorrere a piedi nudi.
Ferro stridente di spade ha tagliato le parole.
Fatica, e mani deboli a trattenere il cuore perso nelle onde gonfie di solitudini.
Voglio la pace di bianche lenzuola stese al sole, adesso.
Voglio che brillino sorrisi. Brezza di mare fra le dita.
E la dolcezza di un pomeriggio senza attese.
Ho conosciuto deserti e spine mi hanno graffiato la pelle.
Un'ombra sul cuscino, profumo nei capelli e salite di sassi da percorrere a piedi nudi.
Ferro stridente di spade ha tagliato le parole.
Fatica, e mani deboli a trattenere il cuore perso nelle onde gonfie di solitudini.
Voglio la pace di bianche lenzuola stese al sole, adesso.
Voglio che brillino sorrisi. Brezza di mare fra le dita.
E la dolcezza di un pomeriggio senza attese.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei
Ci sono i contesti. C'è lo sfondo. Oppure il sottofondo. Chiamalo come vuoi, ma è fondamentale inserire un oggetto, un particolare o una persona nel giusto contesto. Altrimenti si fa la fine del pesce che fuori dall'acqua non riesce proprio a respirare. Ecco.
giovedì 3 giugno 2010
Fratelli d'Italia
Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana. Dovrebbe essere la nostra festa nazionale più importante, anniversario del referendum con cui si proclamò lo stato democratico dopo la fine della seconda guerra mondiale. C'era stato il fascismo, ci si era sparati contro per anni. C'era stata la monarchia. E il 2 giugno 1946 gli italiani vanno a votare e dicono: noi vogliamo la Repubblica.
E' festa in tutte le ambasciate italiane del mondo. In cielo volano gli aerei col fumo tricolore. Bianco, rosso e verde, come la nostra bandiera.
Il 2 giugno 2010 alcuni ministri del Parlamento italiano non presenziano alla festa per la Repubblica. Quei ministri stavano ad una festa dove invece di suonare l'inno di Mameli un'orchestrina eseguiva La Gatta di Gino Paoli. L'opinione pubblica si indigna. Il mondo politico, come sempre, si divide sull'argomento. Il Presidente Napolitano dichiara di voler "chiudere gli occhi".
Il 2 giugno è la festa delle repubblica Italiana. L'Italia - recita l'articolo primo di quella Costituzione che siamo andati a festeggiare - è una repubblica fondata sul lavoro.
Chi lavora, oggi?
Quanti, sul lavoro, muoiono?
E poi, Repubblica. Quanto c'è di democratico in un Paese in cui così forte è la mafia? Un paese dove uno scrittore che racconta di cosche è costretto a vivere come un ladro, mentre i ladri stanno seduti su più preziosi scranni? Quanta libertà repubblicana abbiamo, noi che abbiamo visto saltare in aria due giudici e non sappiamo ancora perché?
Italiana. Repubblica Italiana. Ci scandalizziamo delle parole pronunciate su inno e tricolore da alcuni ministri, ma noialtri vediamo la bandiera solo ogni quattro anni, e in fondo crediamo che l'inno di Mameli sia un fatto prevalentemente calcistico.
Non sarebbe stato meglio aver ascoltato tutti La Gatta di Gino Paoli? Nella serena certezza di vivere in una Repubblica Democratica fondata sul lavoro?
E' festa in tutte le ambasciate italiane del mondo. In cielo volano gli aerei col fumo tricolore. Bianco, rosso e verde, come la nostra bandiera.
Il 2 giugno 2010 alcuni ministri del Parlamento italiano non presenziano alla festa per la Repubblica. Quei ministri stavano ad una festa dove invece di suonare l'inno di Mameli un'orchestrina eseguiva La Gatta di Gino Paoli. L'opinione pubblica si indigna. Il mondo politico, come sempre, si divide sull'argomento. Il Presidente Napolitano dichiara di voler "chiudere gli occhi".
Il 2 giugno è la festa delle repubblica Italiana. L'Italia - recita l'articolo primo di quella Costituzione che siamo andati a festeggiare - è una repubblica fondata sul lavoro.
Chi lavora, oggi?
Quanti, sul lavoro, muoiono?
E poi, Repubblica. Quanto c'è di democratico in un Paese in cui così forte è la mafia? Un paese dove uno scrittore che racconta di cosche è costretto a vivere come un ladro, mentre i ladri stanno seduti su più preziosi scranni? Quanta libertà repubblicana abbiamo, noi che abbiamo visto saltare in aria due giudici e non sappiamo ancora perché?
Italiana. Repubblica Italiana. Ci scandalizziamo delle parole pronunciate su inno e tricolore da alcuni ministri, ma noialtri vediamo la bandiera solo ogni quattro anni, e in fondo crediamo che l'inno di Mameli sia un fatto prevalentemente calcistico.
Non sarebbe stato meglio aver ascoltato tutti La Gatta di Gino Paoli? Nella serena certezza di vivere in una Repubblica Democratica fondata sul lavoro?
L'ombelico del mondo
Eppure io credevo che talune fragilità sentimentali fossero prerogativa femminile. Immaginavo, fino a ieri, che i signori uomini avessero un modo migliore di proteggersi. Che fossero meno fragili e più razionali di noi. Invece, scopro, non essere così. Ascoltare le confidenze di un amico è vedere come il mare delle emozioni trascina vele e cuori, sassi e storie, coralli e schiuma. Senza chiedere permesso, a nessuno.
mercoledì 2 giugno 2010
Amore di plastica
Quando io ero ragazzina, si teneva il diario segreto. Te lo regalavano le zie ai compleanni, aveva la copertina di una specie di velluto che d'estate non te lo potevi leggere altrimenti sudavi, e aveva il lucchetto. Con la chiave. Che la dovevi nascondere in un luogo segretissimo.
Io lo scrivevo, il diario segreto. E lì dentro raccontavi se eri innamorata, e di chi.
Ma il bello di quel diario era la chiave.
Adesso c'è facebook. E il fatto che tu sia innamorata adesso si chiama "situazione sentimentale".
Come uccidere un'emozione con le parole.
La situazione sentimentale sembra il gruppo sanguigno. Insomma, io ci tengo al modo in cui si dicono le cose. E anche le opzioni ristrette con cui tu devi esprimere la tua situazione sentimentale sono alquanto mortificanti.
Single. Sposta. Sono stati, non situazioni sentimentali. Io posso essere single e innamorata, posso essere sposata e alla ricerca di nuovi amori.
Ancora: fidanzata ufficialmente. Che al giorno d'oggi forse nessuno si fidanza più ufficialmente. Perché mai uno si deve definire così?
Ma la cosa più triste, a parere mio, è la dicitura Impegnata.
Situazione sentimentale: impegnata. Sembra una condanna. O una multa da pagare. Non so...
Io non voglio definirmi in nessuno di questi modi. Voglio scegliere le parole con cui dire quello che provo, voglio l'intera pagina bianca del diario. E non preferisco che la mia vita privata sia affare pubblico. Non credo sia importante per il popolo di facebook sapere se e di chi io sono innamorata. Chi deve saperlo, lo sa. Chi vuole saperlo, me lo chiede.
Io conservo ancora le chiavi, dei miei diari segreti.
E' più prezioso un sentimento custodito. Non siamo costretti a rendere pubblico e banale ogni nostro sussulto.
Io lo scrivevo, il diario segreto. E lì dentro raccontavi se eri innamorata, e di chi.
Ma il bello di quel diario era la chiave.
Adesso c'è facebook. E il fatto che tu sia innamorata adesso si chiama "situazione sentimentale".
Come uccidere un'emozione con le parole.
La situazione sentimentale sembra il gruppo sanguigno. Insomma, io ci tengo al modo in cui si dicono le cose. E anche le opzioni ristrette con cui tu devi esprimere la tua situazione sentimentale sono alquanto mortificanti.
Single. Sposta. Sono stati, non situazioni sentimentali. Io posso essere single e innamorata, posso essere sposata e alla ricerca di nuovi amori.
Ancora: fidanzata ufficialmente. Che al giorno d'oggi forse nessuno si fidanza più ufficialmente. Perché mai uno si deve definire così?
Ma la cosa più triste, a parere mio, è la dicitura Impegnata.
Situazione sentimentale: impegnata. Sembra una condanna. O una multa da pagare. Non so...
Io non voglio definirmi in nessuno di questi modi. Voglio scegliere le parole con cui dire quello che provo, voglio l'intera pagina bianca del diario. E non preferisco che la mia vita privata sia affare pubblico. Non credo sia importante per il popolo di facebook sapere se e di chi io sono innamorata. Chi deve saperlo, lo sa. Chi vuole saperlo, me lo chiede.
Io conservo ancora le chiavi, dei miei diari segreti.
E' più prezioso un sentimento custodito. Non siamo costretti a rendere pubblico e banale ogni nostro sussulto.
E io pago
Io sono ricca dentro. Ma fuori no. E allora una in questi casi è costretta a cercare tutte le offerte per risparmiare. Che poi chissà perché queste offerte ti fregano sempre. Insomma, non è poi vero che risparmi. Come è successo a me quando una simpatica promoter di una compagnia telefonica bianca e rossa mi ha regalato una scheda (non accettare mai caramelle dagli sconosciuti) con dentro una promozione (ma che bocca grande che hai) per collegarti a internet senza limiti (per mangiarti meglio, bambina mia!). Cosicché io, rossa come cappuccetto e come la mia nuova scheda internet bianca e rossa, me ne torno a casa all'apparenza tutta felice e contenta. E inizio a navigare con tutta questa felciità promessami dalla promoter.
Dopo qualche giorno, però, mi accorgo che la magnifica offerta e tutta la felicità promessami erano solo miraggi. Perché gira gira tu quel costo giornaliero di connessione lo devi pagare. Ed è vero si che puoi avere connessione illimitata e decidere, per risparmiare, di non connetterti ogni giorno. Ma un mese ha comunque 30 giorni. Se pure non sono 30, saranno non meno di 20. E pure io che non sono brava in matematica comprendo quanto questo, alla fine del mese, costi.
Ragion per cui decido di cercare una soluzione alternativa più consona al mio esiguo bilancio.
Messo da parte questo problema, vado a pranzo da alcuni amici. Era domenica e in televisione correvano le macchine della formula uno. Si mangiava, si chiacchierava, si dava un'occhiata alla tele.
- Che spreco, però, questa formula uno - esordisce la dolce padrona di casa.
- Già. Quanto può costare una macchina di F1? -
- Cifre che noi non sappiamo neppure scrivere! -
- Quanti stipendi si potrebbero pagare, invece? -
- Ma dove li prendono tutti sti soldi? -
- Eh, dagli sponsor - spiega il marito con gli occhi verdi, gustando una buonissima pasta col pesce fresco.
A quel punto, la telecamera inquadra queste macchinine milionarie che sfrecciano lungo una strada costeggiata da cartelloni pubblicitari. Gli sponsor.
E il cartello pubblicitario più ricorrente indovinate un po', era quello bianco e rosso della mia scheda internet senza limiti.
Ora io non mi sento nelle condizioni di pagare anche per fare correre le macchinine milionarie della formula uno, abbiate pazienza.
Dopo qualche giorno, però, mi accorgo che la magnifica offerta e tutta la felicità promessami erano solo miraggi. Perché gira gira tu quel costo giornaliero di connessione lo devi pagare. Ed è vero si che puoi avere connessione illimitata e decidere, per risparmiare, di non connetterti ogni giorno. Ma un mese ha comunque 30 giorni. Se pure non sono 30, saranno non meno di 20. E pure io che non sono brava in matematica comprendo quanto questo, alla fine del mese, costi.
Ragion per cui decido di cercare una soluzione alternativa più consona al mio esiguo bilancio.
Messo da parte questo problema, vado a pranzo da alcuni amici. Era domenica e in televisione correvano le macchine della formula uno. Si mangiava, si chiacchierava, si dava un'occhiata alla tele.
- Che spreco, però, questa formula uno - esordisce la dolce padrona di casa.
- Già. Quanto può costare una macchina di F1? -
- Cifre che noi non sappiamo neppure scrivere! -
- Quanti stipendi si potrebbero pagare, invece? -
- Ma dove li prendono tutti sti soldi? -
- Eh, dagli sponsor - spiega il marito con gli occhi verdi, gustando una buonissima pasta col pesce fresco.
A quel punto, la telecamera inquadra queste macchinine milionarie che sfrecciano lungo una strada costeggiata da cartelloni pubblicitari. Gli sponsor.
E il cartello pubblicitario più ricorrente indovinate un po', era quello bianco e rosso della mia scheda internet senza limiti.
Ora io non mi sento nelle condizioni di pagare anche per fare correre le macchinine milionarie della formula uno, abbiate pazienza.
giovedì 27 maggio 2010
Donne sull'orlo di una crisi di nervi
Qualcuno mi spiega, per gentilezza, il motivo per cui Google immagini, interrogato su "uomo che pedala" mi presenta foto di donne mezze nude sulle biciclette, le quali donne hanno tutta l'aria di stare facendo qualcosa di diverso dal pedalare?
Che cattivo gusto!
Che cattivo gusto!
Chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estate
Io non mi sono lamentata che si "è a metà maggio e fa ancora freddo". Semplicemente perché venti gradi non sono freddo, ma è primavera. Cioé, sarebbe più normale che in primavera tu esci la sera con la camicia e un giubbotto. Invece tutti lì a lamentarsi, e che freddo e quando arriva l'estate e non se ne può più.
Io lo sapevo che poi il caldo sarebbe arrivato all'improvviso.
Non stuzzicare il can che dorme
Io lo sapevo che poi il caldo sarebbe arrivato all'improvviso.
Non stuzzicare il can che dorme
Uomini che odiano le donne
Le donne, si sa, amano le scarpe. Uscire a comprar scarpe è una delle attività preferite dalla donna italiana media. Quando arriva l'estate, poi, le scarpe che lasciano il piede scoperto meritano, giustamente, uno studio specifico di compatibilità tra forma del tuo piede e formato della scarpa, accompagnato dalla scelta di uno smalto adatto, per quelle che lo usano. Insomma, una goduria tutta femminile che può durare giorni. Tutta femminile, appunto.
Che i maschi, secondo me, di scarpe sono un po' meno appassionati. Secondo me un uomo sa dire al massimo se la sua donna porta d'abitudine le scarpe basse o i tacchi; e non ne sarei nemmeno sicura, che lo sappia dire. Mi sembra pertanto una tortura inutile che le signore si portino dietro i loro poveri cristi di mariti e/o fidanzati a scegliere le scarpe. Poveri, loro sono interessati ai nostri dilemmi sulle calzature quanto noi siamo ineteressate agli acquisti della nuova stagione calcistica, io suppongo. E allora, meschini, assumono un'espressione simile a quella della vetrina contro cui si frantumerebbero volentieri la testa. Più volentieri di quanto non stanno lì a chiedersi se ti starebbe meglio il sandalo con la fibbia semplice o il modello alla schiava. Che poi è normale rispondano - quello che preferisici, amore -
Che tradotto significa: - quello che vuoi basta che mi porti via di qui -
Ecco, io penso che un fidanzato e/o marito non sia una cosa che tu devi portare sempre con te. Puoi farne a meno in alcuni frangenti. Come quando vai a comperare le scarpe.
Che i maschi, secondo me, di scarpe sono un po' meno appassionati. Secondo me un uomo sa dire al massimo se la sua donna porta d'abitudine le scarpe basse o i tacchi; e non ne sarei nemmeno sicura, che lo sappia dire. Mi sembra pertanto una tortura inutile che le signore si portino dietro i loro poveri cristi di mariti e/o fidanzati a scegliere le scarpe. Poveri, loro sono interessati ai nostri dilemmi sulle calzature quanto noi siamo ineteressate agli acquisti della nuova stagione calcistica, io suppongo. E allora, meschini, assumono un'espressione simile a quella della vetrina contro cui si frantumerebbero volentieri la testa. Più volentieri di quanto non stanno lì a chiedersi se ti starebbe meglio il sandalo con la fibbia semplice o il modello alla schiava. Che poi è normale rispondano - quello che preferisici, amore -
Che tradotto significa: - quello che vuoi basta che mi porti via di qui -
Ecco, io penso che un fidanzato e/o marito non sia una cosa che tu devi portare sempre con te. Puoi farne a meno in alcuni frangenti. Come quando vai a comperare le scarpe.
venerdì 21 maggio 2010
Così è se vi pare
Il pregiudizio è nemico della verità. Ti annebbia gli occhi, mostrandoti solo l'ombra di quanto tu credi di vedere. Complici del pregiudizio posso essere le coincidenze, che creano apparenze che tu proprio sei sicuro le cose stiano in quella maniera. E invece, magari, è un pregiudizio. Un'idea falsa. Qualcosa che può rovinarti anche la reputazione, ad esempio, in un piccolo paese. Ecco perchè non bisognerebbe mai giudicare dalle apparenze.
Prendiamo oggi: io sono andata su una scogliera. Volevo vedere il mare gonfio di vento e grigio di pioggia. Poi mi è venuta voglia di raggiungere un angolo particolare della scogliera, perchè sembrava avere un riflesso di luce più intensa. E volevo assaporarla.
Il problema si è presentato quando, dopo tutto sto giro romantico, mi sono rimessa in macchina e avrei dovuto ritrovare la strada di casa. Naturalmente all'andata avendo osservato solo mare e rocce, non avevo idea della direzione da prendere. Ho deciso di chiedere aiuto ad un gentile signore in tuta che passava sull'altro lato della strada. Costui è stato veramente gentile perchè si è offerto di farmi strada con la sua auto: non è complicato - ha detto - ma ci sono dei sensi vietati; se mi segui ti faccio strada: devo andare più o meno da quella parte.
Ora proprio da lì, in quel momento, passava un gruppo di pie donnine probabilmente dirette alla messa. La scena che si è loro presentata davanti è stata la seguente:
Giovane donna sola affacciata sugli scogli; forse aspetta qualcuno.
Giovane donna si avvicina a uomo aitante; forse aspettava lui.
Giovane donna entra in automobile, uomo aitante pure. Automobile giovane donna segue automobile uomo aitante sotto lo sguardo famelico di curiosità delle donnine.
Ora siccome due più due non fa cinque, e le donnine del paese credono che se un uomo e una donna parlano hanno una relazione clandestina, se poi si allontanano insieme - beh, non proprio insieme ma quasi - allora quei due sono già avvolti dalle fiamme dell'inferno per la loro impudicizia sfrenata.
A me dispiace che, essendo noi in auto e loro a piedi, non si è vista la fine della storia. Che raggiunto l'incrocio a me noto, corredato di segnaletica stradale, io ho salutato il mio aitante navigatore con una clacsonata e sono andata via. Nessuno però lo saprà, questo. Spero che quell'ometto lì non sia sposato. Se no, poverino, essere stato gentile gli costerà caro. Che il paese è piccolo e la gente mormora. La gente che giudica solo dalle apparenze, intendiamoci.
Prendiamo oggi: io sono andata su una scogliera. Volevo vedere il mare gonfio di vento e grigio di pioggia. Poi mi è venuta voglia di raggiungere un angolo particolare della scogliera, perchè sembrava avere un riflesso di luce più intensa. E volevo assaporarla.
Il problema si è presentato quando, dopo tutto sto giro romantico, mi sono rimessa in macchina e avrei dovuto ritrovare la strada di casa. Naturalmente all'andata avendo osservato solo mare e rocce, non avevo idea della direzione da prendere. Ho deciso di chiedere aiuto ad un gentile signore in tuta che passava sull'altro lato della strada. Costui è stato veramente gentile perchè si è offerto di farmi strada con la sua auto: non è complicato - ha detto - ma ci sono dei sensi vietati; se mi segui ti faccio strada: devo andare più o meno da quella parte.
Ora proprio da lì, in quel momento, passava un gruppo di pie donnine probabilmente dirette alla messa. La scena che si è loro presentata davanti è stata la seguente:
Giovane donna sola affacciata sugli scogli; forse aspetta qualcuno.
Giovane donna si avvicina a uomo aitante; forse aspettava lui.
Giovane donna entra in automobile, uomo aitante pure. Automobile giovane donna segue automobile uomo aitante sotto lo sguardo famelico di curiosità delle donnine.
Ora siccome due più due non fa cinque, e le donnine del paese credono che se un uomo e una donna parlano hanno una relazione clandestina, se poi si allontanano insieme - beh, non proprio insieme ma quasi - allora quei due sono già avvolti dalle fiamme dell'inferno per la loro impudicizia sfrenata.
A me dispiace che, essendo noi in auto e loro a piedi, non si è vista la fine della storia. Che raggiunto l'incrocio a me noto, corredato di segnaletica stradale, io ho salutato il mio aitante navigatore con una clacsonata e sono andata via. Nessuno però lo saprà, questo. Spero che quell'ometto lì non sia sposato. Se no, poverino, essere stato gentile gli costerà caro. Che il paese è piccolo e la gente mormora. La gente che giudica solo dalle apparenze, intendiamoci.
Porta portese cosa avrai di più
Stacco il biglietto con il numero, fortunatamente sono la 19 e il salumiere sta servendo il 16.
Attendo in allegria. Quando arriva il mio turno, il salumiere tutto rubicondo e sorridente inizia con: che le do, signora bella?
Ora sarà pure che al supermercato devono essere gentili di formazione professionale, però a me sto complimento ha fatto piacere. Soprattutto in questi giorni che per piogge torrenziali e malumori vari io mi sento sexi quanto uno scaldabagno.
Volevo prendere del prosciutto crudo. Gliene ordino un etto. E quell'uomo meraviglioso teneramente mi dice: glielo taglio sottile, vero? Che lei si vede che le piace il prosciutto trasparente.
A questo punto mi sono quasi commossa. Perché non solo a me piace il prosciutto tagliato sottile, ma per definire lo spessore che preferisco uso proprio questa parola. Trasparente.
E' così eccitante quando un uomo capisce quello che vuoi con uno sguardo. E io che mi ostino a frequentare i sedicenti intellettuali!
Attendo in allegria. Quando arriva il mio turno, il salumiere tutto rubicondo e sorridente inizia con: che le do, signora bella?
Ora sarà pure che al supermercato devono essere gentili di formazione professionale, però a me sto complimento ha fatto piacere. Soprattutto in questi giorni che per piogge torrenziali e malumori vari io mi sento sexi quanto uno scaldabagno.
Volevo prendere del prosciutto crudo. Gliene ordino un etto. E quell'uomo meraviglioso teneramente mi dice: glielo taglio sottile, vero? Che lei si vede che le piace il prosciutto trasparente.
A questo punto mi sono quasi commossa. Perché non solo a me piace il prosciutto tagliato sottile, ma per definire lo spessore che preferisco uso proprio questa parola. Trasparente.
E' così eccitante quando un uomo capisce quello che vuoi con uno sguardo. E io che mi ostino a frequentare i sedicenti intellettuali!
giovedì 20 maggio 2010
Ricomincio da tre
Questa sera ascoltavo il TG1. Cosa che non faccio spesso, per tutta una serie di motivi. Il mio rapporto attivo col televisore si risolve nel gesto del toglier via la polvere con il panno; per il resto, lo accendo tanto per avere voci in casa. Che il silenzio non sempre è bello, e la musica alle volte disturba il vicinato.
Questa sera il TG1 ha raccontato di una rivoluzionaria scoperta della scienza che migliorerà la vita delle donne - ma davvero? - venendo loro incontro nel momento del parto. Un siffatto titolo ha richiamato la mia attenzione: di cosa mai si tratterà?
Si trattava di un ospedale di Pozzuoli i cui medici hanno acquistato (e qui le orecchie si rizzano: i soldi mancano solo per gli stipendi, sicchè) un numero che non ricordo di occhiali tridimensionali. Lo scopo di tale geniale investimento è fare indossare gli occhiali alle partorienti, le quali sceglieranno un film che prediligono e ne assisteranno alla proiezione tridimensionale durante il parto. Con il nobile scopo di distrarle dai dolori.
Del parto?
Non mi chiedo se tale evento, fosse anche verisimile, sia congruo all'informazione televisiva di prima serata. Magari lo è.
Quello che mi chiedo è perchè una donna dovrebbe aver voglia di guardare un film mentre mette al mondo suo figlio.
Io sostengo fortemente che una bella e sana iniezione di anestesia epidurale sarebbe il modo migliore di facilitare le donne nel momento del parto. Ma noi italiani no, ci ostiniamo a non considerare un fenomeno che nelle altre nazioni europee è normale prassi sanitaria. Tipo che se tu gestante non vuoi o non puoi ricevere l'anestesia, lo devi dichiarare per iscritto. Manco che lo dici all'infermiera ostetrica. Noi altri no, ci piace far guardare i film di Troisi alle donne mentre partoriscono. Io non sono mamma e non lo so cosa si prova, durante il parto.
Immagino, tuttavia, che se una vuol proprio non pensare ai dolori - che sembra siano secondi solo a quelli dell'infarto - magari può pensare al fatto che quella forza sovrumana che sembra volerle strappare la vita incendiando ogni fibra del suo essere di spinte e strappi, quella forza è suo figlio che nasce.
Ecco, secondo me questo è un pensiero che può bastare a distrarti dal dolore. Se proprio.
Troisi, poi, me lo guardo in dvd quando il mio bambino si addormenta.
Questa sera il TG1 ha raccontato di una rivoluzionaria scoperta della scienza che migliorerà la vita delle donne - ma davvero? - venendo loro incontro nel momento del parto. Un siffatto titolo ha richiamato la mia attenzione: di cosa mai si tratterà?
Si trattava di un ospedale di Pozzuoli i cui medici hanno acquistato (e qui le orecchie si rizzano: i soldi mancano solo per gli stipendi, sicchè) un numero che non ricordo di occhiali tridimensionali. Lo scopo di tale geniale investimento è fare indossare gli occhiali alle partorienti, le quali sceglieranno un film che prediligono e ne assisteranno alla proiezione tridimensionale durante il parto. Con il nobile scopo di distrarle dai dolori.
Del parto?
Non mi chiedo se tale evento, fosse anche verisimile, sia congruo all'informazione televisiva di prima serata. Magari lo è.
Quello che mi chiedo è perchè una donna dovrebbe aver voglia di guardare un film mentre mette al mondo suo figlio.
Io sostengo fortemente che una bella e sana iniezione di anestesia epidurale sarebbe il modo migliore di facilitare le donne nel momento del parto. Ma noi italiani no, ci ostiniamo a non considerare un fenomeno che nelle altre nazioni europee è normale prassi sanitaria. Tipo che se tu gestante non vuoi o non puoi ricevere l'anestesia, lo devi dichiarare per iscritto. Manco che lo dici all'infermiera ostetrica. Noi altri no, ci piace far guardare i film di Troisi alle donne mentre partoriscono. Io non sono mamma e non lo so cosa si prova, durante il parto.
Immagino, tuttavia, che se una vuol proprio non pensare ai dolori - che sembra siano secondi solo a quelli dell'infarto - magari può pensare al fatto che quella forza sovrumana che sembra volerle strappare la vita incendiando ogni fibra del suo essere di spinte e strappi, quella forza è suo figlio che nasce.
Ecco, secondo me questo è un pensiero che può bastare a distrarti dal dolore. Se proprio.
Troisi, poi, me lo guardo in dvd quando il mio bambino si addormenta.
Ho visto cose che voi umani non potete immaginare
Sicché io non disdegno l'uomo brizzolato. Quello che ha più di quarant'anni. Il fascino della vita vissuta mi aggrada. E se mi capita di incrociare per strada uno col capello "sale e pepe", io lo guardo, non dico di no.
Oggi ne ho incontrato uno. Che da lontano, in un pomeriggio grigio di nuvole pesanti, si era in pochi a camminare per le vie del centro. Nella direzione opposta alla mia, avanzava questo tipo qua.
Capello corto, scuro spruzzato d'argento. Ne dicono tante per rendere seducente il fatto che a uno gli stanno venendo i capelli bianchi. L'argento, però, era particolarmente lucente. Contrastava col nero del resto dei capelli, che questo qua da lontano pareva averceli blu.
E portava pure la barba. Degli stessi colori....
Posso dire di aver visto Barbablù?
Credo di aver toccato il fondo di quanto l'universo maschile possa offrire.
Oggi ne ho incontrato uno. Che da lontano, in un pomeriggio grigio di nuvole pesanti, si era in pochi a camminare per le vie del centro. Nella direzione opposta alla mia, avanzava questo tipo qua.
Capello corto, scuro spruzzato d'argento. Ne dicono tante per rendere seducente il fatto che a uno gli stanno venendo i capelli bianchi. L'argento, però, era particolarmente lucente. Contrastava col nero del resto dei capelli, che questo qua da lontano pareva averceli blu.
E portava pure la barba. Degli stessi colori....
Posso dire di aver visto Barbablù?
Credo di aver toccato il fondo di quanto l'universo maschile possa offrire.
mercoledì 19 maggio 2010
A.
Quando la pelle si è sfiorata, i piedi non si separano mai del tutto. Resta il calore di un'orma sulla sabbia del mio mare, l'impronta del tuo passaggio. E' preziosa, la spuma la lambisce ma non la confonde. La tua orma è ferita che brucia. Il sale fa lacrimare la pelle indifesa.
Mi hai travolta nel turbine delle tue sensazioni, pensieri di notte che aggrediscono le stelle.
Carezze e graffi. Richieste e accuse.
Io ho osservato tutto mentre le onde mi spruzzavano sul viso gocce di passato.
Poi ho sentito le forze venire meno.
La voce è divenuta fredda lama. Le parole, sassi restituiti alla salsedine del cuore.
Mi piego verso la sabbia, prendo un sasso, lo accarezzo fra le dita. Lo scaglio verso il blu. Di notte.
Manca un'impronta adesso, sulla sabbia del mio mare.
E vento di barche mi accarezza il viso.
Mi hai travolta nel turbine delle tue sensazioni, pensieri di notte che aggrediscono le stelle.
Carezze e graffi. Richieste e accuse.
Io ho osservato tutto mentre le onde mi spruzzavano sul viso gocce di passato.
Poi ho sentito le forze venire meno.
La voce è divenuta fredda lama. Le parole, sassi restituiti alla salsedine del cuore.
Mi piego verso la sabbia, prendo un sasso, lo accarezzo fra le dita. Lo scaglio verso il blu. Di notte.
Manca un'impronta adesso, sulla sabbia del mio mare.
E vento di barche mi accarezza il viso.
La noia di un altro non vale
Io lo so perfettamente che le uniche scuole in cui chiamano insegnanti di lettere sono le scuole dell'estremo norditalia. Non c'è bisogno che me lo ripeta chiunque. E mi dà anche un certo fastidio, per esempio, se a dirmelo è il vigile della stradale. Mi vuoi fare la multa? Ok, dillo chiaramente. Ma non è simpatico che tu ti metta a farmi la paternale mentre sto ferma sulla strada.
Perchè io, signor vigile, lo so bene che per lavorare bisogna spostarsi.
Così come so che per avere un minimo di stabilità affettiva - che poi non guasta, ammettiamolo - sarebbe auspicabile sposarsi. Se poi vuoi un figlio, mioddio, allora ti serve proprio un marito.
Ecco, io tutte queste cose le so. Perché non è che sono scema.
Ma ci sono anche altre cose che so.
Per esempio so che non mi piacerebbe svegliarmi ogni mattina accanto ad un uomo che non mi fa venire i brividi quando mi guarda.
Così come so che non sarei soddisfatta della mia vita se dovessi trascorrerla a contare sul calendario quanti giorni mancano al rientro nell'amato paesello d'origine; che poi, su 365 giorni, ti capiterà di tornare 4 volte più o meno.
Io non ho molte ambizioni. Però vorrei amare ciascun giorno della mia piccola vita.
Chi ha scelto il peso delle proprie noie trascorre il tempo a dare consigli.
Perchè io, signor vigile, lo so bene che per lavorare bisogna spostarsi.
Così come so che per avere un minimo di stabilità affettiva - che poi non guasta, ammettiamolo - sarebbe auspicabile sposarsi. Se poi vuoi un figlio, mioddio, allora ti serve proprio un marito.
Ecco, io tutte queste cose le so. Perché non è che sono scema.
Ma ci sono anche altre cose che so.
Per esempio so che non mi piacerebbe svegliarmi ogni mattina accanto ad un uomo che non mi fa venire i brividi quando mi guarda.
Così come so che non sarei soddisfatta della mia vita se dovessi trascorrerla a contare sul calendario quanti giorni mancano al rientro nell'amato paesello d'origine; che poi, su 365 giorni, ti capiterà di tornare 4 volte più o meno.
Io non ho molte ambizioni. Però vorrei amare ciascun giorno della mia piccola vita.
Chi ha scelto il peso delle proprie noie trascorre il tempo a dare consigli.
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