martedì 9 febbraio 2010

In clandestinità

Dorina era distesa sul fianco e si cingeva la vita con un braccio. Livio allungò la mano e le carezzò i capelli. Non era sicuro che fosse sveglia, ma provò ugualmente a parlarle.

- Dormi? -

Lei tirò l’aria col naso e poi disse no.

- Forse è meglio che ci alziamo – disse Livio portando la voce appena sotto il normale livello della conversazione.

- Ma che ore sono? – rispose lei a occhi chiusi, anche se l’iniziativa di Livio l’aveva già mezza strappata dal torpore.

Livio si alzò a sedere e prese l’orologio dal comodino.

- Le undici. -

- Lo prendi il caffè? – continuò, visto che lei non aveva aggiunto altro.

- Eh, quasi quasi. –

- Allora rimani, te lo porto.-

Dorina affondò la testa nel cuscino tutta contenta di non doversi alzare subito.

Livio si mise in piedi e fece per rivestirsi. Aveva appena raccolto la camicia dalla sedia quando Dorina uscì dal letto e lo interruppe.

- Aspetta.-

- Aspettare che? -

Dorina aprì l’armadio, prese una busta e ne tirò fuori dei panni.

- Tieni – disse, e glieli lanciò insieme. Sembravano due. Mentre gli volavano incontro nella penombra, a Livio sembrò di vedere una cordicella.

- E questa che è? – Sapeva benissimo di avere tra le mani una tuta da ginnastica.

- L’ho presa ieri al mercato, per te. Credo che la misura sia giusta. Non mi andava di vederti in giro per casa vestito come un ospite. –

Lusingato, Livio se la infilò.

Andò a preparare il caffè.

Diego De Silva, La donna di scorta.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog