sabato 13 febbraio 2010

L'erba del vicino

Sono stata a correre. Sono stata a correre al mare. È un momento di piacere intenso: l’azzurro dell’acqua ti entra nei polmoni aperti di onde, e il rumore lieve del bagnasciuga pulsa al ritmo del tuo corpo abbandonato alla vita. Corri, ed è come sciogliersi in schiuma e diventare mondo. Respirare tutto. Non più pesante.

Io correvo per perdermi. Perché in quel momento ero fuori da me stessa. Ero felice, ma fuggivo da un peso che mi stringe il cuore.

Mentre correvo con la mia tutina e la coda, sul marciapiede accanto passava una perfetta famigliola. Lei spingeva una carrozzina, una bimba più grande se ne andava di qua e di là. Ci siamo guardate, io e lei. A me ha fatto un po’ male ascoltare le risa della sua bambina. Ho notato l’espressione di lei. Mi guardava con rimpianto. Credo che abbia invidiato la mia libertà.

Lui le teneva la mano e guardava me, ma questa è un’altra storia.

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