Parlare di "limite" ti porta nella filosofia. E io, che già mi perdo nei labirinti dei miei pensieri, non ho nessuna intenzione di mettermi a fare filosofia. Quindi del limite dirò solo che secondo me esiste, ma dopo succede come nei circuiti di formula uno. Ricominci il giro. Cioé, varchi quella soglia, ed è come se tornassi indietro.
Per esempio, la bellezza.
Che un unico posto, come un solo sguardo, ne possono contenere solo fino ad un certo limite. Superato il quale è come se debordasse tutta la meraviglia, e si cominciasse daccapo. Cioè dal brutto.
Roma è la città più bella del mondo. Poco da obiettare. Il volo dei tordi nel cielo rosso di tramonto, le curve millenarie ed eleganti delle sue facciate, il gorgoglio puro delle sue fontane, i volti delle mille persone che ti trovi accanto, i colori a primavera, i gatti che sensuali accarezzano pietre antiche più del tempo. C'è talmente tanta bellezza, da superare il limite. E superato il limite, in quello stesso luogo, si ricomincia daccapo. Dal brutto.
Delle scarpe lercie abbandonate lungo i marcipiedi, del letto del fiume carico di plastica trasportata dalla corrente, dei bambini pesantemente addormentati sui petti ancora acerbi di altre bambine dalla pelle già dura. Il brutto di strade su cui esseri umani passano così velocemente da aver smarrito il senso del proprio tempo. Tanto che li vedi passare accanto a quella bellezza sconfinata senza neppure sollevare gli occhi.
E' così il limite. Se lo superi, devi ricominciare daccapo.
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