Nonostante oggi sia metà maggio, la primavera ha deciso di prendersi una pausa. Così oggi piove. Piove con vento freddo e nuvoloni grigi in tutto il nostro bel sudditalia.
Che quaggiù noi non ci siamo affatto abituati, a questo genere di rivolgimenti climatici improvvisi e tumultuosi. Temiamo di essere biodegradabili. Quando piove forte, perciò, preferiamo non uscire.
E si doveva decidere se fare o meno un'uscita, questo pomeriggio. Con il blu che si prendeva gioco di noi, alternando sprazzi di azzurro sole a raffiche di gonfia pioggia. Alla fine, com'è ovvio per dei meridionali, si è deciso di rimandare l'uscita. Ma la cosa bella, bella davvero, è stata che mentre si decideva il da farsi siamo rimasti a guardare il cielo. E aspettare.
Aspettare se sarebbe stata più pioggia o più sole. Aspettare scrutando gli angoli più lontani che si coprivano di grigio. Aspettare inoltrandosi lungo quel declivio che magari da lì la visuale dell'orizzonte poteva essere più ampia.
Aspettare il ritmo del cielo e adeguarsi all'andamento del tempo.
Saggezza antica di quando non si aveva fretta. E il cuore batteva al ritmo lento di un giro di pioggia.
Se recuperassimo la capacità di andar piano, sono sicura che si starebbe meglio. Parecchio meglio, in questo piccolo mondo. Così determinato da una pioggia improvvisa, che guardare le stelle potrebbe essere la nostra sola preoccupazione.
sabato 15 maggio 2010
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