sabato 1 maggio 2010

L'abito non fa il monaco

Un tempo si usavano le divise. In alcune parti del mondo, ancora oggi, indossi abiti di un determinato colore per indicare la tua appartenenza a un certo stato, sociale o familare che sia.
L'Italia, come sempre, finge di essere un Paese evoluto e civile. Mentre in realtà non lo è. Ci lustriamo solo la patina esterna di brillanetezza progressista.
Perché l'appartenenza al tuo stato sociale, al tuo orientamento filosofico e politico, tu la mostri con gli abiti che indossi. Coi luoghi che frequenti. Con la gente con cui ti accompagni.
E non c'è possibilità di sbagliare.
Se esci in quella determinata strada, ti fermi a bere in due o tre locali fissi, indossi scarpe col tacco altissimo e borsa con manico corto infilato nell'avambraccio, sei una strafiga. Da lampade, palestra, viaggi. Da superalcoolici colorati nei bicchieroni colmi di ghiaccio. Che poi, domani sera c'è la serata inaugurale della discoteca a mare, ci vediamo lì?, certamente, a che ora? All'una. Perché i fighetti che indossano camicie strette, occhiali da sole alzati sulla testa e orologi preziosi, non escono prima di quell'ora.
Se invece ti piace ritrovarti in quell'altra strada, frequentare i locali in cui c'è dentro gente che suona tarantelle, sicuramente sarai contraddistinto da un bicchiere di caldo vino rosso e indosserai abiti improbabili. Larghi, gonne a fiori sopra pantaloni, bizzarri cappelli. E avrai almeno un cane. Al quale devi dare baci appassionati, altrimenti non sei autenticamente popolare. Ti siedi di preferenza a terra, e non ti devi pettinare i capelli.
Secondo il mio bisbetico parere, queste sono forme di schiavitù.
Modi di imprigionare l'anima della gente.
Tendenze che ti rendono schiavo. Tanto il fighetto quanto lo zingaro.
Perché sentiamo il bisogno di dire agli altri chi siamo, catalogandoci in un ruolo? Non è più bello lasciarsi andare al flusso della vita, prendendo ciò che di bello le persone possono darci? Tutte le persone.
A me piace uscire nei locali fighetti indossando pantaloni larghi, e andare a ballare le tarantelle con la gonna corta.
Secondo me la libertà vera è quando non ti preoccupi di chi o cosa hai intorno, ma vai. Al ritmo della musica.

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