Maggio è il mese delle gite scolastiche.
Che gli alunni trascorrano un intero anno in attesa della settimana in cui non andranno a scuola, ci dice quanto vada sempre di moda il Paese dei Balocchi.
Se vivi in una bella città, Maggio è il mese in cui ti rompi un po' le scatole. Che incontri ovunque ste orde scomposte di ragazzini chiassosi. Compaiono all'improvviso. Un attimo prima è tutto sotto controllo, l'attimo dopo sono ovunque. E' irriverente dire che sembrano formiche? Brulicano. Temi che inizino a salirti addosso facendoti il solletico.
Li incontri la mattina al semaforo. Li trovi la sera davanti ai locali. Urlano. Perché loro hanno tutto il diritto di divertirsi e scoprire la vita. Ma tu ti rompi un po' le scatole, insisito.
Soprattutto, te le rompi, se sei un'insegnante con milioni di titoli nel cassetto, ma non stai al posto giusto. Ovvero sia, a correre dietro alle formiche urlanti. Che non è bello, lo so, ma sarebbe più normale. Invece tu ti trovi ferma al semaforo mentre il gregge di discenti alla scoperta della vita attraversa la strada, seguito da vecchie bacucche professorsse. Con la gonna a quadri di lana, che sono 27 gradi; le scarpe nere col tacchetto, e gli occhiali. E quell'espressione sussiegosa che odora di naftalina.
E allora a me mi sembra di essere ancora alunna, con le professoresse sottovuoto. E mi viene di cantare. Col finestrino dell'auto basso, l'aria nuova di maggio sul viso, canto: noooo, non è Francescaaaaa.
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