Adesso c'è questa cosa che tutti vogliono andare in televisione. Non importa se fai la politica o la showgirl (cit.), purchè tu possa entrare nella scatoletta magica. Sembra il sogno più diffuso, fra i ragazzini. Accade di conseguenza che il Grande Fratello permei di sè quasi ogni momento della vita quotidiana della gente normale.
Prendete la musica, per esempio. Sia essa espressa come canto, ballo, o strumenti da suonare. E' sicuramente una referenza adatta a portarti in tv. Se canti o balli o suoni puoi fare un provino. E magari finisci dentro una trasmissione specifica (che ce ne sono molte, ho scoperto) in cui, appunto, ti fanno cantare e ballare e poi diventi bravo, e vai a sanremo, e vinci sanremo.
A questo scopo, esistono delle accademie. Che sarebbe la formula aggiornata delle scuole di ballo o di musica, che ti preparano appositamente ai provini. Talent Scuot. Che certe cose le devi dire per forza in inglese, altrimenti non fa abbastanza televisione.
Le porte di questa conoscenza mi si sono aperte l'altra sera, quando in un locale in cui cantava una tizia molto brava ho avuto il piacere di vedere un intero tavolo di allievi di una scuola del genere. Una accademia che ti prepara ai provini.
Io non ve lo racconto come erano, gli allievi di questa accademia. I vestiti che indossavano, la quantità di trucco che avevano sul viso le fanciulle, la trasparenza delle camicie, il colore dei capelli. Non ve lo racconto perché io ho avuto l'impressione che la loro priorità fosse, appunto, mostrarsi. Urlare al mondo: guardatemi, io mi sto preparando ad andare in televisione.
Avevano le fotocamere digitali, e non hanno fatto altro che cercare pose. Per foto da mettere su facebook.
La tizia cantava, accompagnata da due che suonavano. Ma i giovani talenti del futuro non li hanno degnati della minima attenzione.
Io la televisione non la guardo, ma so - per sentito dire e impressioni indelebili nate da casuali e fugaci incontri con il genere televisivo in questione - che avere talento non serve. Che non c'è valore artistico, nella maggior parte di questi talenti diventati poi famosi.
Per onestà, voglio dire che anche io da piccola sono andata a scuola di musica e neppure io ho mai avuto il minimo talento.
Però.
Quando andavo a scuola di musica io, le ambizioni erano suonare la tastiera in chiesa o la chitarra ai falò. Quando andavo a scuola di musica io, ci si innamorava dei maestri e si facevano i saggi, vestiti tutti uguali che sembravano divise fasciste. Quando andavo a scuola di musica io, non c'ra nessuno che ti doveva scoprire. Suonavi, cantavi, o ballavi perchè ti piaceva farlo. Ed eri contento così. E nessuno aveva ancora deciso di comperare le televisioni per stabilire quali devono essere i sogni delle persone.
giovedì 6 maggio 2010
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