martedì 2 ottobre 2012

Dei centimetri di libri sotto i piedi per tirare la maniglia della porta e andare fuori

Mi piace credere che da insegnanate di lettere posso comunicare ai ragazzini l'amore per i libri. Illusa da questa chimerica ambizione, mi emoziono spesso mentre in classe si legge, si scrive o si parla di letteratura. Coi ragazzini di prima capita di leggere il Decalogo di Daniel Pennac; ironico e acuto elenco dei diritti inalienabili di un lettore, fra cui emerge quello di non leggere. Perché, da che mondo è mondo, ciò che è imposto non piace mai mentre irresistibilmente ci attira la trasgressione.
Allora, i bimbetti possono immaginarsi un loro decalogo per destrutturare, se vogliono, tutta l'idea che gli hanno inculcato dei libri da leggere per forza.
Uno dei nuovi è diventato il mio idolo per aver prodotto la seguente affermazione: io aggiungo il diritto numero 11 che è quello di bere mentre si legge.
Io non so che tipo di bevanda avesse in mente il tondo e paffuto allievo, ma secondo me diventerà un lettore di quelli che possono cambiare il mondo.

Aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso

A noi donne ci raccontano un sacco di balle, da bambine. Sicché poi diventiamo donne adulte che credono a un sacco di balle. Tipo il principe azzurro, così per dirne una. Poi ci dicono che se da ragazze abbiamo i brufoli e da più adulte avremo le rughe, resta inteso comunque che ci sarà un'età di mezzo in cui la pelle del nostro viso sarà morbida come la seta, splendente come la luna, profumata come un giardino di rose.
Balle.
I brufoli si formano ancora quando iniziano a comparire le rughe.
Sono cose brutte.

martedì 25 settembre 2012

E', l'amico è

- Ciao francesca e tanto che non ci sentiamo.
E continueremo a non sentirci, ho l'impressione

Stringimi forte che nessuna notte è infinita

Travolta dallo scandalo, la signora Renata Polverini si è dimessa. Ha detto che il consiglio regionale del Lazio era indegno, quindi lei, da eroina dura e pura, non avrebbe permesso a quel consiglio corrotto di continuare a esistere. Dal canto suo, il signor Franco Fiorito sostiene che lui di rubare non ha mai rubato. A fare due conti veloci, tutti ammettono che ci sono ladri ma nessuno sa chi siano. Una tendenza abbastanza diffusa, ormai, fra i nostri governanti. Berlusca che prontamente interviene a demonizzare le mele marce del suo paniere. Quindi tutti innocenti tranne qualcuno, che nella maggior parte dei casi è un perfetto e fino a ieri sfigato sconosciuto, che sarà radiato da tutta la politica della storia. E pace. Si ricomincia. A metterci nel culo le loro belle facce pulite e profumate.
Mi viene in mente un paragone.
Con la scuola. Che volete farci, questo è l'ambiente umano che osservo con più attenzione e sul quale spero di poter intervenire. In classe, dicevo, capitano spesso situazioni affini. Succede un pasticcio, si fa troppo rumore, si litiga, sparisce qualcosa; e tutti i pargoli si professano innocenti. Tutti ammettono che ci sia un problema ma nessuno sa chi ne sia il responsabile. In simili frangenti, però, un adulto per loro responsabile difficilmente direbbe: è colpa di Pierino; no, non quello delle barzellette. Il cugino del terzo banco, l'alunnetto che fino ad oggi non c'eravamo quasi accorti della sua presenza. E' colpa sua, quindi diamogli una nota, anzi una sospensione, anzi bocciamolo così la classe resta pulita e profumata. Ecco, nessuno farebbe così. Anche a un'insegnante senza esperienza come me viene in mente di dire: siete un gruppo, e se c'è un problema siete tutti responsabili, fosse anche solo per non averlo impedito. 
No, era solo per fare un paragone.

Resta la musica

C'è questa pubblicità, alla tivvù, che si vede uno che suona il piano. Sottofondo di assolo, ovviamente. Che una come me interrompe bruscamente qualunque attività per vedere che succede. Insomma. Lui suona, col capello lungo e disordinato che segue la melodia creata dalle sue mani; un po' artefatto, la verità. Ma ad effetto. Nello spot, poi, si vede un bimbetto che non ho capito esattamente se trattarsi del suddetto piansita da piccolo o di un altro, ma insomma c'è sta creatura che sogna di essere un piansita e deve fare gli esercizi per imparare. Tipo quella roba delle scale con la pallina sotto le mani. Ma lui, il pargolo, ha un'espressione tenace di chi è pronto ad affrontare qualsiasi sacrificio pur di essere in un teatro col suo pianoforte.
Poi, a un certo punto senza apparente logica, si vede una macchina. Una bmw. E la voce che dice: il prezzo dell'unicità è cambiato.
Io magari mi sbaglio, ma mi sembra di aver capito che invece di studiare la musica tu ti compri la macchina e sei unico. Io glielo voglio dire al signor bmw: a parte che c'ho il fidanzato che lavora alla concorrenza quindi la macchina tua non me la compro, ma poi dopo questa pubblicità che ti sei inventato per me puoi anche darti fuoco.

E con le stesse scarpe camminare per una diverse strade

Se c'è una cosa che fa proprio figo, quando sei ministro, è dire che vuoi migliorare la scuola italiana. Tutti a loro modo ci hanno provato. 
Questo di adesso - senza voler spendere parole sulla sua più celebre opera di rimodernizzazione del sistema - ha detto che si attiverà per rendere l'insegnamento della geografia adatto alle società di una scuola multiculturale. Farà in modo, l'eroe dei nuovi mondi, che gli insegnanti affrontino il programma non più alla vecchia maniera ma, quando hanno in classe alunni stranieri, coinvolgendoli, chiedendo loro di parlare direttamente dei loro paesi d'origine.
No, dico, caro ministro: secondo te non ci sarebbe venuto in mente senza ricevere i tuoi lumi?

sabato 22 settembre 2012

Si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità

Pensiamoci. L'Italia è un paese in cui un consigliere regionale, che già di per sè guadagna cifre indecenti, coi soldi dei finanziamenti pubblici - pagati da noi - si compra di tutto e fa dei festini con gente travestita, da maiale. Roba che non sai se incazzarti di più per i soldi rubati o indignarti per la trivialità dei gesti. E la gente che fa? Apparentemente si scandalizza, ne parla chiunque, ma poi accetta che niente cambi; e quella, la Polverini, non solo non si dimette ma verrà rieletta. Sentiammè.
Poi l'Italia è un paese in cui un altro presidente regionale, omosessuale dichiarato, dice di voler avere un figlio e vuole promuovere una legge che lo permetta. E la gente che fa? Ne parla poco, che non si sa che posizione prendere; meglio non fare scandali. E quello, Vendola, è sicuro che non lo elegge nessuno.
Pensiamoci.

Il tuo bambino se ci credi nascerà

Razionalmente, io sono contraria alla violenza ed alla vendetta.
D'istinto, però, a sentire che a 23 anni, alla vigilia del parto, il padre del bambino se la squaglia e lei gli lancia addosso dell'acido muriatico, ecco, d'istinto mi viene da dire che ha fatto bene. 
Donne, se fate un figlio sappiate che sarete voi a doverlo crescere. Pressocché da sole.

Benvenuti a Babilonia

Sì sì, questa nuova macchinetta della Mercedes mi garba non poco. Mi piace l'aspetto. Che sarà tecnicamente poco significativo ma vuoi mettere? Mi piace guidarla. Va che è uno spettacolo. E poi, mi piace perché mi somiglia. In quanto è contraddittoria, cambia idea ogni due minuti. Se il display ti suggerisce di salire di marcia, infatti, prende subito velocità; e immediatamente la voce della signorina ti intima di osservare i limiti. Perché è intelligente, vede i limiti sulla strada che stai percorrendo. Ed è lunatica, appunto. Non si decide. Cosa faccio, metto la sesta marcia o rispetto i limiti? Solo chi non ha le risposte agli amletici dubbi può guidarla.

E chi dice che Masaniello poi nero non sia più bello

Non mi stupisce che in un supermercato qualcuno tenti di usare una porta di servizio per uscire. Certo, non si apre col sensore, roba che ormai ovunque ti si spalancano le porte davanti al solo passaggio, soprattutto le porte dei negozi. Certo, ci sono esposte le bici in offerta davanti. Ma uno può essere distratto e non mi stupisce che tenti di uscire dalla porta di servizio. Abbastanza normale anche che, se la distrazione si ripete, qualcuno metta un avviso sulla porta. Se la città comprende una popolazione multietnica, l'avviso in caratteri arabi lo trovo un gesto di integrazione. Ma il cartello in napoletano, accanto a quello in arabo, per dire che no, quella non è la porta, o è una presa per culo o è razzismo. A meno che non si possano esibire le prove scientifiche che ad usare in modo scorretto quella porta siano e saranno esclusivamente partenopei e magrebini.

Al primo autogrill c'è chi festeggerà

La tua vita vale più di un sms. Non distrarti alla guida.
Il tizio che lavora per la società autostrade della Liguria deve essere un poeta. Peccato solo che vederti lampeggiare sulla testa un verso di simile altezza artistica porta quasi inevitabilmente a distrarti.

Ripeterei tutto quello ch'è passato

Io non lo so come si sceglie la data per sposarsi; può essere, magari, che i due innamorati abbiano un giorno per loro significativo e dicono: questo sarà il giorno del nostro matrimonio. Così poi, nel tempo, quello stesso giorno sarà il loro anniversario. Ogni anno lì, a ricordarti come hai scelto di vivere in due.
Tuttavia - ma si tratta solo di un'ipotesi - potrebbe succedere che quel giorno per te significativo non sia possibile celebrare l'unione, che magari la chiesa è occupata. O la sala per il ricevimento. In tal caso, suppongo, il gentile ristoratore o il solerte parroco propongono alla coppia una soluzione alternativa. Tipo se il due settembre non è possibile potreste fare il ventiquattro. Si va bene, vada per il ventiquattro. I due promessi, allora, si uniscono in matrimonio il ventiquattro settembre, e ogni anno, fino a che divorzio non li separi o tradimento non glielo faccia dimenticare, festeggeranno un anniversario scelto dal gentile ristoratore o dal solerte parroco.
Ecco. Io festeggio l'anniversario il giorno che per la prima volta ci siamo amati. Il giorno in cui l'amore ha deciso di unire le nostre vite. Così, col passare del tempo, ogni volta che torna quel giorno saremo felici perché abbiamo scelto di proseguire insieme.

giovedì 20 settembre 2012

Non c'è più rispetto

Dopo la pubblicazione, sui giornali, delle foto ritraenti le feste organizzate da Fiorito, Berlusconi convoca d'urgenza tutti i membri dei consigli regionali Pdl. Per intimare che non si verifichi più.
Che non si verifichi più un festino con donne travestite cui lui non sia invitato. Ecco.

domenica 9 settembre 2012

Blu come i tuoi occhi a cui raramente sfuggirò

La scuso di comparire nell'idea che ho di lei.
Quello non è il mio amore, è soltanto la sua vita.
Io la amo come amo il tramonto o il chiardiluna, desiderando che quel momento si fermi, anche se di quel momento posseggo appena la sensazione di possederlo.


F. Pessoa, Il libro dell'inquietudine

martedì 4 settembre 2012

Strano il mio destino

Nei miti antichi si parla di sacerdotesse, profetesse, sibille che emanano oracoli mescolando a casaccio le parole. L'essenza del mistero ispirato consiste, secondo quel genere di miti, nella combinazione della parole; che era poi anche la paraculata dell'oracolo stesso, perché se poi non si avverava potevi giustificarti che l'avevi interpretato male. Il più noto esempio di oracolo combinatorio è la risposta della Sibilla all'eroe che le chiede se vincerà la guerra. La dea risponde con le seguenti parole: battaglia, vivo, dalla, tornerai, temi, non. Che, ognuno lo capisce, può significare le due cose a seconda all'ordine che si sceglie di dare alle parole.
Perché mettere le parole nel giusto ordine è importante. E la licenza poetica di articolare frasi sconnesse non è concessa se non sei, appunto, una sacerdotessa, profetessa o sibilla del mito. La venditrice ambulante che aveva il suo banchetto sul lungomare di Santa Maria di Leuca quest'estate, forse ci si sentiva un po' profetessa. Perché a publicizzare la sua attività campeggiava un cartello giallo con la seguente frase scritta a caratteri cubitali neri: si eseguono braccialetti col nome al momento.
Nel senso che se poi tu un momento dopo cambi nome, puoi fare un altro braccialetto.

Allegro ma non troppo

Stamattina in radio publicizzavano un concorso per un posto come clarinettista nell'orchestra della Rai. Ho deciso che parteciperò. No, non so suonare il clarinetto. Non so suonare nessun altro strumento. A dire il vero non sono neppure in grado di leggere uno spartito, ma posso impegnarmi, studiare, imparare. Ed evitare così l'umiliazione di continuare a fare concorsi ed essere esaminata su qualcosa che credo di saper fare da tempo.

lunedì 3 settembre 2012

Se avessi soldi ti porterei ogni giorno al mare, se avessi tempo ti porterei ogni giorno a far l'amore

Invece sono solo un banale cacasotto tutto fumo e niente arrosto. Quindi, cara, l'unica cosa che posso dare sono un po' di belle parole. Con adeguata parsimonia, comunque.

lunedì 27 agosto 2012

Maturità t'avessi preso prima

C'hanno fatto un film. Che un gruppo di quarantenni veniva convocato dal liceo frequentato perché bisognava rifare gli esami di maturità. Era una commedia ispirata ad uno dei più ricorrenti incubi da ansia, ossia dover superare nuovamente un ostacolo già oltrepassato.
Ma, come diceva quello là, non c'è nessuna espressione artistica che non trovi, prima o poi, attuazione nella realtà. Sicché ti svegli una mattina -anzi, personalmente mi è successo una sera prima di andare a dormire, ancor più affine agli incubi da commedia all'italiana - e l'illustre signor ministro ti comunica che devi rifare un esame già fatto.
E si, perché non l'ho sentito dire in maniera abbastanza chiara. Tutti i mila docenti cui sarà rivolto il concorso a cattedra, lo stesso esame l'hanno già fatto. Oddio, se proprio vogliamo essere pignoli, noi della SSIS ne abbiamo fatto molteplici. Nello specifico: un esame di ammissione, articolato in 3 prove; una serie di esami in singole discipline lungo 3 anni di studio; un esame finale per conseguire l'abilitazione. Siamo risultati idonei a tutti questi esami. Però, si, ecco, la cattedra promessa non c'era più. Pazienza, aspettate. Ok, aspettiamo. Nel frattempo uno magari ha anche lavorato, quindi rispetto al precedente livello di preparazione - già più volte ritenuto idoneo, ripeto - ha in più anche l'esperienza in classe. 
E invece scatta la commedia all'italiana. Dobbiamo fare un altro concorso. 
C'aveva ragione quello là, la vita reale supera sempre i peggiori incubi.

giovedì 9 agosto 2012

Che ha a che fare coi giganti e coi santi in processione

Faccio i conti con la realtà della mia terra. Terra in cui fare qualunque cosa è difficile il doppio. C'è sempre una mano che ti frena, un ostacolo che ti rallenta, un imprevisto da gestire. Per ataviche ragioni sepolte nelle pieghe della storia. Che ti portano, poi, a perdere il gusto e la voglia. Quando devi sprecare troppe energie per muovere un passo, continuerai comunque a camminare; coraggioso, orgoglioso, innamorato della tua terra. Ma le energie che ti sono servite per camminare ti toglieranno la voglia e la forza di danzare.

martedì 7 agosto 2012

Onda su onda

Parlano di ondate di caldo. Quest'anno per le ondate di caldo al sud hanno scelto nomi mitologici. Ma ora che sono qui a prendermelo tutto, questo bel caldo epico, secondo me ondate proprio non ce ne sono. Nel senso che secondo me è sempre caldo uguale. Senza tregua. Ma parecchio, caldo.

domenica 5 agosto 2012

E' giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male

Non sono classista con le letture. Una persona che legge richiama sempre la mia attenzione, mi rapisce. Sono incuriosita da un libro letto, di qualunque tipologia e genere esso sia; è sempre un viaggio della fantasia, un'elevazione della mente. Che poi, in tutta onestà, una donna sdraiata in spiaggia che legge Coelho è probabilmente più affascinante e vicina alla normalità di un'altra che legge Dostoevskij. Insomma, per dire che si legga quel che si vuole, purché si legga.
Tuttavia l'altro giorno nella mia spiaggetta calabra avevo come vicini dei tizi che non hanno dato buona testimonianza alle letture disimpegnate. E' accaduto che ci fossero un'allegra famigliola, perfettamente composta da padre in acqua con due discendenti, e madre in spiaggia sdraiata a leggere. Che a guardarlo così, era un quadretto proprio ideale. La madre, ogni tanto alzava lo sguardo dalle pagine del libro dal quale sembrava molto appassionata, e controllava che ai suoi pargoli non succedesse nulla. Ad un certo punto la sento esclamare: -Attenti, che ci sono i cavalloni!
Ora, non so se tale ardita metafora sia comprensibile in tutta la lingua italiana; ma per una madre calabrese i cavalloni sono le onde alte. Il mio primo istanto è stato alzare gli occhi dal libro che anch'io stavo leggendo - Dostoevskij, per carità!- e controllare se il mare si fosse gonfiato improvvisamente senza che io me ne fossi accorta. E in realtà no. C'era solo un rifrangersi dell'acqua sulla battigia, a stento si formava la spuma bianca. La mia sensibilità linguistica è stata lievemente infastidita da questa iperbole. 
Dopodicchè la signora si rimette a leggere. A me capita che quando vedo qualcuno leggere devo rispondere all'istinto compulsivo di guardare il titolo del libro. Ecco, questa signora qua aveva un volume della collana Harmony. 
Che io non disprezzo, per carità. Però non ho potuto non constatare che insomma, di cavalloni non se ne vedevano davvero. Quando i bambini arrivano dalla madre, e avevano finito di fare il bagno, la figlietta femmina urla: - mamma, sono arrivata fino alla bolla! -
- Brava amore - risponde la genitrice.
Era la boa.

Ma Venere riappare sempre fresca dalla schiuma

Così passano i giorni nella mia terra madre. A dominare è un unico fattore: il caldo. Ne fa così tanto, che l'unica azione che riesco a compiere con entusiasmo è andare sotto la doccia.

mercoledì 25 luglio 2012

Vissi d'arte, vissi d'amore

Quando dormo molti sogni esco per strada con gli occhi aperti, ancora con la traccia e la certezza dei sogni. E mi meraviglio del mio automatismo del quale gli altri non si rendono conto. Perché passo per la vita di ogni giorno senza lasciare la mano della nutrice astrale, e i miei passi per strada sono concordi e consoni a oscuri disegni dell'immaginazione di dormire. E per la strada cammino sicuro; non vacillo, rispondo bene; esisto.
Ma quando c'è un intervallo e non devo vigilare il corso della mia marcia, per evitare i veicoli o non disturbare i pedoni, quando non devo parlare a qualcuno  né entrare in un portone vicino, mi abbandono di nuovo alle acque del sogn come una barca di carta piegata agli angoli; e di nuovo ritorno all'illusione languida che mi aveva cullato la coscienza vaga del mattino che nasceva fra il cigolio dei barrocci carichi di legumi.
Ed è allora, nel mezzo alla vita, che esistono grandi schermi per il sogno. Scendo una strada irreale della Baixa e la realtà delle vite che non esistono mi avvolge teneramente la fronte come un panno bianco di reminiscenze false. Navigo nel disconoscimento di me stesso. Dove non sono mai stato, là ho sempre vinto. Ed è una brezza nuova questa sonnolenza con la quale posso camminare, piegato in avanti nella marcia sull'impossibile.
Ognuno ha il suo alcool. Io ho alcool abbastanza nell'esistere. Ubriaco di sentirmi, mi aggiro e cammino con siucrezza. Se è l'ora, rientro in ufficio come qualsiasi altro impiegato. Se non è l'ora d'ufficio, vado al fiume a guardare il fiume, come una persona qualsiasi. Sono uguale. 
E al riparo di questo fatto, cielo mio, mi faccio costellazione di nacosto e ho il mio infinito. 


Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine

martedì 24 luglio 2012

Meravigliosa creatura

E vabbè, al mare a mettersi seminude sono le donne. Quindi trovi una eterogenea vastità di tette al vento. Che per gli uomini può essere anche divertente, io credo. Oggi, però, c'era uno. Un bel ragazzo, alto, bruno, ben fatto. Arriva in spiaggia abbastanza tardi, con l'aspetto di quello che ha appena finito di far qualcosa ed è sceso a nuotare. Aveva un paio di pantaloni lunghi, infatti. Una borsa a tracolla color corda. Ne estrae un costume. Si slaccia i pantaloni, e se li abbassa. Insieme ad essi, tira via anche le mutande. Così da rimanere, questo bel ragazzo alto moro ben  fatto, completamente nudo. Poi si è messo il costume, si. Ma intanto io ho pensato che a questo mondo c'è giustizia.

Arrivederci mostro

Qualcuno mi spiega perché, quando cerco parcheggio e trovo una macchina che si accinge a liberarne uno, si tratta sempre di una mamma con bambino, che quindi ha sì aperto lo sportello, ma prima di partire deve sciogliere il bambino dal passeggino, convincerlo a sedersi in macchina, allacciare le cinture di sicurezza al bambino, richiudere il passeggino, riuscire a infilarlo nel portabagagli, e se tutto questo avviene senza intoppi, finalmente liberare il parcheggio?

A volte sei una spiaggia libera, a volte un rischio da evitare

Dovrebbero fare tipo una legge che vieti alla gente di urlare in spiaggia. E passi i bambini, che pure sono parecchio fastidiosi ma quelli urlano ovunque, e poi si manifestano subito nella loro ontologia di mostri urlatori; sicché tu, arrivando in spiaggia, puoi scegliere un posto lontano dalle soavi creature. C'è da dire che i bambini hanno degli orari, per andare in spiaggia, che coincidono poco con i miei. I bambini, in conclusione, sono gli esseri meno pericolosi, in spiaggia.
Gli adulti no. Per loro ci vorrebbe una legge: si prega di moderare il tono di voce, abbassare il volume delle suonerie ai propri cellulari, non rompere le balle con discorsi riguardanti la politica, l'economia, la cirsi, lo spread (che tanto non lo sai cos'è, inutile che ne parli in spiaggia). 
La galleria umana di gente che avrei volentieri annegato nell'acqua ha toccato oggi il suo culmine con due signore, di età avanzata, pelle abbronzata e perciò ancor più grinzosa, di quelle che si mettono a mollo nell'acqua con i cappelli. Parlavano, parlavano, parlavano. A rendere ancor più grave il reato da loro commesso - sempre che ci fosse la legge - c'era l'orario. Erano le 19.30; quando il sole inizia a calare e amplifica i colori, quando il blu è perfetto, lo specchio dell'acqua quasi incontaminato, la gente che inizia ad andar via e le ombre che si intravedono a contrasto con la spuma, sulla battigia. E' un momento in cui puoi confonderti con il mare. Ma queste due baldracche parlavano, e urlavano. La loro conversazione è arrivata a cotali vette di acume: sostenevano che i tedeschi non possono far pagare a noi il loro debito (?!) anche perché mangiano tantissimo; una c'era stata, in Germania, e noi altri non possiamo capire quanto mangiano.
Ecco, se serve io scrivo una lettera alla Merkel: la fa lei questa legge, signora Angela? Visto che le dano parecchio retta ultimamente.

lunedì 16 luglio 2012

sabato 14 luglio 2012

Acqua nell'acqua

Io non so nuotare. E non so nemmeno ballare. Nel senso che non conosco la tecnica per praticare nessuno stile notatorio, né tantomeno so muovere i piedi in modo che il mio movimento somigli anche lontanamente a un passo di danza. Però mi piace, muovermi seguendo l'onda blu e il ritmo della musica. E non mi piace pensare, quando il mio copro è abbandonato all'acqua e alla musica. Sono due momenti per me sacri. E' come pregare. Rinunciare ad avere il controllo razionale di te e affidarti a qualcosa che ti porta, ti trascina, ti solleva, ti fa battere i piedi a terra e muovere braccia e gambe contro le onde. E allora credo che dover pensare ad una tecnica, per nuotare e danzare, mi rovinerebbe il piacere puro e totale di abbandonarmi alla musica e all'acqua.

Schiuma di cavalloni pazzi che si inseguono nel mare

A me non piace il calcio, neppure guardarlo per televisione, quindi è evidente che non potrò mai capire il divertimento che hanno provato quattro ragazzi - anche carini, di quell'età indefinita fra i 18 e i 25 quando i maschi credono di essere irresistibili amatori ma sono ancora indefinibili idioti - sulla spiaggia, con il mare gonfio, a lanciare calci ad un pallone per farlo allontanare sulla cresta dell'onda e aspettare che l'onda stessa glielo riportasse.

Fammi andar via

Questa notte ho fatto un sogno. Di quelli talmente veri che sono accompaganti dalle sensazioni fisiche. Ho sognato che facevo qualcosa, qualcosa sulla quale sto riflettendo abbstanza in questi giorni. E, dopo averla fatta, mi guardavo allo specchio e il mio volto iniziava ad invecchiare, velocemente; si ricopriva di rughe, profonde, numerose, diramate. Ho visto il mio volto da vecchia.
Ora se diventare vecchia vuol dire - come credo - acquistare saggezza, è evidente che devo fare quello che ho sognato.

mercoledì 11 luglio 2012

Vorrei incontrarti fra cent'anni

Quello vince di nuovo. E non dite che non vi avevo avvisato.

lunedì 9 luglio 2012

Nothing else matters

Puoi impegnarti in tutto, ma c'è solo una cosa che fa funzionare la coppia. Il sesso.

sabato 7 luglio 2012

Vivevo come la luna tra fasi alterne e calanti ed esplosioni crescenti

Tanto, faccio tutto da sola. Il bello e cattivo tempo del mio cielo. In fondo, dipende solo da me. Ed è naturale.

C'era una volta in America

Ma le ragazzine che ostentano diversi modelli di questo bikini con la bandiera statunitense, lo sanno di portare indosso il simbolo delle guerre neocoloniali, della globalizzazione che uniforma culture e sitili di vita, del capitalismo sfrenato e impositivo, dell'imperialismo finanziario, della pena di morte, o no?

venerdì 6 luglio 2012

A forza di essere vento

Una parola. Una pagina. Un profumo.
La sensazione dolce del sole sulla pelle.
Essere acqua nei pensieri.
E camminare. Sentirti libera di andare.
Capace di creare spazi comuni che scaldano il cuore.
Una parola. Un'altra pagina. Un altro profumo.
Casa. 
La mia mente si posa. Si placa. Riposa.
Gode, la mia mente, della quiete sicura che dà il cuore.
Ma poi, sente il bisogno di andare. 
Di ritrovare fremiti di pelle sconosciuta.
Andare. Tornare. 
Restare. Cambiare. 
Quando sei vento, la tua strada sono le onde.
La tua casa le nuvole.
L'unica forma che puoi mantenere è la forma dell'acqua.

giovedì 5 luglio 2012

Navigando il mare, navigando il cielo, navigando il cuore

Una delle cose belle dell'estate è il profumo di mare che ti resta sulla pelle. Mi piace vedere le persone, alla sera, fresche di doccia, coi vestiti scollati e colorati, che però il blu marino gli resta ancora addosso. Adoro essere io, una di quelle persone. Mi piace restare in spiaggia fino a bermi il tramonto, poi tornare a casa, lavarmi via il sale ma non il profumo. Gustare quella sensazione di appagamento e appartenenza alle acque, che fa estate e lava via i pensieri.
Oggi, il pomeriggio si era aperto con le nuvole in cielo. Sembrava grigio, si mostrava fresco. Allora, per una serie di motivi, ho pensato che sarei uscita in centro a camminare; sicché mi sono messa sotto la doccia nel primo pomeriggio. Mi lavo, mi profumo; esco dal bagno tutta bella soddisfatta, e c'era il sole. Ma un sole che le nuvole di poco prima sembravano un miraggio. Che potevo fare, io? Mi sono vista costretta a scendere in spiaggia
Così adesso sono salita da spiaggia e ho tutto il mare addosso. Non sarò fresca di doccia, non metto vestiti scollati e profumati, perché resto in costume. Ma sono felice lo stesso.

Chiudimi a chiave quando mi hai dentro

Conosco delle coppie che sostengono di non litigare mai. Secondo me, mentono.

Se entri chiedimi il permesso

Continuo a ripetere lo stesso errore. Condizionarmi la vita per le persone che amo. E poi me ne pento. Dovrei imparare a pensarci prima.

Quella parte di noi che l'infinito nasconde

C'è qualcosa, dentro ognuno di noi, che deve rimanere segreta. Non soffocata. Ma lo spazio che chiede non può essere condiviso, neppure con chi abbiamo più vicino. Solo qualche anima, dentro cui rifulge lo stesso bagliore, può comprenderne gli sprazzi. Ma poi tutto deve tornare alla normalità. Altrimenti si affonda nell'oceano.

mercoledì 4 luglio 2012

Quando il mio punto esclamativo piegò la schiena come un'ansa e interrogativo diventò

E così vorresti fare lo scrittore?
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
Se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
Se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
Se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
Se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
Se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
Se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
Non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall’autocompiacimento
le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
Quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sé e continuerà finché tu morirai o morirà in te.
Non c’è altro modo
e non c’è mai stato

  C. Bukowsky

Just my immagination

Temo sia normale, invecchiando. Che ti viene la nostalgia del tempo trascorso. Io è da qualche giorno che vorrei tornare indietro nel tempo. Quando si facevano i falò sulla spiaggia, con le chitarre e le birre. Quando ti si fermava il cuore in attesa che un telefono squillasse. Quando per fare l'amore dovevi nasconderti nelle macchine. Nostalgia delle persone che il tempo ha sfumato. Di chi ero e non sono più.

Ma io e te ci incontriamo nella mente

Non riesco comunque a liberarmi dalle parole,
e sono come ingannata dall’uso stesso del linguaggio

martedì 3 luglio 2012

Io e me

[...] tutti gli uomini nascono aristotelici o platonici, cioè razionali o irrazionali: le opinioni e le interpretazioni difficilmente interesseranno i primi, e i fatti e le dimostrazioni non convinceranno mai i secondi.

Piergiorgio Odifreddi, Il matematico impertinente

Se uno capisce un altro è perché è arrivato il momento, non certo perché quella persona desiderava tanto che l'altra lo capisse.

Murakami Haruki, Norwegian wood

Tu dimmi quando quando quando

E poi arrivano quei giorni in cui il tuo unico dilemma potrebbe essere: cucino prima di andare al mare, o preparo quando salgo dalla spiaggia?

lunedì 2 luglio 2012

La donna è mobile

Non serve che tu ti nasconda. So dove sei.

I giorni

Temiamo il vuoto perché sfuma tutto ciò che non è essenziale. Per lasciarci soli, nel silenzio, di fronte a quello che siamo veramente. Difficile da tollerare.

domenica 1 luglio 2012

La tua eleganza non è un punto cruciale

Ok. La gente che passa l'inverno ad ammazzarsi nelle palestre poi sulle spiagge si vede. Sono  belli. Fighi. Quasi perfetti. 
Io no.

sabato 30 giugno 2012

Noi sereni e semplici o cupi e acidi

Una vita all'istante.
Spettacolo senza prove.
Corpo senza modifiche.
Testa senza riflessione.

Non conosco la parte che recito.
So solo che è la mia, non mutabile.

Il soggetto della pièce
va indovinato direttamente in scena.
Mal preparata all'onore di vivere,
reggo a fatica il ritmo imposto dell'azione.
Improvviso, benché detesti improvvisare.
Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
Il mio modo di fare sa di provinciale.
I miei istinti hanno del dilettante.
L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
Sento come crudeli le attenuanti.

Parole e impulsi non revocabili,
stelle non calcolate,
il carattere come un cappotto abbottonato in corsa -
ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.
Poter provare prima, almeno un mercoled',
o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
Ma qui già sopraggiunge il venerdì
con un copione che non conosco.
Mi chiedo se sia giusto
(con voce rauca,
perché neanche l'ho potuta schiarire dietro le quinte).

Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
fatto in un locale provvisorio. No.
Sto sulla scena e vedo quant'è solida.
Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
Il girevole è già in funzione da tempo.
Anche le nebulose più lontane sono state accese.
Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
E qualunque cosa io faccia,
si muterà per sempre in ciò che ho fatto.

Wislawa Szymborska, Una vita all'istante 

Tra le vertebre di vetro e schiuma urla di leoni le onde

Lavorare un intero anno per godere a pieno di questo momento. Quando hai davanti a te solo il mare, e azzurre ore da riempire di libri. Quelli importanti, che si leggono d'estate. Un Dostoevskij, tra gli altri. Profumo di sabbia nascosta fra le pagine.

venerdì 29 giugno 2012

L'umano fracasso contamina il fiato dell'universo

Perché mai il cittadino medio dovrebbe telefonare ad un numero verde per chiedere consigli su come difendersi dal caldo? Cosa ci si aspetta che rispondano, quelli del numero verde?

martedì 26 giugno 2012

I tuoi occhi me li han ridati sempre

Le persone sono fuori dal tempo, gli incontri non hanno bisogno del corpo. Ci si trova, ci si riconosce. Anche se ci si è già incontrati ci si ritrova. Ci si riconosce. E la pelle risponde con gli stessi brividi. Recitiamo una parte. Attori con la medesima maschera sul palcoscenico delle nostre vite universali. Abissi siderali in un vortice di infinito.

venerdì 22 giugno 2012

E dopo centomila ore non c'è un minuto di più

Il fatto che si voglia bene a qualcuno e che si abbia piacere di passare del tempo insieme, non vuol dire che si abbia piacere di stare insieme in qualunque momento.

Papaveri e papere

Le insegnanti, tendenzialmente, sono delle bagasce.

mercoledì 20 giugno 2012

Notti magiche inseguendo un goal

- Nonno, non ti sembra di esagerare con questa televisione?
Elena, 4 anni. A mio padre che guarda gli europei di calcio.

Ti leggo nel pensiero

Una delle maggiori difficoltà degli uomini sta nell'interpretare e aiutare una donna che parla dei propri stati d'animo. Per la donna, l'ostacolo più arduo consiste nell'interpretare e aiutare un uomo che non parla [...]
Le donne pensano ad alta voce, rendono partecipe l'ascoltatore interessato delle loro scoperte interiori. Capita di frequente che una donna scopra ciò che vuole dire semplicemente parlandone. Gli uomini, invece, elaborano le informazioni in modo molto diverso [...] può capitare che se non ha a disposizione informazioni sufficienti per elaborare una risposta, un uomo non reagsica affatto.

John Gray, Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere.

Saggio sulla diversità genetica e psicologica fra maschi e femmine. Dice, lo scrittore, che riflettere su tale diversità è fondamentale per avere relazioni di coppia positive e non conflittuali. Interessante lettura. Ma, in tutta sincerità, stando a quanto dice ti viene piuttosto voglia di restartene da sola. Universi paralleli che possono incontrarsi solo con sforzo di comprensione e adattamento. E allora, chi te lo fa fare? 

martedì 19 giugno 2012

In funzione di nessuna logica

Il fatto che io faccia le cose diversamente vuol forse dire che le faccio in maniera anormale. Ma chi l'ha definita, la norma?
Io non ci voglio stare dentro.
 

Un vecchio e un bambino si preser per mano

Alunna: - Prof, si deve fare l'aifon
Alunna: - Prof, che cellulare ha?
Io, mostrando il mio cellulare: - ...
Alunno: - Come quello di mia nonna!

venerdì 15 giugno 2012

Ad ogni donna pensata come amore in un attimo di libertà

Cosa spinge le donne a svenire ai piedi di chi le fa soffrire?

Voglio volere

E se mandassi tutto a fare in culo?

mercoledì 13 giugno 2012

Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto

Domani iniziano gli esami di terza media. I miei alunni hanno il tema. Mi chiedo quanti ausiliari sbagliati mi toccherà correggere, poi.

Non mi chiedi mai il giorno che sarai mia sposa

Io si sa che i matrimoni non mi piacciono. Però alle volte può capiatre che essi siano per me motivo di - occasionale - diletto. Tipo quando sulla pagina del feisbuc ti compaiono le foto di qualche amica tutta agghindata in bianco, e tu dici: toh, si è sposata.
Ma non è questo il diletto.
Esso subentra quando vai femminescamente a sbriciare il profilo del suo marito, così tanto per vedere che faccia abbia. E ci leggi: situazione sentimentale, in una relazione complicata.
Ecco, io lo dico che è meglio non sposarsi. Si risparmiano anche un sacco di soldi.

domenica 10 giugno 2012

Ce l'hai scritto che il futuro non ti viene come vuoi

Caro Dio, 
avevo espresso il desiderio di voler trascorrere la domenica immersa nella musica e nell'ozio. Poi, considerando che il bucato sporco sparso in casa fra poco assume vita propria, mi sono fatta coraggio e ho messo una lavatrice.
Ora, ho bisogno di un favore. Perché non voglio per forza fare faccende ascoltando musica, potrei anche cantare per conto mio. Però, scegli: o mi concedi che il lettore smetta di farmi saltare i cd, oppure fai rispuntare il sole. Perchè altrimenti mi resta solo la Tennet's. E non dire che non ti avevo avvisato.

E il vento ascolterà

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.
Non li aspetto 
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe.
Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.
E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.
E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.
Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.
"Non devo loro nulla"
direbbe l'amore
sulla questione aperta.

Wislawa Szymborska, Ringraziamento

An evening with

Il suono del pianoforte. Il rumore delle onde lunghe. Il paradiso deve essere molto simile a questo.

sabato 9 giugno 2012

Chissà se parli ancora agli animali e se ti commuovi davanti a un film

Se mi avessero detto che mi sarei rivista dentro una commedia romantica con Giulia Roberts e Richard Gere, non ci avrei mai creduto. Considerato che non solo mi ci rivedo, ma il film sta suscitando emozioni dentro di me, vado a togliermi la vita.

Casa tua mi piace sa di calda pace

Deve essere proprio vero che la casa è lo specchio dell'anima. La mia, in questo momento, è completamente sottosopra. La casa, intendo.

martedì 5 giugno 2012

Dall'altra parte della sera

Sono confusa, e non necessariamente felice. Confondo emozioni con necessità, confondo persone e tempi. Guardo qualcuno e mi sembra che sia qualcun altro. Guardo te e mi sembra tu sia diverso. Il presente mi sembra il passato di qualcuno che non conoscevo nel passato, e che forse posso ritrovare nel futuro. E parlo una lingua strana, di specchi rovesciati. Tu non la comprendi. O forse non voglio spiegare.

Stessa spiaggia stesso mare

Sono talmente stanca che l'unico pensiero superfluo che riesco ad articolare è: voglio che arrivi luglio

venerdì 25 maggio 2012

Tu dov'eri

Oggi sono stata a scuola dalle 9.30 alle 17.00. Ho mangiato solo un magnum e ho avuto il tempo di far pipì una sola volta. Naturalmente non ci sono straordinari pagati. 
Ma noi siamo quelli che abbiamo due mesi di vacanza.

giovedì 24 maggio 2012

Ti sento nell'aria che è cambiata che anticipa l'estate

Io potrebbero passare mesi in cui non mi prendo il tempo di cercarti. Ma il bene che provo per te non diminuisce. Poi, c'è il momento in cui "ti sento". E allora voglio la libertà di cercare un contatto. Se così non può essere, la relazione perde la propria linfa. E si secca.

Bruci la città

Io devo pagare la spazzatura ad Equitalia. Gli uffici sono nel palazzo adiacente; praticamente potrei andarci scendendo dal balcone. E' solo che sono aperti dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 13.00. Sicché, se tu fai un lavoro tipo l'insegnante, non hai altra alternativa che andare in posta. E pagare il costo aggiuntivo della commissione. Poi non chiedetevelo perché uno ci mette le bombe, a sti qua.

mercoledì 23 maggio 2012

E il cuore di simboli pieno

Il bello del posto in cui vivo, è il senso del bello che sfiora tutte le cose. Fino a trasformare una caratteristica che altrove sarebbe un limite in punto di forza. Che, insomma, è il segreto per vivere meglio. Per esempio, la scarsità di suolo. A scuola ci insegnavano che la Liguria è una stretta fascia di terra, dove il suolo è una risorsa poco presente, per cui i contadini utilizzano un metodo di coltivazione del suolo che si definisce "a terrazza". Eccetera. 
Ora, nella realtà, questa mancanza di suolo si traduce in questo: tu cammini, tipo che stai andando dal dottore o in lavanderia, e alla tua destra ci sono asfalto, autobus, semafori, strisce pedonali. Ma alla tua sinistra, ma proprio subito alla tua sinistra, c'è il mare. E ci sono sdraio, ombrelloni, lidi, pedane di legno sul tramonto profumato di salsedine. Ecco. La mancanza di suolo, qui dove vivo, è una meraviglia.

Quel sorriso di plastica mentre fai la ginnastica

Io sono pigra, ma così pigra che per andare in palestra me l'ha dovuto ordinare il medico.

lunedì 21 maggio 2012

La donna cannone

Da quando il carburante dell'auto costa più del petrolio, si cerca tutte le soluzioni per risparmiare qualche spicciolo. Una di queste soluzioni, è rifornirti al super, iper, ultra o comesichiama service; insomma, la pompa aperta 24 ore su 24. Costa meno. E allora, oggi, entro nel rifornimento, prendo l'apposita corsia super, iper, ultra service, ma accosto. Spengo il motore, ma prima di scendere mi si avvicina il benzinaio. Giovanotto gentile, nel cui immaginario comune donna e pompa rimanda al campo semantico dell'erotismo, e solo a quello; per il resto, no, la donna non ce la può fare.
Questo mi si avvicina, e dice, col tono generoso di chi vuole dirti come fare senza offenderti: è self service, qui.
Ecco, quei centesimi che posso aver risparmiato di carburante, li ho guadagnati triplicati in soddisfazione, rispondendogli con un sorriso sfavillante: lo so! Aprire lo sportello, scendere, e dirigersi sicura e spavalda verso il distributore, non ha prezzo.

domenica 20 maggio 2012

Ma un'altra grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano "gli uomini son tutti uguali"

Ci hanno raccomandato di parlarne nelle scuole, i nostri ministri. Perché gli insegnanti italiani, da soli, non ce la fanno a pensare che si, se esplode una bomba davanti ad una scuola uccidendo, è il caso di spiegarlo, ai nostri ragazzi. Spiegare cosa, poi. Già. I nostri governanti se lo saranno chiesto anche loro. Con perfetto stile italiano, tuttavia, nello sgomento del dolore il dovuto silenzio è stato subito coperto dal chiacchericcio delle interpretazioni. E' stato quello, forse è stato quell'altro; la mafia non agisce così, il terrorismo, il terrorismo internazionale; forse che si, forse che no. Quello che siamo in grado di spiegare ai nostri ragazzi - grazie, ministri, facciamo da noi - è che il mondo è diviso in due parti. Da una parte c'è il bene, dall'altra il male. Il male è decidere di uccire, di uccidere innocenti, per avere il predominio con la forza, per seminare terrore e far sì che la gente si senta sottomessa ad una paura dai contorni indefinti che ti convince di essere inferiore. Dall'altra parte, invece, c'è la gente. Che è superiore. Che ogni giorno si sveglia e va a compiere il proprio dovere, con onestà e semplicità, senza cedere a compromessi, mai. Il male teme il bene. Perché se tutti si convincessero che comportamenti onesti e legali non possono essere piegati dalla prepotenza bieca di chi agisce con la violenza e nell'ingiustizia, se tutti scegliessero di stare dalla parte del bene, non ci sarebbe poi tutto questo spazio per il male.
I ragazzi delle scuole sono il futuro. Che loro, ognuno di loro, scelga di stare quotidinamente dalla parte del bene, questo spaventa. Caro ministro, noi glielo diciamo ogni giorno ai ragazzi che devono scegliere di stare dalla parte del bene. Glielo diciamo quando parliamo loro di Falcone; ebbene si, l'ho preceduta, signor ministro: ne avevo già parlato, in classe, di Falcone. Ma glielo diciamo quando litigano per le piccole cose che accadono fra i banchi, quando sono arrabbiati e vogliono vendicarsi, quando credono di aver subito un'ingiustizia e chiedono il perché. Tutte le volte diciamo loro che devono scegliere di stare dalla parte del bene.
All'improvviso, però, sono spuntate queste immagini. Chiarissime, dicono. Che escluderebbero la pista mafiosa per relegare l'attentato di Brindisi a gesto isolato di un folle. Quindi, possiamo anche non parlarne più? O meglio, fino a domattina dovremmo dire: è morta una vostra coetanea, è stato bruttissimo ma la bomba l'ha messa un cazzone quindi non ce ne dobbiamo più preoccupare. Volete questo, vero, signori ministri?
Ebbene, no. Noi non ci lasciamo convincere dalla verità bella e pronta come i minestroni surgelati che volete propinarci ogni volta. Noi domani, come ogni giorno, continuiamo a pronunciarla la parola MAFIA. Che significa potere occulto basato sulla violenza e l'intimidazione che mira ad ottenere ricchezze e incolumità seminando panico, minacciando, estrocendo, e lasciando la gente nell'ignoranza della verità. Glielo diciamo, ai ragazzi, che devono combatterla la mafia. Perché vuole ucciderli. Per impedire che loro costruiscano una società migliore. 
Ma i nostri ragazzi non hanno paura. Sappiatelo. E se voi, cari ministri, volete tranquillizzarli dicendo che il pazzo è stato arso al rogo, noi ripetiamo loro le parole del giudice Falcone. Visto che, caso strano, la bomba è stata messa davanti ad una scuola che portava il suo nome. Falcone ci ha detto che "la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere". E se qualcuno, particolarmente sveglio, ne dedurrà che la colpa è dello Stato, noi risponderemo si. Perché uno Stato che si rispetti non può permettere che i suoi ragazzi saltino in aria andando a scuola. Che i suoi giudici muoiano senza che se ne conosca l'assassino. Che i suoi operai caschino giù dalle impalcature senza potersi più rialzare. Che i suoi imprenditori si uccidano schiacciati dalla crisi. Se lo Stato tutto questo lo permette, non assomiglia forse troppo alla mafia?

Per conquistarmi il cielo, per guadagnarmi il sole

L'impareggiabile, piena, completa soddisfazione che ti viene dal mandare qualcuno a fanculo.

sabato 19 maggio 2012

Perché è del mondo che sono figli, i figli

Che i nostri ragazzi esplodano per delle bombe mentre aspettano di entrare a scuola, è qualcosa che non dobbiamo accettare.

venerdì 18 maggio 2012

Di sole e d'azzurro

Il venerdì è il giorno più bello della settimana perché sai che per due giorni non avrai sveglia, non vedrai ragazzini, non penserai al lavoro ma solo ed esclusivamente ai fatti tuoi. Il weekend inizia il venerdì pomeriggio all'uscita di scuola. Se poi ti capita un pomeriggio fresco ma soleggiato, non puoi chiedere di meglio. Sicché arrivo in città, parcheggio, e senza neanche passare da casa vado a camminare per godere il profumo di maggio.
Quando, a un certo punto, li vedo. Un gruppo di quattro ragazzini sulle biciclette, fermi a semicerchio. Che guardano verso di me e dicono quasi in coro e, naturalmente, urlando - i ragazzini parlano solo urlano: Salve prof!
Superato l'istinto di agguantarmi contro di loro e strangolarli, è subentrato il panico. Perché io quei ragazzini lì non li avevo mai visti. E va bene che sono stanca e lievemente sotto pressione, ma ad avere allucinazioni per strada non dovrei esserci ancora arrivata. Eppure li ho visti. Quattro. Fermi. Sulle bici. E dicevano: Salve prof!
Sono passati degli attimi di panico, ho sudato freddo. Poi ho avuto la lucidità di voltarmi. E dietro di me, perfettamente allineata al mio incedere, c'era una signora. Che aveva decisamente l'aria da prof. E che sorrideva verso i mostri. Al che mi sono sentita decisamente sollevata, ho lasciato all'omonima passeggiatrice di sbrigarsela coi ragazzetti. E ho continuato a passeggiare, leggera e spensierata, verso il mio weekend.

giovedì 17 maggio 2012

La Storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano

Io sono un'anarchica insurrezionalista. Il mio appartamento, che come molti sanno è affacciato sul mare, si trova anche adiacente gli uffici di Equitalia. Non ho ancora preparato attentati all'agenzia, ma solo perché sono troppo impegnata a scuola e non ho avuto il tempo di pensarci. Sono uscita da feisbuc. Per tutta una serie di motivi. Uno dei quali, mi giravano le balle che gente si arricchisse perché io, per comunicare con i miei conoscenti, utilizzavo il social network. Non mi piace il principio. Non è onesto. Un guadagno, secondo le mie sovversive idee, deve derivare da un servizio. Non si può speculare su un sistema di comunicazione che, fra l'altro, può avere anche l'effetto di orientare le menti. 
Oggi leggo che General Motors ritira la pubblicità da feisbuc. Dice che "è un mercato in piena bolla che non porta benefici a nessuno". Più tutta una serie di menate finanziarie di cui io poco capisco e ancor meno sono interessata a capire. Tuttavia, una cosa mi è chiara. 
La mia lotta, solitaria, utopica, reazionaria, come la si volgia definire, ha portato effetti. Cazzo, se mi basta ritirarmi da feisbuc perché le aziende smettano di speculare sulla pubblicità, io ce l'ho veramente il potere di cambiare la Storia.

domenica 13 maggio 2012

Ogni tanto mangio un fiore, lo confondo col tuo amore

Ma se una scopre che stirare le piace, tipo che la rilassa, si deve preoccupare di molto?

T'infili in un pensiero e non lo molli mai

Se i miei alunni, tutti e 28 insieme, pensassero agli esami la metà di quanto ci sto pensando io, non avremmo problemi.

sabato 12 maggio 2012

Siamo come i fiori prima di vedere il sole a primavera

Ma com'è che alla gente la primavera ci fa venire voglia di scopare, mentre io ho voglia di prendere a morsi chiunque? Ma mica morsi gradevoli, eh.

mercoledì 9 maggio 2012

Ma che vuoi se tutto non è come sei

Che poi è inevitabile, scaricare nella coppia.

martedì 8 maggio 2012

Tradirefare

Quando alle fiere vedete qugli omini sorridenti e rubicondi che affettano verdure come se bevessero un bicchier d'acqua, veloci, felici e soddisfatti, sappiate che se ci provate voi a fare lo stesso potreste affettarvi le dita assieme alle verdure. Sarà questione di praticità.

Suite francese

Io sono quella che l'emotività mi frega. Sono quella che corre incontro alle giornate, e se una piccola cosa va storta, io piango. Una piccola cosa. Una cazzata. Io sono quella che non ce l'ho la bilancia, per misurare il peso delle cose per cui vale la pena star male. 
Cosa farò, poi, davanti ai problemi veri? 
E' come dire che i miei umori non sono veri. 
Invece sono loro la mia più totale verità.

domenica 6 maggio 2012

La vie en rose

E Sarkò non è più presidente. Adesso prepariamoci al divorzio da Carlà. Cioé, non vi aspetterete mica che la premiére dame accetti di restare la moglie di un "francese qualunque"? E no dite che non vi avevo avvisato.

A testa in giù

Ho i pensieri così pesanti che potrei camminare con i piedi per aria.

sabato 5 maggio 2012

Tu sei un ragazzo pulito, hai le orecchie piene di sapone

Ho deciso. Fino a che continuerò ad insegnare, non accetterò mai incarichi in scuole vicine al posto in cui abito. Perché poi esci, e incontri alunni, mamme, padri in giro. Questo è fastidioso. Purtroppo, l'insegnante ha - o quantomeno cerca di mantenere - un ruolo di rispettabilità. Tu sei l'educatore, il depositario di un sapere che, per quanto svalutato, è pur sempre un bene. E allora a chi ti incontra per strada devi offrire un'immagine di te consona al ruolo.
Ecco perché io voglio lavorare ad una distanza sufficiente dal posto in cui abitualmente esco per diletto. Perché quando esco per diletto, io ruoli non ne voglio avere.
La scuola dove lavoro adesso, dista 25 km da casa. Sufficienti a preservarmi da incontri alunneschi. Fino ad oggi.
Oggi è un fine settimana di maggio. Allora capita che la gente, dal paesino, se ne viene giù in città. Sicché ho incontrato l'allegra famigliola del mio alunno, comprensiva dell'alunno stesso, mentre camminavo e mangiavo un wafer caldo ricoperto di nutella; e, avvolta dalla lussuria del cioccolato, ero altresì impegnata a non farmi gocciolare la nutella dappertutto. E' stato in questo preciso momento che li ho incontrati. 
Tutto sommato, però, averli incontrati poco prima, mentre mangiavo carne argentina e bevevo vino, sarebbe stato peggio.

E poi ti dicono tutti sono uguali tutti rubano alla stessa maniera

E va bene. Si è capito. C'è la cirsi.
Le parole al momento più ricorrenti sui mezzi di comunicazione sono quelle attinenti il campo semantico dell'economia. 
Segue che la crisi è tale perché mancano i soldi.
Di altre tipologie di crisi, se ce ne sono, non preoccupa nessuno. 
Ma la soluzione, io mi chiedo, deve per forza riguardare i soldi?
Se provassimo a usare la parola creatività?

giovedì 3 maggio 2012

Li abbiamo visti dal nulla apparire di notte dal nulla del mare

E' vero che abbiamo passato due mesi, a scuola, a parlare dei tedeschi. La seconda guerra mondiale, ci piace o meno, questa è. La conseguenza professionalmente gratificante dovrebbe essere che i ragazzini lo sanno, cosa hanno fatto i tedeschi. La conseguenza umanamente destabilizzante è che ti scrivano, nel compito di geografia, che l'America Settentrionale è stata colonizzata dai tedeschi.

Il mio gorilla, fate attenzione, non ha veduto mai una scimmia potrebbe fare confusione

Ora questa storia che quel cazzone del Trota, che per amor di Dio, c'avrà altre qualità, ma astuto non sembra; dicevo, questa storia che quel cazzone del Trota si è laureato 14 mesi dopo essersi diplomato. E che si è laureato presso una università privata in Albania, a me mi sta facendo girare proprio le palle.
Ma assai.
E, chissà come mai, mi sovviene di quella volta in cui la signora Elsa ci ha detto che noi giovani italiani vogliamo trovare il lavoro facilmente vicino casa.
No, magari le due cose non hanno attinenza.
Tranne, forse, che entrambe mi fanno girare proprio le palle.

Parole parole parole

Tanta comunicazione, quando è troppa, diventa autoreferenziale. E allora, forse, è meglio il silenzio.

martedì 1 maggio 2012

Per brevità chiamato artista

Ieri è stata la prima giornata mondiale del jazz. L'UNESCO ha detto che il jazz è patrimonio dell'umanità; allora, un tripudio di diavoli suonatori in radio, in tv. Che ho passato proprio una bella giornata, io. Mi piace, il jazz.
Mi piace meno il rock. Oggi c'è il concerto del primo maggio, e da quando è iniziato sul palco si sono susseguite giovani promesse del rock. Troppo rumoroso. Quella tendenza che hanno i vocalist, poi, a cantare come se stessero vomitando l'anima. 
Ecco, se starei ore ad ascoltare jazz, quattro minuti di rock mi fanno venire i calli ai piedi e le emorroidi.

Primo maggio, su coraggio

L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

mercoledì 25 aprile 2012

L'uomo che cercò la sua profezia dritto nel futuro e poi si smarrì

Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.
Sei stato avvertito
con una lettera non spedita.
Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.
La mia persona, assente, 
si è avviata all'uscita tra la folla.
Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.
A una è corso incontro 
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.
Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.
La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.
L'insieme restava la suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.
E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.
Fuori dalla portata
della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
della probabilità.
Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina.

Wislawa Szymborska, La stazione

martedì 17 aprile 2012

Quanta fretta ma dove corri dove vai

Esercizio:
Di seguito ci sono due coppie di frasi. Unisci in un solo periodo le due frasi di ogni coppia, sostituendo il nome ripetuto nella seconda frase con il pronome relativo appropriato.
  • Oggi sono andato a scuola col motorino
  • Ho comprato il motorino il mese scorso
Svolgimento:
Oggi sono andato a scuola col motorino perché così facevo prima

lunedì 16 aprile 2012

E se ti fermi convinto che ti si può ricordare

Se non ci fossero più Pensieri Superflui, mancherebbero a qualcuno?

E se l'amore che avevo non sa più il mio nome

Che poi, certe ossessioni, basta non reprimerle. E svaniscono da sole.

sabato 14 aprile 2012

E mangio troppa cioccolata. Forse ero te nella mia vita passata

Io nella mia vita c'ho un prima e un poi. La linea divisoria è il 18 settembre 2010. Prima vivevo in Salento, ero single e disoccupata, libera e bastarda; vivevo di notte, godevo il mare del sud fino a quando tutti gli altri, vacanzieri, bagnanti ed emigrati, non potevano più permetterselo. Indossavo una giacca color sabbia, che mi piaceva molto; mi accompagnava nelle fresche serate di una vita da ragazzina che vivevo fuori dal tempo. Mangiavo tanti gelati al cioccolato. E sovente il cioccolato mi si scioglieva addosso. Doveva essere il 16 settembre 2010, circa, che ho portato questa mia giacca color sabbia sporca di cioccolato in tintoria.
Nei quattro giorni successivi, è successo di tutto.
E' iniziato il poi. Il lavoro, le responsabilità, la coppia. Una vita matura e compiaciuta. Sono stata trascinata in questo poi in modo quasi inconsapevole, la verità. Mentre cercavo di non perdere la razionalità, preparando i bagagli per attraversare la linea divisoria e andare nel poi, mi sono ricordata della giacca in tintoria. Ci tenevo troppo, per lasciarla lì. Ma non avevo il tempo di passare a ritirarla. Mi avevano appena assunta, a 600 km di distanza, e mi aspettavano per la firma del contratto "il prima possibile". Provo a chiedere il favore ad un amico, che lavora accanto alla tintoria. Non gli sarebbe costato troppo ritirare la mia giacca; magari, partendo, sarei passata anche a salutarlo, con la scusa. Chiamo. Non risponde. 
Pace. Parto, senza la mia giacca color sabbia. L'ho considerato un segno. Forse non mi serebbe più servita: non avrei mangiato cioccolato lungo la litoranea salentina alle tre del mattino per un bel po' di tempo.
Sono ritornata in Salento dopo un anno e mezzo, difatti. E' stato un paicere totale ritrovarne gli odori, e i visi, e il cielo infinito dall'orizzonte basso e avvolgente. Il colore intatto dei tramonti. Tutto uguale. Cambiata io. Che adesso sono nel poi.
Riesco a ritirare la mia giacca. Quasi stonata mi ha aspettato, immobile fra il passato e il presente. Rivederla, indossarla di nuovo. E' stato come avere indosso un mantello magico che poteva portarmi a spasso nel tempo (lo so, Harry Potter mi sta bacando il cervello). 
Quando ho visto la macchia di cioccolata sulla manica,ho avuto la certezza di essere tronata nel prima.
Finito il romanticismo, la considerazione seguente è stata: cosa cazzo l'ho lasciato a fare qui per un anno e mezzo, se la macchia dovevo ritrovarla uguale?

Mi sono fatto una strada e ho costruito un ponte

Quando ero bambina mi affascinava la favola che l'arcobaleno fosse un ponte verso la felicità: all'estremità di quell'arco di colori, si racconta, c'è una pentola d'oro che contiene i tuoi migliori desideri. Per un periodo ho creduto alla fiaba che alla fine dell'arcobaleno, se l'avessi seguito, avrei trovato la mia anima gemella. 
Il bello delle favole è che danno leggerezza al cuore. Sai che sono solo fantasie. Ma ti piace crederci, per sollevare il pensiero dall'unidimensionalità del mondo concreto verso l'astrattezza del sogno.
Due giorni fa, guidavo verso scuola. E mi sono trovata a camminare dentro l'arcobaleno. Ho attraversato un orizzonte blu e verde e giallo. E indaco (che chi l'ha mai visto, l'indaco, oltre che nell'arcobaleno?). Era vicinissimo.
E' stato la mia strada.