mercoledì 1 settembre 2010

Tintarella color latte

Ora non è per parlare dei fatti miei, ma io è da giugno che vado al mare. Ogni giorno. Nessuno escluso. Per un mese, soggiornando in un'amena casetta estiva, sono andata al mare due volte al giorno. Allora, però, succede che io non mi abbronzo.
Per una serie di motivi. Le mie fattezze poco mediterranee e tanto slave; l'essere io non incline a stendermi al sole come una lucertola tutta oleata di prodotti abbronzati, ma piuttosto una di quelle che legge sulla riva, spalmata di protezione altissima, in orari consigliati all'esposizione solare. I gusti, che io prefrisco la pelle chiara. Insomma, chi mi vede - ma proprio chiunque mi vede - mi chiede come prima cosa: ma non ci vai al mare?
Poste le suddette premesse, di grazia ditemi: di che colore deve diventare uno perché gli si riconoscano le vacanze?

martedì 31 agosto 2010

Meraviglioso

E' il Salento. Una terra che mi ha preso l'anima, possedendomi il corpo.
Sarà il morso della tarantola, saranno i tramonti infiniti in un cielo rotondo, o i tronchi profumati degli olivi. Saranno le curve eleganti del barocco, o il mare. Limpido, perfetto, verde e incontaminato.
Adesso sono pronta ad andare.
Non so quando, non so come. Ma so che me ne andrò.
Però c'è un pezzetto del mio cuore che ha oramai la forma di questo tacco d'Italia, testardo e roccioso. Verde e musicale.
Il Salento mi ha dato molto. Mi ha dato cose che mi hanno resa una donna nuova.
Mi ha dato l'amore più grande che ho avuto fin'ora. Mi ha insegnato che da sola so essere felice, e so vivere. Mi ha dato la quotidianità di una casa soltanto mia. Mi ha dato delle qualifiche importanti, necessarie, con cui definirmi nella società. E pagarmi il pane. Mi ha dato il coraggio di sedermi davanti ad un foglio bianco e iniziare a scrivere. Senza aver paura delle mie parole.
Il Salento mi ha dato amici importanti, con i quali spero di trascorrere altro tempo. E che comunque non dimenticherò mai.
E' una terra incantata. Balli, balli, a piedi nudi, coi capelli sciolti, fino a perdere il fiato al ritmo dei tamburi. Balli, per liberarti dal morso di quel piccolo ragno. Ma è solo musica che ti scorre nelle vene, come il rosso vino di qui. Balli e sai che non guarirai, da questo male meraviglioso.

Il ballo di Simone

Ho sempre invidiato la naturalezza con cui i signori uomini accostano la loro automobile nella piazzola, escono dall'abitacolo, tirano giù la cerniera dei loro pantaloni, estraggono il membro virile. E pisciano.
Senza preoccuparsi nemmeno di assumere una posizione obliqua, tanto per essere minimamente celati durante l'espletamento della funzione.

lunedì 30 agosto 2010

Brava brava sono tanto brava

Collega della professoressa Buonanotte Immacolata, iscritta negli elenchi del CSA di Bologna, compare la professoressa Buongiorno Carmela. Mi chiedo quanta credibilità può dare la scuola italiana, considerando sì tanti fattori che la compongono.

sabato 28 agosto 2010

Ancora, ancora, ancora. Perché io da quella sera non ho fatto più l'amore senza te

Ci sono cose che io non farei mai. Tipo un ricevimento di nozze con centinaia di persone sedute a tavola a mangiare. Ognuno ha i suoi gusti, per carità. Non dico che è brutto farlo. Dico che io non lo farò mai.
Se per caso - improbabile e remoto caso - dovessi innamorarmi tanto da accettare una proposta di matrimonio, io mi sposo sul mare. Con dolci e vino. In piedi, a piedi nudi magari.
Alla gente però, si sa, i ricevimenti di nozze piacciono. Piacciono tanto che questa ragazza qua, dopo aver divorziato, ha conosciuto un altro uomo e si sono innamorati. E hanno fatto un secondo ricevimento di nozze. Che per lui era il primo, non l'aveva mai fatto. Si poteva mica privarlo del giorno più bello nella vita.
Poi, per cause e vicende sulle quali non esprimo pareri, il primo matrimonio viene annullato. Quindi i due suddetti coniugi sono liberi di sposarsi in Chiesa. Volendo.
Loro vogliono.
E poi, che fai? Ti sposi in Chiesa e non fai il ricevimento? Impensabile.
Sicché, nuovo giro nuova corsa.
Insomma, a fare un po' di conti questa ragazza qua ha fatto tre - e sottolineo tre - ricevimenti di nozze. Con decine di persone sedute a tavola a mangiare. E abito, scarpe, parrucchiere e tutto il resto.
L'abbondanza è come la carestia.

venerdì 27 agosto 2010

Viva la pa-pa-pappa

La gente è bizzarra davvero. Che se tu ti chiami Buonanotte Immacolata, ti devi tenere il nome che hai e pazienza. Ma se tu sul feisbuc ti vuoi scegliere uno pseudonimo, e ti vai a scegliere: Pomodorina Pomì, da donna ti trasformi in barzelletta. Ma di quelle barzellette che chi le ascolta non sa quando iniziare a ridere. Imbarazzante.

Fino a che morte non ci separi

Corollario. Certa gente fa veramente in fretta a consolarsi. Si accende una sigaretta con la cicca dell'altra non ancora spenta.

Pochi preamboli quando mi chiese: “vorresti sposarmi?”

Non è per aderire a schemi preconcetti, ma ogni cosa ha un suo contesto appropriato. Tipo che se tu vai alla messa di Natale col bikini e gli occhiali da sole, sei fuori luogo. Certo, la tua libertà di essere umano si misura dalla capacità che hai di superare gli schemi; ma è la tua intelligenza che si misura dalla scelta dei momenti in cui è meglio attenersi, a quanto il contesto richiede.
Per esempio, dalla parrucchiera. Che c'è proprio il sintagma linguistico: chiacchiere da parrucchiera. Di basso spessore, insomma. Roba come: hai sentito che Tizia ha divorziato, che abito indosserai al matrimonio di Caia, la nuova pettinatura di Vattelapesca la invecchia di almeno dieci anni. Questo è il genere di notizie che apprendi nei saloni di bellezza. E va bene così. Personalmente non aprirei una discussione sulla condizione dei precari, mentre mi taglio i capelli.
La signora alta e robusta che è entrata ieri dalla mia parrucchiera, invece, non la pensava allo stesso modo. Questa tizia erano tipo quindici anni che non vedeva la capellaia.
- Ma quanto tempo, come stai? -
- Guarda chi si vede! Non ti avevo riconosciuta... -
- Eh lo so. Sono stati anni difficili - è stata la prima spia del genere di interazione che questa voleva stabilire.
- Mi dispiace. Ho saputo di tuo marito -
- Non me ne parlare - sussurra, con l'espressione disperata di chi ha dovuto affronatre il dolore più grande del mondo e adesso si aspetta che ogni essere umano sulla faccia della terra sia dispiaciuto per lei. - Avere un malato terminale in casa per due anni, ti segna -
Oddio buono, ho pensato io. Che stavo lì per ravvivarmi i ricci e allontanare i pensieri, possibilmente.
- Mi dispiace - continuava a ripetere la dolce capellaia. Che, povera donna, poco altro poteva dire con la testa di un'altra signora fra le mani, il rumore del phon che la costringeva a urlare, e cinque altre persone che assistevano alla rappresentazione teatrale della tragedia in la minore della signora alta e robusta.
- E i tuoi figli? - chiede la parrucchiera, col tono speranzoso di chi cerca di usicre dall'impasse. - Susanna canta ancora? Ricordo che era molto brava... -
- Noooo. Ha dovuto smettere. Sai, da quando è morto il padre... ci siamo dovuti dare tutti da fare -
Eccerto.
- Era molto brava - replica l'altra, con gli occhi sgranati di chi non sa proprio come salvare la situazione. - E Luca? -
- Luca è in vacanza a Shalmesh - [Sharm El Sheikh, ndr]
- Ma che bello! - è il tono rinvigorito della parruchhiera, che conferisce un colpo di spazzola più deciso alla signora la cui testa stava sotto le sue mani.
- Si, ma abbiamo preso uno spavento - Ovvio, che una così sta in vacanza in Egitto, il che significa tanto per cominciare che ha i soldi per poterci andare e non dovrebbe lamentarsi troppo; ma una così no, non sa proprio godersela la vita. Sentiamo quale sciagura è accaduta a suo figlio in Egitto. - Stava nuotando con la fidanzata - pure!!! - è gli si è spezzata una costola. -
(Secondo me "nuotando" è stata la versione data alla mamma super ansiosa; che le costole non si spezzano nuotando. Ma magari facendo chissà quali erotiche acrobazie, mo ve lo dico! Povero cuore, com'è sfortunato).
- L'hanno dovuto operare d'urgenza. Non sai che spavento. -
- Mi dispiace - torna a ripetere rassegnata la parruchiera. E tutte eravamo dispiaciute per lei, nel salone. Che una conversazione così nessuno avrebbe voluto sostenerla, al suo posto.
- Che io non mi posso neppure spaventare. Perché sono diabetica. -
- Ma c'era qualcuno con te? Tua figlia... o eri sola quando è successo l'incidente? -
- No, no. Non ero sola. Ho un fidanzato -
E porca miseria, ma allora lo vedi che sei proprio una piattola? Di cosa ti lamenti? Brutta e depressa come sei, pure un fidanzato! Suvvia, la vita è stata più cattiva con altri che con te, mi permetterei di dire.
- Ah mi fa molto piacere! -
- Beh si... non potevo restare sola (ci mancherebbe! sempre sciagure in agguato). Certo, mi sono anche innamorata -
Oh, una parola di letizia sulle sue funeree labbra.
- Queste sono cose belle... e lui abita nella tua stessa città? - la parrucchiera cercava di riportare la conversazione sul gossip; adatto al contesto, appunto.
- Si. Fa il camposantaro -
Ecco. In quel momento tutto è stato chiaro. Chi si assomiglia si piglia.

mercoledì 25 agosto 2010

Chiamami con un altro nome

Succede che c'è questo sito malefico del Ministero di Maria Stella, all'interno del quale stanno interminabili e fittissimi elenchi di poveri cristi che attendono di essere convocati per una cattedra.
E da quelle convocazioni dipende l'intera vita di costoro per il prossimo anno. Tanto che oggi mi chiedevo per quale motivo, per esempio, il telegiornale invece di raccontarci della gentile vecchietta inglese che butta il gatto nel cassonetto - gesto recriminabile, per amor di Dio - ma dico, invece di parlare di animali potrebbe dire qualcosa su questi milioni di persone appese al filo. Vite invisibili. Generazioni negate. Tutti sti nomi da fantasmi che ci danno, ma poi nessuno ci caga.
Però mi sono detta che non parlano, di noi, proprio perché abbiamo nomi e facce da fantasmi. E disturbiamo. Perché il micio nell'immondizia apre un dibattito di dieci minuti sull'amore per gli animali. Ma il precariato, la scuola in sfacelo, un'intera generzione che non pianifica più, tutto questo disturba. Non è argomento liquidabile in dieci minuti.
E allora tu, povero precario classe Settanta - e giù di lì - sei solo. Solo con le migliaia di altri nomi che scorri nelle graduatorie. Che non ti ci senti nemmeno solidale, con quegli altri poveri cristi. Loro tolgono il pane a te. Quei nomi prima del tuo sono un anno senza stipendio, o cento chilometri di distanza della scuola da casa tua, o cento euro in più di affitto da pagare. Sono nomi ai quali fai molta attenzione. Cercando di scorgere indizi su qello che sarà il tuo destino.
Poi, scorrendo le liste, ti fermi e sorridi. A volte. Quando incontri gente come la professoressa Buonanotte Immacolata.
Che io me lo sono chiesto, se sia sorella di Buonanotte Fiorellino.

martedì 24 agosto 2010

Perché la verità tu non l'hai detta mai

Mi chiedo spesso a cosa si contrapponga l'aloe vera. Si, insomma: esiste anche un'aloe falsa?

domenica 22 agosto 2010

Giorni infiniti

Sto leggendo un libro ed è proprio il genere di libro che preferisco, per l'estate. Corposo, la carta stampata col sole [c'è scritto così, non so esattamente che significhi però mi dà l'idea di una cosa ecologica e mi piace], ben scritto e scorrevole. Non disturba. Non ti fa scatenare riflessioni sulla vita, non ti apre interrogativi. Fa il buon libro da spiaggia. Che te lo leggi coi capelli bagnati, e poi resterà profumato di sale. Me l'ha consigliato un libraio bravissimo, sebbene [onta e vergogna] io l'abbia poi comperato nel supermercato. Che dove vado al mare, si sa: librerie non ce ne stanno.
Insomma, ha anche il valore aggiunto dell'oggetto conquistato dopo una difficile ricerca.
Il libro racconta di due, Emma e Dexter, che si conoscono all'università; quando la loro vita è piena di promesse e di voglia di cambiare il mondo. Diventano amici, diventano amanti, litigano, si perdono di vista. La storia procede di anno in anno. C'è una data importante, il 15 luglio, e ogni capitolo racconta cosa fanno i due eroi in quel giorno lì. Simpatica anche questa trovata narrativa.
Insomma, il nucleo narrativo è che si amano ma non se lo dicono. Si allontanano perché non reggono l'eccessiva intimità, per poi avvicinarsi perché non riescono a star lontani.
E in questa storia qua, dell'altalena, io mi ci sono rivista. Ah, per inciso lei è una maestra che vuole fare la scrittrice, e poi ci riesce. Sai mai.
Quando mancano meno di cento pagine alla fine, succede che lui capisce di amarla. E piomba nel suo appartamento - autoinvitandosi - per dirle che la ama. Dopo aver avuto centinaia di donne, un matrimonio e una figlia. Lei risponde che ha un uomo, che si vede con uno, e che questo uno le piace molto. Lui, Dexter, ovviamente si mostra geloso e infastidito.
- Perché non me l'hai detto - chiede.
Punto critico.
Se io fossi stata l'editor di David Nicholls gli avrei sbattuto le bozze in faccia urlando di rifare tutto il finale. Perché non si può vivere dieci anni senza capire di essere innamorati. Non si può dare per scontata la presenza di qualcuno nella nostra vita. E nessuna donna dovrebbe essere così stupida e folle da fare quello che fa Emma. La quale telefona al suo nuovo uomo, disdice l'appuntamento del 15 luglio. Per poi scoprire, un anno dopo, che si è messa con Dexter. Lo stesso Dexter che non aveva mai capito, prima di riotrovarsi la vita sgretolata in mano, che il sentimento da lui provato era amore.
Non so che cosa accadrà nelle ultime pagine.
Ma so quello che non doveva accadere nelle precedenti. L'amore, quando c'è, va vissuto. Altrimenti non è amore. Ma è forse solo un alibi, dietro cui nascondere la nostra solitudine.
Non si può lasciare il cuore imbrigliato dentro un sentimento simile. E quando lui verrà - perché verrà - non sarà più il giusto tempo. E allora c'è solo una cosa da fare. Sorridere, voltarsi, e andare via.
Signor Nicholls, il suo romanzo è molto interessante; lei scrive in maniera accattivante e scorrevole. Ci è piaciuta la scansione del tempo, e il modo in cui fa evolvere i personaggi. Ma, la prego, da pag. 367 in poi, di rivedere il finale. Non va bene così. Non va affatto bene.

Ma che musica maestro

Io sono innamorata di Stefano Bollani. E basta.

venerdì 20 agosto 2010

Seconda stella a destra questo è il cammino

Ieri sera c'era questa bella ragazza. Vestita così. Aveva anche un fiore nei capelli.
Sono i particolari che fanno la differenza.

Sulla topolino amaranto dai siediti accanto

Ci sono luoghi particolarmente romantici. Suggestivi. Sono i luoghi in cui c'è così tanta bellezza da avvolgerti, così tanta bellezza che quasi non ti bastano i polmoni che hai per respirarla tutta. E ti verrebbe voglia di allargare le braccia per confonderti con ciò che vedi.
Certo, in questi giorni qua di ferragosto c'è un po' troppa gente in giro, e nei posti meravigliosi devi fare file chilometriche anche per bere un bicchiere d'acqua. Non è l'ideale. Per esempio, c'è un ristorante elegante di luce soffusa, appena all'ingresso di un centro storico da fiaba che si affaccia su un mare argentato dalla luna e increspato dalla brezza. Che tu anche se devi fare un poco di fila, pazienza. Ci vai lo stesso. E mentre aspetti, gli occhi cadono su una tenera coppietta. I due si parlano vicini vicini. Lei indossa un abitino leggero sui colori del rosso, e la brezza della sera le muove la gonna. Allora lui se la stringe ancor più vicina, forse per sentire il profumo della sua pelle assieme all'odore della bellezza marina che li circonda.
Guardandoli, non lo nego, mi è passata sulle labbra una punta di invidia. Che deve essere proprio il massimo stare in un posto simile con l'uomo che ami. Ecco.
Poi si sa com'è, quando fai le file. Ti trovi vicino, non è che lo fai apposta ma finisce che lo senti, quello che si dice la gente. E quei due teneri piccioncini tutti abbracciati stavano parlando delle mattonelle del bagno. Che lei illustrava in dettaglio come sono quelle che le piacciono. E siccome la bellezza chiama bellezza, la signora con la gonna al vento forniva due possibilità di scelta per il suo cesso ideale. A mosaico, e non so cos'altro.
Signore e signori, se il pensiero più bello che vi viene in mente è come arredare il vostro gabinetto, lo posso pure capire. Sarà il vostro nido d'amore, un sogno che si avvera. E magari associate la bellezza del mare alla bellezza della vostra casa. Ognuno ha i suoi sogni. Non voglio dire. Però a me quella brezza di invidia che ho avuto, poi mi è passata. E mi è aumentata la fame.

giovedì 19 agosto 2010

The dark side of the moon

Essere single è: non avere orari; girare per casa scalzi in mutande; poter restare un'intera giornata a letto a leggere senza parlare con nessuno; decidere cosa fare solo un momento prima di farlo; la tranquillità che il rotolo di cartaigienica non sarà mai finito, a meno che non sia stata tu stessa a finirlo; dormire rotolando fra le lenzuola senza il rischio di ricevere pugni in pancia; fare colazione con tutto il caffé che c'è nella moka senza doverlo dividere; scegliere il film da guardare senza litigare.
Essere single è anche: non vedere nessun altro che gira per casa in mutande; trascorrere un'intera giornata a letto a leggere, e basta; l'angoscia che se ti finisce il rotolo di cartaigienica e non te ne sei accorta, nessuno può aiutarti; fra le lenzuola ci puoi rotolare solo quando dormi; non troverai mai la caffettiera pronta, a colazione;
la sera ti devi segliere un film, se non esci.

martedì 17 agosto 2010

Safari

Maledetti soldi. Stramaledetti!

lunedì 16 agosto 2010

La costruzione di un amore

Vorrei essere un letto dell'Ikea. O anche un armadio. Che lo smonti in trenta minuti, diventa piccolo piccolo e puoi trasportarlo ovunque senza grossi traumi. Le viti ce ne sono sempre di più, in caso di smarrimento.

domenica 15 agosto 2010

A-a-bbronzatissima sotto i raggi del sole

Il giorno di ferragosto è vacanza obbligatoria. Sono davvero poche quelle categorie di persone costrette a lavorare, in questa vacanzifera ricorrenza che vede orde sudate di persone invadere ogni luogo più e meno ameno. Che è ferragosto, e bisogna fare qualcosa da qualche parte.
Fra le categorie di persone che lavorano, o che sarebbe auspicabile lavorassero, io annovererei con decisione i raccoglitori di immondizia. Perché se il 15 di agosto, mentre tutto il resto del mondo fa festa perché costretto, e fa festa mangiando, e tu raccoglitore di immondizia fai vacanza pure tu e non raccogli l'immondizia, noi altri qua si può morire asfissiati. Sono cose brutte.

Chiudo gli occhi e penso a te

Va bene che sono socievole, però riemergere da un riposino rubato a stento ad un caldo torrido e trovare in casa il bambino dei vicini che mi guarda e dice: ti sei svegliata?, non è stata la cosa più bella che poteva capitarmi.

sabato 14 agosto 2010

Che l'oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all'infinito

Liberarsi dai fantasmi del passato è l'unico modo per continuare il viaggio gustando il presente. Ed è un debito di riconoscenza verso amori che ci hanno dato felicità e non meritano di essere trasformati in pesanti e soffocanti catene.

venerdì 13 agosto 2010

Io un giorno crescerò

Arriva sempre il momento in cui ti chiedi Cosa farò da grande. Può durare più o meno a lungo, a seconda di quanta parte di Peter Pan c'è dentro ognuno.
Che cosa il mondo si aspetta da me.
E cammini alla ricerca di questa risposta.
Poi attraversi la fase del Come posso rendere il mondo migliore. Perché spinti dal fuoco della ricerca, si trova sempre qualcosa nel mondo che non va come vorremmo. Siamo eroi in esilio, Don Chjotte sul suo cavallo. E dobbiamo trovare i nostri mulini a vento da buttare giù.
Sanco ce lo ripeteva, che quelli erano solo mulini. Ma era proprio necessario sbatterci la testa per arrivare al Quello che posso cambiare nel mondo è me stesso.
Una goccia nel mare, ma è la tua goccia, il tuo contributo. La tessera che solo tu puoi inserire nel puzzle della vita.
Fino a che una mattina ti svegli, e ti trovi "grande". E comprendi che la cosa più importante da fare è amare ciò che fai. Svegliarsi col sorriso, camminare a piedi scalzi all'alba, lasciarsi spettinare dal vento. Prediligere la foglia, la nuvola, la strada, il gelato, il profumo del pane fresco.
Giocare coi bambini e ascoltare la saggezza dei vecchi. Essere braccia di madre che cullano e spalle di padre che proteggono. Non aspettare un momento futuro, domani. Ma realizzarla tutta, adesso, la tua vita. Che non sempre è come l'avresti voluta; e allora la lotta dell'eroe è cercare il bello, tutto il profumo che c'è in questo momento. Lì dove sei. E dove nessun altro può essere.

giovedì 12 agosto 2010

Tre metri sopra il cielo

Dicono che se ti interroghi sui tuoi sentimenti all'inizio di una storia, è perché sei innamorato. Mentre, dicono, se ti interroghi sui tuoi sentimenti durante una storia, è perché non sei innamorato più.
Potrebbe essere scritto sui baciperugina. O forse l'ha detto Federico Moccia.
Ah, già. Adesso le due cose coincidono.

martedì 10 agosto 2010

Il cambiamento, caro mio, è la chiave del desiderio

Noi siamo tutti chiamati a lasciare la nostra casa, sentiamo il richiamo del mare aperto, il richiamo delle profondità, la voce dello straniero che ci abita, il bisogno di lasciare la nostra terra natale, perché spesso non è abbastanza ricca, abbastanza amorevole, abbastanza generosa per tenerci accanto a sé.
Allora noi partiamo, remiamo sui mari fino a che non si spegne anche la più piccola luce che un essere vivente porti, qui o altrove, che sia un uomo buono o uno sbandato posseduto dal Male; e noi seguiremo quest'ultima luce, così piccola, così flebile, perché forse è da lì che scaturirà la bellezza, quella che metterà fine al dolore del mondo.

Thar Ben Jelloun, Partire

lunedì 9 agosto 2010

Amarsi un po'

Ci sono volte in cui mi sento una minchia.

domenica 8 agosto 2010

L'amore conta gli anni a chi non è mai stato pronto

Troppe volte ci hanno detto che l'amore è contro Dio.
E quando poi vogliono insegnarci che Dio è Amore, perché dovremmo crederci?
Se Dio é Amore, ogni amore viene da Dio e nessun amore può essere contro di Lui.

Strada facendo vedrai

Allora, mettiamola così.
L'amore di certe persone, nella mia vita, è una sicurezza. Lo so che ci sono alcune presenze sulle quali posso contare sempre.
Però io amo le tenerezze. Mi fanno bene al cuore. E non trovo bello che i giorni passino senza avere contatti, con queste persone importanti.
Insisto. Se diamo per scontate le cose belle, nella vita, che cosa ci resta da nutrire e accudire?
Non lasciatevi inaridire dalle quotidianità. E' talmente bello alzare il telefono e sentire la voce calda e la risata squillante dei tuoi amici. Non lasciatevi assorbire dallo scorrere frenetico delle giornate, tanto da non trovare il tempo di percorrere quei pochi chilometri che vi separano da chi amate.
Lasciatevi sedurre dal suono dolce della frase: ti voglio bene.

sabato 7 agosto 2010

Prendo la rincorsa, le braccia al cielo. Volo via

Ci sono luoghi e contesti in cui tutto sembra difficile. Qualunque idea, ogni proposta, tutto ciò che accade normalmente altrove, in quei luoghi sembra una conquista da strappare.
E un sottile sguardo di disapprovazione ti si posa addosso. C'è sempre qualcuno che ti guarda come se tu disturbassi, col tuo chiedere, o dire, o pensare fuori dalle righe.
Sono quei luoghi da cui puoi solo andare via.

Sarà per questo che non distingui più la regola dall'eccezione

I bambini litigano per una pietra. E' il sasso più bello, bianco e splendente. Loro urlano, piangono. Sono disposti a picchiarsi per avere qul sasso.
Ma al spiaggia è piena di sassi. Perfettamente identici a quello.
I grandi, in fondo, si comportano allo stesso modo.

Tu rinnina che vai lu maru maru

Ora si sa che i paesaggi naturali migliori sono quelli incontaminati. Il mare, per esmpio. Tanto più l'acqua è limpida, quanto la costa intorno è libera da interventi umani.
Tipo case, alberghi. Negozi, locali. Insomma, se non c'è tutto quel cemento che attira le persone, la natura è più bella.
E io mi sto facendo le vacanze in un posto dove il mare è talmente bello e incontaminato, che stasera per le vie del paese ci sarà una corsa di ciucci.
Asini.
Tipo palio di Siena, dicono loro.

venerdì 6 agosto 2010

Assolo

Io non farò più qualcosa che non mi piace per compiare qualcuno che amo.
L'ho fatto troppo spesso. E sono diventata ovvia e scontata.
Da oggi, si vende a prezzo pieno.

Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone

Poi ci sono dei momenti in cui ti manca, quello che hai perso.

Come una cosa viva lanciata a bomba contro l'ingiustizia

Ho un amico che sta lottando contro la corruzione della nostra città. Lo fa con coraggio, competenza, determinazione. Lo fa con l'arma più universale e imbattibile: la parola.
A lui tutto il mio appoggio e la mia stima.
Perché sono quelli come lui che danno ancora speranza alla mia lacerata terra.

giovedì 5 agosto 2010

Un puntino bianco in mezzo a tutto il blu

E la vita che scivola via come sabbia del mare risucchiata dalle onde.

E non avrò paura se non sarò bella come dici tu

Ora l'eleganza è un fatto innato, io credo. Ci sono persone che possiedono un proprio stile posato addosso come una seconda pelle, che qualunque cosa facciano o qualsiasi tipo di vestito indossino, sono eleganti. Di contro, se questa patina naturale tu non ce l'hai, sei un po' penalizzato. E può capitare che ti comperi gli abiti più costosi, ma elegante non sei. Ecco.
Le mode, poi, sono un altro discorso. Essere di moda, a mio parere, non coincide con l'essere eleganti. Anzi. Prendete le mode dei primi anni Novanta, ad esempio. Roba che ci potevi anche stare male per quanto erano brutte le giacche con le spalline da rugby, o i capelli cotonati col ciuffo rotondo che ti copriva gli occhi. E i gioielli di oro giallo, come tocco prezioso.
La moda di oggi si è notevolmente "ridotta". Gonne che dopo averle indossate ti sorge il dubbio di essertele invece scordate nel cassetto. Maglie micro con scollature enormi. E scarpe grandi. Grandi i tacchi, grandi le zeppe, grandi le stringhe che salgono sulla caviglia. Sempre a parere mio, l'effetto complessivo risulta tipo you porn. O almeno così credevo fino a ieri.
Quando sulla strada calabra famosa per la massiccia presenza delle signorine del piacere, ho visto questa ragazza qua con una deliziosa gonna bianca, corta ma non troppo; un top nero che io l'abbinamento bianco-nero lo trovo molto di classe. E delle scarpe a sandalo col tacco alto quanto bastava a rendere la gamba slanciata.
Poco più avanti, una sua collega indossava un abito a bretella marrone e bianco, scollatura morbida e sandalo con la zeppa di sughero perfettamente in tono coi colori del vestito.
Che poi, dopo essere arrivata lì dove dovevo andare, camminando camminando, all'ingresso del negozio c'erano due che parlavano. E una diceva all'altra: penso di mettermi il pantalone stretto con i sandali alla schiava.
Non esistono più le mezze stagioni.

mercoledì 4 agosto 2010

Si potrebbe andare tutti quanto allo zoo comunale

"Io sto andando lì" è diverso da "vuoi venire?".
O almeno, per me lo è.

Sapore di mare, sapore di sale

Sulla spiaggia c'è sempre una doccia. All'incirca. Intendo un tubo sollevato dal quale esce un getto d'acqua dolce. Se vai in un lido attrezzato, la doccia funziona solo se dentro ci inserisci un gettone, e in genere puoi scegliere la temperatura dell'acqua. Se sei sulla spiaggia libera, l'acqua non è stata ancora privatizzata ma devi accontentarti della temperatura naturale.
Io non mi bagno mai di acqua dolce, perché mi piace troppo avere il profumo del mare sulla pelle.
Alle volte ci sono delle persone che, al contrario di me, ci tengono molto a farsi la doccia sulla spiaggia.
Dialogo fra mamma e bambino, sotto un ombrellone accanto a me.
- Preparati, dobbiamo andare via - dice lei, raccogliendo i giochi sparsi ovunque.
- Nooooo - urla lui, da un punto lontano.
- Muoviti, non mi fare spazientire -
- ... - conitnua a giocare.
- E vai a farti la doccia -
- Nooooo - il piccolo non ha un vocabolario molto variato.
- Ti accompagna tuo padre a farti la doccia - decreta la madre, col piglio imperioso di un generale di guerra. Il povero padre in questione si avvia mestamente alla doccia.
- No, io non me la voglio fare la doccia - obietta il bambino.
- E invece te la fai -
- Nooooo -
- Ma se c'è qui la doccia, non vedo perché poi devi fartela a casa -
Voce fuori campo: forse perché poi, a casa, c'è anche il sapone?

martedì 3 agosto 2010

Ci sono topi tutto in giro, topi tutto intorno

Se dentro casa mia scopro un'invasione di topi, non serve che io dica: non ne sapevo niente. Devo innanzitutto pulire, mettere delle trappole per topi, insomma rimediare all'invasione. Non è un topino isolato che ho visto sgusciare. Se c'è pieno di topi, bisogna almeno comperare un gatto.
Se poi la gente per strada va discorrendo dei topi che c'erano in casa mia, perché prendermela con la gente? Ok, io non lo sapevo che stavano entrando i topi. Ma ci sono entrati.
Non posso dare una festa di gala, la sera stessa, nella terrazza di casa mia.
Se lo faccio, e gli invitati partecipano, è quantomeno lecito dubitare degli invitati. Che evidentemente non hanno schifo dei topi. Magari sono contenti di fare una festa immersi nel lercio. Forse ci verranno pure travestiti da ratti. Chissà.

Lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo non siamo non siamo

Poi un giorno incontri un cigno. Ed è come fare entrare aria fresca in una stanza che è rimasta chiusa per troppo tempo.

lunedì 2 agosto 2010

Andrei a piedi certamente a Bologna

...per vedere le persone che amo. Per un abbraccio, una notte da passare assieme a raccontarci come stiamo vivendo. Per sentire un concerto di muisca che amiamo.
Lo faccio senza riserve, a piedi nudi.
E la strada ferisce, a volte.
Altre volte mi chiedo cosa succederebbe se io mi fermassi. Quanti verrebbero verso di me.
Non credo sarebbero molti.

A parlarle non riesco, le scriverò dei versi

A me non piace molto quando i sentimenti vengono raccontati tipo sul feisbuc, che li leggono centinaia di persone. E li leggono completamente decontestualizzati, i sentimenti.
Che se tu sei un mio amico normale, io farò la persona discreta e non mi farò troppe domande.
Ma se tu sei uno che ho amato, o uno che mi piace, io non riesco a leggere indifferente. E allora si creano delle situazioni incresciose, che quando si scrivevano solo lettere d'amore secondo me era meglio.

Quel posto che non c'è

Quando sei fatto di mare, il mare ti chiama. Non puoi allontanarti molto, perché è come se ti mancasse l'ossigeno. Un elemento fondamentale di te.
E lo segui, il mare. Anche quando non riesci a vederlo. Anche quando sembra lontano. Avanzi sospinto dal profumo della luna sulle onde.
E poi cammini, a piedi nudi, in quel "non luogo" dove le parole diventano cariche di emozioni e superflue. Perché sai che potresti restartene in silenzio col cuore pieno.

domenica 1 agosto 2010

Domenica d'agosto che caldo fa

Agosto è il mese più brutto dell'anno.

venerdì 30 luglio 2010

50mila lacrime non basteranno perché musica triste sei tu dentro di me

L. ha cinque anni e un paio di grandi, meravigliosi occhi azzurri.
E. ne ha due, è ancora timida con i bambini maschi.
Si incontrano al mare ogni mattina. Ed è la cosa più bella, per la piccola E., l'appuntamento con L.
Se capita che si vedono per strada, o al parco giochi, si corrono incontro con le guance arrossate e il fiato corto. L. porta da casa dei giochi per E. e vuole insegnarle a nuotare. Lei ha portato giù la sua palla, una mattina, e lo ha fatto solo per L.
Certe emozioni non hanno età, sono messe dentro al nostro cuore dal primo respiro.
Oggi L. se ne stava tutto raggomitolato sotto l'ombra, con le ginocchia al petto e la testa bassa, a muovere i sassolini sotto di lui. E. lo guardava col faccino triste, e silenziosamente è andata a sederglisi accanto. Con la palla colorata, che a lui piace.
L. si è allontanato di qualche centimetro dai riccioli biondi di E. dicendo: - Voglio stare solo -
Certe dinamiche non hanno età, sono messe dentro al nostro cuore fin dal primo respiro. Nessuno ce le insegna, non derivano da esperienze né da condizioni di vita. Fano parte di noi, come il colore dei capelli.
E. si è allontanata col faccino deluso. Ha giocato con altri amici, ma continuava a guardare di sottocchi L., che ha voluto anche fare il bagno da solo.
Poi, mentre la mamma raccoglieva le sue cose per andar via, lui si è avvicinato a E.
Le ha puntato contro quegli irresistibili occhi azzurri e ha detto: -E, ci vediamo al mare questo pomeriggio -
Non era una domanda, la sua. Una richiesta, forse triste. Ma intensa. Oggi pomeriggio non vorrò più stare da solo, vorrò giocare con te.
E. ha allungato la sua morbida manina verso le dita di L. e ha detto: -Si -
Certe dinamiche e certe emozioni non hanno età. Fanno parte di noi, sottili come la nostra pelle.
E se è vero che le donne più anziane trasmettono la saggezza degli istinti alle donne più giovani, con le gambe accarezzate dall'acqua del mare, racconto ad E. del grande inganno. L'uomo che ti allontana per stare da solo non va inseguito. Perché fuggirà sempre, lontano da te.
C'è il parco giochi, questo pomeriggio. Andiamo lì, ci divertiremo tanto.

giovedì 29 luglio 2010

E innanzi al mare ad ansimare sto

Il gabbiano vola da solo. E' libero, bianco e leggero. Al tramonto, sfiora le onde gonfie di rosso, mentre la risacca scandisce il suo incedere altero ed elegante.
Il gabbiano solleva con sé i tuoi pensieri, battono con le sue ali i tuoi sogni. Ti innalzi sospinto dal coraggio del suo volo di mare.
Accanto a lui volava un secondo gabbiano. Più prudente. Passava sulla riva, virava per abbassarsi verso il bagansciuga. Poi riprendeva quota. Quasi indeciso se planare leggero come il suo compagno, o restare più vicino alla terra ferma per riposare le piume salate.
Si sono allontanati verso l'orizzonte sfumato.
Poi un punto lontano ha ripreso a muoversi verso la mia direzione. Alto, sicuro. Dominava lo sguardo, il suo batter d'ali. Era il gabbiano che volava più alto. Continuava il suo viaggio. L'altro non c'era più.
Come i gabbiani i nostri cuori. Quando si innalzano verso la meta, la più importante, lo fanno da soli. Non c'è altro modo.

Il postino suona sempre due volte

Il fatto che nella mia casella privata di posta elettronica arrivino mail in cui sono dettagliatamente illustrati gli effetti portentosi del viagra, mi inquieta non poco.

Canto e discanto

Io ci sono dei momenti della vita che mi preoccupo.
Perché mi sembra tutto fermo. Non ho neppure voglia di parlare.
E non so come uscirne.

Io, lui e la cana femmina

Io non amo particolarmente gli animali. Li rispetto, però non è che mi piace quando mi slinguacciano, o averli dentro al letto, o ritrovarmi dappertutto i peli di deliziose bestioline.
Preferisco mantenere una debita distanza.
Ragion per cui quando arriva sulla spiaggia un cagnone grande quanto un cavallo, dal pelo riccio e bianco, che ansima e lo senti ansimare da lontano, io mi irrigidisco un poco. Mi danno fastidio anche gli esseri umani troppo vicini, nel mare, sia chiaro.
La differenza è che gli esseri umani non distribuiscono i loro escrementi lungo la linea del bagnasciuga. In un modo talmente accurato che le folate di brezza mattutina ti arrivano tutte miste di puzzo di merda di cane.
E l'abbronzatissima padrona, dopo aver ripulito la spiaggia dalla cacca del suo cane, si preoccupava di quando il sole sarebbe stato troppo caldo, e lei (la cana femmina) avrebbe avuto bisogno di fare il bagno.
-Ma devo aspettare che vadano via le persone - ha detto. Ecco, se era un messaggio subliminale, ha avuto effetto immediato. Che io ho raccolto le mie cose e sono andata via prontamente.

mercoledì 28 luglio 2010

La leva calcistica del '68

I maschi, si sa, pensano principalmente ad una cosa. E contrariamente a quanto immaginiamo noi povere donzelle, quella cosa è il calcio.
[Chi ha fatto sesso mentre in tv c'era una partita di pallone, scagli la prima pietra]
La passione dei maschi per il calcio inizia prestissimo.
Francesco e Domenico sono due ragazzetti che a occhio e croce hanno otto anni. Io li vedo giocare a pallone sotto casa mia. Li vedo giocare sempre al pallone. Trattenuti a stento solo nelle ore in cui d'estate pare sia obbligatorio riposare, e c'è tanto di regolamento condominiale che proibisce urla e schiamazzi durante certe ore.
Per tutto il resto del giorno, della sera e del principio della notte, Francesco e Domenico giocano a pallone. Secondo me si divertono molto. Beati loro.
Ma la vita, si sa, riserva delle sorprese non sempre gradite. Ieri sera a casa di Francesco è arrivata una cuginetta. Rebecca. Con annessi genitori invitati a cena dai genitori di Francesco. E dalla loro terrazza c'erano voci allegre, tintinnare di bicchieri, luci profumate di candele.
Dal viale esterno, proprio sotto il balcone di Francesco, alla solita ora arriva puntuale Domenico con il prezioso pallone sotto al braccio. Francesco non c'è. Domenico lo chiama.
No, non è che lo citofona. Loro si chiamano così, a voce da una terrazza all'altra.
Francesco mestamente risponde che non può scendere a giocare. Perché c'é Rebecca, dice.
Domenico se ne rammarica, ma non volendo rinunciare alla sua partita corre a cercare altri bambini. E li trova nel giro di dieci minuti. Con la cattiveria totale che solo i bambini possono avere, Domenico e questi nuovi assi del calcio vengono a fare la partita sotto il balcone di Francesco. Eppure di spazio ce n'è, in questo quartiere residenziale eh.
Ma Domenico, sempre urlando, comunica al suo amico che loro stanno a giocare lì sotto e che non appena Francesco può scendere, lo aspettano.
La serata passa con quegli scalmanati che urlano e tirano calci e ci fanno pure la telecronaca, alla partita. Una delle due squadre era il Paraguay. Francesco è restato per tutto il tempo incollato alla ringhiera della sua terrazza, con la testa reclinata e i piedini penzolanti.
E tutte le volte che il gioco si fermava per recuperare la palla, Domenico che chiedeva: - Scendi, Francè? -
E Francesco ripeteva la solita frase, della quale non ha saputo variare neanche mai il tono: - C'è Rebecca -
Ecco, non chiediamoci poi perché gli uomini non le amano, le donne.

Giro giro tondo quant'è bello il mondo

Ora io non è che voglio fare la Montessori de noantri. E' facile fare psicopedagogia da spiaggia; altro dicscorso è crescere un figlio. Lo so bene.
Ma senza saperne molto io, di bambini, immagino che se tu hai quattro anni circa e ti stai divertendo da matto sulle giostre, ma la tua mamma dice che è ora di andare via; e se tu, com'è naturale alla tua età, non hai nessuna voglia di andare via; e se la tua mamma per convincerti ad andare via estrae dalla sua borsa il cellulare e fa finta di telefonare ai carabinieri; ecco, io immagino che in casi come questi poi uno diventa grande e succedono le stragi in famiglia.

E se si usciva avevi sempre su qualcosa un po' scollata

Signori, non smettete di invitare a cena le vostre donne. Che a noi fa tanto piacere....

martedì 27 luglio 2010

E adesso la pubblicità

Scandire le nostre vacanze, le serate o le ore in spiaggia, con il nome del locale in cui siamo stati significa etichettarsi come la carne in scatola. Secondo me. Che se te la compri di un'altra marca vali meno.

Se una mattina io mi accorgessi che ci stiamo sopportando

Capita. Non è improvviso, ma improvvisamente te ne accorgi. Che non ci puoi più stare dentro certi binari.
Il tuo lavoro, il tuo matrimonio, la città in cui vivi.
Credo che capiti a tutti.
La differenza sta fra quanti ci restano lo stesso, a soffocare dentro. E chi invece si alza per cambiare.

lunedì 26 luglio 2010

Ti brucerai perché ti tiene su soltanto un filo

Se non ci sono gesti concreti, meglio non dare troppo peso alle parole.

L'avvelenata

Io odio il fumo delle sigarette. E se sto a godermi la brezza marina non sopporto che tu ti metta a fumare in direzione del vento, sporcandomi l'aria di cui mi sto riempendo i polmoni.
Io non sopporto che tu dica di aver fatto qualcosa che invece non hai fatto. Qualunque sia il motivo per cui lo fai, io la chiamo bugia. E non sopporto le bugie.
Io detesto quell'incontrollato bisogno di controllare la vita degli altri.
Io non posso vivere vicino a chi vuole dirmi come fare le cose, a cominciare dalle più piccole. Se suona il cellulare e io non mi alzo per rispondere, tu non devi permetterti di prendere il cellulare e portarmelo. Perché se lo fai io vicino a te non posso vivere.
Io non considero comunicazione una comunicazione che si riduce a dire quello che di sbagliato è stato fatto.
Io mi incazzo come un treno in corsa per tutta la passione che ho dovuto soffocare, perché era troppo rumorosa, troppo rischiosa, troppo difficile da gestire.
A piedi nudi, coi capelli sciolti, e il passo ancora incerto, mi allontano a riprendere la mia pelle.

Per segnare le ore lente e gli anni veloci

Io sono una donna forse romantica e sicuramente complicata. A me i temporali d'estate mi piacciono. Mi piacciono i cambiamenti, il cielo solo azzurro e caldo diventa monotono.
Invece il profumo del mare che si gonfia di grigio, e le nuvole cariche di vento riflesse sulle onde, sono come una sorpresa. E chi si sorprende assaggia un gusto nuovo dei giorni.
Ieri c'è stato un temporale estivo. A metà mattina i colori della spiaggia sono cambiati del tutto. I riflessi dorati sull'acqua sono diventati scaglie di blu intenso. Poi la pioggia. Profumata.
La maggior parte della gente di qui ieri non è andata al mare. Perché pioveva.
Io che invece stavo in spiaggia molto presto, ho fatto una splendida nuotata. Che non l'avrei mai detto di ritrovarmi dopo dieci minuti in un mare in tempesta.
E allora ho pensato, mentre le gocce mi bagnavano i capelli, che le occasioni nella vita le afferri solo per pochi attimi.

Avrai due lacrime più dolci da seccare

Quelli che di piscologia se ne intendono, dicono che il comportamento di un adulto con un bambino tende a ripetere i modelli osservati e vissuti durante la propria infanzia. Io non lo so se questo è vero, ma vedo la maggior parte degli adulti rapportarsi ai bimbi come se fossero delle bestioline da addomesticare.
Secondo me dovrebbe essere il contrario. Dovremmo essere noi, che di vita sulla pelle ne abbiamo vista scorrere parecchia e forse quella pelle l'abbiamo un poco indurita, noi dovremmo essere a imparare da loro. Dalla loro spontaneità, fantasia, creatività.
L'adulto dovrebbe dirti dove è il pericolo, ed essere silenziosamente e fedelmente lì pronto a difenderti dal periclo che tu sei ancora troppo fiducioso per vedere. Ma non possiamo essere noi a dirvi cosa fare o come farlo.
Può la bottiglia dire al mare come gonfiare le onde?
Può una girandola dire alle nuvole che cosa è il vento?

Se uno ha imparato a contare soltanto fino a sette vuol mica dire che l'otto non possa esserci

Ci sono persone che non sanno usare l'espressione "non lo so". Oppure "forse". O anche "devo chiedere". Sono le persone per cui la vita si risolve in ciò che vedono. E preferiscono non essere scomodati da quanto non conoscono. Restano comodamente seduti nelle loro certezze.
Ma la parte più bella della vita potrebbe essere quella ancora da vedere.

sabato 24 luglio 2010

Ma com'è bella la vita stasera

La storia è questa. Siamo in piena estate, e sui lungomari di sera c'è pochissima gente.
Il turismo non gira.
Ma la gente che ci vive qui, vnei posti di mare, che fa di sera? Dove sono le persone che di giorno vanno ancora a lavorare? Che fanno, di sera?
No... è che quando esci poi devi comperare almeno una birra. E mica te lo puoi permettere ogni sera.
Questa era la classe media.

venerdì 23 luglio 2010

Nel paese della persuasione

Due grandi amici osservano i rispettivi peni con un sofisticato microscopio.
- E questo me lo chiami un allungamento? - dice uno.
- Jim, io ho guadagnato 5 centimetri - dice l'altro. - Forse dovresti provare il mio sistema -
- Che sistema è il tuo, Kevin? - dice l'altro.
- Il mio sistema è: mi appendo un mattone al pene e sto in piedi per ore sul ciglio del Gran Canyon - dice Kevin.
- D'accordo Kevin - dice Jim. - Sei il mio più caro amico dai tempi dell'asilo. Farò un tentativo -
Poi vediamo Jim in piedi sul ciglio del Gran Canyon, con il mattone appeso al pene, mentre Kevin si avvicina in punta di piedi alla macchina di Jim, e una voce fuori campo dice:
Pontiac Sophisto: così sofisticata che saresti perfino capace di convincere il tuo migliore amico ad appendersi un mattone al pene!
Mentre Jim è distratto dal dolore del mattone appeso al pene, Kevin sgomma via con la Sophisto. Jim si gira di scatto a guardare, il pene gli si strappa e precipita nel Gran Canyon. Jim sorride sardonico, rendendosi conto dello scherzo di Kevin ma anche del suo buon gusto in fatto di automobili, poi scende nel Gran Canyon a recuperare il suo pene e, si spera, riattaccarselo.

George Saunders, Nel paese della persuasione, Minimum Fax

Le parole che non ti ho detto

Vieni via con me.

Seduto con le mani in mano

La prossima volta che mi trovo seduta dove c'è un uomo che chiede alla sua donna di alzarsi per prendere da bere, io mi alzo e vado via senza neppure salutare.

E il mio nome era Bufalo Bill

Funziona così.
La magistratura indaga, la polizia arresta gente di mafia.
Fra questi c'è almeno un politico, o un diretto congiunto del politico. Magari più di uno.
Il politico in questione coi congiunti in galera, per qualche giorno scompare. Per una serie di fortuite coincidenze, si trova sempre fuori. In lavoro, dice. O per vacanza. Ma si trova sicuramente in un posto dal quale non può rilasciare dichiarazioni. Dopo qualche giorno si manifesta, e dice: sono sereno; ho fiducia nella giustizia; c'è un complotto contro di me volto a colpire la mia famiglia.
Oramai è un copione che si ripete, e sembra che non ci si debba neppure più meravigliare, indignare. O pensare che il politico parent dei mafiosi dovrebbe dimettersi. E perché mai.
Pubblicità.

Con il letto in cui tua moglie non ti ha mai saputo amare

Io finisce sempre che mi ritrovo a giocare con dei bambini. Mi diverto, che ci posso fare. Mi incuriosiscono, soprattutto perché non hanno sovrastrutture: dolci o antipatici che siano, loro si mostrano per come sono. E questo è un bel modo di stare fra la gente. Io penso.
Cosicché al mare dove vado io ci sono questi bimbi toscani, che arrivavano col papà. E gioca coi piccoli, e chiacchiera col papà. Divertente. Avevo pensato che dovevano essere tipo dell'affido condiviso. Cioè, mi sembrava strano che la mamma non comparisse mai.
Ma oggi è comparsa.
Li ho visti arrivare tutti insieme, allegra famigliola.
E da lontano ho visto i piccini che mi salutavano con la manina, e sentivo la mamma comparsa che diceva al papà: e ma qui ci sono le pietre troppo grosse; e io voglio telefonare al Comune per dire che mettano una passerella perché ho due bambini come devo fare; e se deve venire anche mamma come si fa con un'anziana.
Poi sono arrivati a destinazione. Il tempo di dire buongiorno e i bambini, naturalmente, si sono tuffati in mare e volevano giocare con me. Lei intanto la sentivo dire che ci sono troppe zanzare, che non è possibile dormire, che bisogna chiedere una disinfestazione.
Ora, io non lo so se mi sposerò. Ma se mi dovesse succedere e mi trasformo in una moglie scassapalle, siete tutti autorizzati a togliermi la vita. In qualsiasi modo, fate voi.

mercoledì 21 luglio 2010

Diverso da chi

- Vendola vuole proporsi come candidato premier per le elezioni del 2013 -
- E vabbè, ma un presidente del consiglio gay... -
Ecco. Ditemi voi dove devo andare, perché io ho esaurito le idee.

Mastica e sputa

Quando dici che sei nata a Corigliano Calabro, devi poi sempre fornire qualche indicazione aggiuntiva. Perché Corigliano Calabro di per sè non lo conosce nessuno.
Se parli con gente del Sud, puoi dire che è vicino all'Acqua park di Rossano, oppure vicino a Camigliatello. Perché la gente che si sposta ci viene pure, in Calabria; ma non lo sa proprio cos'è, Corigliano. E questa cosa a me mi pure dispiace. Voglio dire, non ci vorrebbe molto a far parlare di noi con tutte le bellezze naturali che abbiamo. E le abbiamo così, gratuitamente. Che Dio, o chi per lui, ha detto: ecco, tutto questo ve lo regalo.
Ma noi altri preferiamo vederla, la nostra terra, come se fosse un oggetto lasciato disordinatamente su un mobile in attesa di ripassare, fra poco, a metterlo al suo posto. Fermo. In disordine.

Questa mattina ero in spiaggia. Accanto a me ci stava un tizio pure carino. Aveva un accento toscano, e lo so perché ovviamente ha cercato il modo di avviare conversazione. Solite cose da spiaggia. Sei qui in vacanza, di dove sei. Eccetera.
- Sono di Corigliano Calabro - faccio io, rassegnata a fornire i famosi particolari aggiuntivi per localizzare il mio paesello natio.
- Ah, ne hanno parlato stamattina in radio - replica quello.
- Ah si? - chiedo stupita.
- C'è stato un maxi arresto -
- Beh, si... c'è la 'ndrangheta - aggiungo, consapevole che se si parla di noi è per quello.
- Hanno arrestato i fratelli del sindaco -
Ecco, io lì non ho saputo più cosa aggiungere. Perché la Calabria ti immobilizza. Dentro queste regole.

martedì 20 luglio 2010

Generazione di fenomeni

Chi ha meno di trenta e più di quaranta, non lo può capire come stiamo noialtri.
Generazione liquida. Che scivola su tutto senza poter fare progetti, nella continua ricerca di un'identità personale che non può svilupparsi appieno senza un'identificazione professionale e geografica. Adesso questa cosa qua del nostro disagio l'hanno analizzata dei ricercatori dell'Università di Napoli. Fra gli altri.
Io voglio fare un esempio.
L'altro giorno mi telefonano da un call center. Una voce femminile molto gentile, che proponeva della roba naturale per il corpo, il viso, i capelli. Io non è che fossi realmente interessata, ma lo so cosa vuol dire lavorare nel call center. E ci ho parlato, con questa. Che alla fine mi aveva pure quasi convinta su una linea naturale per capelli all'olio di mandorle dolci e jojoba. A sentire lei, una meraviglia. Il punto era che questa azienda per cui la callcenterista mi telefonava, non ha dei punti vendita. Ti invia la roba per posta. Pacchi. Indirizzo. Postino.
No. Ho detto. Inutile che vai avanti, cara. Che io non te lo posso proprio dare un indirizzo. E non mi sembra opportuno che lo shampoo all'olio di mandorle dolci e jojoba arrivi a casa dei miei genitori mentre io poi sarò chissadove.
Ecco. La nostra generazione non si può nemmeno comperare dei saponi con sicurezza. Questo è.
Poi la centralinista mi ha chiesto che lavoro facessi. La mia risposta è sempre: dovrei essere un'insegnante. Al che la tizia dall'altro capo del telefono mi risponde:anch'io.
E abbiamo continuato la conversazione per altri dieci minuti circa; che lei mi ha chiesto delle cose su come funzionao le chiamate quest'anno, e il prossimo, e le supplenze, e i tagli.
E lei mi aveva telefonato per vendermi uno shampoo.

Nel blu dipinto di blu

Ora io si sa che amo il mare. Che proprio lo metto al primo posto della vita. O meglio, al primo posto in exaequo con la mia bimba. Allora la mia bimba si diverte da matti a fare il bagno nel mare con me. E sono fortune, i due amori che si incontrano nello stesso istante di meraviglia.
La mia bimba adora che io vada sott'acqua e risbuchi accanto a lei per strappazzarla di coccole. La frase con cui chiede di fare questo gioco è: zizà (che sono io) splash (vai sott'acqua) la tète (con la testa).
Immaginatevi però che tutto questo accade alle otto del mattino.
Io non ce la posso fare.

Ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente

Mi hanno detto di non cambiare, che si devono vedere gli artigli. Ma perché si vedano davvero io credo di dover cambiare ancora.

Li incontri dove la gente viaggia e va a telefonare

Io c'ho questa idea qua che taluni capi d'abbigliamento sono, diciamo, sconvenienti.
Perché l'abito non fa il monaco, ma il particolare fa la differenza; e l'occhio vuole la sua parte.
Però l'altro giorno ho visto un tizio. Un tizio uomo, ovviamente. L'incontro avveniva in un ufficio, quindi contesto caldo ma impegnativo. Il suddetto tizio uomo indossava dei pantaloncini blu e una t-shirt a righe. Non lo so come aveva le mutande, però sotto ai pantaloncini blu aveva un paio di piedi dentro a un paio di mocassini coi lacci marroni. I mocassini. E aveva pure le calze. Nere. Alte. Cioè, mica calzini di quelli fantasmini che proprio belli non sono ma per lo meno sono discreti. No. Quei calzini lì erano proprio di cotone che coprono tutta la caviglia.
Ecco, guardando quel tizio io ho un poco cambiato idea; nel senso che può non essere necessario arrivare alle mutande per capire che io un uomo simile non vorrei rivederlo mai più. Ma neppure incontrarlo per strada, se posso scegliere.

lunedì 19 luglio 2010

domenica 18 luglio 2010

Acqua nell'acqua

Andare in spiaggia di domenica è un'azione che andrebbe evitata. Ti trasformi in una formica schiacciata dalla carne sudata di milioni di altre formiche brulicanti. L'acqua del mare diventa una specie di contenitore sanitario per urine. Si urla troppo. E la gente mangia. Mangia, mangia. Panino e mortadella alle nove del mattino. Se sei sulla spiaggia libera.
Se vai nei lidi, stesso carnaio. Solo più figo. Non trovi il panino e mortadella, questa è la differenza più evidente. E i maschi del lido sono quelli che si ammazzano di palestra per esibire il muscolo scolpito che luccica.
Io perdonatemi, ma la domenica al mare no.
Perché io al mare ci vado per perdermi d'azzurro. E nuotare, nuotare, nuotare. Fino a che il tuo corpo diventa spuma bianca, e il profumo del mare ti avvolge tanto da diventare piacere.
E non c'è più nessuno.
Solo mare. E libertà.

Come un istante déjà vu

Non so se per coincidenze o imprecisabili intrecci di tempo, ma ci sono alcune cose che tornano. Si ripetono. Le riconosci. E allora puoi evitare errori già commessi. Per fortuna.

Parole parole parole

La comunicazione è essenziale. E questa comunicazione non mi piace.

sabato 17 luglio 2010

Voglio andar via

Da questo caldo che ti si incolla addosso.
Dalle parole troppo sdolcinate.
Da facebook, dai cellulari e da tutto ciò che interrompe il silenzio.
Voglio andar via da questa città vergognosamente bella che non mi appartiene.
Dal Sud.
Da chi ti vuole sempre in un modo diverso da quel che sei.
Dalla rabbia taciuta e dalle fragilità.
Voglio andar via.

giovedì 15 luglio 2010

Certe notti la macchina è calda dove ti porta lo decide lei

"Cara maleducata, la prossima volta che parcheggia la sua auto qui saremo costretti a chiamare i vigili; perché qui trasportiamo persone anziane, e bisogna rispettarle"
Questo, pressapoco, il contenuto del biglietto che ho trovato questa mattina fra il tergicristalli e il vetro anteriore della mia macchinetta. La maleducata ero io, ovvio. Il biglietto era di carta leggera gialla, il messaggio scritto a mano a inchiostro nero.
Ora io ho tanti difetti, ma se c'è una cosa che non faccio è parcheggiare l'auto a capocchia. Come la maggior parte dei guidatori invece ama fare. E lì non c'era proprio nessun cenno di passo carrabile. Ci ho guardato proprio bene, prima del parcheggio e pure dopo, stizzita dall'appellativo ricevuto. Io mi sono chiesta spesso come funziona, il passo carrabile. Tipo sarà che tu vai al Comune e dici: qua non si può parcheggiare nessuno. Magari quelli del Comune manderanno qualcuno a verificare, non sai mai. E poi ti arriva a casa (che ne so, nella buca della posta) il segnale nuovo nuovo da apporre davanti all'ingresso del tuo garage. O forse non è questo, il meccanismo. Però, suppongo, se tu questo cartello non ce l'hai, i vigili non finiranno per dare ragione alla cara maleducata?
Seconda questione: questi vecchi che dovevano passare, saranno stati vecchi veramente importanti e famosi. Cioé, per quale motivo io, alle due di notte quando ho parcheggiato, dovevo sapere che la mattina seguente da lì dovevano uscire i vecchi?
Ma soprattutto.... se tu mi scrivi, a me proprio a me, la frase che hai scritto. Che sulla parte centerale del messaggio ho qualche dubbio, ma il saluto iniziale e la frase conclusiva sono stati l'indelebile inizio di una giornata affatto gradevole. E quindi, dicevamo, se tu a me proprio a me che delle parole sono maniaca, mi scrivi "qui trasportiamo persone anziane e bisogna rispettarle", stai tranquillo che domani la mia auto te la parcheggio senza neppure troppe manovre. E vediamo che ti dicono i vigili. Caro genio della letteratura.

L'absente

Non trovarti quando ti cerco, e sentire che chiami quando mi allontano. Ecco quello che gli uomini chiamano amore.

mercoledì 14 luglio 2010

Capelli rossi così era scritto in quella lettera d'amore

Ora siccome sono una donna, io impiego lunghi minuti di concentrazione davanti ai flaconi di creme, shampoo, maschere e oli idratanti. Lo faccio per scegliere i prodotti più adatti a me, alle mie esigenze nei diversi periodi dell'anno; ma fondamentalmente sono convinta che dentro quei flaconi ci sia la stessa roba. Voglio dire, in che cosa dovrebbero differenziarsi uno shampoo che ti dà lucentezza da uno che ti confersice morbidezza?
Tuttavia, la vanità è donna. E io ci sono dei momenti in cui voglio lo shampoo alle proteine della seta e altri in cui mi serve la crema idratante al sandalo. Pur credendo che la differenza sia sottile.
Poi siccome questi flaconi qua li prepara gente che ci fa tutto uno studio di marketing per indurti a comperarli, succede che ci sono più prodotti di una stessa linea. E allora tu, leggendo le proprietà di un latte detergente, ad esempio, scopri che è inefficace se usato separatamente dal rinforzante per unghie della stessa marca. Insomma, la casa cosmetica ti osserva dall'alto mentre ti induce a percorrere interi corridoi di profumerie per acquistare questi prodotti per te indispensabili.
Ovviamente c'è la fidelizzazione al marchio. Qundi una stessa linea di prodotti presenta flaconcini pressocché identici: stessi colori, dimensioni anche simili. L'effetto che vogliono creare sarà forse quello di farti sentire avvolta da tutte quelle diavolerie indispensabili alla tua bellezza. Che però, ripeto, sono pressocché identiche fra loro. Almeno nell'aspetto.
E allora può succedere che una povera cliente caduta nell'imbroglio seduttivo della bellezza, abbia posato sul bordo della sua vasca da bagno tutti sti flaconcini miracolosi. Uguali. Shampoo e balsamo hanno un'unica differenza: che la bottiglia di shampoo sta appoggiata diritta, mentre quella di balsamo si deve mettere a testa in giù. Ossia, si appoggia col tappo rivolto verso il basso.
Se però tu, per qualche motivo, quando li hai messi sul bordo della tua vasca da bagno questi meravigliosi flaconi, eri distratta, ti sarà anche potuto accadere di lasciare le due indispensabili bottiglie posate nello stesso verso. Una accanto all'altra, indissolubilmente.
Sicché quando stai sotto il getto tiepido d'acqua, canticchiando felice, la tua incauta mano può allungarsi verso la bottiglia di balsamo inconsapevole del tragico errore. Credendola, appunto, shampoo. Compi gli stessi gesti di sempre: distribuire uniformemente il prodotto per tutta la lunghezza dei capelli. Solo che sto prodotto qua non fa per niente schiuma.
Scettica, ti dici che forse sarà stato l'olio protettivo a sporcarli così, i tuoi capelli. Li insaponi di nuovo. Ovviamente, sempre con lo stesso prodotto. Che il lettore sa non essere shampoo. Ma la povera donna che si sta lavando no. Quindi il risultato non cambia. Niente, non c'è schiuma. A quel punto smetti di cantare, e ti dici che forse c'è qualcosa che non va. Così, mentre ti imbratti i capelli per la terza volta di quella roba melefica, leggi più attentamente le isturzioni sul retro della bottiglia. E ti accorgi che c'è scritto: prodotto idratante, ridona morbidezza ai capelli ricci e mossi sciupati dal sole. Allora inizi a capire. Allunghi la mano tremante all'altro flacone, quello che non hai ancora aperto. E vedi che lì c'è stampato: shampoo. A grandi caratteri.
Ma oramai è troppo tardi. Hai imbalsamato i tuoi capelli per circa quindici minuti. Quando poi riesci finalemnte ad asciugarli, hai una nuova certezza: i prodotti cosmetici non sono affatto tutti uguali.

martedì 13 luglio 2010

Cosa fai ora ti ricordi eran belli i nostri tempi

L'amore, quello vero, quando ti trova non se ne va. Cambia. Prende nuove forme e diversi sapori. Ma resta un bene grande dentro al cuore. Basta solo non averne paura, e lasciarlo fare. Come l'acqua pura di un ruscello, troverà lui le forme in cui prendere vita, e ci saranno fontane gorgoglianti fra le rocce del tempo.

domenica 11 luglio 2010

Notti magiche inseguendo un goal

Solo per dire che quattro chiacchiere col polpo io me le farei volentieri, a sto punto.

Prendi questa mano zingara

Per una fortunata serie di vicende familiari, noi si ha spesso ospiti internazionali nella nostra casetta calabra. Alcuni di questi, amici francesi, sedevano al paterno desco proprio oggi. Oggi è la finale del mondiale, a quanto dicono. Che io di calcio capisco meno che di matematica. Però i francesi sembravano bene informati sulla questione.
Io di questo mondiale di calcio una cosa mi ha colpito: il polpo. Cioé, non tanto l'idea che ci sia questo mollusco qua che si diletta a indovinare le partite. Quanto piuttosto il fatto che a noi altri lo propinano in televisione e sui giornali come se fosse la cosa che ci interessa maggiormente. O almeno io spero non essere la cosa che ci interessa maggiormente, il polpo.
Poi quando ho letto che Paul [il suddetto indovinatore di mondiali] sembra avere origini italiane, mi sono sentita leggermente presa per i fondelli dall'umanità intera.
Cosicché quando stavamo a tavola coi francesi, io una cosa gliel'ho chiesta. Se lo conoscevano pure loro, il polpo. Ma nel sentirmi dire che si, lo conoscono; e sapevano che la squadra che fra poco dovrebbe vincere l'acquatico mondiale è la Spagna, perché l'ha detto il polpo, ecco allora sono stata felice. Non tutto è perduto, fratelli d'Italia.

venerdì 9 luglio 2010

Alla sera vedo donne bellissime da Venezia arrivare fin qua

Anni fa sono stata a Istanbul. Che ho smarrito i contorni, ma conservo bene la sensazione dei colori e dei profumi. E mi ricordo vivi questi uomini scuri e baffuti. C'erano uomini, solo uomini in giro. E ti guardavano - a te turista italiana (allora anche giovane) in calzoncini e canottiera - ti guardavano con espressione che per essere eleganti si potrebbe definire famelica. Ricordo che quegli sguardi si appiccicavano addosso come l'umidità e lo scirocco.
Te ne facevi una ragione; pensando che lì le donne magari erano tutte avvolte nei veli, e loro uomini non ne vedevano mai un po' di pelle nuda.
Io quella sensazione sgradevole di sguardi appiccicati addosso come umido scirocco non l'avevo più provata da allora, fino a questo pomeriggio.
Questo pomeriggio sono andata a fare una ricarica al cellulare in un baretto della mia calabra cittadina di provincia. E indossavo i pantaloni, eh. Sono cose brutte.

giovedì 8 luglio 2010

Canzone delle domande consuete

Ora io e la mia nipotina adorata, quando ci si vede assieme per strada, potremmo anche sembrare mamma e figlia. Pare che abbiamo gli stessi capelli, fra le altre cose. Io sono felicissima di questo genere di equivoco, mi si stampa un sorriso da un orecchio all'altro, e sono orgogliosa. Molto orgogliosa di questa maternità che me la sento tutta. Ragion per cui questo pomeriggio, che ho accompagnato la mia bimba ad una specie di festa, mi ha fatto molto felice un vecchino. Io la tenevo in braccio, la piccolina, e il vecchino si avvicina per chiedermi se conoscessi gli animatori della parata clownesca. Siccome li conoscevo, ho spiegato di cosa si trattava. Seconda domanda del vecchino: lei non ha altri bambini?
La zia in brodo di giuggiole ha risposto che in effetti la bimba non era mia. Ma il sorriso orgoglioso splendeva tutto. Per smorzarsi un poco alla successiva domanda: lei non è sposata?
Che io capisco i vecchini, per cui gli obiettivi della vita sono quei due o tre, e tu devi essere o madre o moglie. Se no potresti fare schifo. Gli ho risposto con una faccia che era diventata quella del Lo so che ti faccio schifo ma no, non sono sposata.
Per poi trasformarsi in deciso astio, quando questo vecchino impiccione - che perché non si guardava i clown in santa pace non lo so - ha buttato lì la seguente riflessione consolatoria: ma lei è ancora giovane.
Ecco, lì l'ho guardato in cagnesco e mi sono portata via la bimba. Quasi senza salutare.

lunedì 5 luglio 2010

Guardarsi l'ultima volta e via

Io non lo voglio sapere, quando è l'ultima volta di una cosa. Non mi piacciono i saluti.

Ho la mappa di tutti i tuoi nei

"Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri", scriveva qualcuno. Alcuni libri sono ferite nell'anima, fanno proprio male tanto che non puoi leggerne troppo; devi fermarti a prendere respiro.
La storia che sto leggendo adesso è la somma allusiva delle mie storie d'amore.
Parole rivelano emozioni che non ho saputo capire. Immagini danno corpo a gesti che avrei voluto compiere ma non ne ho avuto il coraggio.
Mi lascia stupita, in maniera intensa e quasi indiscreta. E lei ha un neo esattamente nel punto in cui ce l'ho io.

L'immenso è lui che vuole me

La prossima volta, voglio tutto.

Se vorrai sai come trovarmi

Correre a braccia aperte verso te, contro il vento che toglie il respiro, i vestiti incollati alla pelle per la fretta di essere sulla tua pelle. E trovare il ruvido di pietre, immobili e silenziose.
Il cuore non ce la fa.

venerdì 2 luglio 2010

E se andrai lontano fa' che non sia troppo fuori mano

Hai scritto che, se non fossi certa che alla fine verrò da te, allo scoperto e con coraggio, mi avresti già lasciato perdere. Lo so. Ma dentro di me nutro anche il timore che non riuscirai nel tuo intento.
Vorrei aiutarti, lo vorrei davvero, ma ne sono assolutamente incapace. Cerca di capire. Lo sono per legge, la mia legge insensata. C'è qualcosa di inanimato laggiù, nel punto bianco e vuoto al centro dell'essere. Qualcuno è steso là, morto.
Io posso solo guardare i tuoi eroici sforzi di rianimazione come uno spettatore impotente, niente di più. E pregare che non ti dia per vinta.

David Grossman, Che tu sia per me il coltello

giovedì 1 luglio 2010

Ti vesti svogliatamente non metti mai niente che possa attirare attenzione

Purché tu non indossi le mutande bianche, o uomo. Perché quelle possono essere determinanti per l'evoluzione di una storia.

E le mie mani hanno applaudito al mondo

Non è corretto generalizzare, però si può affermare con discreta serenità che alcuni popoli hanno delle caratteristiche dalle quali sono riconoscibili. Gli italiani, per esempio, sono quelli che si lamentano. I brasiliani sono quelli che sanno ballare bene, e la gente dell'Africa è allegra. Questi ragazzi di colore che incontri sulle spiagge, ad esempio. Se ti intrattieni a parlarci, il discorso finisce sempre che tu italiano ti lamenti e lui sorride e ti pure fa la ramanzina sulla gioia di vivere.
Allora parlare con loro mette allegria. Sarà pure una comune banalità, ma è così.
L'altro giorno sulla spiaggia adriatica si è svolto il seguente dialogo, fra un venditore ambulante dalla pelle molto scura che passava sul bagnasciuga carico di merce, e noi due italiane stese al sole.
- Ciao, come va? - esordiscono spesso così, i venditori ambulanti di colore; sarà che si aspettano tu gli risponda "male" per attaccare la ramanzina. Non so.
- Bene - abbiamo risposto noi, che eravamo si contente ma anche poco inclini a sentire prediche in quel momento.
- Auguri - ci ha detto lui passando. Ed è stato bello.
- Grazie! -
- Buon bronzare - ha aggiunto, con un italiano approssimativo ma che ha reso bene l'idea.
- Grazie, auguri anche a te - abbiamo risposto noi per salutarlo. Ma siccome agli africani gli va sempre tutto bene, questo qua forse non gli servivano i nostri auguri che volevano essere generici sulla vita, perché ha risposto: - No, io già bronzato -

Il nome della rosa

Quelli che studiano sanno capire tutta la storia di simboli e segni, di significante e significato, di rimandi infiniti e combinazioni possibili di cui, per esempio, è intessuto il romanzo dei monaci uccisi nel convento perché toccavano un libro.
Quelli che non studiano, tuttavia, hanno una percezione istintiva di taluni fenomeni. La sensibilità linguistica, si chiama. Che può essere maggiore o minore, dipende un po' anche dai gusti ma molto dal grado di cultura. Però il minimo sindacale, di sensibilità linguistica, dovremmo avercelo tutti. Tanto da capire che chiamare un agriturismo immerso nella campagna salentina La zanzara forse non è stata la giusta scelta del significante per esprimere un significato. Voglio dire, io d'estate in un ristorante che si chiama la zanzara non ci andrei a mangiare, ecco.

martedì 29 giugno 2010

Lascia che sia

Io non ce la posso fare.

Princesa

Io l'altra notte ho sognato Nicki. Che gli chiedevo: ma sei proprio sicuro che non ti piacciono le donne?
Perché a me lui mi piace assai. E non sono mica sicura che continuerò a pensare ai maschi, eh.

lunedì 28 giugno 2010

E correndo m'incontrò lungo le scale

I pensieri superflui non sono un diario, contrariamente a quanto forse si pensa. Le storie che ci finiscono dentro, non sono proprio vere. L'amichetta mia, ospite dell'appartamentino leccese nonché fan del bloguccio, rientrando a casa l'altra sera mi ha chiesto notizie del bellomo che incontro alle volte giù in atrio. E io le raccontavo proprio questo, che no, quello che scrivo sul blog non è esattamente un diario. Però, il tipo bellino esiste davvero. Le dicevo.
Senonché nell'ingresso del palazzo, mentre noi si saliva le scale che io abito al primo piano, si apre la porta dell'ascensore. Ne sbuca fuori un tizio, alto e bruno ma...proprio no, non era bellino.
Ci guardiamo complici, l'amichetta e io.
E senza aspettare la sua domanda, le ho risposto secca: - no, non è lui! -


Ti sembra niente il mare

Salento. Mare verde mare. L'acqua riflessa sul fondale trasparente diventa strisce d'arcobaleno.
E silenzio. E sale sulla pelle.
L'amicizia, quella vera.
Se questo non è il paradiso....

Seconda stella a destra

Peter Pan: Non è bello, Wendy...è magnifico! Sali sulla schiena del vento e poi via, verso la stella più lontana. Laggiù nell'Isola che non c'è tutto è meraviglioso.
Wendy: Peter...ma tu sei sicuro che ci sia?
Peter Pan: Ma certo, è proprio questo il bello! Tutti sono convinti che siccome è l'isola che non c'è, allora non c'è. Invece c'è.
Wendy: Uh.... l'Isola c'è
[...]
Peter Pan: Adesso ci credi, Wendy?
Wendy: Si, adesso ci credo.

Seduta a terra, in prima fila dal backstage delle prove, con le gambe incrociate sotto la lunga gonna a fiori colorati, la sua macchina fotografica appesa al collo, l'amichetta mia gocciadimare si volta e mi sussurra: Ma è possibile che le donne credono a tutte le minchiate che dicono gli uomini?

sabato 26 giugno 2010

Che tu sia per me il coltello

In un gruppo di persone, un uomo vede una donna sconosciuta che con un gesto quasi impercettibile sembra volersi isolare dagli altri. Commosso, Yair le scrive, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un'implorazione, e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro, ognuno dei due offre all'altro ciò che mai avrebbe osato dare ad alcuno, e in questo processo di svelamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole.
Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, gli chiedono con imperiosa delicatezza una svolta nella sua vita interiore. Il risultato è un romanzo avvolgente e impudico che ci mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima e il corpo di un altro essere umano.

Quarta di copertina a David Grossman, Che tu sia per me il coltello

La guerra di Piero

Si aveva un'amica, qualche tempo fa, che dimenticava regolarmente dove parcheggiava la sua macchina. E quando si usciva con lei era diventato un classico che poi tutti giravamo in cerca di quell'automobilina azzurra. Si rideva parecchio di questo, eh.
Ma la vita, come il vento, cambia direzione.
E adesso io vivo in una strada dove non ci sono alberi. Cioé ci sono, ma ancora piccini piccini e ombra non ne fanno. Allora adesso che è arrivata l'estate quando entro nella mia auto parcheggiata al sole, mi sento più o meno come le ebree dentro ai forni. Sicché ieri sera mi è venuta questa geniale idea di lasciare la macchinetta sulla strada perpendicolare, che è un bel viale alberato. C'è da dire che ieri sera era parecchio tardi, quando ho partorito questa geniale idea; ero uscita a bere qualcosina, quindi ho messo in atto il piano ombrifero che stavo in quel piacevole stato di riconciliazione col mondo che ti conferisce la notte profumata e la bevanda alcolica. Naturalmente questa mattina quando sono uscita di casa per andare a fare la spesa la mia macchina non c'era.
Cioé, non era nel posto dove l'ho parcheggiata per un anno. E io mica me lo sono ricordata dove l'avevo messa. Sono cose brutte.

venerdì 25 giugno 2010

I vecchi sulle panchine dei giardini

Io mi impressiono davanti al dolore fisico degli altri. Inizia a girarmi la testa, mi sento mancare la terra sotto i piedi. Oggi ho visto un piccolo bambino cadere mentre correva, ha sbattuto la testa sul gradino della basilica e ha iniziato a scorrergli sangue sulla fronte. La mamma piangeva spaventata, urlava più del piccino. La gente attorno ha fatto crocicchio. Vicino a me c'era una coppia di anziani che parlavano con accento spiccatamente nordico. Mi sono rivolta a loro, cercando quella solidarietà che ti lega a chi hai vicino in momenti poco belli.
- Povero bambino - ho detto piano all'omone alto che aveva una pancia prominente e una macchina fotografica appesa al collo e sospesa sul ventre.
- E' fortunato se non gli viene una commozione cerebrale - ha detto questo. E poi si è allontanato. Seguito dalla sua attempata signora, con capello corto e guida della città in mano.
Io sarò cattiva, ma gli ho augurato un infarto di coppia a quei due lì. Così l'altro non soffre rimanendo vedovo.

Anche i ricchi piangono

I soldi ce li puoi anche avere in quantità notevole, e puoi di conseguenza comperarti abbigliamenti costosi. Ma se non c'hai gusto, a poco ti serve. Cara la signora che poco fa te ne andavi leggiadra per le strade di L. con indosso un abito Burberry. Perché se tu sopra quell'abitino, per riparati dal venticello fresco, ci metti un cardigan di filo verde, e poiché il quadrettato dell'abito ha delle linee rosse decidi di completare l'opera con delle scarpe rosse, tu ci puoi avere pure tanti soldi, signora bella, ma complessivamente non ti si può guardare, eh.

giovedì 24 giugno 2010

All'una e trentacinque circa

Tuttosommato a me piacciono le cose semplici. Mi basta poco per innamorarmi. Per esempio, il modo in cui un uomo lava i piatti. Loro restano così composti e impeccabili mentre passano pentole e bicchieri sotto al rubinetto. Io mi bagno anche i capelli, invece.