mercoledì 14 aprile 2010

Tanto gentile e tanto onesta pare

Io ci sono dei momenti in cui dico le parolacce. Quando sono arrabbiata, le dico. In genere le dico fra me e me, oppure con persone con cui ho estrema confidenza. C'è pur sempre quel minimo di reputazione residua da difendere. Se c'è un momento in cui dico tante parolacce, è quando guido. Non so perchè, forse il camionista nascosto in me trova sfogo nella situazione a lui più congeniale della guida. Poi, appena scendo dalla macchina, proprio i primi momenti dopo il parcheggio, il camionista nascosto in me ha bisogno di un poco di tempo per ricomporsi. Ed è in quei momenti che mi capitano a volte situazioni sgradevoli, tipo oggi. Che non trovavo parcheggio perché c'era un odioso motorino sghembo e l'avevo quasi buttato a terra, dopodicchè ho sporcato la sciarpa bianca strisciandola al mio portabagagli - come sempre sporco che sembra un fuoristrada di quelli che fanno i safari. Persa in questo momento di forte insofferenza, le mie leggiadre labbra hanno pronunciato una frase che fa più o meno così: ma po... c**o in c**o.
Lo so, è mostruosa. Ma tant'è, l'ho detto. E l'ho detto esattamente nell'attimo in cui dall'automobile parcheggiata accanto alla mia scendeva un tipo moro, dal buon profumo di pulito, con una camicia bianca e gli occhi belli. Credo mi abbia guardata. Non lo so per certo perchè ho infilato la testa nel portabagli e ci sono rimasta a lungo.

La verità ti fa male, lo so

C'è questo sindaco di Firenze che piace parecchio. Possiede una serie di requisiti che, secondo il mio parere da faziosa intellettuale di sinistra, sono importanti. E' giovane, punto primo. Lo vogliamo capire, si o no, che a trent'anni l'essere umano è produttivo, ha idee innovative ed energie sufficienti a realizzarle, mentre a settanta poi non c'è viagra che tenga? Eppure l'Italia è un Paese di vecchi. Ma comuqnue questo Renzi qua è giovane.
E' laureato. Altro fatto che dovrebbe essere ovvio ma, nel magico mondo della politica, ovvio non è. Lo vogliamo capire, si o no, che l'Italia produce miliardi di laureati l'anno e i posti di lavoro li detengono ancora personaggi senza corona d'alloro?
Il giovane e laureato sindaco di Firenze viene da una lista civica. E nella generale crisi di credibilità della politica, rappresentare in maniera pura e coerente gli interessi della gente è una bella garanzia.
Ma - e c'è sempre un ma - Matteo Renzi, definito l'Obama bianco, il Vendola del nord, alla domanda: è lei il leader che può dare la vittoria al Centro Sinistra nel 2013?... Questo giovane e lauretao sindaco ha così risposto: io faccio il sindaco, e questo è per me il più bel mestiere del mondo; non voglio cambiarlo.
Poi dice che uno perde la fiducia nella politica. Non ti crede nessuno, caro Renzi. E si vede che hai già imparato a dire cose che non pensi per fare bella figura. Sei un buon politico. Ecco.

sabato 10 aprile 2010

La soluzione viene da lontano

Dalla Francia. Mi è stato consigliato un esorcismo.

Non svegliatemi

Era certamente un sogno. Ma a me andava benissimo così. Non volevo più essere svegliato. Desideravo solo che quel sogno potesse durare per il resto della mia vita. Mi ero messo a scrivere per ritardare il sopraggiungere del mattino, per trattenere un po' la notte, dare a me stesso l'opportunità di un altro po' di sonno prima dell'istante del risveglio in cui tutto sarebbe finito.
Si ritiene che un romanziere racconti ciò che gli è capitato, mentre è vero il contrario; se racconta, è solo perchè gli capiti nuovamente qualcosa. Si aspira a fare un libro del proprio passato, e invece si traccia un segno nel vuoto ed è all'avvenire che lo si rivolge. Se avevo scritto, non era stato per dire addio al vecchio amore. Perché avrei dovuto?
Se avevo scritto, era stato perché tornasse verso di me l'amore sempre nuovo cui sin dall'inizio avevo legato la mia vita - anche se non sapevo più quale volto, familiare o sconosciuto, avrebbe avuto.

Philippe Forest, L'amore nuovo

Sono disposta a tutto pur di ridere

Ne ho già fatto la mia massima di vita. L'obiettivo più alto della mia esistenza, credo. Che il mondo quaggiù è fin troppo serio, e cercarne il lato buffo è l'unico modo di attraversarlo più o meno facilmente. Le parole, poi, si sa quanto io le ami.
La cosa che prediligo è ridere per un uso acuto e strambo delle parole.
Alle volte mi vengono in mente degli stravolgimenti di realtà, di quelli che chi non li capisce definisce humor inglese (perchè poi), che io anche senza proferirli all'esterno, rido da sola.
Si lo so, sono matta.
La cosa che non mi piace, però, è quando io una battuta del genere la faccio a voce alta, e l'uditorio resta basito. Avete presente quando scende quel velo di imbarazzo che non si sa cosa rispondere?
Brutto.
Giusto ieri sera si è verificata una situazione simile. Si era parlato di poesia, una cosa letteraria che ha avuto dei momenti di forte intensità alternati, come naturale, a folate di egocentrismo saccente, condite con la giusta dose di orgoglio provinciale. Si è parlato di poesia che svela stati d'animo, e di poesia che non è poesia perchè non arriva al cuore.
Dopodicchè, come sempre accade, si è finiti a tarallucci e vino. Si beveva, e a me è balenato per la mente un brindisi idiota di quelli fatti con la rima più sciocca e banale. E mi è sembrato divertente, dopo i discorsi che si erano fatti.
Ora, malauguratamente, questo brindisi sciocco e rimato, è venuto alle orecchie di un pubblico più vasto di quello al quale era rivolto. Questi qua hanno sentito le parole che, ribadisco, per me erano una battuta, e hanno detto: BRAVA.
Capite?
La mortificazione è massima. Tipo che tu vorresti trasformarti nella prima cosa che hai davanti, le gambe del tavolo o il bicchiere di camparigin. Ma non puoi, trasformarti. E devi pure trovare una faccia adatta con cui rispondere. Ho optato per assumere una faccia da matta. E poi ho ordinato un altro camparigin.

Controvento

Qualunque sia il tuo nome, ovunque porti la tua voce, tutto il profumo di sorrisi nuovi, c'è sempre lo stesso muro a infrangere le onde. Ma il mare vuole scorrere azzurro. E non conosce confini.

giovedì 8 aprile 2010

Ma il cielo è sempre più blu

Qua in Calabria. Più blu che altrove. L’ha scritto anche il cantautore calabro dagli eccentrici vestiti e i testi difficili. Ma se la sono presa, questa bella terra dove le montagne azzurre si sollevano trasparenti dal mare bianco e gonfio. Ci sono i fiori. E si sono presi tutto. Stare qui è come guardare la storia passare restando affacciati alla finestra di quel blu. Non si muove, la mia terra. C’è una mano che la stringe, la immobilizza. La uccide.

Questione di priorità

Negli ultimi giorni mi è capitato di avere, a breve distanza di tempo, alcune richieste sui Pensieri Superflui. La cosa mi ha riempito di orgoglio, soddisfazione e commozione. Che oramai ai pensieri superflui ci sono affezionata proprio. Questo momento particolare della mia vita, però, è stressato da un impegno, intenso e organizzato male, che mi toglie tempo e mi assorbe quasi tutte le energie. Occasioni in cui scrivere, poche. Ma a me scrivere è poi la cosa che piace di più. E allora io mi rivedo la scala di priorità, e dico: no, non mi avrete. Io corro più veloce.

Dolcemente complicate

Ho un amico, il quale ha un fratello che sta per diventare papà. Fino a ieri, questo neo papà e la futura mamma, con rispettive famiglie allegate, aspettavano un maschietto. Cioè, il medico aveva detto loro: è un maschio.

Ieri la futura mamma in questione si reca dal suddetto medico per l’ecografia di rito, e si scopre che il suo bimbo in realtà è una bambina.

Ora i problemi sono due: che fine faranno tutti gli oggetti e le tutine e i giochini azzurri dei quali il futuro erede era già stato provvisto. Ma soprattutto, perché un ginecologo scambia una donna per un uomo? Questo non è un discorso femminista, giuro. Che potrei partire con astratte filosofie sulla misura del cervello, ad esempio. Piccolo, uomo. Poi cresce con le settimane di gestazione, dunque donna. Ma no, non dirò questo. Il pensiero è più semplice: per dire che un bambino è maschio, generalmente ci si basa sulla presenza di un elemento caratterizzante e distintivo. Come fa poi quel bambino a ritrovarsi femmina? Voglio dire….il ginecologo, che cosa avrà scambiato per elemento distintivo? Se io fossi quella futura mamma, forse cambierei medico.

sabato 3 aprile 2010

Caro amico ti scrivo

Caro signor Feisbuc, tu che sei più invasivo di un intervento chirurgico, che crei più dipendenze di quanto faccia una droga, hai rivoluzionato le nostre vite. Come accade per ogni rivoluzione, anche tu hai generato cambiamenti positivi ed effetti nefasti.
E' positivo, ad esempio, che ritrovi persone delle quali non avevi più notizia.
Io ritengo positvo anche il ritmo di relazioni che crei.
E' positivo scambiarsi canzoni e barzellette, articoli di giornale o altre diavolerie, perché ti aiuta a conoscerti, a condividere.
Tuttavia, caro signor Feisbuc, io non ritengo positivo che la tua presenza sostituisca l'interazione vera. E che poi la gente pensi che feisbuccare sia uguale a vedersi di persona o sentirsi al telefono. Questa no, a me non sembra una bella cosa.
Perché, caro signor Feisbuc, tu sempre un robot resti. E non hai il profumo dei sorrisi. Non averne a male, ma io preferisco quelli.

Bocca di rosa

Il più antico mestiere del mondo, sappiamo tutti qual'è. Prova del fatto che le donne sono scaltre e gli uomini istintuali, per dirla con un eufemismo.
Il più antico mestiere del mondo non va mai in crisi, neppure quando c'è la crisi.
Capita poi che le strade circostanti la mia casa di campagna calabrisella siano un luogo in cui il più antico mestiere del mondo conosce un particolare rigoglio.
A parte l'aspetto diciamo lavorativo, la mia casa calabrisella in primavera è una specie di paradiso, immersa nel verde, avvolta dal profumo dei fiori e dal cielo esageratamente azzurro, abbracciata dai monti nitidi e dal volo delle farfalle che risplendono al sole. Una cosa che poi tu ringrazi Dio, non puoi farne a meno.
Oggi sono andata a correre, per prendere nei polmoni allargati tutto il profumo di questa meraviglia.
Ad un certo punto mi fermo all'ombra di un albero, per fare qualche flessione. Mentre mi stiravo le gambe, sento il motore di una macchina che rallenta e mi si ferma accanto. Io mi rialzo. Dentro la macchina c'era un uomo, con lo sguardo ingrifato, il quale abbassa il vetro del finestrino e mi chiede: - Quanto? -
Nei decimi di secondi seguiti a quella domanda, davanti alla mia mente sono passate rapide le graduatorie esaurite, i PON per cui non hai abbastanza punteggio, tutti i le faremo sapere e non possiamo assumere personale, ho pensato anche alla quantità di alberi tagliati per ricavare la carta sulla quale ho stampato tutti i curriculum che ho inviato.
Ho detto all'uomo ingrifato: - Prego? -
A quel punto quello deve aver capito l'equivoco in cui era incorso. E replica timidamente: - Ma tu stai facendo una passeggiata?-
Io stavo ancora pensando a tutti quelli che non vogliono pagarti per fare quello che hai imparato a fare, e a chi invece i soldi li guadagna facendo qualcosa che beh, insomma, una la sa fare di suo senza troppi sforzi. Ho risposto: - Di certo non sto lavorando -
- Ma non fai questo lavoro? - insiste quell'imbecille dentro la macchina.
Io sono stata cordiale, e ho ribadito che no, non faccio questo lavoro. Non ancora, almeno.
Poi quello se n'è andato. Io ho ripreso a correre.
Che quando corro riesco a non pensare, volo lontano da tutto quanto mi appesantisce. Ma un pensiero non mi ha abbandonata, correva più veloce di me: davvero un uomo non sa capire che una con tuta e scarpe da ginnastica non è una prostituta?

domenica 28 marzo 2010

Rivelazioni

Come quando ti svegli al mattino e guardi la tua donna dormire e scopri sul suo viso un angolo che non avevi mai notato, e non ti piace.

Come quando ti sei fatto una buona impressione di qualcuno, poi senti un altro dire sul suo conto cose parecchio brutte, e tu finisce che cambi idea su entrambi.

Come quando ti svegli ancora non sazia di sonno la domenica mattina credendo sia un’ora, invece scopri che è un’altra ora.

Così è se un amico che credevi brillante, per un atteggiamento, una scelta, il tono di voce, una cosa non detta e un’altra detta male, lo vedi a un tratto superficiale e importuno.

L'amore è una cosa meravigliosa

Quelli che non hanno l’amore si fanno una serie di idee non sempre corrispondenti al vero, sull’amore. Per esempio, che il sabato sera le coppie siano liete di passeggiare, bere, sorridere alla sera tiepida del dopo inverno, per poi rifugiarsi nella loro profumata intimità.
Poi invece ti accorgi che il sabato sera è costellato di tuoi coetanei che hanno appena rotto una storia, più o meno lunga, sicuramente importante, e li vedi agitati, confusi, infastiditi, addolorati. Perché poi, il sabato sera, si è tutti in giro nella tiepida sera del dopo inverno, e allora ci si incontra. Tu sei dall’altro lato della strada allora non ti saluto. Vorrei ma non lo faccio. Non mi aspettavo di vederti qua. No, dico: perché non mi hai salutato, cosa siamo estranei?
Io mi chiedo che cosa ci hanno fatto per averci tolto la pazienza e la semplicità di costruire le nostre storie d’amore. Perché poi, il modo di uscire da tanta agitazione è: tu stai sicuramente meglio. Tu sono io.

Ogni momento è quello giusto

Pare che ci siano delle caratteristiche che contraddistinguono il salentino, una specie di marchio doc: che potrebbe essere il metaforico morso della tarantola, dal quale non puoi più liberarti. Una di queste caratteristiche è quella di non riuscire a bere altro caffè che non sia Quarta. Adesso io mi sto chiedendo quando mi ha morso, quel maledetto ragno, e quanti pacchi di caffè dovrò portarmi via.

giovedì 25 marzo 2010

Mine vaganti

Ieri ho visto un film che mi ha insgenato molte cose. Nell'ordine:
1) Lecce è una città meravigliosa
2) Il mare del Salento ha dei colori che trovi difficilmente in altri mari italiani
3) Gli uomini più fighi sono gay
4) L'amore impossibile è quello che non finisce mai
5) Bisogna sbagliare da soli
6) Non aspettare un tempo migliore per esser felici

mercoledì 24 marzo 2010

Il castello dei destini incrociati

Le coincidenze sono belle. Molte volte ti sorprendono. Quasi sempre svelano un destino, un disegno di cui sono tracce da interpretare. E bisogna starci attenti, alle coincidenze. Fino a che sono favorevoli, sei in discesa. Quando iniziano ad esserti contrarie, non puoi nuotare contro corrente: sarebbe sforzo inutile.

Ma se pensi ad una cosa da qualche giorno, e quella cosa diventa piccola scelta, quando poi qualcuno ti parla di quella stessa cosa senza sapere il valore che ha per te proprio in quelle ore… ecco, è una bella coincidenza.

Ci siamo già visti da qualche parte?

Quel dandy di Oscar Wilde diceva che non abbiamo una seconda opportunità per fare bella impressione. E aveva ragione, per la miseria! Prendiamo l’acchiappo, per esempio. E’ una cosa delicatissima. Forse non per tutti, ma dal mio punto di vista fare bella impressione quando si vuole attirare l’attenzione di una persona di sesso opposto, è fondamentale. E io ne ho sentite di banalità. Quelle idiozie che a te viene da voltarti dall’altra parte facendo finta di non aver sentito. Che preghi Dio di fare un miracolo improvviso inghiottendo nella terra l’omino che ha appena pronunciato quelle banalissime parole con l’intento di sedurti. Le più quotate idiozie sono a tutti note.
Che ore sono?
Ci siamo già visti da qualche parte?
Orbene, signori uomini, se volete entrare nelle grazie di una donzella, siete avvisati: queste due frasi vi squalificano in partenza. Sforzatevi almeno un poco poco, all’inizio, a inventare una cosa intelligente. Lo so che non è facile, ma vi trovate avanti di un sacco, se ci riuscite.
Io la più bella frase di acchiappo che ho sentito è stata questa. Stavo in spiaggia, e leggevo. Sola. Vicinissima all’acqua, tipo alle tre del pomeriggio. Che in spiaggia eravamo solo io, il mio libro, e questo tizio dagli occhi azzurri.
Mi fa: - quante pagine ha il tuo libro?-
E io lì ero curiosa di sapere come avrebbe proseguito. Mi ha attirata, il tipo. - 280, ho risposto – i libri più grossi te li leggi sempre al mare.
- E adesso a che pagina sei? –
- Perché ti interessa? –
- Così vedo se posso aspettare che tu finisca prima di chiederti di fare due chiacchiere. –
Meraviglioso! Naturalmente era un acchiappone che non ho più rivisto. Però è stato il modo più carino con cui qualcuno ha attaccato il cosiddetto bottone.
Il peggiore, invece, è stato il seguente. Io mi dirigevo ai cassonetti per buttare l’immondizia; indossavo un abbigliamento consono all’operazione, quindi tolto il mio fascino naturale non ero esattamente una fotomodella. Questo qua passa con la bicicletta. E voleva attaccare il bottone. Mi fa: - e non è un peccato buttarla? –
Io mi ci sarei buttata assieme alla spazzatura, nel cassonetto. Signore misericordioso, che devo fare? Mangiarla? Collezionarla? O tiratela in testa?
Ho proseguito facendo finta di non aver sentito.

Stitichezza creativa

Pochi pensieri superflui, in questi giorni. Questo accade perché ho un pensiero dominante.

Tutto ciò, a cosa mi servirà?

E’ superfluo anche suddetto pensiero, in effetti. Poiché la risposta è: a nulla.

giovedì 18 marzo 2010

'O sole mio sta 'n front'a te

Ora si sa che lassù al norde non hanno il sole. E che il nostro sud è la terra del sole.
Le amiche che se ne stanno lassù rimpiangono il sole e quando ritornano quasi non le riconosci perché sono impalllidite. Tutto questo, si sa.
Qualcuno, allora, mi spiega perché il più grande impianto fotovoltaico d'Italia si trova in provincia di Verona?

mercoledì 17 marzo 2010

Inseguendo una libellula sul prato

Quando vado al cinema, io sono una di quelle che vorrebbe restar seduta ancora per tutta la durata dei titoli di coda. Mi piace ascoltare la colonna sonora fino all'ultima nota: è uno spazio di confine tra la fantasia e la realtà. Ti fa atterrarre piano.
Sicchè non mi sono simpatici gli spettatori che, al contrario, si alzano quasi prima dell'ultima scena. Odio quelli che si muovono per infilarsi il cappotto, e disturbano il dissolversi del film con braccia scomposte verso l'alto per indovinare la manica. Dio buono, aspetta che si accendano le luci, per vestirti! Dove devi andare così di fretta?
Capirete bene che, per una schizzinosa come me, stare seduta accanto a gente che chiacchiera durante la proiezione sia inammissibile. Se c'è una scena in cui gli attori non parlano, ci sarà stato un regista che ha voluto dare un valore artistico a quel silenzio. Stai zitto anche tu, no?
Questa sera stavo al cine. Arrivano tre bionde ossigenate. Pelliccia. Trucco molto forte. Circa sessant'anni cadauna. Un profumo talmente intenso da far girare la testa. L'amichetta corritrice e io le guardiamo un po' schifate. Ma tant'è. Sorridiamo. Le tre grazie si siedono, spandendono questa scia di profumo dolciastro da nausea. Rossetto. Movimenti tintinnanti di mani inanellate ad accompagnare parole.
Il film inzia. Ma queste non smettono di parlare. Ad origliare i loro discorsi, noi non lo si è fatto apposta. E' che sarebbe stato impossibile non sentirle. Parlavano di "seduzione", "attrazione". Forse si erano ingrifate dal titolo del film, che aveva dentro la parola "amante". O forse parlano sempre di questo genere di argomenti. Non so. Del resto, la passione non ha età.
Ma erano fastidiose. Complessivamente molto fastidiose. Sicchè quando abbiamo sentito una affermare di essersi sentita "come una libellula", l'amichetta corritrice ed io, comprendendoci con una sola occhiata, abbiamo preso borse e cappotti e ci siamo sedute più indietro. Ma la scia di profumo arrivava ancora. O erano i nostri sensi ad esserne stati avvolti. Come dal volo leggiadro di tre libellule.

martedì 16 marzo 2010

Ipse dixit

Il cardinal Bertone, ad un giornalista che gli chiedeva di esprimersi circa la perdita di credibilità della Chiesa (perdita di credibilità? Come gli sarà venuto in mente, poi… giornalisti faziosi, e comunisti!), il cardinal Bertone dicevamo ha così risposto: la Chiesa ha la protezione di Qualcuno dall’alto.

Meglio di lui lo disse, un bel po’ di tempo fa, tale Boccaccio Giovanni. Costui era uno che di certo non la mandava a dire, e affermò che gli uomini di chiesa sono la prova vivente dell’esistenza di Dio. Essendo Boccaccio autore ironico, il senso di questo assunto si capisce meglio nella seguente precisazione: che se non ci fosse Dio, con il livello di credibilità che hanno gli uomini di Chiesa, il cristianesimo si sarebbe già estinto. Questo, nel 1300.

Sono passati più di seicento anni, ma le cose non cambiano. Tranne che nella gradevolezza del sostenitore di questa tesi, ecco.

Nella gioia e nel dolore

La felicità è occasionale. Quasi sempre viene dalle piccole cose, gesti quotidiani, attimi che ti sfiorano la pelle senza fare rumore.
L'amore non porta felicità.
Emozioni forti, passione. Vento di tempesta e mare limpido. Ma non è felicità che dura.
La felicità è quella che trovi lungo il cammino quando non la stai cercando.
Non cercare la felicità nei tuoi giorni.
Accetta che ci sia il dolore, perché il dolore sempre ci sarà.


E vissero per sempre felici e contenti

Avete presente i film per bambini in cui c'è sempre la bambina buona e povera e quell'altra ricca e cattiva? Certamente si.
Come la descrivereste, voi, quell'altra ricca e cattiva? Bene, ieri sera io quella bambina l'ho vista.
Era dietro la porta di vetro del cinema. Aveva quell'espressione insolente e altezzosa che tutti avete in mente. Proprio uscita dal film per bambini. Si guardava intorno soddisfatta del suo essere superiore; si dondolava spostando il peso del suo sghignazzante corpicino da una gamba all'altra. E, cosa abominevole, indossava una pelliccia.
Una pellliccia sintetica nera e grigia, allacciata in vita.
Quanto l'ambiente influenzi il carattere delle persone, è da dimostrare. Ma se fra quindici anni si saprà di una bambina che ha ucciso sua madre, non mi stupirebbe se la polizia trovasse fra i suoi effetti personali un pellicciotto sintetico da bambina. Che quella, cattiva, c'era già.

lunedì 15 marzo 2010

Ti sembra niente il mare

No che non mi sembra niente. Il mare, è l'anima. Ecco perché sono triste al pensiero che i posti dove c'è più lavoro sono posti lontani dal mare. E io non ci vado lontano dal mare. Non è una questione di scelte, ma di sopravvivenza.

Tu come stai

Un amico oggi mi ha chiesto "come va?"
Benone, ho risposto io. Che a pensarci bene, non era vero. Però alle volte mi chiedo se non siano stanchi, i miei amici, di sentirsi dire sempre più o meno le stesse cose. Così quando ho letto questa erbaccia della giardiniera, mi sono sentita sollevata. Non perchè il mal comune è mezzo gaudio. Che secondo me chi ha fatto sto proverbio è un bel po' stronzo. No, mi sono sentita sollevata perché io quando sto proprio di questo umore, non mi riesce di scrivere. E allora leggere le cose che provi dette da qualcun altro, fa comodo.

mercoledì 10 marzo 2010

Chi s'accontenta gode

Oggi ho visto una bella signora. Elegante. Cappottino, cappello, gonna, stivali. Ma aveva le gambe che storte è dir poco. Questa signora elegante che ho visto aveva le gambe a parentesi tonda. Io per delicatezza non ho guardato le mie ma, essendo che me le ricordo, mi son detto che sono fortunata.

E tutto quello che sappiamo non è vero

Se scopro chi ha scritto sul mio libro di geografia di prima media che il problema del Salento è la siccità... giuro che lo uccido a morsi.

martedì 9 marzo 2010

lunedì 8 marzo 2010

8 marzo

L'uomo ha tante cose meravigliose, che lo rendono unico.
Ha un profumo di dopobarba, che ti fa pensare al vento. Ha braccia grandi, quando sa stringerti. Ha la capacità di non vedere le cose che ha sotto gli occhi, e quella tenerissima espressione smarrita quando chiede: dov'è...? L'uomo ama il calcio, senza bisogno di aggiungere altro. L'uomo ha sempre la risposta ai problemi elettronici e sa esattamente perché non funzionano gli elettrodomestici. Li usa poco, però. E' più bello della donna, quando trasporta le casse di acqua minerale. Ha bisogno di essere ubriaco per fare cose gentili; molto gentili, intendo.
L'uomo si innamora della donna. E questa è la cosa più meravigliosa che possa capitargli. Buon ottomarzo, signori uomini.

sabato 6 marzo 2010

Libertà

Quando smetti di stringere le mani per trattenere le cose, anche la tua vita, è allora che inizi a volare.
E non è vuoto, ciò che sei. Sei vento, aria. Immensità.

giovedì 4 marzo 2010

Piccoli mostri crescono

Io c'ho uno spirito combattivo contro le ingiustizie, in ogni momento della giornata. Che è un bel faticare, considerando come va il mondo al giorno d'oggi. Fatto sta, quando vedo cose ingiuste mi incazzo prepotentemente.
Una cosa ingiusta sono le persone nei negozi che, essendo clienti, si credono in potere di decidere la sorte dei commessi. Come se i commessi fossero schiavi. Invece sono persone che stanno facenno il loro lavoro, mentre tu sei a zonzo a spender quattrini, sicchè io credo che i commessi bisogna rispettarli.
Ciò detto, oggi mi si presenta questa scena: cassa del supermercato, davanti a me padre grosso e figlia-bambina tipo: grassoccia pure lei, viso tondo, capelli lunghi, dieci anni circa. Noi si aveva entrambi una cassa d'acqua minerale. Io tutta mingherlina, e questi di dimensioni visibilmente maggiori. Ma poiché la gente - a cominciare da me, non mi esimo - si lamenta per ciò che non dovrebbe, il signore protesta con la cassiera, che perché non aprite le casse dall'altra parte, più vicino al reparto dell'acqua. La cassiera smarrita non aveva una risposta palusibile. Cercava di essere comunque gentile. Avrà pensato, spero: se non si lamenta sta povera crista qua dietro, tu la puoi pure trascianare qualche metro in più l'acqua. La bambina grassoccia dieci anni circa, interviene, con l'espressione odiosa delle bambine di dieci anni quando sono antipatiche: è vero, le dovete aprire più in là le casse.
Segue silenzio. Orgoglioso, del padre. Smarrito, della cassiera. Inorridito, di me medesima.
La bimba incalza: perchè il cliente ha sempre ragione.
Ecco dove ci hanno portato le leggi del mercato. Cara bimba, avrei voluto dirle, tanto per cominciare il cliente vero e proprio non sei tu, ma il tuo imponente padre; a seguire, la signora - per la mia teoria di cui sopra - sta facendo il suo lavoro e come tale va rispettata. Per concluedere, adorabile bambina, lei potrebbe essere tua madre. E almeno questo, in un mondo che conserva qualche spiraglio di giustizia, si dovrebbe rispettare.
Invece.

Dal mare venni e amare mi stremò

La speranza di poter fare il lavoro che ti piace in un posto che ti piace, l'ho persa pure io che sono la reincarnazione di Alice nel paese delle meraviglie. Dunque, per restare in Italia (che non sono convinta ci resterò: decisione da vagliare) bisogna andare in questo Nord. Ora io del nord non so bene neanche la geografia. Sicché mi metterò a studiare, così tanto per orientarmi meglio.
Prima cosa da cercare su google: Italia, nord, città col mare.

Amori che sono nati quando è nato il sole

Io appena spunta un po' di sole, esco a piedi. Che ha un buon profumo, il sole. Allora mi si è avvicinato sto motorino, con due pischellini sopra. Maschio e femmina, così come Dio li creò. Giovani. Molto giovani. Con il viso brufoloso e felice degli innamorati in piena ormonale. E l'espressione di quelli che non sono andati a scuola, per lo stesso motivo per cui io stavo a camminare a piedi. Per sfinirsi di abbracci, al sole. Questi qua dovevano tornare a casa, al paesello, entro lo stesso orario in cui sarebbero tornati se fossero andati a scuola. Ricordi felici di quando si faceva lo stesso. Cercavano la strada, ma la strada che era stata loro indicata aveva il divieto d'accesso. E mi chiedevano come fare per ritrovare la via del paesello. Io ho pensato che ne troveranno tante, di strade vietate, crescendo. Che tu vorresti andare lì, ma lì qualcuno ha deciso che non si può andare. Ma ho pensato anche che se sono in due, belli e forti come stavano in questo monento, la troveranno sempre, un'altra strada.

mercoledì 3 marzo 2010

Quello che non

Io ho sempre fatto tutto quello che credevo in mio potere fare. Non sono mai scesa a compromessi, però. Adesso mi volto indietro, e scopro di non avere nulla in mano. Solo delle amicizie, belle, vere, importanti. Che non è poco. Lo so.
Ma imparo che forse la vita è tuffarsi in apnea, e nuotare, senza sapere dove si andrà. Senza respirare. Fino a perdere il fiato. Fino a dimenticare di avere un cuore tutto sbagliato.

Questa domenica in settembre non sarebbe pesata così

La speranza è quando apri gli occhi al mattino e culli l'attesa di quello che farai nel giorno che ti aspetta. La speranza è quando vai a letto la sera e ti addormenti sognando quello che farai nel prossimo mese. La speranza è vedere un oggetto che ti piace, e avere un angolo di casa in mente in cui ti piacerebbe vederlo, quell'oggetto magari inutile, e comperarlo. La speranza è poter desiderare di fare una vacanza, quando avrò le prossime ferie. La speranza è l'attesa di incontrare nuovi amici, in questa città, sapendo che potrò magari invitarli al cenone di capodanno.
La sepranza rende bella la vita.
Ma quando la tua casa non è tua, il tempo scorre veloce senza dirti dove va, la gente che incontri sono solo comparse che sai verranno inghiottite da una nuova strada e una nuova terra, domani. Quando è così, la speranza traballa. E quando la speranza traballa, vai a letto la sera dicendo e anche oggi è andata; ti svegli al mattino con tutta una giornata davanti da riempire di non sai cosa.
E se tutto questo ti accade a trent'anni... puoi essere ottimista quanto vuoi, però ogni tanto ti fermi e ti chiedi: ma io, dove sto andando?

Il lavoro rende liberi

"Si sta elaborando una proposta di legge per rendere più facile il licenziamento". Ancora più facile? Che culo!

martedì 2 marzo 2010

Noi ragazzi di oggi

Lode all'amicizia. Che mentre me ne andavo a prendere la birra con la mia amica dalle unghie preziose, attraverso la strada e noto un'automobile ferma. Accostata a ciglio di strada, di quei parcheggi che non sono parcheggi perché servono solo a far scendere il passeggero. Ma siccome il passeggero ti stava dicendo una cosa importante proprio quando tu hai accostato, non può mica scendere e interrompere la confidenza. Allora tu spegni il motore all'auto, piantata là quasi in mezzo alla strada, e perdi la cognizione del tempo. E parli, parli. Nella notte, quasi semrpe.
Ecco, io stasera ho visto una scena così. E' solo che dento all'auto c'erano due piccole signore coi capelli corti permanentati e tinti. Una aveva gli occhiali, entrambe avevano le rughe. Insieme superavano di certo i cento anni. Io sono stata contenta, di vedere che certe belle abitudini non si perdono col tempo.

La paghi tutta e a prezzi di inflazione quella che chiaman la maturità

Non serve dire molto, per parlare lo stesso linguaggio. Anzi. Spesso, le parole che ti uniscono più intimamente sono quelle non dette, è guardare con occhi diversi nella stessa direzione, è sentire che c'è un angolo di mondo in cui puoi svelare chi sei al riparo da schemi, giudizi, imposizioni. Queste sono le parole dell'amicizia.

domenica 28 febbraio 2010

Le sottigliezze del protocollo di corte

La principessa Sissi è una melensaggine che la telvisione ci rifila ogni anno. Puntuale. Ma chi di voi donne non ha sognato una volta di essere una principessa e sposare un principe? Sarà questo il motivo per cui finiamo per darci almeno un'occhiata, alla principessa Sissi. Valzer, abiti, rose. Poteva anche bastare così, però. Io avrei evitato di riproporre la stessa melensaggine travestita da fiction italiana. Rende ancora più evidente quanto è brutta, la televisione italiana. Questi qua hanno facce prive di espressione alcuna, e recitano battute veloci come scioglilingua, che i vicini di casa alzano il volume al televisore sperando di capire meglio. Ma l'unico risultato è che a me adesso sembra di essere circondata dalla principessa Sissi versione italiana che diventa un tutto organico con i muri del palazzo. Inquietante.

Dimmi dove sei proprio in questo momento

Ora, io c'ho i poteri. Tipo che se fossi vissuta in un'altra epoca, mi avrebbero eletta sacerdotessa e mandata nella stanza segreta del tempio ad essere invasa dal dio. Non lo so se è sensibilità, intuizione, stregoneria o follia. Di certo, a me capita di pensare a qualcuno, e questo qualcuno mi si materializza dopo poco. Che sia un sms, una telefonata, un incontro. Ma la vedo, la incontro, quella persona che mi è venuta nei pensieri. Sicchè io ci credo, all'anima. All'incontro non tangibile.
Ora, ieri mi è venuto da pensare a un tizio, un prof che ho avuto l'anno scorso. Questo prof, poverino, stava poco bene. Si assentava spesso perché ha subito un intervento, l'anno scorso. E l'ultima volta che l'ho visto, al tavolo dell'esame, era così pallido e magro che mi sono dispiaciuta per lui. E proprio ieri ci ho pensato. Mi sono chiesta se si fosse ripreso. Ad essere sincera, considerando le condizioni in cui l'ho visto l'ultima volta, mi sono chiesta se fosse morto.
Ebbene, sono cinica. Alle volte mi capita.
Ma in virtù di quei poteri che c'ho, io oggi ero alla messa. Scambiatevi un segno di pace, ha detto il prete. Mi sono voltata per dare il segno di pace a quelli dietro, e nel banco dietro, esattamente dietro al mio, c'era quel prof.
Io quando l'ho visto, perdonatemi, ho avuto un sobbalzo.
Che non fosse morto, l'ho capito solo quando mi ha stretto la mano. Ed era calda. Di carne, insomma. Con la mano nella mia, ho capito che non era un fantasma, quello che avevo davanti. Perchè io, i miei poteri alle volte mi lasciano sgomenta.

sabato 27 febbraio 2010

In medio stat virtus

C'era una volta una bilancia. Aveva, su un piatto, la speranza e la pienezza; sull'altro piatto, la delusione e il vuoto. Questa bilancia se ne stava da sola tutto il tempo, nel laboratorio del Buondio, e si annoiava. Aveva voglia di vedere da vicino la vita degli uomini, di cui tanto si discorreva nel laboratorio. Danno molto da fare gli uomini, al Buondio. Sicchè, presa dalla curiosità sempre più forte, un bel giorno la bilancia osò chiedere al Sommo che cosa facessero di così interessante, gli uomini. L'Eccelso rispose che tutto quello che facevano era racchiuso nei suoi due piatti. Speranza e pienezza. Delusione e vuoto. - Com'è possibile? - esclamò stupita e infastidita la bilancia - Tu sei sempre così impegnato a star dietro agli umani, e io qui senza far nulla, tutta sola soletta...com'è possibile che io racchiudo tutte le loro azioni? -
- Se non mi credi - rispose paziente il Buondio - ti mando laggiù, fra gli uomini. E vedrai -
La bilancia non riusciva a credere alla fortuna che le stava capitando. E' davvero buono, il Buondio, pensò colma di riconoscenza. L'attesa del gran momento le sembrò lunghissima, ma quando finalmente arrivò il giorno di scendere sulla terra, sentiva che il suo destino si stava compiendo. Il Divin Consiglio le aveva assegnato, come prima meta, la casa di una donna innamorata. E la bilancia si sentì al colmo della soddisfazione dal momento che, questo anche lei che aveva poca conoscenza del mondo lo sapeva, l'amore è una delle esperienze più totali degli esseri umani.
E lì, osservando i giorni di quella donna innamorata, la bilancia capì che il Saggio aveva ragione. I suoi due piatti contenevano tutto il trambusto per cui le creature effimere si affannano, sulla terra. La donna, infatti, che fino a quel momento aveva vissuto di solo amore, appena la bilancia arrivò, iniziò a pensare, riflettere, pesare. Sono più le speranze o le delusioni? Pesa di più la pienezza o il vuoto? La pienezza riempie, ma fa volare. Il vuoto ti fa sprofondare, ed è più pesante. La speranza alleggerisce il cuore, la delusione lo rende di marmo duro.
La bilancia lo sapeva, quale dei due piatti pesava di più.
E lo scoprì anche la donna, grazie al desiderio che aveva avuto la bilancia di conoscere il mondo.
Il Buondio aveva ragione, a dire che tutta la vita degli uomini è contenuta su quei due piatti. Non disse, però, che gli uomini non sanno mai scegliere il piatto giusto. Questo lo capì da sola, la bilancia, che da allora continua a vagare nel tempo cercando di insegnarcelo. Noi non l'abbiamo ancora imparato.

Quello che non ho

E' che le cose vadano un poco come vorrei. Sono ottimista. So combattere la malinconia. Forse ho ancora la speranza. Ma non ho che le cose vadano bene. E non sono sicura che tu sia dalla mia parte.

mercoledì 24 febbraio 2010

Quando sei nato non puoi più nasconderti

Tra un paio di giorni inzio a seguire il corso per l'abilitazione al sostegno. E' di oggi la notizia ufficiale che il Ministero ridurrà ulteriormente gli insegnanti di sostegno. Ditemi voi dove devo andare per non essere trovata, perché io ho esaurito le idee.

martedì 23 febbraio 2010

Meriggiare pallido e assorto

Poco prima, un servizio al telegiornale iniziava col queste parole. Che poi costituiscono l’incipit di una nota poesia di Montale. O almeno a me, nota.

La signorina giornalista se ne andava carina a intervistare gente per strada, che io posso anche capire l’imbarazzo se tu te ne stai a fare i fatti tuoi e una ti ferma con microfono e telecamera chiedendoti se conosci questa poesia. Per cui, espressione smarrita: giustificata.

Naturalmente, tutti i signori intervistati smarriti ignoravano la poesia. Un ragazzo ha detto: Montale….di che periodo è?

Questi sono i momenti in cui capisco al frase dei film: hai il diritto di tacere, tutto quello che dirai potrebbe essere usato contro di te.

Orbene, nell’ignoranza generale della poesia che, a detta della signorina giornalista carina, non si impara più a memoria nelle scuola, il servizio rispondeva con una rivelazione. Il faccione tondo di Mario Venuti che canta meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto. Eccetera.

La rivelazione è che c’è un cd musicale nel quale grandi artisti della canzone italiana (Spagna, Iva Zanicchi, vabbè) cantano le poesie.

Che presa in sé, l’idea potrebbe pure essere carina. Se consideri i testi di certe altre canzoni, come quello che deve fare l’amore in tutti i laghi, capisci che ascoltare Spagna che canta Leopardi potrebbe non dispiacerti del tutto.

Poi, continuando a seguire il servizio rivelatore di conoscenze eccelse, ho scoperto che questo cd l’ha finanziato il Ministero della Pubblica Istruzione.

Che, se non ricordo male, è lo stesso ministero che ha ridotto le ore di Italiano nelle scuole. Il cerchio si chiude, la conoscenza è completa: ti compri il cd, le poesie te le ascolti in cuffia nell’mp3 mentre vai sul motorino, i professori non ti servono più a nulla.

Indi uscimmo a riveder le stelle.

Che non è una canzone di Valerio Scanu.

sabato 20 febbraio 2010

Solo gli imbecilli non hanno dubbi

Oggi c'è un caldo sole quasi primaverile, di quelli che fanno brillare i colori puliti dal freddo. Intanto, piove. Piove poco, quasi senza nuvole, ma piove di una pioggia intensa spinta dal vento. Forte, il vento. A rendere ancora più puliti i colori illuminati dal sole.
E mentre piove col sole, sull'orizzonte si affaccia un arcobaleno. Inciso nel cielo. Sembra un disegno fatto coi colori pastello. Ed è un arcobaleno orizzontale. Non l'avevo mai visto. Tu sei abituata a pensare all'arcobaleno come una specie di scivolo colorato che unisce terra e cielo. Questo di oggi, invece, era languidamente sdraiato lungo la linea d'orizzonte.
La natura è bella perché sorpassa ogni immaginazione.
E capisci che nulla è solo e sempre come ti aspetti che sia.

venerdì 19 febbraio 2010

Fate l'amore non fate la guerra

Io quando l'ho sentito per la prima volta, non ci ho voluto credere.
Che una donna dica che gli fa schifo il sesso, ma lo fa per fare felice il suo uomo.
Non ci ho voluto credere la prima volta, ma poi l'ho sentita un'altra volta ancora. Poi ho iniziato a sentire anche altre persone che l'avevano sentito a loro volta.
Che a una donna non piaccia il sesso, ma lo fa per fare felice il suo uomo.
Io credo che sia una bugia, una cosa ipocrita da bigotta. Che hai ricevuto un'educazione retriva e pensi dentro di te che le donne se dicono che a loro piace il sesso, sono puttane.
E allora mi incazzo, per l'ipocrisia.
Ma poi, ammesso che sia vero. Sono scelte, gusti. E la libertà delle persone va rispettata.
In tal caso, però, candida fanciulla dal viso di giglio...se a te il sesso non ti piace, semplicemente...non lo fai. Perché se vai a letto col tuo uomo solo per farlo felice, sei schiava. Ed è peggio che essere bigotta.
Io credo che la donna sarà veramente libera dal maschilismo quando lei smetterà di sentirsi asservita all'uomo. Io credo che le persone saranno veramente libere, quando si libereranno dalla propria ipocrisia.
Ce n'è di strada da fare ancora, però.

martedì 16 febbraio 2010

Taranta Power

Questa mattina ascoltavo una canzone. E mentre fuori pioveva, quella canzone mi ha fatto pensare ad un amichetto, e a quel poco di tristezza che ci siamo divisi. Questo pomeriggio ho parlato con quell'amichetto. E credo che la musica trasformi la tristezza in sogno.

sabato 13 febbraio 2010

Da sempre l'ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte

Se volete studiare ed avere la certezza di non alienarvi troppo dal mondo esterno, le biblioteche dell'Università sono quello che fanno per voi.
Presso la Biblioteca Interfacoltà è possibile trovare gente di tutti i tipi. Per i ragazzi infatti c'è un'ottima concentrazione di donne, il che si sa non guasta mai.

Ecco quanto ho trovato in rete, sul più noto motore di ricerca, alla voce: biblioteche in città.
Ora mi metto a cercare: luoghi per piangere a lungo.

Negro, ebreo, comunista

Oggi ho scoperto che il costruttore dell’appartamento in cui vivo, in affitto, è candidato alle elezioni regionali. Ho visto il suo nome gigantesco su un cartello pubblicitario. Azzurro e bianco, il cartello. Il che significa, senza fare nomi, che il costruttore dell’appartamento in cui vivo in affitto è candidato col partito di quel signore bassino che ama le belle donne. È candidato alla regione nella lista di quell’altro signore che ha il nome come l’aeroporto, ma non si chiama Fiumicino.
Ora a me piace molto l’appartamento in cui vivo in affitto, però oggi sono tornata a casa e l’ho sputato un poco.

L'erba del vicino

Sono stata a correre. Sono stata a correre al mare. È un momento di piacere intenso: l’azzurro dell’acqua ti entra nei polmoni aperti di onde, e il rumore lieve del bagnasciuga pulsa al ritmo del tuo corpo abbandonato alla vita. Corri, ed è come sciogliersi in schiuma e diventare mondo. Respirare tutto. Non più pesante.

Io correvo per perdermi. Perché in quel momento ero fuori da me stessa. Ero felice, ma fuggivo da un peso che mi stringe il cuore.

Mentre correvo con la mia tutina e la coda, sul marciapiede accanto passava una perfetta famigliola. Lei spingeva una carrozzina, una bimba più grande se ne andava di qua e di là. Ci siamo guardate, io e lei. A me ha fatto un po’ male ascoltare le risa della sua bambina. Ho notato l’espressione di lei. Mi guardava con rimpianto. Credo che abbia invidiato la mia libertà.

Lui le teneva la mano e guardava me, ma questa è un’altra storia.

venerdì 12 febbraio 2010

Lettera a un bambino mai nato

Piccolo figlio. Tu che sei vissuto nel caldo dei miei desideri, ti sei nutrito col sangue e la carne dei miei progetti, sei cresciuto fra i palpiti delle mie attese. Ci sei stato. Perché la tua mamma ti ha aspettato. E guardava quell'angolo di vita in cui avrebbe dormito il tuo sorriso, la sera; e tutti zitti per non svegliarlo. Ci sei stato. Perché la tua mamma ti ha tanto amato.
Grembo vuoto di speranze, posa adesso le sue mani su un corpo che non attende più, la tua mamma. Grazie della gioia che ho provato credendo che saresti venuto.

A Carnevale ogni scherzo vale

Si parlava della congiuntura astrale sfavorevole che fa coincidere carnevale e sanvalentino, quest'anno. Di domenica, come se non bastasse.
Ora io lo so che a carnevaleognischerzovale, però questa mattina ricevere una mail di Windows Live col titolo: Ti ama davvero?..... non è stato un bello scherzo. Ecco.

mercoledì 10 febbraio 2010

Che coss'è l'amor...

E' l'assenza che brucia.
Sono carezze che non dimentichi.
E' quello che aspetto sapendo che non arriverà.

martedì 9 febbraio 2010

In clandestinità

Dorina era distesa sul fianco e si cingeva la vita con un braccio. Livio allungò la mano e le carezzò i capelli. Non era sicuro che fosse sveglia, ma provò ugualmente a parlarle.

- Dormi? -

Lei tirò l’aria col naso e poi disse no.

- Forse è meglio che ci alziamo – disse Livio portando la voce appena sotto il normale livello della conversazione.

- Ma che ore sono? – rispose lei a occhi chiusi, anche se l’iniziativa di Livio l’aveva già mezza strappata dal torpore.

Livio si alzò a sedere e prese l’orologio dal comodino.

- Le undici. -

- Lo prendi il caffè? – continuò, visto che lei non aveva aggiunto altro.

- Eh, quasi quasi. –

- Allora rimani, te lo porto.-

Dorina affondò la testa nel cuscino tutta contenta di non doversi alzare subito.

Livio si mise in piedi e fece per rivestirsi. Aveva appena raccolto la camicia dalla sedia quando Dorina uscì dal letto e lo interruppe.

- Aspetta.-

- Aspettare che? -

Dorina aprì l’armadio, prese una busta e ne tirò fuori dei panni.

- Tieni – disse, e glieli lanciò insieme. Sembravano due. Mentre gli volavano incontro nella penombra, a Livio sembrò di vedere una cordicella.

- E questa che è? – Sapeva benissimo di avere tra le mani una tuta da ginnastica.

- L’ho presa ieri al mercato, per te. Credo che la misura sia giusta. Non mi andava di vederti in giro per casa vestito come un ospite. –

Lusingato, Livio se la infilò.

Andò a preparare il caffè.

Diego De Silva, La donna di scorta.

lunedì 8 febbraio 2010

Ma che bel castello marcondiro ndiro ndello

Trovare parcheggio in città è una cosa difficile. È un’attività che impiega molto del tempo nella vita di una persona: che se hai un appuntamento in un posto, devi arrivarci almeno mezz’ora prima, il tempo di trovare parcheggio. E mezz’ora oggi, mezz’ora domani, la vita passa. Per venire incontro alle necessità di chi trascorre la vita a cercare parcheggio, le case automobilistiche hanno inventato le city car. Scatolette simpatiche che infili abbastanza facilmente fra due altre automobili. E magari qualche mezz’ora la risparmi,e puoi dedicarti ai tuoi affetti.

Alcuni uomini – si sa quanto i signori maschi sono legati alle automobili – la city car la schifano. E vanno in giro, in città, col Suv. Intendiamoci, anche a me piacciono i Suv. Ma se tu esci dalla città solo per andare al mare la domenica, nel mese di agosto… forse non è un giusto investimento. Quel signore che aveva il Suv grigio targato Kia, non lo so se viaggia molto. Aveva l’aspetto tarchiato, però. Secondo me era piuttosto uno da mare ad agosto. Fatto sta, io avevo appena parcheggiato bel bella la mia macchinetta, che dovevo andare alla posta, e questo qua dai reconditi recessi della sua infinita auto, mi urla: - resta qui molto? -

Il suo Suv affiancato allo sportello della mia agile C3.

- Dipende da quanta fila c’è in posta, ma non credo. - Erano le tre del pomeriggio, orario in cui magari le vecchine dormono e gli sportelli sono meno affollati.

- No perché io devo andare dal barbiere – dice questo, scendendo dal castello e avvicinandosi al mio finestrino. La logica del dialogo, a questo punto prevedeva la battuta: vuole parcheggiare qui?

Battuta che non ho fatto, principalmente perché non avevo nessuna intenzione di mollare il mio prezioso parcheggio. E poi, cafone di un maschiaccio, sono una signora, io! Un po’ di buone maniere…

Ma il castellano proprietario del semovente castello, mi ha incalzata con la seguente domanda: - Se parcheggio qui davanti a pettine, poi lei riesce ad uscire? –

Chi mi conosce, lo sa: a me i maschi che insinuano che tu non sai guidare perché sei donna mi fanno incazzare di un incazzato inquantificabile. E questo, in maniera affatto celata, stava dicendo che se lui depositava il suo castello davanti alla mia macchinetta, io poi non uscivo. Orgoglio di donna ferita, è più pericoloso di un terremoto.

Io, con un sorriso finto seducente: - Lei parcheggi; se fa una manovra giusta, dovrebbe restare abbastanza spazio! –

Questo senza osare ribattere, ma cercando di ricambiare con un sorriso che gli è venuto piuttosto goffo, si è parcheggiato. Io sono rimasta ad osservare la sua manovra. Poi, ancora affamata di umiliazione suvistica: - Eh certo, parcheggiare con un’auto così grande è difficile. –

Umiliare un maschio maschilista col Suv, non ha prezzo.

Acqua azzurra, acqua chiara

L’altro giorno in edicola ho visto una di quelle innumerevoli raccolte, con la prima uscita a soli tre euro, e i successivi cinquecentoottanta volumi che ti vincolano a vita alla raccolta. Peggio di un mutuo. Quasi un ergastolo.

Generalmente sono cose inutili, ma carine. Oggetti irrilevanti che però a qualcuno piacerà collezionare. Io non ho la pazienza di fare le collezioni, e mi chiedo se davvero la gente continua poi a comprarli tutti i pezzi della raccolta.

Quello che ho visto l’altro giorno in edicola, però, mi ha lasciato basita. Una raccolta di acquasantiere.

Dal Devoto-Oli: Acquasantiera, recipiente per contenere l’acqua benedetta.

Sarà una collezione che fanno i preti, mi sono detta. Io tendo a darmi le risposte più bizzarre, ho la mente fantasiosa. E ho continuato a pensare al prete che andava in edicola a prendere la nuova uscita dell’acquasantiera. Però l’idea di una casa, fosse anche una casa canonica, con le pareti tappezzate di acquasantiere… a me mi ha messo un poco a disagio.

Lo stesso pomeriggio mi è capitato di osservare le pareti di un balcone. Un palazzo nuovo, civile abitazione. Alle pareti di quel balcone c’era appesa un’acquasantiera. Io guidavo quando ho visto sta cosa qua, e giuro che stavo per tamponare l’auto davanti alla mia. I miei occhi fissi al reverendo oggetto che faceva bella mostra di sé. Sul balcone.

Signore, aiutami Tu a capire perché uno che esce sul balcone dovrebbe intingere le mani nell’acqua benedetta. Ma soprattutto, per riempire la collezione di acquasantiere, uno che fa? Va a Lourdes con i bidoni?

Perché non voglio credere che l’abbiano appesa al muro come oggetto ornamentale. Proprio non ci riesco, a pensare ad una cosa del genere, con tutta la mia mente fantasiosa.

L'arte della gioia

Spesso mi capita di sentirmi dire “beata te”. Che io lo so, l’erba del vicino è sempre più verde. Ma a dirmi “beata te” spesso, sono amici cari. Persone con cui ci si confida, quelli sui quali sai di poter contare. E allora non è questione di erba verde, perché è una considerazione fatta da chi mi conosce a fondo.

Ora, queste persone però, generalmente hanno tutte qualcosa di rilevante che io non posseggo. Parlo dei cosiddetti beni di prima necessità, tipo un uomo, o una donna; una casa propria; un figlio. Beni dei quali io alle volte sento la mancanza. E sorrido quando i miei amici mi dicono “beata te”. Nel mio sorriso c’è la consapevolezza di quella nota che rende la mia musica, magari, così bella alle orecchie di chi la ascolta.

Ed è questa, la mia nota. Che io so godere. E mi piace vivere, tutto, intensamente. E lo so quanto questo sia importante, perché ti rende davvero beato nelle cose che fai. Se non suoni quella nota, perdi il sapore della vita. E la vita, si sa, va mangiata. E gustata. Questa è l’arte della gioia.

mercoledì 3 febbraio 2010

La chiamavano Bocca di rosa

Orbene, ero ferma ad un semaforo in questa fredda giornata di febbraio che anche l'aria ha il colore del gelo. Mi guardavo distratta intorno, quando la mia attenzione è stata richiamata da un distinto uomo nerovestito, il quale è sceso dalla sua automobile mercedes parcheggiata sul lato opposto della strada, mi ha attraversato davanti permettendomi di gustarne l'eleganza del portamento, e si è diretto all'angolo dove era posteggiato un carretto di fiori. L'uomo distinto ha acquistato un mazzo di rose rosse. Poi il semaforo è diventato verde, e sono ripartita. Ma ero felice.
Felice per quella donna che fra poco avrebbe ricevuto un mazzo di rose rosse. E felice anche un po' per me, che mi fa bene ricredermi dall'idea che i maschi sono tutti cinici ed egoisti.

Nata sotto il segno dei pesci

La differenza fra gli intellettuali debusciati e i lavoratori concreti e produttivi consiste essenzialmente in questo: i primi alle otto del mattino dormono; presumibilmente perché hanno trascorso la notte a leggere. I secondi alle otto del mattino lavorano e producono; producono anche assordanti rumori di trapano. Questo è.