mercoledì 3 novembre 2010

Il bandito e il campione

L'essere umano è regolato da un funzionamento secondo me semplice, riconducibile a pochi istinti primordiali e a rapporti causa-effetto piuttosto ovvi, a pensarci bene.
Per esempio. Se a me, donna, piace uno; parlando della sua ex, io le troverò un difetto fisico. Sempre. Pensateci un attimo, signore. E ditemi se l'ex fidanzata del vostro uomo non aveva il culo troppo grosso, o le tette troppo piccole, o i capelli secchi come paglia, o gli occhi troppo vicini, o il naso troppo pronunciato. Certamente si. Perché la rivalità, noi esseri umani, la riconduciamo a una gamma di istinti primordiali.
Un altro esempio. Se tu, uomo, ambisci ad avere una carica. E sai che c'è un altro valido forse più di te che ambisce alla stessa carica. Pensateci un attimo, signori. E ditemi se il vostro rivale nel lavoro non ha qualche problema sessuale. Impotente, ejaculatio precox, gay. Se poi siete particolarmente arditi nella competizione, certamente vi paragonerete al rivale sul terreno sessuale, segnandovi dei punti di vantaggio, ovviamente.
Ecco, io credo che la classe - oltre che l'intelligenza - di una donna, si misuri nel fare apprezzamenti sulla ex; ci pensate, che rivincita? Così come la superiorità - e naturalmente l'intelligenza di un uomo - si rivelino nel non presentarsi come un toro da monta quando si tratta del suo lavoro.
Detto ciò, esco dal blog ed entro in feisbuc: vado a chiedere l'amicizia a Ruby Rubacuori.

martedì 2 novembre 2010

Cade la pioggia e tutto lava

A giudicare dalla solerzia frenetica e scomposta con cui i genitori si affollano all'uscita di scuola per aspettare i propri figli quando piove, intasando il traffico anche del piccolo paesello di montagna, si evince che i genitori ritengano i propri figli biodegradabili.

domenica 31 ottobre 2010

Almeno tu nell'universo

- E' veramente gentile, e premuroso -
- Che meraviglia -
- Eh già, quasi non sembra vero... -
- Ecco, è questo il guaio! Che in giro ci sono talmente tanti stronzi, e tu finisci col ritenere incredibili piccoli gesti e gentilezze che dovrebbero invece essere naturali -
- E' vero -
- Gli uomini galanti sono diventati introvabili, come le pecore nere -
- Diciamo come pecore bianche, va' -
- Diciamolo pure! -
- E non dovrebbe essere così -
- No che non dovrebbe. Ma... sai che ti dico? -
- ... -
- L'importante è che le troviamo noi, le pecore bianche! -

Perché essere felici per una vita intera sarebbe quasi insopportabile

La felicità non ha bisogno di parole.E non si esterna in grandi gesti. E' semplice e naturale, come un corso d'acqua che scivola verso il mare, un fiore che sboccia a primavera, una foglia trasportata dal vento. La felicità è piccola come il caffé in una tazzina, e forte come la pietra delle montagne.

Giulia si sposa, ma che sorpresa, si farà le foto in chiesa

I matrimoni, si sa che mi annoiano. Anche quando l'affetto che mi lega agli sposi novelli è forte più del tempo - che ai matrimoni degli altri, del resto, non ci penso minimamente ad andare. Mi annoia restare seduta per ore a mangiare, impacchettata in abiti semitrasparenti che al secondo antipasto inizi già a fuoriuscire da ogni lato. E non ci provare ad alzarti per fare due passi, che con quei tacchi dove vuoi andare.
Io però adesso ve lo dico. Gli abiti da sposa a me mi fanno venire in mente il carnevale. Personalmente, li trovo ridicoli. Ok, l'ho detto.

Stai preparandoti un caffé con gli occhi chiusi

Per me l'inverno inizia col cambio dell'ora. Quando alle quattro si sono già spenti i raggi del sole, e ti sorseggi il tuo thé fumante. Per me l'inverno inizia quando sai che la prossima sveglia che suonerà, ti alzerai dal letto col buio. Per me l'inverno è iniziato oggi.

sabato 30 ottobre 2010

Scivola e vai via

Nella vita ti può capitare di scivolare sulla buccia di banana. Anche quando non c'è.

venerdì 29 ottobre 2010

Sapore di sale

"Un vigile si assenta dal lavoro per malattia e va a fare il bagnino, ma mette le foto su facebook e viene scoperto".
Cioé, non è che uno poi ci si deve inventare le barzellette.

Su questa poltroncina a forma di fiore

Io sono una professoressa che non sono una professoressa. Nel senso che faccio serie difficoltà a entrare in questo ruolo. Per esempio, non mi siedo mai alla cattedra. Sopra, semmai. Mi piace osservare tutti i visetti delle bestiole che ho davanti, ma soprattutto è l'idea di ergermi a maestro che mi mette in difficoltà. L'altro giorno porto un gruppo di discenti nella stanzetta del sostegno, per un recupero di non so cosa. Quelli, che sono furbi, si saranno detti che se io mi siedo poco nell'aula, figuriamoci nella stanzetta. E allora una delle pulzelle punta diritta l'unica poltrona presente nella stanza. Che le altre sedie erano tutte sedioline piccole da banchetto di scuola.
Ora però, io sono una professoressa che non sono una professoressa ma solo se e quando lo decido io. Come il mago, per intenderci.
Ecco perché questa presa di potere da parte della fanciullina mi è garbata poco. E le ho detto di lasciarmi la poltrona. Alle repliche insistite di lei - e dai professorè, le 'n se siede mai - l'ho guardata con occhi di lince, e ho proferito la seguente domanda: ma tu lo sai quanti anni ho studiato io per sedermi su quella sedia?
In verità non lo sapevo neanche io. Mentre lei si guardava intorno smarrita, io mi sono fatta due conti. A partire dalle elementari, compresa la specializzazione.
Venti. Le ho detto, senza aspettare la sua risposta.
Lei mi ha guardata in silenzio, e si è alzata. Non ci giurerei, ma mi è sembrato avesse un'espressione schifata. O di commiserazione. Ma forse entrambe le cose.

giovedì 28 ottobre 2010

La linea sottile fra baciare e mangiare

Io sono d'accordo con chi sostiene l'esistenza di un legame fra il modo in cui la gente mangia e quello che ha di fare l'amore. Pensateci.
Gli schizzinosi a tavola sono quelli - beati loro - che stanno più avanti nel processo di sublimazione degli istinti, diciamo così. Siete mai stati a letto con qualcuno che è un piacere veder mangiare? Quelli che sorridono mentre viene servito un piatto, che iniziano ad assaporare già i profumi, che sono curiosi di assaggiare sapori nuovi e non ti diranno mai, in linea generica e preventiva: io non mangio questo, o quello, o peggio né questo né quello. Se siete stati a letto con una di queste persone, sapete cosa intendo.
Saper godere del mondo fuori. Credo che i buongustai e gli amatori siano accomunati dallo stesso atteggiamento di passione verso le cose.
Ora vado a mangiare i ravioli di carciofi ai quattro formaggi, che viene un profumo.....

mercoledì 27 ottobre 2010

Mentre dormi

Io se c'è una cosa che mi annienta, togliendomi entusiasmo e forza per tutto il giorno, è quando mi devo alzare presto al mattino e - per qualche ragione che ignoro ma che suppongo legata allo stress - mi sveglio prima del suono esecrando dell'aggeggio infernale. Che poi, quando quella maledetta inizia a suonare, il cervello è già attivo da un pezzo. Ma gli occhi non c'è verso che si aprano. Sono cose brutte.

Sarà che un giorno si presenta l'inverno e ti piega i ginocchi

Il sole mette di buon umore. Anche se fa tre gradi. Meglio tre gradi col sole, che quindici sotto la pioggia.

martedì 26 ottobre 2010

Credo che ci voglia un Dio e anche un bar

Quando ero bambina e andavo al catechismo per la prima comunione, un prete tanto bravo disse qualcosa che ricordo ancora con tenerezza e totale condivisione. Sulla preghiera, sull'importanza della preghiera, paragonò Dio alla nostra mamma. Pregare è come rivolgersi a lei.
- Voi cosa dite alla vostra mamma? Le poesie che imparate a scuola? Non vi rivolgete piuttosto a lei con parole semplici, spontanee, anche col silenzio in alcuni momenti? -
A me il paragone è rimasto nel cuore. La bellezza della spontaneità. Sarà forse per questo che venire a conoscenza dell'esistenza di un simile oggetto mi ha disturbato non poco.
Come registrare un messaggio in segreteria. Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.
E alla sera, invece di telefonarle, spedire questo nastro registrato.
Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.
Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.
Mamma come stai qui tutto ok ti voglio bene.

Se il cielo è vuoto o il cielo è pieno, lui dice che ci guarderà da solo

Ero seduta in treno, abbastanza concentrata sul mio libro, quando arriva questa vecchina bassa, con i capelli corti bianchissimi, un ciondolo d'oro con l'immagine della Madonna incisa, che spiccava sulla maglia di lana rasa nera. Trascinava una piccola valigia con le rotelline, anch'essa nera. E aveva le mani occupate da una busta di plastica bianca, più un'altra borsa, sicché i suoi movimenti ne risultavano impacciati. Si siede nella poltrona di fronte alla mia, spingendo violentemente il trolley che viene ad incastrarsi fra la mia poltrona e le mie gambe.
- No, scusi signorina. Non voglio disturbarla -
Che è come esordire una telefonata alle otto del mattino con: stavi dormendo?
Mi hai colpito gli stinchi con la tua valigia, che se davvero non volevi disturbare la lasciavi verso il corridoio, o la sollevavi nella cappelliera, o te la mettevi contro le tue di gambe. Ma hai scelto di schiantarla contro di me, e mi riesce difficile credere che proprio non volevi distrubarmi. Ad aggravare la sensazione di fastidio, c'è che mi hai interrotto la lettura.
- Si figuri, signora - dico, che gli anziani vanno rispettati. Ma fondamentalmente avrei voluto rispondere: adesso cerca di stare zitta e ferma, e vedi di limitare il disturbo che - se proprio lo vuoi sapere - già mi hai dato.
Continuo a tenere gli occhi bassi sulle pagine, per scongiurare ulteriori tentativi di conversazione da treno. E dalle righe del romanzo, lo sguardo mi cade sulla valigia nera contundente, che stava proprio lì, attaccata alle mie ginocchia. Faceva bella mostra di sé un adesivo, con su scritto: UNITALSI, Presidenza Nazionale.
Va detto che il treno sul quale avveniva tutta questa scena era diretto a Roma Termini. E a Roma ci sono gli incontri nazionali di qualsiasi associazione esista sulla terra, dagli Amici della mosca ballerina fino all'Associazione contro l'estinzione del politico onesto, dalle Sorelle Umili di Santa Ippazia da Montevergine alla Confraternita delle Monache che cantano nei cori gospel con Whoopi Goldberg. Praticamente tutti si recano, almeno una volta all'anno, a fare un'assemblea nazionale a Roma.
La signora sul mio treno, evidentemente, viaggiava per questo scopo. E si dichiarava, con l'ostentazione che solo alcuni cattolici sanno avere, membro di un'associazione di volontariato che fa assistenza ai malati. Che è una realtà bellissima, con la quale ho avuto anche dei contatti diretti. Gente che dedica tempo, cuore ed energia ai malati. Persone che godono di tutta la mia ammirazione. Sebbene, si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco. E laddove ci sono dieci uomini di buona volontà, ce ne saranno almeno due che la volontà ce l'hanno un poco meno virtuosa. Diciamo.
A me questi personaggi che partono per compiere grandi gesta e poi sul treno non sanno essere gentili, tanto per fare un esempio, mi richiamano alla mente la parabola del Buon Samaritano. Dove si racconta di quel tizio che gli capita una sciagura per strada, e tutti i religiosi che andavano alle funzioni sacre passano accanto allo sventurato e non se lo filano di striscio, perché hanno premura di adempiere all'obbligo del loro culto. Ma io sono una che giudica, Dio mi perdoni.
Siccome ero in vena di parabole, e il treno diretto a Roma Termini fa anche fermata a Roma San Pietro, ecco che sale una suora. Tanto carina, la verità. Doveva essere tipo indiana dalle fattezze, indossava un abito interamente bianco, una di quelle religiose la cui presenza infonde serenità. La suorina tutta carina chiede alla volontaria degli ammalati se la poltrona accanto alla sua fosse libera.
- Ma io non la posso spostare la valigia - risponde stizzita l'anziana donna di carità. E che ci sarà dentro, il Papa? - No, perché poi come faccio a tirarla giù quando devo scendere? -
- Ma posso aiutarla io - suggerisce con disponibilità la suora.
- Ma guardi che nel treno ci sono un sacco di altri posti vuoti - sentenzia la nonna, mentre tutti ci interrogavamo sulle sue doti di chiaroveggenza.
- Vengo da un altro vagone - insiste la religiosa - ed era tutto occupato. Testimonianza diretta contro supposizione.
- Ma lei è giovane, può stare anche in piedi - è stata l'ultima sentenza della proprietaria del trolley più prezioso nella storia del volontariato mondiale. La quale si è poi chiusa in un immobilismo da statua greca, imperterrita, con le mani abbarbicate alla valigia. Per scoraggiare chiunque avesse voluto sollevargliela sulla cappelliera e fare accomodare la piccola suora.
Naturalmente dai sedili accanto ai nostri, una signora si è alzata e ha ceduto il posto alla suora. Il movimento è stato accompagnato da considerazioni sui biglietti pagati che non comprendono il posto per i bagagli, sulla disfunzione delle ferrovie dello stato, sul governo - questa non l'ho sentita direttamente, ma ci sarà stato qualcuno che avrà detto qualcosa sul governo -
Io, che sono sempre quella che giudica, mi sono interrogata sull'identità della terza signora che ha proseguito il viaggio in piedi per fare sedere la suora. La vecchina era certamente una volontaria che fa assistenza ai malati, della quale è verisimile affermare che si stesse dirigendo ad un'assemblea con tutti gli altri volontari, e magari sarebbero stati ricevuti dal Santo Padre. La tizia che ha viaggiato in piedi non ha affermato nulla di sé, non si è resa visibile né riconoscibile; semplicemente, con dignità, ha compiuto un atto di giustizia.
Ho chiuso il mio libro, non avevo più voglia di continuare la lettura.
Anche perché la vecchina ha iniziato a chiedermi quante fermate mancassero alla sua. Indovinate dove doveva scendere?

Ai banchi del mercato donne, pezzi di stoffa svelta e colorata

Il fatto è che io appartengo a una generazione di uomini patologicamente scettici rispetto alla possibilità che una gran figa li corteggi. Sono un uomo-outlet.
E gli outlet, in quanto rientrano nel campionario della stagione passata, vivono male il rapporto con l'attualità. Si sentono scaduti, scelti per ripiego. Se qualcuno ci vuole, è perché siamo in saldo. Per cui è ovvio che non ci permettiamo neanche di pensare che a una donna come Alessandra Persano, che è una donna-Prada, possa mai venire in mente di venire a spendere qua.

Diego De Silva, Non avevo capito niente

Alzati, Giuseppe!

Ci si abitua a tutto nella vita. Se riesci a uscire dal letto alle 6.30 del lunedì mattina, e ti viene pure da sorridere. Allora puoi abituarti a tutto.

O giorni o mesi che andate sempre via

L'ufficio rimane aperto ogni pomeriggio, tranne il mercoledì mattina.
E va bene che io sono intelligente, e lo capisco cosa vuoi dire. Ma tu devi essere parecchio idiota per dare informazioni professionali in codesto modo. Ohibò.

Qui nel reparto intoccabili

Prof: - Dovete studiare, non per avere dei buoni voti ma per il vostro futuro -
Alunni: - ... -
Prof: - Dovete studiare per crearvi un vostro posto nel mondo -
Studentessa: - Prof, ma com'è che al figlio de' Bossi gl'hanno dato un lavoro che guadagna tutti quei soldi? e lui mica c'annava bene a scola -
Si accettano suggerimenti su qualcosa di educativo da risponedere in simili frangenti.

mercoledì 20 ottobre 2010

Poi firmi con la tua penna d'oro

Il buon vecchio copia/incolla è una pratica ancora diffusa e sempre molto cara, fra gli insegnanti. Solo, mi chiedo: non siamo un tantino incoerenti quando proibiamo ai nostri pischelli di copiare dai libri? Davvero mi sfugge perché noi si e loro no.Tuttal'più che noi dovremmo saperlo fare. Scrivere senza copiare, dico.

Ogni volta quando

E' vero che mi annoio. Mi stanco. E ho bisogno di nuovi stimoli. Può essere vero che dopo tre anni vivere in uno stesso luogo inizi a starmi stretto. Sono fatta così.
Ma non sono così in tutte le situazioni della mia vita.
E ci sono luoghi e momenti in cui mi piace, fermarmi.

Ti vesti svogliatamente non metti mai niente che possa attirare attenzione

Da qualche parte avevo letto che traslocare genera uno stress molto alto, assimilato ad eventi sconvolgenti come il parto o una vedovanza. Mi aveva colpito questo paragone da psicologia spicciola, perché di traslochi ne ho fatti molti. E certo, non è facile. Ma non credo che se mi morisse il marito mi sentirei come quando cambio casa. Però, è un cambiamento forte. Non solo fuori. Perché, per esempio, non puoi mai portare con te tutto quello che avevi nella abitazione precedente; e allora devi scegliere. Ora, si sa, gli oggetti hanno un valore affettivo e simbolico. Quello che l'anno prima era per me indispensabile, a guardarlo davanti a scatoloni da riempire diventa così naturalmente superfluo, che vedi la tua vita cambiare, mentre avvolgi di carta da imballaggio quanto invece decidi di portare con te. Perché di alcuni altri oggetti non puoi proprio fare a meno. Non ancora.
Io in ogni trasloco lascio indietro delle scarpe. Soprattutto perché adoro comperarle, e quale scusa migliore del: non ne ho? (sottinteso qui con me, ma non sottilizziamo).
Le scarpe che lascio indietro sono sempre scarpe col tacco alto. Che mi piacciono, si. E ci sono momenti in cui ho voglia di salire su dei fascinosi trampoli. Ma quando c'è da scegliere, da cambiare, da partire, io indosso sempre scarpe basse. E non è che non mi piaccia essere notata.Che ho comperato anche stivali rossi, nella mia vita.
Il punto è che la strada va percorsa tutta, senza esitazioni. Con i piedi ben saldati sulla terra.

Ho un lavoro qui vicino

Io credo fortemente che essere mancini non sia condizione per cui gli alunni debbano essere rimproverati.
E credo altrettanto fortemente che I promessi sposi siano un'enorme rottura di balle.
Ma siccome sto dall'altra parte della cattedra, non posso tacere di aver visto cose che voi umani non potete immaginare. Tipo ragazzini belli e intelligenti trasformarsi in belve feroci e incontrollabili. Ma col pelo e la coda, eh. Senza sconti.

Il settimo dice non ammazzare se del Cielo vuoi essere degno

Premesso che trovo decisamente di cattivo gusto lo sperpero televisivo che l'Italia fa delle tragedie. Aggiunto il senso di rispetto che viene a mancare per la dignità umana che andrebbe conservata anche nel dolore. Detto che io, se a me capitasse che per esempio mia figlia scompare e poi ritrovano il cadavere e mio cognato dice di averla uccisa e violentata - dopo averla uccisa - io, in tal caso, non permetterei a nessun giornalista di avvicinarmi. Che l'ultima cosa della quale avrei voglia sarebbe raccontare a Bruno Vespa il modo in cui la mia vita è stata rovinata. Evinto che sono notevolmente infastidita per tutto quanto si continua a dire sulla piccola bionda vittima salentina.
Segue che vedere una specie di Crepet sul digitale, il quale analizza i moventi inconsci dei distrubi che possono aver causato il delitto, mi fa venir voglia di cambiare canale. Mentre cerco il telecomando, però, il suddetto Freud all'amatriciana profersice la seguente sentenza: è un atto di pietà nei confronti della famiglia in genere e di quanto accade nelle famiglie meridionali in particolare non approfondire ulteriormente quello che è successo in questa famiglia.
Sussulto. Inorridisco. Mi incazzo.
Senti, Gustav Jung, io credo che l'unico atto di pietà va compiuto verso quella meravigliosa ragazzina, che state uccidendo e dissacrando ogni giorno, ripetutamente. Secondo, io sono meridionale. Di conseguenza, anche la mia famiglia lo è. Ma non mi è mai successo che uno zio mi violentasse o pensasse di uccidermi, né che una cugina volesse farmi scomparire per rivalità amorose, o che una zia nascondesse trame da Shining ordite alle mie spalle.
Sono stata fortunata, lo so.
Ma se tu, illustre Rogers della tivvì, ti esprimi come hai fatto, lasci intendere che la famiglia meridionale è un vaso di Pandora traboccante di tragedie inespresse dal quale è meglio non sollevare il coperchio. E quindi sei pure razzista. Che non meno odiosi si sono resi Erica e Omar, o Anna Maria Franzoni. Allora sappi, caro Maslow, che possiamo pure discutere sulle dinamiche recondite che ledono la struttura familiare sfuggendo al controllo razionale e sfociando nell'abnorme tragedia. Ma non dobbiamo - ripeto, non dobbiamo - farlo in televisione, a ogni ora del giorno e della notte, mentre qualcuno muore.
Siamo seri, per una volta. Facciamo silenzio davanti a cose che il silenzio lo impongono. Punto.

mercoledì 13 ottobre 2010

Invisibile traccia

Il dosso artificiale serve a limitare la velocità dei veicoli lungo una strada che necessita automobili lente. Magari è una strada a intenso passaggio pedonale. In tal caso, il dosso artificiale può anche essere adoperato come passaggio pedonale, tipo che sopra al dosso ci disegni le strisce e la gente ci attraversa sopra.
Ma perché tutto questo avvenga, il dosso deve essere segnalato. Deve essere di un altro colore, per intenderci. Se è di catrame, dello stesso identico colore della strada, serve solo a sfasciarti la macchina.
Non che tu abbia bisogno dei dossi, per sfasciare la tua macchina. Mi ha fatto notare un mio affezionato lettore. Vabbè.

martedì 12 ottobre 2010

Come una musica, come domenica

Uno dei miei desideri più delicati, come dire...un sogno nel cassetto, è avere un uomo che prepara un delizioso ed elegante pranzo, mentre io scrivo.

Stringeva al petto una bambola, il regalo più ambito

Si chiede tanto, a quei ragazzetti seduti lì davanti. Che restino zitti, che siano attenti, che sappiano usare la logica e la memoria. Che capiscano le tue spiegazioni e siano capaci di argomentare le loro risposte.
Ma quei ragazzetti seduti lì davanti sono gli stessi che vengono a chiederti se le palline di lana che il maglione ha lasciato sulla camicia vanno via. Sono bambini. Ma piccoli, eh.

Amico fragile

Professoressa: - Ma voi lo sapete, si o no, che anche il numero delle assenze influisce sul profitto? -
Un sottofondo di disapprovazione segue alle sue parole.
Alunno: - Chè, fa media? -
Prof: - Fa che bisogna venire a scuola, e assentarsi solo quando necessario -
Altro alunno: - Ma se ci ammaliamo, professorè!? -
Prof: - Dovete fare attenzione anche alla vostra salute. Pensate a noi: io quante assenze faccio durante l'anno? -
In tutta risposta, un boato di rivolta e ribellione.
Alunni, sovrapponendosi: - Professorè, lei 'nnè mancata mai -
Prof, orgogliosa: - Ecco, come faccio io dovreste fare anche voi -
Alunna: - Professorè, ma lei 'nncellà mai la febbre? -
Movimenti e fruscio di dubbio, tutti gli occhi rivolti verso la salute di ferro della prof, come il faro sul protagonista, a teatro.
Alunno dal fondo: - Eppure anche i professori sono esseri umani -

lunedì 11 ottobre 2010

Da che punto guardi il mondo tutto dipende

Possono susseguirsi eventi, in poco meno di un mese, per cui Tornare diventa voce del verbo Andare in una casa che non conoscevi ma dove senti che non ti manca niente.

E' per te un sabato nel centro, le otto di mattina

Ieri era una data particolare, di quelle che si ripetono ogni cento anni e - forse proprio per questo - portano fortuna. Ieri era il dieci ottobre duemiladieci, ossia il 10/10/10.
Dell'ulteriore coincidenza numerica me ne sono accorta solo alla sera, ma ieri mattina, poiché era domenica, me ne sono restata nel letto a rotolarmi fra le lenzuola fino alle dieci. Più precisamente, alle dieci e dieci. Nel senso che quando ho preso il cellulare per guardare se il sonno domenicale fosse stato sufficiente, l'orario indicato era esattamente quel ripetersi ritmico del dieci.
Sembra che tutta questa cabala debba portarmi veramente fortuna. Tant'è che ho pure messo il piede dentro a una cacca di cane, il dieci dieci duemiladieci.

E' una semplice canzone

Mi commuovono le canzoni che quando le ascolti non riesci a dire niente, e senti tutto il cielo dentro agli occhi. Sono canzoni semplici, tenere come una carezza e pulite come un sogno. Sono canzoni così.

domenica 10 ottobre 2010

Un treno per dove esisti tu

Nei treni una cosa che non mi piace è il vicino che parla al cellulare. A voce alta. Se poi parlando a voce alta, mentre io vorrei godermi in silenzio il mondo che scorre dietro il vetro, questo vicino importuno dice pure scemenze, io mi altero.
Come questo ragazzone bruno, grassottello, che parla un po' arabo e un po' italiano con una tipa e le spiega una vantaggiosa e imperdibile promozione ferroviaria. Uno sconto se viaggia la coppia: si paga un solo biglietto.
- ... -
- Si si. Se viaggiano donna e maschio -
Ora, caro arabo che urli al telefono, mi inchino all'abilità con cui usi la mia lingua. Io non ci so parlare così velocemente e correttamente in un altro idioma. Però DONNA e MASCHIO non si dice. Si dice maschio e femmina.Oppure uomo e donna.
No, tanto per aiutarti nelle sfumature.
Anche se, a pensarci bene, in italiano forse si potrebbe anche dire così. Che di donne ce ne sono, ma di uomini... Suona male perché siamo abituati a dirlo in un altro modo. Però, donna e maschio sono i componenti della maggior parte delle coppie che si vedono in giro. Laddove lui si limita a svolgere le proprie funzioni biologiche di maschio.
Allora facciamo così, signor Trenitalia. Che l'avrà sentita anche lei la storia, tanto urlava l'arabo coniatore di nuovi binomi linguistici.
Facciamo che donna e maschio pagano un solo biglietto. Ma se salgono due che possono dimostrare di essere uomo e donna, allora li si fa viaggiare gratis. Io direi.

La maggiornaza sta

Perché si crede che la pecora nera sia un individuo al margine che disturba l'ordine costituito?
Ce n'è mica una sola, di pecora nera, in un gregge. Le avete mai viste, le pecore? Beh, le pecore nere sono una minoranza ma basterebbero a creare una rivoluzione.

Ci sono topi tutto in giro, topi tutto intorno

Poi c'è qualcuno che si sente in dovere di esprimere il proprio parere e sentenzia: ma buttiamogliela una bomba atomica in Oriente. Per limitare - fermando tutto una volta per sempre- le violenze e le morti in Afghanistan, Iran, Israele. Insomma. Ammazzarne uno per educarne cento.
Capite bene che se l'emissario di tanta sentenza è un ragazzello di terza media, io due parole ce le spenderei. Sacrificando pure la lezione.
O no?

Perché ditemi chi non si è mai innamorato di quella del primo banco

A scuola, si sa, si impara l'amore. E tu puoi provarle tutte le strade per interessarli, stimolarli, acculturarli i tuoi alunni; loro una cosa sola avranno in mente più di tutte le altre. L'amore.
Quello totale e totalizzante dei banchi di scuola. Quello che ti devi per forza innamorare di lei: la vedi ogni mattina, per mezza giornata, tutto l'anno, per più anni; o ti innamori, o lo sai che noia!
Ma ci si innamora proprio sul serio, a scuola. Tanto che io gliele vorrei insegnare un paio di cosette su questo indefinibile amor ch'a nullo amato amar perdona. Il bel ragazzino dagli occhi verdi, per esempio. Che si mormora abbia una cotta per lei, lunghi capelli neri e aria esuberante. L'ho letto scritto col pennarello sotto a un banco, come se non bastasse. E li osservo meravigliata, ancora desiderosa di sapere i palpiti del cuore. Lei deve essere attratta da qualcuno di esterno alla classe, perché rivolge troppo spesso gli occhi luminosi fuori dalla finestra, tanto che la si deve anche rimproverare. Lui, invece, mette in campo tutte le armi che un maschietto sa utilizzare. Quando a lei tocca leggere a voce alta, gli ormoni in festa di lui si spargono impazziti per tutto il suo corpo, e lo costringono a muoversi. Muoversi rumorosamente.
Si piega verso la zaino, prende le caramelle, le scarta, se ne infila una in bocca. Cosa proibitissima durante la lezione. Allora la prof interrompe la lettura a voce alta dell'amata Giulietta per ordinare all'incauto corteggiatore di buttar via la caramella. E lui si alza, padrone del mondo se gli occhi di lei si posano sui suoi movimenti veloci. Gli piace essere al centro della scena, un adolescente rossore gli colora il viso. E io sorrido intenerita dal modo buffo in cui il maschio della razza umana attua il suo corteggiamento durante l'età degli amori.
Ma lei guarderà ancora fuori dalla finestra, mio piccolo Romeo. Se la prof può darti un consiglio, non devi metterti tu al centro della scena, se vuoi conquistarla. Devi fare in modo che si senta lei la principessa di questa fiaba. Non sono necessarie grandi cose, né ora né dopo. E' importante solo che che tu riesca a pensare a lei più di quanto pensi a te stesso. Ricordatelo. Le ragazze non cercano un giullare, ma un cavaliere. Mi prese per costui piacer sì forte che come vedi ancor non m'abbandona.

mercoledì 6 ottobre 2010

Con la testa fracassata, col naso insanguinato

Adesso mandano l'esercito a Reggio Calabria. Perché si minacciano attentati ai giudici.
Questa è la mia bella terra maledetta. Da qui si può solo partire.

lunedì 4 ottobre 2010

Acqua e sale mi fai bere

Se uno dei miei studentelli, interrogato su una definizione, mi risponde ripetendo in qualche modo la definizione stessa, io gli do un'insufficienza. Cercando di fargli capire che, appunto, se ti sto chiedendo di cosa si tratta, tu devi dirmelo con parole diverse da quelle che ho usato io per chiedertelo.
Poi, sui loro libri, si legge la seguente definizione: Federalismo, corrente di pensiero che mira alla costituzione di un'assemblea di stati federali.
Posso io essere credibile quando gli dico che per spiegare qualcosa devono essere chiari e usare parole diverse dalla definizione stessa? E se mi remate contro, cari signori scrittori dei libri di testo, ditelo. Che io mi organizzo.

Basta un poco di zucchero e la pillola va giù

E' risaputo che la teoria senza la pratica a poco vale. Non c'erano dubbi sul fatto che tutte le specializzazioni all'insegnamento sarebbero state assolutamente inutili, una volta sulla cattedra. Ma quello che mi preoccupa maggiormente, a me, è l'aspetto burocratico. Diritti, doveri, relazioni, programmazioni, tutto quanto bisogna fare fuori dalla classe. Che dentro, bene o male, il mio lavoro lo so fare. Ma tutto il resto mi inibisce.
Chiedi quello che non sai, è una buona regola di vita.
E io oggi sono andata in segreteria a chiedere se, quanto, e come posso assentarmi. Successivamente mi sono chiesta perché ho avuto la necessità di fare questa domanda dopo sole 3 settimane di lavoro.
Se si ammala, c'è la visita fiscale. Mi hanno risposto.

A te che sei, semplicemente sei

Sono un'amazzone, io. Donna scarmigliata che lotta con la pelle al vento. Ho sempre fatto tutto da sola, fiera e gelosa della mia capacità di farlo. Ho preferito sbagliare, pur di essere autonoma. Sono andata prontamente dove alcuni uomini non hanno neppure osato.
E sapevo che quando saresti arrivato, semplicemente e dolcemente ti avrei lasciato fare. Decidere, anche. Perché se lo fai tu, è come se l'avessi fatto io. Anzi, meglio.

venerdì 1 ottobre 2010

Cerco un centro di gravità permanente

Il presidente Berlusconi ha dichiarato: Bocchino non attrae più.
In un modo o in un altro, quest'uomo finisce col dire sempre cose sconce.

giovedì 30 settembre 2010

Casa tua mi piace sa di calda pace

- Ti piace la tua nuova casa? -
- No -
- ... -
- Non la sento mia -
- Forse è ancora presto -
- ... -
- Non conoscere gli spazi, dover cercare l'interruttore della luce. Ci vuole tempo -
- E' che il tempo di abituarsi veramente, e bisogna andar via -
Dialogo fra precari.

E poi

Ringraziate le esperienze negative. Perché vi insgeneranno a gustare la bellezza e a riconoscere subito quello che veramente volete.

Chiedimi il cambio solo se bevi, sei brava a guidare

Le donne di motori non ci capiscono molto. Credo che abbiamo il cervello proprio impostato senza questa funzione; non siamo capaci di vedere le cose più ovvie, né i collegamenti più logici. Di quella logica che in altri contesti sappiamo usare bene. Ma con i motori, no.
O almeno per me vale questa regola. Nell'archivio del mio cervello, alla lettera M ci troverete mare, musica, mamma. Tantre altre cose, magari. Ma non ci troverete MOTORE.
Che proprio stamattina ho investito un coccio di legno tagliato e incautamente lasciato fra l'erba. Ci sono salita sopra, l'impatto ha prodotto un rumore notevole. Dopo circa tre minuti, ha iniziato a suonarmi la spia dell'acqua. Voglio dire, è logica mettere in collegamento le due cose.
Bene. Quando mi hanno chiesto se avessi urtato contro qualcosa, la mia prima risposta è stata no. Poi ci ho pensato, e me ne sono ricordata. E quando ho capito che a causa corrisponde conseguenza, mi sono arresa.

mercoledì 29 settembre 2010

Senti freddo anche tu

Sicché ho cambiato coordinate geografiche, e ora mi trovo abbastanza più in alto del livello del mare. Essendo io totalmente impreparata a questo innalzamento di livello e repentino abbassamento di temperature, praticamente ho sempre freddo. Da quando mi alzo dal letto fino a che non mi ci rituffo dentro (scusate la metafora marina; devo ancora elaborare).
Ieri ho avuto un'idea. Vado a comperarmi una stufa, mi sono detta. La bellezza dell'acquisto imminente mi ha così eccitata che quasi quasi mi sentivo meno diafana, come se il sangue congelato avesse ripreso a circolare, lentamente.
Arrivo nel supermercato, uno di quelli della grande distribuzione. Faccio un giro alla ricerca dell'agognato calorifero acquisto, e non lo trovo. Allora cerco una commessa, che me lo prenda lei l'arnese.
Questa gentile signorina, nel sentire la mia richiesta, scuote le spalle e replica quasi indignata:
- No, signora! Non ci sono ancora, le stufe -
Gli avverbi, nella lingua italiana, sono portatori di un signifcato aggiunto che può offrirti chiavi interpretative fondamentali.
Ancora.
Ho pensato con terrore a quanto freddo si aspettano che faccia, qui. Gente con la pelle spessa, la gente di montagna. E un malinconico pensiero mi è andato ai bikini, che non ho fatto in tempo a lavare perché li avevo usati fino al giorno prima di partire.
La renna al polo nord scampanellando va. Buon Natale.

Ricorda tu sei quello che non sa quando è il mio compleanno

Buon compleanno, presidente.
Volevo solo ricordarle che...si ecco, insomma: sono tanti. Sono tanti per fare certe cose. Si riguardi. Abbia cura di lei, e se le riesce, abbia anche un po' cura di noi.

Ricordati di me

La vita è divertente perché uno si affanna per cercare, costruire, pianificare, mentre invece le cose che poi ti capitano sono le più impensate. Che a volerci scrivere la trama di un romanzo, non bisogna aggiungere niente d'altro.
C'era una volta questa terra che ho amato tanto. E che ho dovuto lasciare. Sapevo che l'avrei fatto, ma non conoscevo il momento. Il bello dell'improvvisazione. Due giorni prima che la lasciassi - quando io ignoravo che sarei rimasta lì soltanto altri due giorni, mentre lei evidentemente lo sapeva bene cher era arrivato il momento dei saluti - questa terra meravigliosa mi fa un regalo. Una specie di souvenir. E mi dice: ecco, prendi; tu mi hai amato, e io voglio ricambiare dandoti questa cosa preziosa da portare con te, lì dove vai. Così non ti dimenticherai di me, se anche ci fosse qualche dubbio che tu possa dimenticarmi.
La generosità delle passioni.

Sjor capitano, mi stia a sentire

Questa mattina spiegavo alla mia alunna le principali forme di governo che possono reggere uno Stato. Monarchia, dittatura, repubblica. La regina d'inghilterra, Fidel Castro.
Parlando dell'Italia, lei ma ha detto che comanda Berlusconi. Etica professionale ha voluto che rispondessi di no, che c'è il parlamento, la democrazia. Eccetera.
Ma la rivoluzionaria che c'è dentro di me ha avuto un sussulto. Non posso certo mettere un brutto voto alla mia alunna perché, dopotutto, ha risposto bene.

Pavimento liquido

Quando hai scelto di voler vivere vicino al mare, perché vicino al mare sei nato e lontano dall'azzurro non sai esistere; quando ti capita che stai al mare a fine settembre, a nuotare nella brezza rigenerante della stagione che cambia, e ti capita, il giorno dopo, di ricevere una telefonata importante per cui ti ritrovi a vivere a quasi mille metri di altezza, tutto intorno a te cambia. Cambia perché il cielo sopra di te è più vicino, non c'è l'acqua ma verdi pendii a circondarti. Ed è come se ti mancasse il pavimento sotto i piedi. Quel pavimento liquido sul quale scivoli in profondità per riconoscere i tuoi orizzonti. Quando non ce l'hai più, hai bisogno di qualcosa di fermo e resistente. Come solo l'acqua può essere.
E' in momenti come questo che senti quanto il flusso ti faccia scorrere verso la tua dimensione, quasi senza che tu te ne renda conto. E ti ritrovi a svegliarti in un letto che non conoscevi, ma che senti tuo. Come il mare. Solido.

lunedì 27 settembre 2010

Le mie parole sono sassi

Darsi la zappa sui piedi. E' un'espressione che rende l'idea di questo attrezzo duro e tagliente che ti arriva sui piedi, e fa male. Ci sono persone che lo fanno, prendersi a zappate sui piedi. Quando questi soggetti appartengopno ad una categoria, per esempio, è come se l'agricolo arnese arrivasse a tranciare gli arti di tutti gli altri appartenenti alla categoria. Prendete quelli che lavorano coi libri, o che i libri semplicemente li amano. Vedere su internet annunci come: romanzi gratis online, o tipo: pubblica gratis il tuo libro, è una zappa sui piedi. Perché leggere un romanzo è un gesto che ha in sé anche del sacro, non lo si può profanare gettandolo nel calderone indistinto di quanto è pubblicato in rete. E se l'annunciatore è un'esca, lo scrittore che ci va,a publbicare gratis il suo romanzo online, è un pesce che abbocca all'amo. Si dà la zappa sui piedi. E fa male pure a tutti gli editori, ai librai, a quanti mettono da parte dei risparmi per comperare un libro. E pure a me, fa male.
Non gettiamo le parole al vento.

giovedì 23 settembre 2010

Sotto le stelle del Messico a traballar

Siamo arrivati al punto in cui io sono felice e devo ritenermi privilegiata perché ho avuto un contratto di lavoro fino a giugno in un posto che dista da casa mia più di 500 km.
Io sono felice. Ma credo anche che qualche conto non torna in tutto questo.

Che ricorda il colore di certe lenzuola di certi hotel

Mi sta capitando di dover dormire fuori, in queste notti. In alberghi, b&b, stanze a noleggio insomma. Letti su cui la gente si ama, o trascorre notti di pensieri, o insonnie di attese, o il beato sonno di chi sta in vacanza. Lenzuola che profumano di vite sconosciute.
Quando devi cercare qualche riferimento in un posto che non concosci, il primo cui ti rivolgi è internet. Sappiate però che sarà il depositario delle maggiori fregature. Che a me mi ha spedita in un postaccio dove per dormire in un letto buio damascato di blu e giallo, con prima colazione mediocre fatta di cornetto freddo e duro e cappuccino anonimo, mi hanno fatto pagare 80€. In lettere: ottanta.
Io avevo proprio bisogno di dormire in questo posto, e poiché l'internet non suggeriva altro - o magari lo suggeriva pure ma poi al numero di telefono indicato non ci stava nessuno a rispondere - ho dovuto accettare il servizio da ottanta euro. In cifre, 80.
Successivamente è iniziato il buon vecchio passaparola. Nel posto in cui sto è circolata voce che io cerco alloggio, la gente di qui è proverbialmente accogliente, io sarò anche solare, insomma, mi mandano a dormire in un altro posto. Cinaquanta euro, stavolta. Ma a confronto col primo, niente a che vedere. Questo qua era un posto bellissimo, con vista sui Castelli Romani, e stanza luminosa con balconcino, e colazione ricca di colori e sapori dolci e salati.
Poi il passaparola continua. I criteri di selzione si affinano, e vengo mandata in un nuovo alloggio. Trentacinque euro. In cifre, 35. E mi ritrovo in una villa, con un giardìno incantevole, un arredamento delizioso, un letto comodissimo con 4 (quattro) cuscini, curato fin nei minimi dettagli. Che quasi quasi, se penso alla signora delle ottamta euro, a me mi viene voglia di dire a queste proprietarie qua che pago di più di quanto mi hanno chiesto.
Ora da questa esperienza ho imparato due cose.
La prima: internet dice anche tante fregnate.
La seconda: nella mia vita, le cose migliori arrivano dopo.

mercoledì 22 settembre 2010

La vita non li spezza

Poi ci sono dei momenti in cui devi fermarti e ringraziare. E c'è un tramonto che toglie il fiato.

martedì 21 settembre 2010

Sogna ragazzo, sogna

Ora lo so che non sto scrivendo pensieri. E non è che non ne stia avendo, eh.
Anzi. Me ne stanno passando per la testa e la vita talmente tanti che non ho il tempo di capire. Dove sono, o cosa provo. Un mio maestro di scrittura mi ha detto che chi racconta non può "vomitare" addosso agli altri i propri stati d'animo, belli o brutti che siano. Mi ha detto che nei momenti più intensi della vita, un vero scrittore non dovrebbe scrivere.
A me piace definirmi scrittrice - umile non sono mai stata. E sicuramente la mia vita sta cambiando. Totalmente. In poche ore.
Tornerò a scrivere, e nuovo colore avrà l'inchiostro delle mie parole.

martedì 14 settembre 2010

Ballando sul mondo

Solo quando fai quello che ti piace ti senti veramente, assolutamente, completamente vivo.

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri

Oggi per molti è stato il primo giorno di scuola. Entro la settimana, ricomincia per tutti l'anno scolastico della sedicente "riforma epocale". Sedicente, perché se lo dice solo colei che l'ha firmata, sta riforma. I giornali dicono all'incirca queste cose.
Ok, sono giornali faziosi. Di partito. Politicizzati. Comunisti.
Ma vorrei sottolinerae frasi del tipo:
saranno aperte finestre per assunzioni riservate alle "eccellenze": gli studenti migliori che si laureeranno e abiliteranno con i nuovi percorsi nei prossimi anni.
Questo può voler dire, sempre ammesso che delle tante cose annunciate qualcuna se ne compia, che ci sarà un nuovo canale di reclutamento, e che i nuovi professori avranno una corsia preferenziale per l'immissione nelle graduatorie.
Non dite che non vi avevo avvisato.

lunedì 13 settembre 2010

Il silenzio degli innocenti

Avere dei marmocchietti sotto la propria responsabilità comporta anche che tu faccia attenzione a chi li molli, quando vanno via. Sarà vero che appena le lancette segnano la fatidica ora di fine lezione li scaraventeresti giù dalla finestra, in santa pace dei passanti di sotto; ma non puoi. E' necessario aspettare che qualcuno venga a prenderli. Per chi - come la sottoscritta - non ha goduto della consuetudine di educare in precedenza i marmocchietti, gli adulti che si presentano a ritirare i pargoli potrebbero essere indistintamente lo zio buono che li porta al parco, o il maniaco pedofilo che te li farà recapitare sgozzati e seviziati sotto il portone di casa. Insomma, io ci sto attenta. Anche a costo di fare delle brutte figure, tipo agente segreto, quando pronuncio meraviglie del galateo tipo: si identifichi. Ma tanto - mi dico per ammortizzare l'imbarazzo del trovarmi nel ruolo inquisitorio - ai genitori farà piacere vedere che io glieli proteggo, i pargoli adorati.
Orbene, oggi suona il citofono.
- Chi è? - dico, con il tono più professionale di cui sono capace.
- Filippo. Buonasera - Naturalemente io non immagino neppure lontanamente chi sia, Filippo.
- Desidera? -
- Può far scendere P.? -
- Mi scusi, sa... credo di non conoscerla, e non posso lasciar andare i ragazzi se non sono certa della persona che viene a prenderli. Lei è...? - Ben detto, agente Starling.
- Certo, ci mancherebbe. Anzi fa bene: coi tempi che corrono... - Dicono che i maniaci cercano l'empatica assoluzione dalle loro vittime: cerco di non farmi abbindolare. - Ma ci conosceremo - cos'è, signor Filippo, una minaccia? - Sono... sono il papà di P. -
Ora a me quell'esitazione fra la copula e il predicato nominale mi ha messo un po' in sospetto; sicché appoggio il citofono e mi rivolgo a P.: - C'è tuo padre. -
Il pargolo richiesto mi sgrana davanti due occhi che manco gli avessi detto guarda tua mamma si è trasformata in Monica Bellucci. Adorato bimbetto, cos'ho detto di sbagliato? Per restituirlo alla consapevolezza, aggiungo: - Filippo. - Ma il nome cade nel vuoto dell'apatia di P.
Inizio a preoccuparmi. - Filippo non è tuo padre? - chiedo, ormai immaginando la presenza di un maniaco pluriomicida dall'altro capo del citofono, pregustando scene da RIS di Parma, bambini nascosti dentro gli armadietti e sirene spiegate di polizia e ambulanze mentre una voce amica, amplificata dai megafoni, urla stridente: arrenditi, sei circondato.
- No - risponde P.
Panico. Adesso sono i miei occhi ad essere sgranati, manco mi fossi trasfromata io in Monica Bellucci. Tra qualche secondo svengo.
- No? -. chiedo tremante. Quando finalmente, quel tesoro di purezza si degna di spiegare: - Filippo è il fidanzato di mia mamma. -
P. c'è mancato poco che lo mandassi giù per le scale a calci nel suo adorato sederino. Ma, soprattutto, io me la prendo con Filippo.
Signor Filippo, sa io sono la prof. Se mi permette le spiego una cosa: padre, nella lingua italiana, è colui dal cui spermatozoo ha avuto origine il gamete che si è poi trasformato nel bambino che porta, non a caso, lo stesso cognome del padre. Giustappunto. Lei, caro Filippo, non metto in dubbio che voglia anche più bene a P. di quanto non possa magari volergliene il padre vero. Fatti vostri. Ma, abbia pazienza, non è PADRE la parola giusta a designare il suo stato. La lingua italiana le offre una vasta gamma di possibilità. A sua discolpa posso solo immaginare che la mia richiesta di identificarsi l'abbia imbarazzato per qualche secondo. Ma, ecco, usiamole bene, le parole. Altrimenti la prossima volta P. se ne resta fuori a giocare a pallone, e a fare ripetizioni sale su lei.

domenica 12 settembre 2010

Contessa miseria

Guardare come una donna, seduta al tavolo di un locale, finga di essere ubriaca per incoraggiare l'uomo seduto di fronte a lei a prendere uno straccio di iniziativa, è desolante.

Disperati intellettuali ubriaconi

Se ne stettero nella pace di quel mondo silenzioso, godendosi l'estate e conversando dei problemi del vivere umano mentre osservavano la natura. Ogni tanto prendevano un goccio di vino, sedevano sul pontile e fissavano il lago. Il colonnello Kemppainen si stupì della maniera singolare che aveva Rellonen di sprecare gli alcolici: appena la bottiglia era vuota per due terzi, vi rimetteva il tappo e, se il vento tirava dalla riva, la lanciava nel lago. La bottiglia prendeva il largo beccheggiando, per raggiungere prima o poi la riva opposta. La traversata era di qualche chilometro, e il mittente di quel mesaggio alcolico non poteva sapere dove sarebbe approdato.
- Quasi tutti i proprietari di case qui fanno la stessa cosa. E' prassi lasciare un terzo in fondo alla bottiglia prima di rimetterla in circolo - spiegò Rellonen.
Il colonnello non si capacitava ancora di quello spreco. L'alcol in Finlandia è caro: come si poteva gettarlo in acqua?
Rellonen spiegò che si trattava di un metodo ben sperimentato di mantenere buoni rapporti coi vicini. Qualcuno l'aveva iniziata un po' per caso già da qualche tempo [...] Di tanto in tanto, e sempre più di frequente negli ultimi anni, sulla riva erano comparse altre bottiglie. L'abitudine poco alla volta si era propagata su tutte le sponde del lago.
- L'estate scorsa ho ricevuto tre bottiglie di sherry e, poco prima che il lago ghiacciasse, una bottiglia di vodka e una di acquavite. Erano così piene che galleggiavano a stento. Cose così ti scaldano il cuore. i fanno credere che dall'altra parte del lago viva un'anima gemella, un generoso amante del buon cognac, o anche un accanito bevitore di vodka, che abbia avuto un pensiero per un amico sconosciuto sull'altra riva.

Arto Paasilinna, Piccoli suicidi tra amici, Iperborea

domenica 5 settembre 2010

In questa assurda differenza fra puttane e spose

Puttana: organismo femminile che te la dà dopo cinque minuti. Se la cerchi dopo un anno, ti sorride come la prima volta.
Donna: organismo femminile che non te la dà, o che te la dà dopo un mese nel quale le hai fatto 3 regali da 200 euro. Se la cerchi dopo una settimana, pianta casino perché l'hai abbandonata e ti urla contro che lei non è mica una puttana. Preferisco nettamente le prime.
[...] Le prostitute sono buone. Leali. Generose. Non per quello che danno, ma per quello che prendono.

Carlo D'amicis, La battuta perfetta.

Ecco. Io sto imparando a non aspettarmi niente dagli uomini. Non escludo un passaggio alla prima delle due categorie sopradefinite. Ma non sarebbe un problema, poiché non mi identifico in nessuna categoria. Non ne varrebbe comunque la pena, col vantaggio di riuscire a prendere con "naturalezza" tutto quanto la vita ci offre?
E per favore, se volete davvero rispettare la natura femminile, limitate l'uso della parola puttana. Che è un giudizio solo maschile dato a noi quando - a conti fatti - ci comportiamo come loro.
Prostituta, è una professione. Adesso si dice anche escort, ma io prediligo l'italiano.
Amante si può usare in tutti gli altri casi.

sabato 4 settembre 2010

Ma che bontà, ma che bontà, ma che cos'è questa robina qua

La cucina è una forma d'arte. E' creatività.
E come ogni espressione artistica, ha bisgono di ispirazione.
Ne è prova la regolarità matematica con cui i miei piatti preparati per ospiti e inviti, o per me medesima quando mi sento affamata e in vena di sperimentare nuovi sapori, risultano deliziosi. Quando invece sono distratta, o con poca fame, non riesco a far bene neppure le patate bollite.
Così è, sono un'artista.

Per sentire quella fiducia totale che nessuno mi ha dato

Caro Papa,
hai detto che il lavoro fisso non è tutto per i giovani; hai detto che la certezza del futuro lavorativo non potrà mai soddisfare il nostro animo perché siamo alla ricerca di una dimensione più profonda.
E hai ragione.
Rispondiamo alla società postmoderna modificando i nostri parametri antropologici, e allora - è vero - fermi in un unico posto di lavoro non ci sapremmo stare. Così come non sappiamo stare fermi dentro a un unico rapporto di coppia, ad esempio. O come non ci piace vivere sempre nella stessa città. Io però una cosa vorrei specificarla. Non so, magari ero io poco attenta e tu, Papa, lo hai detto. Ma dopotutto questo blog è mio e posso dire ciò che mi piace. No?
Ecco, il cambiamento è bello quando sei tu che lo cerchi. Si cerca qualcosa d'altro rispetto al lavoro, ma quando uno ce l'ha un lavoro. E' bello trasferirsi in un'altra città quando questa ti offre prospettive migliori. Facciamo un esempio. Una docente di lettere, precaria. Ad oggi, sabato 4 settembre, non sa ancora se e dove avrà una cattedra.
Questo significa, tanto per cominciare, che non sa con che soldi si comprerà il pane. Ti ricordi, caro Papa, che nella preghiera insegnataci da Gesù in persona chiediamo che ci venga dato il pane quotidiano? Eh, appunto.
Poi, se l'insegnate di lettere precaria sarà fortunata, avrà invece un posto di lavoro. E ci sono il 50% di possibilità - ad essere ottimisti - che esso sia in un posto diverso da quello in cui vive.
Quindi, si trasferirà.
Dovrà trasferirsi nel giro di 48 ore, più o meno. Dovrà cercare casa. Dovrà avere dei soldi da parte, perché chi affitta le case chiede il pagamento anticipato di una serie di mensilità. Non lo sapevi, caro Papa? ma davvero?
Ad oggi, sabato 4 settembre, è altamente probabile che l'insegnate di lettere precaria quei soldi per prendersi una casa non ce li abbia. E allora che fa, in attesa dell'eventuale chiamata dalle scuole? Risparmia. Tipo che quando il detersivo per la lavatrice finisce, se lo fa prestare dalla vicina; sai, magari si trasferisce la prossima settimana, e che fa, mette in valigia il falcone di detersivo? Tipo che compra una pesca, un uovo, pane niente perché altrimenti diventa duro e va buttato. E se ci sono ancora le sagre estive, ci va, la sera. Per mangiare gratis, o quasi.
Caro Papa,
io non credo che la mia aspirazione di vita si esaurisca nel lavoro. Ho altre priorità, ho altri sogni. Voglio anch'io fare qualcosa che renda il mondo migliore. Anche a me piace aiutare gli altri, seminare speranza, costruire pace. Ma, comprendi bene, che il lavoro è per meuna necessità.
Cercate Dio, ci dici?
Io ci credo, in Dio. Ma ad oggi, sabato 4 settembre, l'unico pensiero che posso rivolgergli è il seguente: Signore, aiutami tu.
Amen.

Impressioni di Settembre

Si è travestito da Dicembre.

venerdì 3 settembre 2010

Gelato al cioccolato dolce un po' salato

Ogni volta che mangio un gelato al cioccolato, io mi verso il cioccolato addosso. Se questo avviene mentre sto in piedi, di solito il danno è limitato. Se la macchia si produce mentre sono seduta, invece, mi ritroverò una decisa linea marrone lungo parte dei vestiti che indossavo. Ovviamente bene in vista, il tragitto che il cioccolato ha fatto precipitandosi dal cono.
Allora vado su internet, e gli chiedo come smacchiare il cioccolato.
Lui, internet, mi rimanda pronto ed efficace ad un sito che si chiama Professione Casalinga.
Sono i momenti in cui capisci di aver fatto delle scelte sbagliate.

C'era la luna, c'erano le stelle

Ma voi lo sapete che ci hanno sempre preso per culo? Le favole, intendo. Per colpa di chi lo scoprirò, ci hanno tramandato versioni rivedute e corrette delle favole originali.
Che se ti leggi i testi dei fratelli Grimm o di Andersen scopri cose per cui rabbrividire.
Tipo che il ranocchio magicamente trasfromato in principe, lei non se lo voleva mica baciare.
Ecco, non era una principessa stupida che pur di
dare un bacio era disposta a baciare un rospo. No, affatto. Lei si è
rifiutata a lungo. E' stato lui, il ranocchio, a convincerla con la sua
perseveranza.
Oppure, quella simpatica di Ariel, la Sirenetta che il signor Walt
Disney fa sposare col meraviglioso uomo per cui lei ha rinunciato a
vivere nel fondo del mare. Bene, nella versione originale quel cinico
che fa? Si sposa con una sconsociuta misteriosamente scesa da una nave. E
la Sirenetta muore. Cioé, si trasforma in bianca spuma. Ma tant'è. Lei
rinuncia a tutto per sedurre il suo innamorato, e lui molto
semplicemente non se la fila di striscio.
Ora, parliamone.
Che a ben pensarci è la versione originale delle favole la più vicina
alla realtà. Fondamentalmente, il principe azzurro non esiste. Non esiste nella
realtà, e tutte lo sappiamo. Il bello è che non esiste neanche nelle
favole, se le raccontiamo nella versione corretta. Allora perché hanno
scelto di illuderci? Chi ha organizzato questa truffa epocale, cambiando
il testo e creando un mito? Non è meglio impararlo subito, fin da
bambini, che certe cose non esistono?
Quante seccature ci saremmo risparmiati.

giovedì 2 settembre 2010

A noi ci piace assai la televisione proprio l'oggetto – dico – esposto in salone

Vabbé, la televisione si sa, alle volte annoia. Annoia nei momenti migliori del suo "palinsesto", quindi nei mesi di vacanza l'impegno profuso dai produttori si azzera. E ti rifilano per tutto il tempo repliche.
Repliche di fiction, di concerti, di film d'autore.
Mentre scrivo, siamo nella fascia oraria che segue l'informazione serale, fascia oraria che i migliori palinsesti riempiono di imbecilli che aprono pacchi - a prova dell'alto livello socioculturale del prodotto televisivo. Siccome stare lì ad aprire pacchi deve essere molto faticoso, quei tizi adesso sono in vacanza. Eppure è due settembre. Vacanze lunghe.
Possiamo osservare, in questa fine estate, repliche di varietà televisivi. Periodo storico: anni Sessanta/Ottanta. La cosa strana è che quei programmini lì erano divertenti. Interessanti. Ironici. E io le guardo queste repliche, perché mi piace vederci dentro le canzoni. Ti capita di trovarci De Gregori, Battisti, Mina; insomma, cantautori e interpreti che non la conoscevano, Maria De Filippi, ma pur senza esserle amici - o non sarà forse proprio per questo? - sono bravi. Ti capita di vederci dentro Gino Bramieri, o Renzo Arbore; Massimo Troisi, Alberto Sordi. Sandra Mondaini e Raimonod Vianello. Ridi, perché sono bravi. E intelligenti. Un uomorismo che ti arricchisce, e un uso opportuno della lingua italiana.
Mentre mi gusto questi esempi di televisione, mi chiedo:
1) Perché le repliche di trasmissioni belle si fermano agli anni Ottanta?
2) Ma gli scenografi, dov'erano? No, era proprio necessario fare stare la gente dentro un cubo bianco e vuoto?

mercoledì 1 settembre 2010

Ape regina

Accarezzami musica
scorri su me come acqua d'argilla,
scorri sulla mia bianca pietà:
io sono innamorata di un aedo,
sono innamorata del cosmo tutto,
sono piena d'amore
sono l'ape regina
col ventre gonfio dei due golfi perfetti,
dolcissimo chiaro preludio
a una polluzione d'amore.
L'uomo scorre sulle mie bianche viscere
non s'innamora mai
perchè sono accademia di poesia.

Alda Merini, Ape regina

Tintarella color latte

Ora non è per parlare dei fatti miei, ma io è da giugno che vado al mare. Ogni giorno. Nessuno escluso. Per un mese, soggiornando in un'amena casetta estiva, sono andata al mare due volte al giorno. Allora, però, succede che io non mi abbronzo.
Per una serie di motivi. Le mie fattezze poco mediterranee e tanto slave; l'essere io non incline a stendermi al sole come una lucertola tutta oleata di prodotti abbronzati, ma piuttosto una di quelle che legge sulla riva, spalmata di protezione altissima, in orari consigliati all'esposizione solare. I gusti, che io prefrisco la pelle chiara. Insomma, chi mi vede - ma proprio chiunque mi vede - mi chiede come prima cosa: ma non ci vai al mare?
Poste le suddette premesse, di grazia ditemi: di che colore deve diventare uno perché gli si riconoscano le vacanze?

martedì 31 agosto 2010

Meraviglioso

E' il Salento. Una terra che mi ha preso l'anima, possedendomi il corpo.
Sarà il morso della tarantola, saranno i tramonti infiniti in un cielo rotondo, o i tronchi profumati degli olivi. Saranno le curve eleganti del barocco, o il mare. Limpido, perfetto, verde e incontaminato.
Adesso sono pronta ad andare.
Non so quando, non so come. Ma so che me ne andrò.
Però c'è un pezzetto del mio cuore che ha oramai la forma di questo tacco d'Italia, testardo e roccioso. Verde e musicale.
Il Salento mi ha dato molto. Mi ha dato cose che mi hanno resa una donna nuova.
Mi ha dato l'amore più grande che ho avuto fin'ora. Mi ha insegnato che da sola so essere felice, e so vivere. Mi ha dato la quotidianità di una casa soltanto mia. Mi ha dato delle qualifiche importanti, necessarie, con cui definirmi nella società. E pagarmi il pane. Mi ha dato il coraggio di sedermi davanti ad un foglio bianco e iniziare a scrivere. Senza aver paura delle mie parole.
Il Salento mi ha dato amici importanti, con i quali spero di trascorrere altro tempo. E che comunque non dimenticherò mai.
E' una terra incantata. Balli, balli, a piedi nudi, coi capelli sciolti, fino a perdere il fiato al ritmo dei tamburi. Balli, per liberarti dal morso di quel piccolo ragno. Ma è solo musica che ti scorre nelle vene, come il rosso vino di qui. Balli e sai che non guarirai, da questo male meraviglioso.

Il ballo di Simone

Ho sempre invidiato la naturalezza con cui i signori uomini accostano la loro automobile nella piazzola, escono dall'abitacolo, tirano giù la cerniera dei loro pantaloni, estraggono il membro virile. E pisciano.
Senza preoccuparsi nemmeno di assumere una posizione obliqua, tanto per essere minimamente celati durante l'espletamento della funzione.

lunedì 30 agosto 2010

Brava brava sono tanto brava

Collega della professoressa Buonanotte Immacolata, iscritta negli elenchi del CSA di Bologna, compare la professoressa Buongiorno Carmela. Mi chiedo quanta credibilità può dare la scuola italiana, considerando sì tanti fattori che la compongono.

sabato 28 agosto 2010

Ancora, ancora, ancora. Perché io da quella sera non ho fatto più l'amore senza te

Ci sono cose che io non farei mai. Tipo un ricevimento di nozze con centinaia di persone sedute a tavola a mangiare. Ognuno ha i suoi gusti, per carità. Non dico che è brutto farlo. Dico che io non lo farò mai.
Se per caso - improbabile e remoto caso - dovessi innamorarmi tanto da accettare una proposta di matrimonio, io mi sposo sul mare. Con dolci e vino. In piedi, a piedi nudi magari.
Alla gente però, si sa, i ricevimenti di nozze piacciono. Piacciono tanto che questa ragazza qua, dopo aver divorziato, ha conosciuto un altro uomo e si sono innamorati. E hanno fatto un secondo ricevimento di nozze. Che per lui era il primo, non l'aveva mai fatto. Si poteva mica privarlo del giorno più bello nella vita.
Poi, per cause e vicende sulle quali non esprimo pareri, il primo matrimonio viene annullato. Quindi i due suddetti coniugi sono liberi di sposarsi in Chiesa. Volendo.
Loro vogliono.
E poi, che fai? Ti sposi in Chiesa e non fai il ricevimento? Impensabile.
Sicché, nuovo giro nuova corsa.
Insomma, a fare un po' di conti questa ragazza qua ha fatto tre - e sottolineo tre - ricevimenti di nozze. Con decine di persone sedute a tavola a mangiare. E abito, scarpe, parrucchiere e tutto il resto.
L'abbondanza è come la carestia.

venerdì 27 agosto 2010

Viva la pa-pa-pappa

La gente è bizzarra davvero. Che se tu ti chiami Buonanotte Immacolata, ti devi tenere il nome che hai e pazienza. Ma se tu sul feisbuc ti vuoi scegliere uno pseudonimo, e ti vai a scegliere: Pomodorina Pomì, da donna ti trasformi in barzelletta. Ma di quelle barzellette che chi le ascolta non sa quando iniziare a ridere. Imbarazzante.

Fino a che morte non ci separi

Corollario. Certa gente fa veramente in fretta a consolarsi. Si accende una sigaretta con la cicca dell'altra non ancora spenta.

Pochi preamboli quando mi chiese: “vorresti sposarmi?”

Non è per aderire a schemi preconcetti, ma ogni cosa ha un suo contesto appropriato. Tipo che se tu vai alla messa di Natale col bikini e gli occhiali da sole, sei fuori luogo. Certo, la tua libertà di essere umano si misura dalla capacità che hai di superare gli schemi; ma è la tua intelligenza che si misura dalla scelta dei momenti in cui è meglio attenersi, a quanto il contesto richiede.
Per esempio, dalla parrucchiera. Che c'è proprio il sintagma linguistico: chiacchiere da parrucchiera. Di basso spessore, insomma. Roba come: hai sentito che Tizia ha divorziato, che abito indosserai al matrimonio di Caia, la nuova pettinatura di Vattelapesca la invecchia di almeno dieci anni. Questo è il genere di notizie che apprendi nei saloni di bellezza. E va bene così. Personalmente non aprirei una discussione sulla condizione dei precari, mentre mi taglio i capelli.
La signora alta e robusta che è entrata ieri dalla mia parrucchiera, invece, non la pensava allo stesso modo. Questa tizia erano tipo quindici anni che non vedeva la capellaia.
- Ma quanto tempo, come stai? -
- Guarda chi si vede! Non ti avevo riconosciuta... -
- Eh lo so. Sono stati anni difficili - è stata la prima spia del genere di interazione che questa voleva stabilire.
- Mi dispiace. Ho saputo di tuo marito -
- Non me ne parlare - sussurra, con l'espressione disperata di chi ha dovuto affronatre il dolore più grande del mondo e adesso si aspetta che ogni essere umano sulla faccia della terra sia dispiaciuto per lei. - Avere un malato terminale in casa per due anni, ti segna -
Oddio buono, ho pensato io. Che stavo lì per ravvivarmi i ricci e allontanare i pensieri, possibilmente.
- Mi dispiace - continuava a ripetere la dolce capellaia. Che, povera donna, poco altro poteva dire con la testa di un'altra signora fra le mani, il rumore del phon che la costringeva a urlare, e cinque altre persone che assistevano alla rappresentazione teatrale della tragedia in la minore della signora alta e robusta.
- E i tuoi figli? - chiede la parrucchiera, col tono speranzoso di chi cerca di usicre dall'impasse. - Susanna canta ancora? Ricordo che era molto brava... -
- Noooo. Ha dovuto smettere. Sai, da quando è morto il padre... ci siamo dovuti dare tutti da fare -
Eccerto.
- Era molto brava - replica l'altra, con gli occhi sgranati di chi non sa proprio come salvare la situazione. - E Luca? -
- Luca è in vacanza a Shalmesh - [Sharm El Sheikh, ndr]
- Ma che bello! - è il tono rinvigorito della parruchhiera, che conferisce un colpo di spazzola più deciso alla signora la cui testa stava sotto le sue mani.
- Si, ma abbiamo preso uno spavento - Ovvio, che una così sta in vacanza in Egitto, il che significa tanto per cominciare che ha i soldi per poterci andare e non dovrebbe lamentarsi troppo; ma una così no, non sa proprio godersela la vita. Sentiamo quale sciagura è accaduta a suo figlio in Egitto. - Stava nuotando con la fidanzata - pure!!! - è gli si è spezzata una costola. -
(Secondo me "nuotando" è stata la versione data alla mamma super ansiosa; che le costole non si spezzano nuotando. Ma magari facendo chissà quali erotiche acrobazie, mo ve lo dico! Povero cuore, com'è sfortunato).
- L'hanno dovuto operare d'urgenza. Non sai che spavento. -
- Mi dispiace - torna a ripetere rassegnata la parruchiera. E tutte eravamo dispiaciute per lei, nel salone. Che una conversazione così nessuno avrebbe voluto sostenerla, al suo posto.
- Che io non mi posso neppure spaventare. Perché sono diabetica. -
- Ma c'era qualcuno con te? Tua figlia... o eri sola quando è successo l'incidente? -
- No, no. Non ero sola. Ho un fidanzato -
E porca miseria, ma allora lo vedi che sei proprio una piattola? Di cosa ti lamenti? Brutta e depressa come sei, pure un fidanzato! Suvvia, la vita è stata più cattiva con altri che con te, mi permetterei di dire.
- Ah mi fa molto piacere! -
- Beh si... non potevo restare sola (ci mancherebbe! sempre sciagure in agguato). Certo, mi sono anche innamorata -
Oh, una parola di letizia sulle sue funeree labbra.
- Queste sono cose belle... e lui abita nella tua stessa città? - la parrucchiera cercava di riportare la conversazione sul gossip; adatto al contesto, appunto.
- Si. Fa il camposantaro -
Ecco. In quel momento tutto è stato chiaro. Chi si assomiglia si piglia.

mercoledì 25 agosto 2010

Chiamami con un altro nome

Succede che c'è questo sito malefico del Ministero di Maria Stella, all'interno del quale stanno interminabili e fittissimi elenchi di poveri cristi che attendono di essere convocati per una cattedra.
E da quelle convocazioni dipende l'intera vita di costoro per il prossimo anno. Tanto che oggi mi chiedevo per quale motivo, per esempio, il telegiornale invece di raccontarci della gentile vecchietta inglese che butta il gatto nel cassonetto - gesto recriminabile, per amor di Dio - ma dico, invece di parlare di animali potrebbe dire qualcosa su questi milioni di persone appese al filo. Vite invisibili. Generazioni negate. Tutti sti nomi da fantasmi che ci danno, ma poi nessuno ci caga.
Però mi sono detta che non parlano, di noi, proprio perché abbiamo nomi e facce da fantasmi. E disturbiamo. Perché il micio nell'immondizia apre un dibattito di dieci minuti sull'amore per gli animali. Ma il precariato, la scuola in sfacelo, un'intera generzione che non pianifica più, tutto questo disturba. Non è argomento liquidabile in dieci minuti.
E allora tu, povero precario classe Settanta - e giù di lì - sei solo. Solo con le migliaia di altri nomi che scorri nelle graduatorie. Che non ti ci senti nemmeno solidale, con quegli altri poveri cristi. Loro tolgono il pane a te. Quei nomi prima del tuo sono un anno senza stipendio, o cento chilometri di distanza della scuola da casa tua, o cento euro in più di affitto da pagare. Sono nomi ai quali fai molta attenzione. Cercando di scorgere indizi su qello che sarà il tuo destino.
Poi, scorrendo le liste, ti fermi e sorridi. A volte. Quando incontri gente come la professoressa Buonanotte Immacolata.
Che io me lo sono chiesto, se sia sorella di Buonanotte Fiorellino.

martedì 24 agosto 2010

Perché la verità tu non l'hai detta mai

Mi chiedo spesso a cosa si contrapponga l'aloe vera. Si, insomma: esiste anche un'aloe falsa?

domenica 22 agosto 2010

Giorni infiniti

Sto leggendo un libro ed è proprio il genere di libro che preferisco, per l'estate. Corposo, la carta stampata col sole [c'è scritto così, non so esattamente che significhi però mi dà l'idea di una cosa ecologica e mi piace], ben scritto e scorrevole. Non disturba. Non ti fa scatenare riflessioni sulla vita, non ti apre interrogativi. Fa il buon libro da spiaggia. Che te lo leggi coi capelli bagnati, e poi resterà profumato di sale. Me l'ha consigliato un libraio bravissimo, sebbene [onta e vergogna] io l'abbia poi comperato nel supermercato. Che dove vado al mare, si sa: librerie non ce ne stanno.
Insomma, ha anche il valore aggiunto dell'oggetto conquistato dopo una difficile ricerca.
Il libro racconta di due, Emma e Dexter, che si conoscono all'università; quando la loro vita è piena di promesse e di voglia di cambiare il mondo. Diventano amici, diventano amanti, litigano, si perdono di vista. La storia procede di anno in anno. C'è una data importante, il 15 luglio, e ogni capitolo racconta cosa fanno i due eroi in quel giorno lì. Simpatica anche questa trovata narrativa.
Insomma, il nucleo narrativo è che si amano ma non se lo dicono. Si allontanano perché non reggono l'eccessiva intimità, per poi avvicinarsi perché non riescono a star lontani.
E in questa storia qua, dell'altalena, io mi ci sono rivista. Ah, per inciso lei è una maestra che vuole fare la scrittrice, e poi ci riesce. Sai mai.
Quando mancano meno di cento pagine alla fine, succede che lui capisce di amarla. E piomba nel suo appartamento - autoinvitandosi - per dirle che la ama. Dopo aver avuto centinaia di donne, un matrimonio e una figlia. Lei risponde che ha un uomo, che si vede con uno, e che questo uno le piace molto. Lui, Dexter, ovviamente si mostra geloso e infastidito.
- Perché non me l'hai detto - chiede.
Punto critico.
Se io fossi stata l'editor di David Nicholls gli avrei sbattuto le bozze in faccia urlando di rifare tutto il finale. Perché non si può vivere dieci anni senza capire di essere innamorati. Non si può dare per scontata la presenza di qualcuno nella nostra vita. E nessuna donna dovrebbe essere così stupida e folle da fare quello che fa Emma. La quale telefona al suo nuovo uomo, disdice l'appuntamento del 15 luglio. Per poi scoprire, un anno dopo, che si è messa con Dexter. Lo stesso Dexter che non aveva mai capito, prima di riotrovarsi la vita sgretolata in mano, che il sentimento da lui provato era amore.
Non so che cosa accadrà nelle ultime pagine.
Ma so quello che non doveva accadere nelle precedenti. L'amore, quando c'è, va vissuto. Altrimenti non è amore. Ma è forse solo un alibi, dietro cui nascondere la nostra solitudine.
Non si può lasciare il cuore imbrigliato dentro un sentimento simile. E quando lui verrà - perché verrà - non sarà più il giusto tempo. E allora c'è solo una cosa da fare. Sorridere, voltarsi, e andare via.
Signor Nicholls, il suo romanzo è molto interessante; lei scrive in maniera accattivante e scorrevole. Ci è piaciuta la scansione del tempo, e il modo in cui fa evolvere i personaggi. Ma, la prego, da pag. 367 in poi, di rivedere il finale. Non va bene così. Non va affatto bene.

Ma che musica maestro

Io sono innamorata di Stefano Bollani. E basta.

venerdì 20 agosto 2010

Seconda stella a destra questo è il cammino

Ieri sera c'era questa bella ragazza. Vestita così. Aveva anche un fiore nei capelli.
Sono i particolari che fanno la differenza.

Sulla topolino amaranto dai siediti accanto

Ci sono luoghi particolarmente romantici. Suggestivi. Sono i luoghi in cui c'è così tanta bellezza da avvolgerti, così tanta bellezza che quasi non ti bastano i polmoni che hai per respirarla tutta. E ti verrebbe voglia di allargare le braccia per confonderti con ciò che vedi.
Certo, in questi giorni qua di ferragosto c'è un po' troppa gente in giro, e nei posti meravigliosi devi fare file chilometriche anche per bere un bicchiere d'acqua. Non è l'ideale. Per esempio, c'è un ristorante elegante di luce soffusa, appena all'ingresso di un centro storico da fiaba che si affaccia su un mare argentato dalla luna e increspato dalla brezza. Che tu anche se devi fare un poco di fila, pazienza. Ci vai lo stesso. E mentre aspetti, gli occhi cadono su una tenera coppietta. I due si parlano vicini vicini. Lei indossa un abitino leggero sui colori del rosso, e la brezza della sera le muove la gonna. Allora lui se la stringe ancor più vicina, forse per sentire il profumo della sua pelle assieme all'odore della bellezza marina che li circonda.
Guardandoli, non lo nego, mi è passata sulle labbra una punta di invidia. Che deve essere proprio il massimo stare in un posto simile con l'uomo che ami. Ecco.
Poi si sa com'è, quando fai le file. Ti trovi vicino, non è che lo fai apposta ma finisce che lo senti, quello che si dice la gente. E quei due teneri piccioncini tutti abbracciati stavano parlando delle mattonelle del bagno. Che lei illustrava in dettaglio come sono quelle che le piacciono. E siccome la bellezza chiama bellezza, la signora con la gonna al vento forniva due possibilità di scelta per il suo cesso ideale. A mosaico, e non so cos'altro.
Signore e signori, se il pensiero più bello che vi viene in mente è come arredare il vostro gabinetto, lo posso pure capire. Sarà il vostro nido d'amore, un sogno che si avvera. E magari associate la bellezza del mare alla bellezza della vostra casa. Ognuno ha i suoi sogni. Non voglio dire. Però a me quella brezza di invidia che ho avuto, poi mi è passata. E mi è aumentata la fame.

giovedì 19 agosto 2010

The dark side of the moon

Essere single è: non avere orari; girare per casa scalzi in mutande; poter restare un'intera giornata a letto a leggere senza parlare con nessuno; decidere cosa fare solo un momento prima di farlo; la tranquillità che il rotolo di cartaigienica non sarà mai finito, a meno che non sia stata tu stessa a finirlo; dormire rotolando fra le lenzuola senza il rischio di ricevere pugni in pancia; fare colazione con tutto il caffé che c'è nella moka senza doverlo dividere; scegliere il film da guardare senza litigare.
Essere single è anche: non vedere nessun altro che gira per casa in mutande; trascorrere un'intera giornata a letto a leggere, e basta; l'angoscia che se ti finisce il rotolo di cartaigienica e non te ne sei accorta, nessuno può aiutarti; fra le lenzuola ci puoi rotolare solo quando dormi; non troverai mai la caffettiera pronta, a colazione;
la sera ti devi segliere un film, se non esci.

martedì 17 agosto 2010

Safari

Maledetti soldi. Stramaledetti!

lunedì 16 agosto 2010

La costruzione di un amore

Vorrei essere un letto dell'Ikea. O anche un armadio. Che lo smonti in trenta minuti, diventa piccolo piccolo e puoi trasportarlo ovunque senza grossi traumi. Le viti ce ne sono sempre di più, in caso di smarrimento.

domenica 15 agosto 2010

A-a-bbronzatissima sotto i raggi del sole

Il giorno di ferragosto è vacanza obbligatoria. Sono davvero poche quelle categorie di persone costrette a lavorare, in questa vacanzifera ricorrenza che vede orde sudate di persone invadere ogni luogo più e meno ameno. Che è ferragosto, e bisogna fare qualcosa da qualche parte.
Fra le categorie di persone che lavorano, o che sarebbe auspicabile lavorassero, io annovererei con decisione i raccoglitori di immondizia. Perché se il 15 di agosto, mentre tutto il resto del mondo fa festa perché costretto, e fa festa mangiando, e tu raccoglitore di immondizia fai vacanza pure tu e non raccogli l'immondizia, noi altri qua si può morire asfissiati. Sono cose brutte.

Chiudo gli occhi e penso a te

Va bene che sono socievole, però riemergere da un riposino rubato a stento ad un caldo torrido e trovare in casa il bambino dei vicini che mi guarda e dice: ti sei svegliata?, non è stata la cosa più bella che poteva capitarmi.

sabato 14 agosto 2010

Che l'oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all'infinito

Liberarsi dai fantasmi del passato è l'unico modo per continuare il viaggio gustando il presente. Ed è un debito di riconoscenza verso amori che ci hanno dato felicità e non meritano di essere trasformati in pesanti e soffocanti catene.

venerdì 13 agosto 2010

Io un giorno crescerò

Arriva sempre il momento in cui ti chiedi Cosa farò da grande. Può durare più o meno a lungo, a seconda di quanta parte di Peter Pan c'è dentro ognuno.
Che cosa il mondo si aspetta da me.
E cammini alla ricerca di questa risposta.
Poi attraversi la fase del Come posso rendere il mondo migliore. Perché spinti dal fuoco della ricerca, si trova sempre qualcosa nel mondo che non va come vorremmo. Siamo eroi in esilio, Don Chjotte sul suo cavallo. E dobbiamo trovare i nostri mulini a vento da buttare giù.
Sanco ce lo ripeteva, che quelli erano solo mulini. Ma era proprio necessario sbatterci la testa per arrivare al Quello che posso cambiare nel mondo è me stesso.
Una goccia nel mare, ma è la tua goccia, il tuo contributo. La tessera che solo tu puoi inserire nel puzzle della vita.
Fino a che una mattina ti svegli, e ti trovi "grande". E comprendi che la cosa più importante da fare è amare ciò che fai. Svegliarsi col sorriso, camminare a piedi scalzi all'alba, lasciarsi spettinare dal vento. Prediligere la foglia, la nuvola, la strada, il gelato, il profumo del pane fresco.
Giocare coi bambini e ascoltare la saggezza dei vecchi. Essere braccia di madre che cullano e spalle di padre che proteggono. Non aspettare un momento futuro, domani. Ma realizzarla tutta, adesso, la tua vita. Che non sempre è come l'avresti voluta; e allora la lotta dell'eroe è cercare il bello, tutto il profumo che c'è in questo momento. Lì dove sei. E dove nessun altro può essere.

giovedì 12 agosto 2010

Tre metri sopra il cielo

Dicono che se ti interroghi sui tuoi sentimenti all'inizio di una storia, è perché sei innamorato. Mentre, dicono, se ti interroghi sui tuoi sentimenti durante una storia, è perché non sei innamorato più.
Potrebbe essere scritto sui baciperugina. O forse l'ha detto Federico Moccia.
Ah, già. Adesso le due cose coincidono.

martedì 10 agosto 2010

Il cambiamento, caro mio, è la chiave del desiderio

Noi siamo tutti chiamati a lasciare la nostra casa, sentiamo il richiamo del mare aperto, il richiamo delle profondità, la voce dello straniero che ci abita, il bisogno di lasciare la nostra terra natale, perché spesso non è abbastanza ricca, abbastanza amorevole, abbastanza generosa per tenerci accanto a sé.
Allora noi partiamo, remiamo sui mari fino a che non si spegne anche la più piccola luce che un essere vivente porti, qui o altrove, che sia un uomo buono o uno sbandato posseduto dal Male; e noi seguiremo quest'ultima luce, così piccola, così flebile, perché forse è da lì che scaturirà la bellezza, quella che metterà fine al dolore del mondo.

Thar Ben Jelloun, Partire

lunedì 9 agosto 2010

Amarsi un po'

Ci sono volte in cui mi sento una minchia.

domenica 8 agosto 2010

L'amore conta gli anni a chi non è mai stato pronto

Troppe volte ci hanno detto che l'amore è contro Dio.
E quando poi vogliono insegnarci che Dio è Amore, perché dovremmo crederci?
Se Dio é Amore, ogni amore viene da Dio e nessun amore può essere contro di Lui.

Strada facendo vedrai

Allora, mettiamola così.
L'amore di certe persone, nella mia vita, è una sicurezza. Lo so che ci sono alcune presenze sulle quali posso contare sempre.
Però io amo le tenerezze. Mi fanno bene al cuore. E non trovo bello che i giorni passino senza avere contatti, con queste persone importanti.
Insisto. Se diamo per scontate le cose belle, nella vita, che cosa ci resta da nutrire e accudire?
Non lasciatevi inaridire dalle quotidianità. E' talmente bello alzare il telefono e sentire la voce calda e la risata squillante dei tuoi amici. Non lasciatevi assorbire dallo scorrere frenetico delle giornate, tanto da non trovare il tempo di percorrere quei pochi chilometri che vi separano da chi amate.
Lasciatevi sedurre dal suono dolce della frase: ti voglio bene.

sabato 7 agosto 2010

Prendo la rincorsa, le braccia al cielo. Volo via

Ci sono luoghi e contesti in cui tutto sembra difficile. Qualunque idea, ogni proposta, tutto ciò che accade normalmente altrove, in quei luoghi sembra una conquista da strappare.
E un sottile sguardo di disapprovazione ti si posa addosso. C'è sempre qualcuno che ti guarda come se tu disturbassi, col tuo chiedere, o dire, o pensare fuori dalle righe.
Sono quei luoghi da cui puoi solo andare via.

Sarà per questo che non distingui più la regola dall'eccezione

I bambini litigano per una pietra. E' il sasso più bello, bianco e splendente. Loro urlano, piangono. Sono disposti a picchiarsi per avere qul sasso.
Ma al spiaggia è piena di sassi. Perfettamente identici a quello.
I grandi, in fondo, si comportano allo stesso modo.

Tu rinnina che vai lu maru maru

Ora si sa che i paesaggi naturali migliori sono quelli incontaminati. Il mare, per esmpio. Tanto più l'acqua è limpida, quanto la costa intorno è libera da interventi umani.
Tipo case, alberghi. Negozi, locali. Insomma, se non c'è tutto quel cemento che attira le persone, la natura è più bella.
E io mi sto facendo le vacanze in un posto dove il mare è talmente bello e incontaminato, che stasera per le vie del paese ci sarà una corsa di ciucci.
Asini.
Tipo palio di Siena, dicono loro.

venerdì 6 agosto 2010

Assolo

Io non farò più qualcosa che non mi piace per compiare qualcuno che amo.
L'ho fatto troppo spesso. E sono diventata ovvia e scontata.
Da oggi, si vende a prezzo pieno.

Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone

Poi ci sono dei momenti in cui ti manca, quello che hai perso.

Come una cosa viva lanciata a bomba contro l'ingiustizia

Ho un amico che sta lottando contro la corruzione della nostra città. Lo fa con coraggio, competenza, determinazione. Lo fa con l'arma più universale e imbattibile: la parola.
A lui tutto il mio appoggio e la mia stima.
Perché sono quelli come lui che danno ancora speranza alla mia lacerata terra.

giovedì 5 agosto 2010

Un puntino bianco in mezzo a tutto il blu

E la vita che scivola via come sabbia del mare risucchiata dalle onde.

E non avrò paura se non sarò bella come dici tu

Ora l'eleganza è un fatto innato, io credo. Ci sono persone che possiedono un proprio stile posato addosso come una seconda pelle, che qualunque cosa facciano o qualsiasi tipo di vestito indossino, sono eleganti. Di contro, se questa patina naturale tu non ce l'hai, sei un po' penalizzato. E può capitare che ti comperi gli abiti più costosi, ma elegante non sei. Ecco.
Le mode, poi, sono un altro discorso. Essere di moda, a mio parere, non coincide con l'essere eleganti. Anzi. Prendete le mode dei primi anni Novanta, ad esempio. Roba che ci potevi anche stare male per quanto erano brutte le giacche con le spalline da rugby, o i capelli cotonati col ciuffo rotondo che ti copriva gli occhi. E i gioielli di oro giallo, come tocco prezioso.
La moda di oggi si è notevolmente "ridotta". Gonne che dopo averle indossate ti sorge il dubbio di essertele invece scordate nel cassetto. Maglie micro con scollature enormi. E scarpe grandi. Grandi i tacchi, grandi le zeppe, grandi le stringhe che salgono sulla caviglia. Sempre a parere mio, l'effetto complessivo risulta tipo you porn. O almeno così credevo fino a ieri.
Quando sulla strada calabra famosa per la massiccia presenza delle signorine del piacere, ho visto questa ragazza qua con una deliziosa gonna bianca, corta ma non troppo; un top nero che io l'abbinamento bianco-nero lo trovo molto di classe. E delle scarpe a sandalo col tacco alto quanto bastava a rendere la gamba slanciata.
Poco più avanti, una sua collega indossava un abito a bretella marrone e bianco, scollatura morbida e sandalo con la zeppa di sughero perfettamente in tono coi colori del vestito.
Che poi, dopo essere arrivata lì dove dovevo andare, camminando camminando, all'ingresso del negozio c'erano due che parlavano. E una diceva all'altra: penso di mettermi il pantalone stretto con i sandali alla schiava.
Non esistono più le mezze stagioni.

mercoledì 4 agosto 2010

Si potrebbe andare tutti quanto allo zoo comunale

"Io sto andando lì" è diverso da "vuoi venire?".
O almeno, per me lo è.